Titolo:
La
zona del crepuscolo
Summary:
«Ti
trovo bene per un morto, Sherlock.» «Anche io, Irene.»
Pairing:
Sherlock/John
implied; Irene Adler
Words:
985
Rating:
PG
Desclaimers:
Not
mine, gnè.
Notes:
Partecipa alla Sherlothon dello SFI, col prompt #11 (Travestimento)
del Team Canon.
La zona del
crepuscolo
"Rosso,
è un vestito rosso oggi quello che indossi per il mio
funerale"
(Niccolò
Fabi)
Un ragazzo dai capelli
rossi si sistemò la frangia, guardando insistentemente nella
stessa direzione.
«Posso?»
Alzò lo sguardo
verso una ragazza dal caschetto biondo e gli occhi vispi.
Sorrise.
«Prego.»
Lei spostò la
sedia e si sedette.
«Ti trovo bene
per un morto, Sherlock.»
«Anche io,
Irene.»
Sorrise pure lei. Irene
Adler poteva ingannare il mondo - triste, squallido, mediocre mondo -
col suo travestimento, ma non lui. E viceversa.
«Sapevo che prima
o poi ti avrei incontrato di nuovo, Sherlock.» disse «Certo,
non mi aspettavo di trovarti qui, nella dimensione dei non-morti. Io
la chiamo "zona del crepuscolo".»
«Era anche un mio
pensiero.» ammise lui «Ma, come vedi, le circostanze sono
alquanto buffe.»
Lei
annuì, osservandolo nel suo solito modo. Irene non era
cambiata. L'essere morta per il mondo, due
volte, era soltanto un'altra delle cose che le erano capitate. O
meglio, che lei aveva deciso che le capitassero.
«E' un nome
poetico.»
«Cosa?»
«"Zona del
crepuscolo". E' un nome poetico.»
Irene sorrise. «Grazie.
Ti stanno bene i capelli rossi.»
«Grazie.
Li odio. Oltretutto questa cosa
mi va sempre sugli occhi!» esclamò stizzito, spostandosi
di nuovo la frangia in un gesto secco.
«Che personaggio
sei, Junior!» rise lei. Si chiuse in un silenzio pensieroso
prima di aggiungere in tono serio: «So perché sei qui.»
«Davvero?»
«Il tuo motivo è
seduto al tavolo numero ventitrè.»
Lui alzò un
sopracciglio. «Sono diventato così prevedibile?»
«Per me sì,
abbastanza, Junior. Oltretutto sei innamorato, e notoriamente gli
innamorati non sono gente vera. Mi stupisce che tu ne sia stupito.»
(1)
«Credimi, non
sottovaluto la tua intelligenza.»
«Forse
sopravvaluti la tua.»
«Lo escludo.»
«Il solito
gentiluomo.»
Lui alzò le
spalle. «E tu perché sei qui?»
«Il fatto che io
sia morta non significa che debba fermare i miei affari.»
Sherlock ghignò.
La solita Irene.
«Inoltre volevo
sapere come stai.» aggiunse «Come ti trovi da non-morto.
Hai fatto un bel casino, a proposito.»
«Concordo. Una
morte rocambolesca, ma giusta.»
«Non parlavo solo
di quello.» precisò Irene.
Sherlock la guardò
interrogativo.
«Sta male,
Sherlock. Malissimo.» mormorò lei in risposta.
Sherlock abbassò
lo sguardo, stringendo i pugni. «Credi che non lo veda?»
«Digli che sei
ancora vivo.»
«Abbiamo già
vissuto questa scena, Irene. Sai che non posso.»
«Ha alle calcagna
i servizi segreti di mezzo mondo pronti a farlo fuori?»
«Praticamente
sì.»
Lei annuì. «E'
quello che avevo immaginato. Moriarty ti controlla anche
dall'oltretomba.»
«Non posso farci
niente.»
«E la cosa ti
irrita profondamente, non è vero?»
«Non puoi
immaginare quanto.»
La
parrucca bionda, insieme a tutto il resto del costume da hippy
moderna, non toglieva niente alla naturale bellezza della non-morta.
Era sempre la donna più bella che avesse mai visto, e la più
intelligente che avesse conosciuto. Una parte di Sherlock odiava,
mentre l'altra ne era quasi sollevata, che riuscisse a vedere le cose
come le vedeva lui, e anche meglio. Con John non era così.
John non vedeva le cose al suo stesso modo, ma non lo rimproverava
per questo. John.
«Lo farò.»
sussurrò «Gli dirò tutto, quando sarà il
momento. Gli chiederò perdono, quante volte vorrà.»
«Dovrai fare di
più che chiedere semplicemente perdono. Ho paura che questo
non placherà la futura ira del dottore. Dovrai chiedere
perdono pensandolo davvero, Junior. Dovrai essere dispiaciuto sul
serio per quello che gli hai fatto.»
«Sarebbe la prima
volta nella mia vita.»
«Non me ne
stupirei affatto. Ma, hai pensato a tutto quello che potrebbe
succedergli mentre tu aspetti il "momento giusto"?»
«Non gli accadrà
niente.» disse categorico «Lui mi sta aspettando.»
«Potrebbe anche
decidere di smettere di aspettarti, Sherlock.»
Lui scosse la testa
vigorosamente, più per convincere se stesso che lei. «No.
John non potrebbe... No. Lo escludo.»
La sola idea gli faceva
raggelare il sangue. Gli lanciò una sguardo fugace, quasi per
assicurarsi che fosse ancora lì. E c'era, pesante di dolore,
ma c'era.
«Escludi
parecchie cose, Junior. Escludi di sopravvalutare la tua
intelligenza, escludevi di ritrovarmi nella "zona"-»
«Lo
ritenevo improbabile.»
la interruppe nervoso «E' diverso. Io conosco John, ed escludo
categoricamente che possa anche solo pensare una delle cose che hai
tu in mente.»
Lei si sporse verso di
lui, senza staccargli gli occhi di dosso, sfacciata. La solita Irene
Adler. La non-morte non le aveva tolto niente. Niente. Neanche la
libertà di togliersi la maschera. Non lo faceva mai nemmeno da
viva.
«Forse
hai ragione. Ma non mi inganni, Sherlock Holmes. Tu hai pensato la
stessa cosa che ho pensato io. Ti sono passate davanti le stesse
immagini che hanno percorso la mia mente. E questa cosa non solo ti
irrita, ma ti spaventa addirittura. Accetta un consiglio, Junior: la
prossima volta che ti intrufoli come l'ultimo dei ladruncoli in
quello che una volta era il vostro
appartamento, assicurati di togliere da mezzo tutte i medicinali
potenzialmente pericolosi.»
Tremò
leggermente quando si sporse a sua volta verso di lei.
«Sei venuta qui
per elencarmi tutte le conseguenze peggiori delle mie azioni? Che
cosa vuoi?» sibilò fuori di sé.
Irene non rispose
subito. Lo guardò attentamente, con l'usuale brillio negli
occhi. Sherlock aveva imparato a conoscerlo bene, e a starne alla
larga.
«Ci vuole
coraggio.» mormorò infine.
«A far cosa?»
«A morire in modo
rocambolesco.» (2)
Sherlock non disse
niente e si allontanò da lei poggiando la schiena alla sedia.
«Il bello della
"zona" è proprio questo, Junior. Sei vivo e morto
contemporaneamente. Sai cose che non dovresti sapere, puoi fare cose
che non dovresti fare. Non esisti per il mondo, ma qui nella "zona"
tu sei vero, esisti, e puoi darti la forma che vuoi, persino la tua.
Vedi cose che non dovresti vedere, e puoi fare qualcosa per cambiarle
senza che nessuno sappia mai che sei stato tu. Tutto è
possibile qui, Junior. Puoi cambiare eventi, osservare persone per
assicurarti che stiano bene. Puoi perfino guardarti indietro e
osservare la tua morte rocambolesca con orgoglio, o con disprezzo. In
ogni caso, hai la possibilità di rifarla. Sei quello che più
si avvicina a Dio.»
«E sei solo.»
«Non è
quello che volevi, Junior? Essere solo?»
Lui non era solo. Aveva
un milione di sensi di colpa che gli facevano compagnia. Dio... Dio
non poteva aiutarlo.
«Dio non esiste.»
«Nemmeno tu. Sei
morto.»
Sherlock strinse le
labbra. Irene tirò le sue in un ghigno ironico.
Si alzò, e lo
guardò.
«Benvenuto nella
Zona del Crepuscolo.»
Notes, again:
Ultimo giorno del Primo
Turno! FORZA CANON!
(1)
è una citazione di Piperita Patty: "Gli innamorati non
sono gente vera." Just love her!; (2) è invece un dialogo
preso da Le
Conseguenze dell'Amore
di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo. Il titolo è preso da
un numero di Dylan
Dog,
e la citazione dalla canzone Rosso
di Niccolò Fabi.
Grazie, grazie, grazie
a Sonia, come al solito.
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