Echi nella Nebbia

di Aleena
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DA QUALCHE PARTE, ORA.

 
 
Gratta la puntina sul piatto di un vecchio giradischi producendo una musica bassa, melodica, carica di violini ed archi.
Andrea si mette dritta, drizzando le orecchie, la bocca spalancata.
«Io non ci sarei mai andata. Cioè, dalla strega magari si, però dentro il mulino bruciato..»
«Nessuno l’avrebbe fatto, ma qualcuno ci casca sempre. Anche Samuele non ci sarebbe andato, se non avesse conosciuto la storia. È come la voce della bambina, o la canzone del compositore, o la magia della strega: spaventa al punto da affascinare e più la senti, più desideri verificarla, quando invece dovresti averne paura» dice la vecchia signora, sistemandosi la coperta meglio sulle spalle ossute.
«E Samuele è ancora lì, nonna?» chiede la ragazzina spigolosa che le siede davanti, cercando di controllare la voce e cambiare discorso. Ha sette anni ed una carriera da abile giocatrice di Xbox alle spalle: ha ucciso decine di zombi, di cavalieri e di mostri nei giochi e visti più film dell’orrore di suo fratello; perché dovrebbe aver paura di una favola?
«Finché un’altra Morte non lo sostituirà» le risponde la nonna con un’alzata di spalle, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
«E come? Insomma, la città l’hanno bombardata, me l’ha detto il nonno. Il mulino non può trovarsi ancora lì»
«C’è. Nella zona industriale della città, sepolto fra le rovine della fabbrica d’armi e il vecchio deposito. Le bombe non l’hanno toccato»
«E perché non lo buttano giù?» domanda la ragazzina e la nonna le sorride bonaria, conscia del fatto che sua nipote è figlia dell’era dei supermarket e dei palazzoni, quindi non può capire davvero.
«Archeologia e rovine. Non tutto quello che è antico è da buttare» tenta di spiegarle, in volto il sorriso di chi sa.
«Ok…» dice Andrea, poi il cellulare le squilla. È sua mamma che le intima di uscire. Un bacio ai nonni, intasca la mancia, infila la giacca e poi è in strada. L’aria è gelida e Andrea sfrega le mani le une sulle altre. Domattina, dopo la scuola, sorpasserà la chiesa e i ragazzini che giocano a pallone sulla piazza dalla pavimentazione mezza saltata, scenderà fra i vicoli della zona antica della città e si fermerà davanti ad una piccola porta verde alla quale  si avvicinerà, carica di una curiosità che non è mai stata veramente sua.  
Sulla porta verde c’è scritto “Maga, sensitiva”. Quando chiederà in giro, le diranno che la vecchina che ci vive è una strega e che in quella casa ci viene gente da lontano, ma quasi nessuno si fa vedere in città, dopo. 





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