La fine di una leggenda.
Lo
guardai con attenzione, puntando gli occhi scuri su ogni piega della sua veste
stropicciata e inchiodandoli poi al suo volto giovanile … sì, si stava
allontanando sempre più da me.
Sentii
un lamento, che, straziante come era, squarciò come un lampo la calma e la pace
della notte; in quel momento capii che la fine era ormai prossima, proprio
quella dell’uomo più forte del mondo, nonché mio marito.
Pensavo
che i saiyan fossero molto vigorosi non solo per combattere, come guerrieri, ma
anche per quanto riguarda la salute; mi sbagliavo di grosso.
Goku
era un eterno bambino, sia caratterialmente che fisicamente, e mi era
impossibile pensare che una malattia potesse ridurlo a quel modo; lui che tempo
addietro affrontò ogni tipo di essere, spesso molto più forti di lui.
Eppure
successe.
“Goku, amore
mio, come stai?” La giovane donna dai capelli corvini si sedette, con estrema
cautela, al capezzale del letto dove giaceva un saiyan, segnato dalla
prolungata sofferenza, cui la rara
malattia lo aveva sottoposto. Con le mani, che parevano esser fatte d’avorio,
tastò la fronte imperlata di sudore del suo amato marito. “Scotta, la febbre è
salita di nuovo …” Fiatò appena e, silenziosa come si era seduta, si alzò,
dirigendosi in cucina.
Trafficò fra
medicine e infusi per minuti che le parvero interminabili. La donna voleva solo
stare vicino all’uomo che la faceva andare su tutte le furie ogni giorno, ma
che, inspiegabilmente, l’aveva fatta innamorare con quella semplicità e rozzità
che spesso gli accusava.
In quel
momento un fruscio le scompigliò la lunga chioma scura. “Mamma, come sta papà?”
Era il suo primogenito, Gohan.
Figlio mio, ah, potessi dirti che
Goku è guarito. Purtroppo però le speranze si fanno sempre più minime. Vorrei
mentirti, dicendoti che va tutto bene … ma capiresti subito. Non sei ingenuo
come tuo padre.
Chichi si
limitò a farsi più vicina a quel bambino dall’aria così semplice, che però
veniva tradita dagli occhi vispi, curiosi anch’essi di sapere la verità.
“Mamma, ti prego, voglio sapere tutto. Non sono più un bambino dal pianto
facile. Sono più maturo. Mamma, tu lo sai.”
“Gohan, è
notte inoltrata ed è meglio che tu vada a dormire.” Si abbassò, regalandogli un
tenero bacio sulla fronte, e permettendo ad una lacrima solitaria di farsi
strada sulle sue gote pallide, davanti agli occhi increduli del bambino.
Gohan non si mosse; aveva già capito tutto
quanto, gli occhi della madre erano più loquaci di mille parole. Ricambiò il
bacio e si diresse, a testa china, in camera sua. “Papà …” Bisbigliò appena.
“Mi
dispiace, Gohan.” Chichi raccolse tutto ciò che le serviva per alleviare il
dolore del marito ed entrò nella sua camera.
La bacinella
d’acqua cadde dalle sue mani e riversò tutto il suo contenuto per terra. “Goku
…” Soffiò con un fil di voce, temendo il peggio.
“Chichi, sto
meglio sai.” Le sue labbra si mossero, articolando un suono appena
percettibile. Non pareva nemmeno più la voce del saiyan.
“Goku! Amore
mio, dimmi che sei guarito!” Esclamò di rimando, inginocchiandosi davanti al
letto e stringendo con vigore le mani gelide del marito.
“Ahia,
Chichi, guarda che mi fai male.” Sorrise lievemente, come solo lui era capace
di fare in certe occasioni. La donna gli lanciò un’occhiataccia, ma poi scoppiò
a ridere … ecco perché l’amava. Sapeva calmarla con un semplicissimo sorriso.
Si sentì
inutile. Lui la salvava in ogni occasione, sia dal male che da se stessa; lei,
invece, non era mai stata capace di fare nulla per quel saiyan dal cuore
grande.
Si sentì
impotente.
Giunsero
tutti i nostri amici, ad assistere all’evento più triste. Goku, dopo aver
parlato per un po’, perse anche l’uso della parola, ma non mancò di dedicare un
gesto, un sorriso o un cenno di capo per chiunque entrasse e lo salutasse, con
il cuore in gola.
La
comitiva era tutta riunita e anche il mio piccolo Gohan era presente, non
potevo permettere che non salutasse per l’ultima volta suo padre.
«Li vide i suoi soldati, i compagni di
mille avventure, gli uomini di ferro che avevano domato il Nilo, il Tigri,
L’Eufrate e l’Indo, vide i loro volti scavati dal gelo e bruciati dalla calura,
vide le loro guancie irsute bagnate di lacrime, poi, ad un tratto, più nulla.
Sentì il pianto disperato di Roxane e i singhiozzi di Leptine e poi la voce di
Tolomeo che diceva :- E’ finita … Alessandro è morto.» (cit. Alexandros)
Tutti sentivamo
che ormai era finita. Nella nostra mente ognuno di noi focalizzò il suo ricordo
più caro … Il mio? La nascita di Gohan.
Li vide i suoi compagni di mille
avventure, coloro che lo avevano appoggiato in ogni battaglia, coloro che
avevano sempre contato su di lui, vide i loro visi segnati dai duri
combattimenti.
Poi, all’improvviso udì solo Crilin,
il suo amico di sempre, pronunciare le parole che mai avrebbe voluto sentire.
“Addio, Goku …”
Vide il buio inghiottirlo.
Pensò a suo figlio, che sarebbe
cresciuto senza di lui, pensò a Chichi, che avrebbe dovuto portare sulle sue
spalle un fardello simile, da sola, pensò a lei, costretta a dover fare da
madre e da padre. Gli parve di vederla, mentre invocava il suo nome, sperando
nel suo ritorno. Quel richiamo sembrò riportarlo indietro, ma ciò duro solo un
istante, perché ormai tutto svaniva inesorabilmente.
Il buio si tramutò in un ring. Non
c’era nessuno.
Vide solo la sua tuta da
combattimento, gettata lì per terra, davanti ai suoi occhi.
La raccolse e l’indossò.
E così si preparò al suo nuovo
scontro, questa volta però sarebbe durato in eterno.
«Pensò a
sua madre in quel momento, pensò alla sua attesa inutile e amara. Gli sembrò di
vederla, su una torre del palazzo mentre gridava piangendo e lo chiamava
disperatamente:”Alexandre, non andare, torna da me, ti prego!”. E quel grido
sembrò richiamarlo per un momento indietro, ma fu un attimo. Ora quelle parole,
quelle grida e quel volto svanirono lontano, si perdevano nel vento … […]E il
destriero si slanciava come un Pegaso ardente, in corsa sfrenata verso l’ultimo
orizzonte, verso la luce infinita.» (cit. Alexandros)
Allora, salve innanzitutto. J Sapete,
Alessandro Magno è il mio eroe, idolo, amore … e così via. Io lo ammiro davvero
molto e mentre rileggevo la fine di Alexandros ( biografia di V. Massimo
Manfredi che vi consiglio) mi è saltata per le testa quest’idea. Descrivere la
morte di Goku nel Mirai mondo J Lì
dove ho tratto ispirazione ho messo la parte come è scritta sul libro, anche
per farvi capire. Quella parte del libro, ossia la morte del giovane a soli 33
anni, è quella finale e una delle mie preferito. Contate che piango sempre
quando la leggo.
E diciamo che ho trasposto un po’ la cosa nel mondo dragon ball.
Spero che vi sia piaciuta anche poco poco J
FannyHarris.