Titolo: So many words are
left unspoken
Fandom: Harry Potter
Personaggio/Coppia: Severus/Harry
Beta
reader:
kimbnr
Prompt: 033-Troppo per
FanFic100_ita, “stella cometa” per fanworld
Rating: verde (per tutti)
Genere: introspettivo,
romantico, spaventosamente fluff
Avvertimenti: slash, relazione
adulto/minore
Conteggio
Parole:
540 (calcolatore)
Disclaimer: i personaggi
appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti legali. Questa
storia non ha nessuno scopo di lucro.
Riassunto: La pesante cappa
dell'afa estiva soffoca tutto, eppure c'è sempre posto per un'epifania,
per una cometa che, leggera, attraversa la mente e l'orgoglio.
Note: Il titolo è preso
dalla canzone “Star” dei Simply Red. La storia è ambientata in un
ipotetico ottavo anno, senza però tenere conto del finale del settimo
libro.
La storia
è stata pubblicata il 6/08/10 su Nocturne Alley e
Amaranth Tales e consta di tre parti.
Tabella: qui
“La
signorina Weasley le sta sempre molto vicino.”
Harry
sbatté le palpebre, confuso. Era ormai la quarta notte che si
incontravano nel giardino della Tana e solitamente trascorrevano quelle
ore in completo silenzio. Eppure ora Severus se ne usciva con quella
frase senza un motivo apparente.
Il cielo
era sgombro di nubi e la pressante afa estiva si faceva sentire
chiaramente; perfino gli gnomi da giardino avevano preferito ritirarsi
all'ombra delle siepi, piuttosto che infestare quel piccolo terreno.
“Beh, è
normale, credo.” rispose, preoccupato per le occhiate torve che Severus
gli lanciava. “Siamo amici, al momento abitiamo nella stessa casa...
insomma, è normale vedersi.”
“Amici.”
mormorò sarcastico l'uomo, fissando il cielo. Quella notte le stelle
non si vedevano. “Sa, dalle mie ultime informazioni gli amici non si
baciano in quel modo.”
Harry
sbarrò gli occhi a quella frase: era nei guai, grossi e pericolosi guai.
L'aria
sembrava essersi fatta più pesante e rarefatta, mentre l'uomo lo
squadrava. Ricordava bene quello che era successo quella mattina: Ginny
lo aveva praticamente bloccato appena fuori dal pollaio con una scusa
qualsiasi, baciandolo come se per loro fosse la cosa più naturale del
mondo. Merlino, Hermione lo aveva avvertito che la ragazza non aveva
preso bene la loro rottura, ma certamente non si aspettava che
scendesse al livello di un'invasata come Rodmilla Vane.
Fortunatamente
non erano andati oltre, ma Piton doveva avere qualcosa da ridire...
sarà stata per la mancanza di moralità ad infastidirlo, o forse perché
odiava i ragazzini in “perenne tempesta ormonale”, come li definiva
spesso un imbarazzato signor Weasley per scusare certe scoperte nelle
camere dei figli. Beh, questo avrebbe spiegato l'acidità durante le
lezioni.
Harry
deglutì e sperò di non balbettare. “Veramente è lei che... Aspetta, tu
come fai a saperlo?”
Era stata
un'epifania, forse più improvvisa dell'affermazione di Piton. Come
poteva il pozionista sapere di un fatto avvenuto quella mattina? Lui
doveva avere qualcos'altro di più importante da fare, qualcosa di
importante che non fosse stare dietro a lui per un'intera giornata.
No, non
era da Severus interessarsi di questioni tanto sciocche e nemmeno
mostrarsi così... senza difese, come se potesse cadere. Se lui cadeva,
come potevano tutti loro rimanere in piedi, come poteva uno sciocco ed
infantile Harry Potter sopravvivere a quella pace che lo svuotava
lentamente di senso?
Ok, lo
aveva raggiunto e gli aveva tenuto compagnia in quelle sere, ma
sicuramente era per non essere disturbato dai suoi gufi lamentosi non
perché... ne avesse bisogno? No, era semplicemente assurdo.
Improvvisamente
Harry scattò in piedi, afferrando Piton per un braccio. L'uomo lo
osservava dall'alto con uno sguardo strano, quasi spaurito... no,
doveva per forza essersi sbagliato; Piton non poteva avere uno sguardo
spaurito, non lui.
In quel
momento nemmeno il frinire dei grilli li circondava, lasciandoli così
soli con i loro problemi. Piton, il brillante doppiogiochista, si era
scoperto con un errore da novellino e ora guardava il suo avversario
con uno sguardo stranito, conscio forse del proprio svantaggio.
Il ragazzo
lo fissava ancora con insistenza, quando Severus lo costrinse ad
allentare la presa sul suo braccio. “Devo andare, farebbe bene a
tornare in casa.” disse secco, avviandosi poi verso il limitare del
giardino.
Harry
rimase a fissare il punto dove fino a poco prima si trovava l'uomo:
ancora non sapeva che non si sarebbero visti per il resto dell'estate. |