Titolo: Il consulente.
NdA: Questa storia è
liberamente ispirata allo spin-off rilasciato dalla Marvel poco tempo
fa (ecco a voi il link, plebaglia - pigiapigia). Che dire? Amo Coulson, amo
Tony e.. niente, Jasper nessuno se lo caga (?). E' la mia prima storia
per il fandom, anche perchè ho sempre ritenuto il carattere
Stark leggermente irraggiungibile per me, e infatti ciò si
palesa con il fatto che questa è una storia 'stampo'
(ovvero, di mio c'è solo la narrazione).
Non ho voglia di
aggiungere altro.
Buona lettura :'3
The
Consultant.
Colui che ha
l'abito perfetto per ogni occasione.
Era uno di quei
piccoli Bar spersi nel nulla, aperti 24 ore su 24. Le mura erano
pitturate di un bianco che molto probabilmente aveva vissuto i suoi
anni di gloria almeno settant’anni prima, mentre la
pelle bordeaux che avvolgeva le poltroncine all’interno,
piene di graffi e abrasioni, era scollata ai lati. Eppure quel luogo
gli trasmetteva un certo senso di familiarità, ed era
proprio per questo che aveva stabilito lì
l’incontro.
L’Agente
Coulson varcò la soglia che era tanto presto da non poter
neanche esser definita mattina, camminando con nonchalance lungo il
corridoio illuminato da lampade al neon che ogni tot di secondi
ritenevano opportuno prendersi un attimo di tregua.
Il suo amico, suo
collega, l’Agente Jasper, era seduto al quarto tavolo da
sinistra, tutto intento a bere caffè fumante da una tazza
con su la scritta “Felice anniversario, amore
mio!”.
«Carina»
commentò quando si fu seduto davanti a lui.
Quello fece una
smorfia «E’ un regalo di mia moglie»
Afferrò una
forchetta ed infilzò con energia uno degli ultimi pezzi
della povera frittella smembrata che giaceva nel suo piatto.
Masticò lentamente, con gusto.
«Hai
fame?» domandò, afferrando un tovagliolo e
tamponandosi i lati della bocca «Qui fanno delle frittelle
fantastiche»
Coulson rimase in
silenzio, preso da altri pensieri, e quando si rese conto di aver
superato il tempo massimo formalmente accettato dalla
società per quanto riguarda l’educazione,
aprì la bocca per poter tirare fuori qualcosa di
intelligente e spiritoso, ma il collega lo anticipò.
«Non
è andata bene, vero?»
«No, non
è andata bene» rispose subito Coulson,
mordicchiandosi le labbra.
L’altro si
accigliò «Hanno respinto la richiesta?»
«Certo che
no» scosse appena la testa «Ma hanno fatto la
richiesta più idiota e folle che si possa
immaginare»
Cadde un silenzio
carico di aspettativa, mentre Jasper alzava le sopracciglia per
spronare l’altro a continuare.
«Vogliono
Blonsky nella squadra»
L’Agente
Jasper sgranò gli occhi «Abominio?»
«Non
vogliono che lo chiami così»
Non aveva neanche
finito di parlare che il collega lo interruppe nuovamente «E
la faccenda di Harlem?»
Brutta storia. Un
grande gigante verde slavato semi svitato che aveva ingaggiato un
incontro di box con il fratellastro verde pastello, finendo decisamente
con il sedere per l’aria. Ahà.
«Danno la
colpa a Banner» spiegò, inclinando un
po’ la testa per mostrare tutto il suo scetticismo.
«Banner?»
«Uno che
è meglio non far arrabbiare»
Scese nuovamente
qualche attimo di silenzio, mentre entrambi riflettevano sulla
situazione. Il caffè dell’Agente Jasper emetteva
sempre meno spirali profumate, così l’uomo si
affrettò a trangugiarne un nuovo sorso. La vetrata che
rifletteva i loro gemelli era estremamente pulita, tanto che si poteva
addirittura scorgere la macchina di Coulson parcheggiata fra gli alberi.
«Considerano
Blonsky un eroe di guerra» riprese «Vogliono sia
prosciolto, liberato e integrato in servizio»
«Pensano che
l’abbiamo noi?» domandò Jasper,
gesticolando appena.
Lo sguardo
dell’altro si fece improvvisamente indagatore, mentre frugava
il suo viso come una borsa sospetta lasciata davanti ad un aeroporto
New Yorkese.
«Che livello
di autorizzazione hai?»
Jasper
accennò ad una risata, accarezzando il bordo liscio della
tazza in porcellana «Divertente»
Quando però
notò che Coulson era estremamente serio, come se valutasse
l’idea di alzarsi e andarsene, il suo orgoglio
piccato lo spinse a rispondere con indignazione.
«Livello
sei. Come te»
L’aria
inquisitoria e marmorea dell’amico continuava a non piacergli.
«Andiamo»
sbottò con ironia «esiste un livello
sette?»
Evidentemente Coulson
si era convinto, o comunque aveva superato qualsiasi test a cui
l’aveva sottoposto, poiché riprese a parlare con
scioltezza.
«Blonsky
è detenuto nel settore del generale Ross»
«Anche il
direttore Fury vuole Blonsky?»
«Certo che
no» ribatté l’altro «Ma
può mai ignorare un preciso ordine del Consiglio di
Sicurezza Mondiale? E dobbiamo assicurarci che non lo faccia»
Si guardarono
mestamente.
«Come
diavolo facciamo?» chiese Jasper, sprofondando un
po’ di più nella poltroncina di plastica.
«Non ne ho
idea» sospirò il collega «Dobbiamo
mandare un collegamento al Generale in meno di 24 ore»
«Così
su ordine del Consiglio dobbiamo mandare uno dei nostri da Ross per
avere Blonsky, che
nemmeno vogliamo?»
«Esatto»
Tetra
situazione. Coulson ticchettò le dita sul tavolo in
plastica; Guardavano entrambi in un punto indefinito sopra la spalla
dell’altro, a labbra strette, riflettendo.
Aggiustandosi gli
occhiali sul naso, Jasper intervenne «Trovato. Mandiamo uno
‘scemo’ per sabotare l’incontro»
«Uno
‘scemo’?»
«Si, uno che
mandi tutto all’aria» fece qualche gesto con le
dita «Uno così inetto che il Generale Ross si
rifiuterà di rilasciare Blonsky. Posso farlo io. So fare
benissimo lo scemo»
Un luccichio
preoccupante passò rapidamente negli occhi scuri
dell’Agente Coulson, che mantenne comunque
un’espressione neutra.
«Si,
è vero» concordò, con tutta
l’aria di divertirsi un mondo «Il tuo scemo
è leggendario. In effetti, se penso alla parola
‘scemo’…»
«Va
bene» lo interruppe l’amico chiudendo per un attimo
gli occhi.
«Credo che
per questo ci serva qualcuno con diverse capacità. Se
vogliamo che il Generale rifiuti, dobbiamo mandare qualcuno che lo
infastidisca davvero. Qualcuno arrogante ed irritante, che disprezzi
l’autorità»
Mentre parlava,
spostò lo sguardo fuori dalla finestra, preso dalla foga,e
non poté notare il sorriso malizioso sempre più
ampio che andava formandosi sulle labbra dell’uomo di fronte
a sé.
«Qualcuno
che offenda profondamente il Generale» proseguì,
imperterrito.
«Stai
parlando di..» tentò di suggerire
l’Agente Jasper, ma l’altro lo anticipò.
«No. Non
lui» negò con decisione.
«L’hai
descritto accuratamente»
«Ti ho detto
di smetterla, non chiamerò il Consulente»
***
Quando la porta si
aprì, le lame di luce dell’esterno proruppero con
violenza nella stanza in penombra affogata nel fumo di sigari e
sigarette. Nell’aria, un forte aroma di sherry e tequila,
mischiato all’inconfondibile puzza del tabacco.
C’era un
quieto chiacchiericcio, ogni tanto sovrastato da qualche risata
sguaiata o dallo scontro della stecca contro le palline da biliardo.
L’uomo entrò lasciando che la porta si chiudesse
da sola alle sue spalle, avanzando nella scia di luce con movimenti
disinvolti. Si aggiustò i lembi della giacca nera che
indossava, sicuramente di una qualche marca famosa, sistemando anche la
cravatta rosso fuoco che dava bella mostra di sé.
«Mhmm»
mugugnò, all’indirizzo di un individuo poco
lontano «Odore della birra svanita e della
sconfitta»
L’altro
aggrottò la fronte non appena udì quella voce,
che doveva apparirgli decisamente familiare, e morse involontariamente
il bordo del sigaro che stringeva fra le labbra. I baffoni, ormai quasi
bianchi, tremarono.
«Mi dispiace
dirglielo, Generale» proseguì il contatto
«Ma il progetto ‘super soldato’ venne
congelato per una ragione»
Si appoggiò
al bancone per guardarsi attorno.
«Ho sempre
pensato che le armi pesanti fossero più affidabili»
«Stark»
salutò infine l’altro, voltandosi appena per
poterlo guardare in volto. Al passaggio di una luce, le stelle di
metallo sulle sue spalle scintillarono per un attimo, un attimo
glorioso, poi si spensero.
«Generale»
ricambiò Tony Stark, osservandolo curiosamente.
Espirando spirali di
fumo, il Generale commentò con voce leggermente alticcia
«Lei ha l’abito perfetto per ogni
occasione»
Stark sorrise con
sufficienza «Touchè. Ho sentito che ha un insolito
problema»
Lasciandosi cadere
contro lo schienale della sedia, il comandante fece scivolare il
proprio sguardo sul petto dell’uomo d’affari, dove
sapeva che qualcosa brillava al di sotto della camicia.
«Senti chi
parla»
«Lei stia a
sentire..»
***
Era pieno giorno nel
piccolo bar isolato nella steppa, e questa volta toccava
all’Agente Coulson masticare grossi bocconi di frittelle con
aria soddisfatta. L’Agente Jasper lo raggiunse velocemente e
gli si sedette di fronte, proprio come la volta prima.
Lo salutò
con un sorriso «Allora? Novità?»
Coulson si
pulì le labbra con il tovagliolo «Missione
compiuta. Abominio rimarrà in gabbia, per ora. Pare che il
Consulente abbia superato se stesso»
Gli scappò
un sorrisetto.
«Ross era
così irritato che voleva farlo cacciare dal bar»
«E
com’è finita?» domandò
Jasper, curioso.
«Stark ha
comprato quel posto» rispose Coulson, afferrando nuovamente
la forchetta «La demolizione è prevista per
Giovedì»
Risero entrambi,
mentre l’uno tracannava il suo caffè e
l’altro ordinava un’abbondante, deliziosa, porzione
di frittelle.
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