The Station Master.

di Dernier Orage
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The Station Master.

Sebastian ha il viso macchiato di lentiggini, l’abbronzatura che lentamente sbiadisce lasciando un grigiore opaco, un cerotto ingiallito sullo zigomo sinistro.
I polsi fermi, autocontrollo e riflessi pronti. E’ pragmatico, stacanovista.
Disfattista, vinto al punto che trova sensuale il gusto ferroso della canna della SIG Sauer P220.

« Facciamo saltare un convoglio. » Esclama Jim guardandolo con gli occhi spalancati, un accenno scuro di barba sul mento. Gli occhi neri liquidi, profondi e vuoti. Due macchie scure che risucchiano la luce ambrata dell’abatjour.
« Un convoglio? » Sebastian schiaccia un mozzicone di sigaretta – senza filtro, lasciando bruciare prima il logo, per non offrire una traccia agli Yarder – nel posacenere. Sente il mento di Jim sullo sterno, bucarlo come un pugnale.
« Ferroviario. Disturberò mio fratello. » Soffia Jim nascosto dietro un sorrisetto divertito.
« Hai un fratello? » L’autocontrollo di Sebastian gli impedisce di rimanere strozzato con il fumo in gola. Non si aspettava che esistesse un altro Moriarty, non si aspettava che fosse ancora vivo, non dall’uomo, omicida prodigio, che ha ucciso da bambino.
« Sì, è capostazione. » Sebastian finge che la pelle d’oca gli sia venuta per la lingua di Jim che ricomincia a scorrere sul collo, non per il ghigno orgoglioso.









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