Shh, it's okay, it's okay. It's me. It's okay. You're safe.

di Liz Earnshaw
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La casa era così grande e immensa che niente avrebbe potuto renderla tenebrosa e glaciale. Nessuno. Nessuno tranne me, Klaus Michaelson. Il camino ardeva grazie alle fiamme alte e calorose. Eppure anche quelle mi sembravano oscure. Quella stupida di Elena era diventata una vampira. Sorrisi.
-Una... una vampira! -E scoppiai in una fragorosa ed isterica risata. 
Nel liquido rosso che sostenevo nel bicchiere si rifaceva il mio riflesso. Ingoiai l'ultimo sorso che scese dritto nella gola assetando la mia sete implacabile. Solo una goccia rimase lì, sul lato destro delle rosee ed eleganti labbra. Sembrava intimorita anch'essa dalla mia ombra perciò placai la sua paura e la ingoiai sentendomi sazio. Sul tavolo giaceva, quasi inerme, un disegno. Lo osservai con disprezzo nonostante l'avessi fatto io stesso e, perdonatemi, ero il migliore. Solo che quel foglio avrei voluto prenderlo a morsi. Sopra c'era raffigurata una giovane ragazza dai capelli biondi e lucidi come il sole; il suo sorriso era splendente e coinvolgente. Afferrai la carta e la gettai dall'altra parte del salone. Si fermò, improvvisamente, sotto le luccicanti scarpe di una sinuosa ragazza: Rebekah.
-Non farlo Bekah! Non... -Ormai era fra le sue mani. Mi girai dall'altro lato, estasiato.
-Oh, Klaus! Elena non è più la doppleganger, è un vampiro e non può generare il suo sangue... al massimo inizierà a berlo. -Sogghignò, felice per quello che aveva fatto. Perchè sei ancora a Mystic Falls?
Non le diedi il momento per continuare perchè mi aveva stufato. La afferrai dal collo scaraventandola sul muro. Con un ringhio feroce le mostrai i denti aguzzi e sembrò terrorizzata da quella scena quasi quanto le mie docili prede.
-Tu perchè sei ancora qui, eh? -Le chiesi infastidito.-Siamo una famiglia! -Tossì.
-Esci. 
Distesa per terra ignorò il mio ordine.
-LEAVE! 
In un attimo fu via dal salone. 
Ero solo eppure non mi sentivo tale, quel dipinto continuava a farmi compagnia
Afferrai la giacca ed abbandonai la casa calpestando quel viso, quel maledettissimo viso. 




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