This place is
C'è
una foto sul suo comodino, tra le scatole di medicinali dai nomi
complicati e i tranquillanti che ogni sera è costretto a
mandare
giù, con una smorfia da bambino viziato – non
voglio prendere
la medicina.
Chuck
la guarda con occhi vacui e spesso chiede “Chi sono quei
due?” a
nessuno in particolare, e si tira le coperte sopra gli occhi, e poi
si lamenta perché ci sono immagini strane nella sua testa.
C'è
una foto sul suo comodino, tra minuscoli granelli di polvere e una
valanga di anni che pesano come macigni.
Sarah,
vestita da sposa, sorride e bacia un ragazzo dai capelli scuri
–
lui sembra così felice, entrambi lo sono.
Chuck
la guarda con occhi vacui e spesso chiede “Chi sono quei
due?” a
nessuno in particolare, e si tira le coperte sopra gli occhi, e poi
si lamenta perché ci sono immagini strane nella sua testa, e
tanto,
tanto buio.
~
Sarah
lo sta chiamando, forse dal bagno, ma è come se la sua voce
non lo
raggiungesse davvero.
Chuck
è in piedi, con il pentolino del latte in una mano e una
brocca di
succo d'arancia nell'altra. Li guarda indeciso su cosa prendere, come
se le sorti della nazione dipendessero, ancora una volta, da una sua
scelta – ci sono bombe da disinnescare in pochi secondi,
progetti
segreti da salvare, omicidi da sventare a dittatori redenti.
Quando
Sarah arriva in cucina lo trova riverso a terra, con le mani che
premono forte contro le tempie, immerso nel succo d'arancia, con
migliaia di schegge di vetro intorno.
“Sei
ferito?” gli chiede, e si china su di lui, prendendogli una
mano
tra le sue.
Chuck
la guarda – ha un vestito rosa o forse rosso e sta ballando
con
qualcuno la lambada[1], è dannatamente sexy nella divisa
tirolese
con la gonna a pois del Wienerlicious, ma è splendida nel
suo
vestito bianco, da sposa.
“Chi
sono quei due?” chiede, e stringe di più gli
occhi, assumendo
un'aria sospettosa.
“Quei
due chi?”
“Quelli
della foto. Sul comodino.”
“Siamo
noi, Chuck.” risponde Sarah, e quella constatazione le spezza
qualcosa all'interno del petto. Caccia indietro le lacrime e
allontana da lui qualche frammento della brocca. “Te l'ho
detto
anche ieri sera, ricordi?”
Chuck
stringe le labbra, e lei chiude gli occhi per qualche istante,
pregando un dio a cui forse non ha mai creduto.
“Non
sono ferito, no, non sono ferito” dice infine lui, con
un'ovvietà
fastidiosa.
Sarah
si accorge di aver trattenuto il respiro: illusa,
in fondo lo ha sempre saputo che i miracoli non accadono.
~
Tutti
le avevano detto che non c'era niente che potesse fare e lei, per
quanto abbia passato giorni, mesi, ad odiarli, ora ha smesso di
biasimarli.
Casey
ha lasciato Burbank da due anni, e nonostante abbia detto che la sua
decisione era dettata solo dal voler ricominciare con una nuova
missione per salvaguardare i
sogni americani, Sarah sa che in parte è
stata la condizione di Chuck a spingerlo a partire.
E'
sempre stato un uomo burbero Casey all'apparenza, ma voleva bene a
Chuck, all'Intersect,
e
vederlo in quello stato gli faceva terribilmente male.
Ellie
e Fenomeno hanno traslocato a Washington, la città perfetta
per una
famiglia. Proprio l'altro giorno hanno mandato una foto del loro
secondogenito, Charles,
e Chuck l'ha fissata per ore. Poi l'ha strappata in piccoli pezzi e
si è chiuso in camera, e Sarah ha dovuto parlare per molto
tempo ad
una porta di legno prima di ottenere il permesso per entrare.
Morgan
è l'unico che è rimasto a Burbank. Ma si
è sposato con Alex, è a
capo del BuyMore e stanno per avere il loro primo figlio. Ora ha
molto meno tempo per passare dal suo migliore amico, e di certo non
giocano più a Call of Duty. Chuck sembra sereno quando
Morgan è con
lui, e delle volte ride, piano e per pochi secondi, ma almeno ride.
Una
volta Morgan ha fatto cadere un bicchiere a cena, e Chuck ha iniziato
ad urlare, poi a piangere e a smozzicare delle frasi senza senso
–
basta,
non sparate, ecco il
codice, non sparare, lasciatemi stare, lui è il primo
ministro.
Sarah
vorrebbe dire che si è abituata a tutto questo, che ha
perdonato gli
altri per averlo lasciato e che le cose vanno bene, grazie.
Ma
ogni volta che lo vede non può fare a meno di chiedersi per
quale
motivo resta ancora con lui.
~
Un
po', forse, l'avevano sempre saputo, tutti.
Perché
è praticamente impossibile che la mente umana riesca a
contenere
tutte quelle informazioni senza esplodere.
Un
po', forse, l'avevano sempre saputo tutti e tutti l'avevano ignorato,
perché era così comodo avere un computer che
sapeva identificare i
cattivi con un solo sguardo, e che conosceva anche il kung fu.
Sarah
ricorda ancora benissimo il giorno in cui si era svegliata e aveva
trovato Chuck seduto sul cornicione, con le gambe penzoloni verso il
vuoto. Oh, Sarah sei sveglia. Guarda, posso volare
– e lei
aveva guadagnato tempo e aveva fatto il numero del loro vicino di
casa con il panico dipinto negli occhi – non ci
credi? Guarda ti
faccio vedere – e quando Chuck si era lasciato
scivolare giù,
con una risata innocente, c'era Casey a prenderlo prima che si
sfracellasse a terra. Avevano pensato ad un episodio isolato
–
erano stati sotto pressione per una missione molto difficile giorni
prima – e tutti i parametri psicofisici erano normali.
Ma
poi Chuck aveva iniziato a perdere il filo del discorso sempre
più
spesso – e la colpa non era della timidezza o della paura
– e ad
essere incoerente. Le sue idee si associavano troppo velocemente, e
lui partiva in discorsi che nessuno poteva seguire, oppure ci metteva
troppo tempo a collegare i contenuti e si fermava, stand by.
Il
generale Beckman aveva pagato i fior fiori di medici, perché
si era
subito capito che quel qualcosa era stato causato
dall'Intersect, ma all'apparenza il soggetto stava bene.
Chuck
però passava intere notti delirando in un bagno di sudore,
girandosi
nel letto – lasciatemi stare, urlava e si
dibatteva tra le
coperte – e tutto ad un tratto cambiava espressione, fissava
un
punto del soffitto e rimaneva in silenzio. Ma c'erano giorni in cui
sembrava tutto normale, lui sorrideva e scendeva per fare colazione,
mangiava i cereali e riusciva a farsi la doccia senza voler affogare
nella vasca.
Poi
Sarah aveva trovato tutte le pentole bruciate. E' stato un incidente,
aveva detto lui, alzando le spalle con aria innocente, e lei ci aveva
voluto credere.[2] In un venerdì di sole erano incominciati
a
sparire alcuni oggetti dal Buy Moria – un televisore al
plasma, due
cd dei Ramones, un dvd dell'intero concerto di Freddy Mercury
– e
Sarah la domenica successiva aveva ritrovato tutte quelle cose
stipate tra le camice bianche di suo marito.
“Schizofrenia”
avevano detto i medici più famosi d'America, sistemandosi gli occhiali sui grossi nasi e
annuendo gravemente.
“Schizofrenia?”
Chiedevano curiosi i vicini, lanciandogli occhiate di muta
pietà.
“Sì
schizofrenia” si ritrovava ad annuire sempre Sarah,
mantenendo
almeno la facciata della ragazza forte.
~
Chuck
è schizzato di corsa su per le scale, afferrando il cartone
del
latte e alcuni biscotti secchi, e si è rinchiuso in camera.
Sarah
asciuga tutto il succo a terra, raccoglie le schegge con la scopa e
le butta nel cestino.
Non
pensava davvero che la sua vita sarebbe andata così.
Precisamente
non sa quando ha capito che Chuck era tutta la sua vita, e che lei
avrebbe passato la sua intera
esistenza al suo fianco.
Forse
la prima volta che l'ha visto – e lui era solo uno sfigato
del nerd
herd – e l'ha colpita per la sua straordinaria
normalità.
Sapeva
che sarebbero invecchiati insieme, magari circondati da nipoti e
tanto affetto.
Di
certo non immaginava che le cose sarebbero andate così.
Una
lacrima sfugge dalle sue ciglia e lei si impone di non piangere
– è una spia, e ha sempre odiato chi si auto
compatisce. Si lega i
capelli in una coda morbida, ormai non bada molto al suo aspetto
esteriore, e dopo aver sistemato tutto sale le scale.
Quando
arriva davanti alla porta della loro camera da letto si blocca,
titubante, e poi bussa piano.
“Si
può?”
Dall'interno
non arriva alcuna risposta, e lei riprova due volte.
“Posso
entrare Chuck?”
Niente,
nessuna risposta.
Sarah
schiude piano l'uscio e lo trova completamente nudo sul letto,
ansimante, con lo sguardo fisso sulla fotografia del comodino e il
suo membro tra le mani.
“Chuck”
sussurra lei piano, e gli si fa vicino. “Chuck sono
io”
Ma
lui non c'è lì, né per lei,
né per nessun altro.
~
“Quindi
lei ha trovato suo marito che si masturbava.”
“Sì.”
“Davanti
la vostra foto di nozze.”
“Io...credo
di sì”
“E
questo la infastidisce?”
“No.
E' solo che non abbiamo rapporti da molto tempo perché lui
sembra
non volere alcun contatto fisico. Eppure se fa questo vuol dire che
mi desidera sul piano sessuale, quindi...”
“Signora
Walker...”
“Bartowski”
“Come
prego?”
“Signora
Bartowski”
“Ah
sì, certo mi scusi. Dicevo, signora Bartowski, non
c'è niente che
lei può fare. La sessualità per i malati di
schizofrenia è una
sfera completamente diversa dalla nostra.”
“Non
posso fare niente?”
“Niente.
Ma se magari lei lo mandasse in uno dei nostri centri di recupero
noi...”
“No
grazie. Arrivederci.”
~
Una
domenica di maggio Morgan passa verso le cinque e mezza, ed
è
raggiante. Ha un'ecografia in mano.
“Sarà
una femmina” dice, e non smette di sorridere. Chuck
è seduto sul
divano con le labbra piegate in un broncio, e una ciotola di patatine
vicino.
“Ti
odio” dice solamente, e incrocia le gambe.
“Chuckie”
cantilena Morgan, sedendosi vicino a lui. “Diventerai lo zio
Chuckie.”
Chuck
abbozza un sorriso e prende una patatina.
“Io
vorrei chiamarla Leila, ma Alex dice che sono troppo fissato.
Però
pensa che bello se da grande si innamorasse di un Ian[3]. Eh, che ne
dici Chuck?”
“C'è
un documentario sui panda. Mi piacciono i panda.”
~
“Dove
sei stata?” le chiede, rizzandosi su un gomito.
“A
lavoro Chuck, gli yogurt non si fanno da soli.” risponde, e
nel suo
tono c'è una punta acida di troppo. Sarah ha mantenuto il
lavoro
all'Orange Orange, perché di lavorare ancora con la CIA
nemmeno se
ne parlava. Loro lo hanno ridotto così; loro non meritano
più
niente. Non vorrebbe neanche accettare gli assegni a molti zeri che le
passano, come indennizzo, ma a volte è costretta: le cure
per Chuck
costano e deve pagare l'infermiere che sta con lui quando lei non
c'è.
“Quando
lavori torni a casa prima. Invece ogni tanto fai più
tardi.”
Sarah
sta apparecchiando, ma si blocca, con i bicchieri in mano.
“Già.
Sono passata da una parte prima di venire qui.”
“Dove?”
Sarah
sistema due bicchieri e due piatti, mettendo le posate di plastica
per Chuck.
“Una
spiaggia.[4]”
“Mi
ci porti domani?”
Sarah
sente un groppo alla gola, ma riesce ugualmente a rispondere di
sì.
~
Passa
quasi un mese, in cui Chuck butta dalla finestra tutti i suoi
completi da sera, allaga tre volte il bagno e scoppia a piangere per
sette mattine consecutive. Una volta Ellie viene per pranzo, ma lui
non le rivolge nemmeno la parola e alla fine le urla di andarsene
via.
Dopo
ventotto giorni Sarah sta per andare a lavoro, ma la voce di Chuck la
ferma dalla camera di sopra.
“Ieri
hai promesso di portarmi alla spiaggia. Andiamo?”
Sarah,
con il cuore in gola, sorvola sull'anacronismo del marito, chiama di
fretta il lavoro e chiede un permesso.
~
Sembra
quasi lui ora.
Chuck
ha camminato in silenzio sul bagnasciuga, ridacchiando appena quando
l'acqua gli ha bagnato le All Star nere. Si è girato per
cercarla
con gli occhi, e lei ha sorriso di rimando.
Ora
è seduto, e lo sguardo indugia sull'orizzonte.
Sembra
quasi lui.
“Questo
posto...è importante?”[5]
Sarah
è costretta a ricordarsi come respirare –
espirare, alzare il
diaframma, inspirare, abbassare il diaframma –
perché d'un tratto
si sente annegare.
“Sì.”
“Sarah...”
sussurra lui, continuando a tenere lo sguardo fisso in avanti, e
batte sulla sabbia al suo fianco, intimandole di sedersi. Lei lo fa,
e con lentezza poggia la testa sulla sua spalla. Lui borbotta
qualcosa, si irrigidisce e inizia a respirare a fatica. Lei gli
prende con delicatezza la mano, e lui si tranquillizza.
“Sarah...”
ricomincia dopo minuti interi di silenzio. “Siamo
noi...” pausa
che dura una manciata infinita di secondi “...quelli della
foto.
Siamo noi.”
Sarah
non trova le parole per rispondere a quell'affermazione che sembra
tanto una domanda. E forse è il vento che ha alzato
un po' di sabbia, ma lei sente gli occhi pizzicarle, e ora le lacrime
le scivolano veloci sulle guance.
“Sarah
ma tu piangi.” dice Chuck, e nel suo tono c'è una leggera sfumatura di rimprovero. “Non mi piace vederti
piangere”
continua e poi l'abbraccia forte, come se fosse l'unica cosa che conta nel mondo e non volesse lasciarla andare e Sarah non riesce a trattenere un
singhiozzo.
“Non
lo farò più Chuck, te lo prometto.”
C'è
una foto sul suo comodino, tra le scatole di medicinali dai nomi
complicati e i tranquillanti che ogni sera è costretto a
mandare
giù, con una smorfia da bambino viziato – non
voglio prendere
la medicina.
Chuck
la guarda con occhi vacui e poi
sorride.
Note
autrice:
Questa
è la prima storia seria
che scrivo su Chuck.
L'amore
tra Sarah e Chuck è, secondo me, uno dei più
belli di
tutti i
telefilm – e giuro che ne ho visti moltissimi. Solo che
volevo
scrivere di loro in modo diverso, e per questo ho pensato all'idea
della malattia mentale data dall'Intersect (peccato che la giudicia sia sparita, magari l'originalità l'avrebbe sorpresa). Voglio precisare che non
sono una dottoressa, e che le mie conoscenze sulla schizofrenia si
basano solamente sulla lettura di tre libri. (Veronica decide di
Morire di Coelho; Schizofrenia teoria
cognitiva, ricerca e terapia di
Ubaldini e Un'orchidea
al polo Nord di Stefano Lasagna). Spero che la
storia non urti la sensibilità di qualcuno; so quanto le
malattie
siano un tema spinoso e per questo ho deciso di trattarla solo
perché
sapevo di poterlo fare entro alcuni limiti. E' quindi una What If?
Che si può tranquillamente collocare dopo la quinta
stagione,
con
Sarah che ricorda ogni cosa. Il tempo verbale cambia perché
la
storia non segue un continuum cronologico, ma spero che si capisca
comunque.
[1]
Quel qualcuno è Bryce Larkin, e l'episodio a cui faccio
riferimento
è 2x03.
[2]
La piromania è uno dei tanti sintomi - insieme alla
cleptomania,
l'incoerenza nei discorsi e nei pensieri, le allucinazioni - della
schizofrenia. Non so se
qui si capisce, ma Chuck ha appiccato volontariamente fuoco alle
pentole, e Sarah inizia ad intuire ma vuole credere che sia stato
solo un incidente.
[3]
Leila è un personaggio di Star Wars che si innamora/sposa
Ian Solo
(Harrison Ford). Morgan ama Star Wars – anche io - e ho
pensato che
avrebbe potuto voler chiamare così sua figlia.
[4]
Insomma, LA spiaggia.
[5] This place, is important
isn't it?
E last, but not least, la colonna sonora di questa one-shot è A Thousand years di Christina Perri.
Spero
che vi sia piaciuta: se vi va lasciate una recensione.
|