Rolling
at the and of the story
La
prima volta che ti visto è stata nell'aula di biologia.
Io
mi ero appena presentata alla classe, impacciata e timida come mio
solito, e tu eri a pochi passi da me, dietro quell'enorme banco di
metallo che nascondeva il tuo segreto, il tuo cruccio, la tua
maledizione.
Ricordo
ancora la tua espressione furiosa quando il professore mi ha detto di
sedermi vicino a te e dividerci i compiti del laboratorio.
Ricordo
ancora i tuoi gesti rigidi e infastiditi quando mi hai passato il
microscopio per far osservare pure me.
Ricordo
di come non credevi al fatto che la mia risposta fosse esatta, come
ti desse fastidio che anch'io fossi brava come te in biologia.
Era
un giorno freddo a Forks quell'8 settembre di 25 anni fà.
Pioveva
e io portavo un impermeabile nero orrendo... mi vergognavo a farmi
vedere da te mentre lo indossavo.
Mi
vergognavo a sentirmi brutta e insignificante ai tuoi occhi,
perché tu ai miei occhi Edward non sei mai parso brutto, ne
tanto meno insignificante.
Irraggiungibile:
ecco come ti vedevo. Chiuso in quella bolla in cui non facevi entrare
nessuno, neanche tua sorella Alice che ti voleva un bene dell'anima e
ti venerava quasi fossi il suo grande eroe.
Ricordo
la prima volta che ti ho affrontato:
"si
può sapere che ti ho fatto di male?"
Te
l'ho urlato addosso dopo un mese di occhiatacce da parte tua, di
sbuffi, dell'essere sempre e costantemente ignorata.
Io,
che invece riuscivo a fare tutto tranne che ignorare te... sempre
presente nei miei pensieri.
Mi
hai detto che non potevamo essere amici... mi hai detto che eravamo
troppo diversi.
Diversi...
come
se il fatto che tu non potessi camminare ci rendesse alieni
venuti da pianeti distanti.
Ti
ho combattuto Edward. Ti ho fatto penare, ti ho fatto infuriare.
Ti
ho fatto cedere.
La
prima volta che mi hai sorriso è stata quando a Dicembre
sono scivolata su un lastrone di ghiaccio nel parcheggio della scuola e
per pura coincidenza ti sono caduta addosso, finendo seduta sopra le
tue gambe, sopra la tua sedia... con te.
"mi
hai salvata" ti ho detto.
"no,
sei tu che hai salvato me"
Ecco
Edward, lì ti ho lascito il primo pezzettino del mio cuore.
Il
secondo pezzettino te l'ho donato quando mentre facevo la fila per la
mensa mi hai chiesto se volevo pranzare al tavolo con te e i tuoi
fratelli.
Lo
hai fatto nel tuo solito modo burbero e chiuso, spingendo malamente con
la mani una sedia vicino alla tua, senza domandare nulla ma facendomi
capire tutto.
Mi
hai reso felice quel giorno.
Infine
il terzo pezzettino Edward te l'ho regalato quando a Port Angeles, in
un moto di audacia molto raro nel mio carattere, ti ho chiesto se
volevi venire a mangiare una pizza con me.
Mi
hai detto di no all'inizio, per paura che la gente guardasse in modo
strano una ragazza che cammina di fianco ad una ragazzo che rotola
(come ti diverti a dire tu), ma poi hai detto si senza neanche farti
pregare troppo....
Sapevo
che sotto sotto lo desideravi anche tu.
Il
primo bacio ce lo siamo scambiati sul campo da Baseball, dove ancora
oggi giochi con la tua famiglia le domeniche di sole.
Alice
mi aveva invitato a giocare con voi e tu, dopo aver passato l'intero
pomeriggio a giocare spensierato e solare, ti sei avvicinato
a me e mi hai chiesto se potevi riaccompagnarmi a casa.
"sì,
mi farebbe piacere" e credo di averti illuminato con un sorriso
così grande da spiazzarti.
Mentre
passeggiavamo lungo la strada che costeggia il bosco mi hai preso la
mano, e io giuro su Dio che ho sentito il cuore gonfiarsi a tal punto
da sentirlo uscire dal petto.
Ti
ho guardato e avevi le guancie rosse, vergognoso per quel gesto che
credevi troppo audace... e dire che tra noi due quella audace
sono sempre stata io!
Mi
stingevi forte e spingevi la tua sedia con la sola mano destra...
Ricordo
che per un attimo ho avuto paura che ti stessi sforzando troppo.
"mi
farebbe piacere giocare di nuovo con voi una delle prossime domeniche"
In
realtà non ti ho mai detto che io ho sempre odiato il
Baseball, che ho sempre odiato ogni attività fisica in
generale, ma per stare con te ero pronta a fare qualsiasi cosa.
"Bella...
io spero che tu non... non faccia tutto questo perchè
sono... in questa situazione. Non è pietà la
tua... vero?"
Pensavi
che ti frequentassi per pietà, per pena.
E
te l'ho dimostrata la mia pena Edward... te l'ho dimostrata in quel
preciso istante in cui, con lo sguardo basso e le mani tormentate, mi
hai fatto quella domanda.
Ti
ho preso il viso tra le mani, te lo alzato, e ti ho baciato con tutto
il sentimento e la passione che riuscivo a provare. Perchè
era quella la mia pena Edward, una pena nata da quel giorno in cui per
la prima volta ho incrociato il tuo sguardo verde con il mio e in cui
ho iniziato a desiderare e sognare il sapore delle sue labbra.
Quando
ho allontanato il mio viso dal tuo ti sei fatto forza sulle braccia per
seguirmi, per proseguire quel momento che è stato magico non
solo per me ma anche per te…
Se
fosse mai stato possibile mi hai fatta innamorare ancora di
più in quel momento.
A
scuola siamo strati presi in giro spesso.
Le
battute non sono mai mancate, i commenti neanche, lo occhiatacce meno
ancora.
Ci
eri rimasto male... temevi che io mi allontanassi, temevi che io dessi
più ascolto a quelle patetiche persone che a te e all'amore
che provavo.
"Non
siamo fatti per stare assieme" mi hai detto un giorno di pioggia che
non dimenticherò mai "devi prendere la tua strada... e io
devo prendere la mia."
Mi
hai lasciata Edward... o almeno ci hai provato.
Sei
sempre stato un vile, hai sempre avuto paura di tutto e di tutti e hai
sempre cercato di allontanare chi ti stava vicino.
Credevi
che anche con me avrebbe funzionato.
Credevi
che io fossi come gli altri, credevi che meritassi di più
quando non avevi capito che il massimo che potevo ottenere lo avevo
già trovato in te.
Due
mesi Edward, due mesi sei stato lontano da me... con il corpo, ma non
con lo spirito.
Le
notavo le tue occhiate a scuola. La vedevo al tua gelosia.
Lo
sapevo che mi volevi ancora con te e l'ho saputo con certezza
quella notte, quando senza preavviso mi sono presentata sotto casa tua
disperata e con il cuore in mano.
Non
ci potevi credere... non sapevi cosa dire, ma non c'è stato
nulla da dire perchè tra noi Edward le parole non sono mai
servite.
Abbiamo
fatto l'amore quella notte.
Ti
vergognavi, pensavi avresti fatto una figuraccia, avevi paura.
È
stata la prima volta che facevi l'amore con una donna... è
stata la prima volta che hai capito quando noi due fossimo perfetti
l'una per l'altra... e avevi uno sguardo quella notte Edward...mentre
con
le mani tenevi i miei fianchi che ondeggiavano sopra di te come un mare
in tempesta.
Le
guancie rosse. Le labbra gonfie, gli occhi così
grandi… come se davanti a te si stesse compiendo il
più incredibile dei miracoli.
"ti
amo" ti ho sussurrato all'orecchio quella notte.
"da
morire" mi hai risposto tu con un bacio.
Renesmee
è arrivata poco dopo, giusto in tempo per il nostro diploma.
Ci
siamo sposati con sotto il mio abito bianco un grosso e vistoso
pancione.
È
stata una tua scelta "sarebbe meraviglioso vederti arrivare all'altare
con nostra figlia dentro di te" mi hai detto baciandomi la pancia, e io
non ho potuto rifiutartelo.
Eppure
ancora adesso, se riguardo quella foto, mi sembriamo la coppia
più strana del mondo!
E
oggi siamo qui Edward.
Sono
seduta vicino a te, che mi tieni la mano stretta forte e intrecciata
alla tua e mi guardi con commozione negli occhi.
La
nostra bambina, Nessie, si stà per sposare e tu tra pochi
minuti avrai l'onore di accompagnarla all'altare.
Il
sorriso che hai sulle labbra sembra non voler scemare mai e il
batticuore che proviamo ci toglie il respiro.
"Guarda
dove siamo arrivati" gli mormoro avvicinandomi a lui e carezzandogli la
guancia.
"è
stata dura, ma ce l'abbiamo fatta" scherza lui con un sorriso sulle
labbra.
"
tutto grazie a te amore mio" gli rispondo baciandolo delicato.
"
no tesoro... grazie a te, e al professore che ti fece sedere al mio
fianco quel lontano giorno di 25 anni fà"
Fine
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