Jennifer, ci mancherai. di ToraStrife (/viewuser.php?uid=44143)
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Jennifer, ci mancherai.
Il cielo quel giorno era completamente coperto di nuvole: una massa
grigia e indistinta, si sarebbe apprestata come perfetta immagine,
speculare, di un mare
completamente avvelenato da scorie tossiche. In mancanza del mare, si
intonava comunque a quel lugubre grigio che caratterizzava le lapidi e
le cappelle del cimitero.
Giorno perfetto, quello, per un funerale: il cielo in procinto di
piangere, mentre una piccola folla di persone
stava già piangendo la perdita della loro cara parente o
amica,
prematuramente scomparsa.
Jennifer, il suo nome, tranquilla ragazza come tante altre, e ancora
come tante altre, sfortunata ad aver incontrato un ostacolo che le
interrompesse il percorso della vita.
Un maniaco, dicevano, un mostro, ruggivano, un bastardo, si
indignavano. Qualcuno che aveva levato le mani su di lei e ne aveva
fatto scempio.
Il colpevole, o meglio, il sospettato, era già
stato preso e in attesa di processo. Ma non è su di lui che
verte questa storia.
La bara veniva calata lentamente nella buca, mentre il padre della
poverina cingeva con un braccio la moglie
singhiozzante, tenendola stretta a sé .
In quel desolato spettacolo di morte, come ipnotizzato, stava rivivendo
dei flash riguardanti momenti quotidiani che condivideva con sua
figlia: in realtà non erano più che semplici
attimi, come
quando Jenny alzava una mano e bofonchiava un veloce "Ciao" prima di
andare a scuola o uscire con le amiche, o quando egli occasionalmente
lanciava un'occhiata sfuggente alla stessa mentre chattava con le
persone invisibili di Facebook, o quando ancora metteva, sempre sullo
stesso Social Network, immagini che la vedevano ritratta in occasioni
mondane o speciali.
Quelle stesse foto dove ogni volta condivideva il suo fantastico
sorriso, che fosse abbracciata a un'amica, al suo ragazzo (anzi, Ex, si
erano già lasciati... da quanto tempo? Ormai un anno? Non si è neppure
fatto vedere al funerale), ma
anche momenti particolari in famiglia: ricordava particolarmente
quell'immagine scattata a Natale, dove lui vestito controvoglia da
Babbo Natale, posava quasi imbarazzato con lei, tutta
scintillante in quell'abito rosso glitterato, persino un
pò audace; era tutto lì, in rete, visibile a
tutti, forse
tranne che a lui, che un PC non lo sapeva neppure accendere.
Ma in
fondo non era poi così male: poteva cullarsi nell'illusione
che Jenny fosse così orgogliosa dei suoi affetti da volerli
mostrare al mondo intero. Chissà, magari non era nulla di
così profondo, ma non si era mai preoccupato veramente di
chiederglielo, e comunque, ormai era troppo tardi.
Covare rabbia nei confronti dell'assassino? A che pro? Era
già dietro le sbarre. Lasciamolo ai forcaioli dello
Stato. Non le avrebbe comunque restituito Jennifer.
Un vuoto. Un vuoto nella testa, un vuoto nel cuore. Anche l'aria che
divideva i vivi dal capo chino e la defunta sembrava fatta di vuoto:
non un rumore, non un filo d'aria, nulla. A parte, naturalmente, il
monologo (anch'esso monotono e lugubre) del prete.
"...Si è
addormentata al cospetto del signore...."
Sì, forse l'unica consolazione, un vuoto anche
in lei.
Illudersi che, in qualche modo, Jenny avesse trovato la pace.... o era
anch'esso un vuoto? Non
lo so, scosse la testa il padre, ma tutto ciò che
desideravo per mia figlia è che stesse bene. E adesso Jenny
sta riposando, vero?
Riposa in pace, bambina mia....
Il quadro gotico sembrava completo, la pioggia non si
decideva a
cadere, ma il grigiore rendeva l'atmosfera particolarmente adatta alla
situazione. Anzi, forse sarebbe piovuto da lì a poco, si
poteva
infatti sentire rumori di tuoni in lontananza.... No, un momento, non
erano tuoni.
Che diavolo stanno
facendo?
Erano rumori di passi. Passi fatti da tantissimi piedi,
così tanti che la terra poteva tremare.
Il pover'uomo non credeva ai suoi occhi.
Chi sono tutte
queste persone apparse d'improvviso? Saranno migliaia, decine di
migliaia!
Eppure, era certo, un momento prima a quel funerale non erano
più che una quindicina. Parenti, e qualche amica
particolarmente
affezionata. Quella folla sbucata dal nulla, che ci faceva?
"Abbiamo letto della
morte di Jennifer. Quel bastardo maniaco deve morire!"
"Ci hanno twitterato dell'assassinio di quel povero angelo."
Il pover'uomo era sempre più confuso. "Twitterato? Non capisco..."
Un giovane ragazzo avanzò dalla folla con in mano
un
megafono. Inspirò a pieni polmoni e urlò
attraverso
l'apparecchio.
"BASTARDI POLITICI! E'
COLPA VOSTRA PERCHE' CERTI FIGLI DI PUTTANA SONO LIBERI DI AGIRE!
AVETE UCCISO VOI JENNIFER!".
Il padre di Jenny aveva gli occhi sbarrati. Chi era quel
pazzo e
cosa si era messo a fare? Ma non ebbe il tempo di analizzare la
situazione che una ragazza si fece avanti, vestita di nero, con un
microfono.
"OH, JENNIFER, SEI
DIVENTATA UN
ANGELO CON IL CUORE STRAPPATO DA UN DEMONE, ADESSO DISPIEGHERAI LE TUE
CANDIDE ALI E VOLERAI NEL CIELO, DOVE INSEGNERAI AGLI ALTRI ANGELI
QUANTO POSSA ESSERE BELLO IL TUO SORRISO".
"Ma sono
tutti diventati matti?". si stava chiedendo il
genitore, "Chi diavolo
sono questi invasati e cosa vogliono?".
E un altro paio di persone avanzò dalla folla, con un
cartellone. L'uomo
indietreggiò di un passo, perché non voleva
credere a
quello che stava vedendo raffigurato sul cartellone: la foto di Natale
con lui e Jenny, perché era stampata lì sopra? E
a
contornarla, una pittoresca didascalia:
"Vorremmo andare in
paradiso solo un
momento per poterti dare un affettuoso abbraccio, come facevi in
quel momento con il tuo papà"
"Per l'amor del cielo! Quella è una nostra foto privata!
Levatela.... levatela!"
il signore si lanciò verso il cartellone, lo
strappò
dalle mani delle ragazzine, e lo buttò a terra per
nascondere agli occhi di tutti quel loro momento privato.
Per tutta risposta, dalla folla uscirono, due, tre, sette coppie di
ragazzine, ognuna a mostrare un duplicato di quel cartellone.
L'uomo si alzò e corse a buttare giù un
cartellone, poi
un altro e un altro ancora, ma per ogni cartellone che buttava
giù, ne apparivano altri, ogni volta più numerosi.
E in mezzo alla confusione, l'uomo si accorse di un altro cartellone,
ben peggiore dei precedenti. La faccia sorridente di Jenny, in un
orrendo fotomontaggio che la componeva con il corpo di un angelo,
ritratto in un cielo stellato, vicino a una luna sorridente.
E anch'esso adornata da una grottesca didascalia:
"Vola, Jennifer, i tuoi
occhi sono
diventati stelle e ora adornano il cielo che piange per te. Brilla, o
cara, e ricorda che ti vogliamo bene".
Era il colpo di grazia: l'uomo si inginocchiò e
iniziò a singhiozzare.
"Le volete bene? Fino a
ieri non la conoscevate neanche". Si passò un
braccio per asciugare le patetiche lacrime che stavano cominciando a
formarsi. "Ed
è così che dimostrate il vostro bene? Esibendola
come un volgare fenomeno da baraccone?".
Quello stesso tipo di persone, lui lo sapeva, che come una
carovana di automobilisti, strombazza slogan e sirene da stadio vicino
a un corteo funebre, per poi ripartire per i fatti loro, avendo
lasciato solo confusione e i resti sporchi della loro coscienza lavata.
In mezzo a questi pensieri, una folgorazione colpì l'uomo.
"Un momento, mi ero
dimenticato di mia moglie" che infatti era scomparsa.
Insieme al prete, ai parenti e le amiche. "Che diavolo mi succede?".
Prima l'arrivo di quella banda di matti, poi la scomparsa di chi vi era
prima...
"Vuoi vedere che
è solo un brutto sogno?"
L'uomo aprì gli occhi. Era sprofondato, madido di sudore,
nella
comoda poltrona, davanti al televisore ancora acceso. Il canale
trasmetteva ancora le notizie della tragica morte di quella ragazza
fatta a pezzi dal maniaco di turno.
Con un sospiro di sollievo, il signore non riconobbe nella foto della
vittima la sua Jen. Ma anche se era una stupidaggine, voleva comunque
sincerarsene. Si alzò di scatto dal divano (per
poi
rimanerci appoggiato qualche minuto, maledetto formicolio alle gambe!),
e diede un'occhiata alla camera di sua figlia.
Jennifer era lì, viva e respirante, impegnata
tranquillamente a
ticchettare le dita sulla tastiera, spettegolando in chat con
una
sua amica di Facebook.
"Papà? Mi hai
spaventata.
Perché mi stai abbracciando? Dai, è imbarazzante.
E poi
devo ancora prepararmi per stasera"
"Scusa tesoro, solo un
momento, volevo sincerarmi che fossi reale".
La ragazza non capì cosa il misterioso padre volesse
intendere,
ma non si dispiacque troppo di quell'inaspettato gesto di affetto da
parte di papà, che soddisfatto si ritrasse nel suo
solito
ruolo di genitore imperturbabile.
"Jenny, mi faresti un
favore, prima di uscire?"
"Certo, papà,
di che si tratta?"
"Ti prego, non chiedermi
il perché, ma togli tutte quelle dannate foto
da Facebook!".
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