Camminava
nervosamente avanti e indietro all’interno della sala
d’aspetto dell’ospedale.
Erano le tre del mattino ed i suoi passi erano l’unico rumore
che riecheggiava
nel silenzio, assieme ai sospiri. Voleva sapere come stava Nikki, ma
gli era
stato imposto di non entrare nella stanza fin che non gli fosse stato
dato il
permesso.
Aveva paura che stavolta potesse davvero essere la fine. La fine di
Nikki, la fine dei Motley Crue, la sua fine. Al solo pensiero gli si
accapponava la pelle. Non riusciva a vedersi vestito di nero, al
funerale di
Nikki, mentre un qualche prete recitava preghiere senza senso; non
riusciva ad
immaginare la sua vita in un contesto differente da quello in cui aveva
vissuto
gli ultimi anni; soprattutto, non riusciva ad immaginarsi senza di lui.
Non
poteva lasciare che morisse senza dirgli quanto fosse importante. Per
cui no,
non poteva essere la fine.
Stava
ancora affinando le sue tecniche di autoconvincimento quando
un’infermiera interruppe bruscamente i suoi pensieri.
– E’ qui per il signor
Sixx? – chiese.
Tommy
annuì, sentendo un groppo alla gola. Riusciva già
a sentire le parole
“Non ce l’ha fatta” rimbombare nella sua
mente e si preparò al peggio.
-
Si riprenderà -.
Fu
come se un enorme macigno gli fosse stato tolto dal cuore.
Tirò un sospiro
di sollievo e le sue labbra si allargarono in un enorme sorriso. Non
importava
quanto tempo ci sarebbe voluto, ora che sapeva che Nikki era vivo ed
avrebbe
continuato ad esserlo, era talmente
felice che avrebbe potuto baciare l’infermiera sulle labbra.
-
Posso vederlo? – chiese.
La
ragazza sorrise. – Certo, ma fino a domani mattina non si
sveglierà… dovrà
essere paziente -.
Senza
nemmeno ascoltare la seconda parte della frase, Tommy si
fiondò in
direzione del pianerottolo e salì le scale verso la porta
dietro alla quale,
poche ore prima, aveva visto Nikki sparire sdraiato su una barella.
Abbassò
la maniglia lentamente cercando di non fare rumore ed entrò
nella
stanza. Il respiro del bassista era lieve e regolare e
l’espressione sul suo
viso era quasi beata.
La
stanza era illuminata da un lampione che, piantato nel piazzale
sottostante,
aveva la lampada proprio a livello della finestra.
Tommy
prese la sedia di legno che era stata lasciata accanto alla finestra,
la
posizionò accanto al letto e si sedette, facendola
scricchiolare. Osservò per
decine di secondi, minuti, ore?, il profilo di Nikki e il suo petto che
si
alzava ed abbassava ad ogni respiro.
Vide la sua mano immobile a fianco del
corpo e la sfiorò, per poi prenderla nella propria. Il
contatto rese lucidi gli
occhi di Tommy che, silenziosamente, abbassò il viso fino a
baciare quelle
dita, per poi portarle a sfiorare la propria guancia. –
Starò qui con te –
sussurrò, convincendosi che il bassista potesse sentirlo.
– Devi capire che sei
molto importante per noi… per me, perlomeno. Non ho ancora
detto nulla a Mick,
a Vince o al management. A dire la verità mi è
completamente passato di mente
prima, ero troppo preoccupato. Adesso invece, non
c’è motivo di farli
preoccupare per una cosa che si è già risolta.
Gliene parleremo a prove, la
settimana prossima. Sono davvero felice che tu abbia deciso di chiamare
me
appena ti sei accorto che le cose stavano prendendo una brutta piega.
Ti
ringrazio per esserti ricordato di me prima di chiunque altro -.
Tommy
abbassò la testa del necessario per appoggiarla al petto di
Nikki,
proprio sopra al suo cuore.
–
Sentire il tuo battito cardiaco mi rassicura, perché
significa che tu sei qui
e anche se non puoi rispondermi, probabilmente mi stai sentendo. Forse
è anche
meglio così, perché se ci fossi tu ad
interrompermi quasi sicuramente non
riuscirei ad andare avanti. Il fatto è che sto girando
intorno ad una cosa che
voglio dirti da un po’ di tempo. Forse tu non te ne accorgi,
forse pensi
davvero di essere inutile ma… non è
così, fidati. Ci stiamo tutti preoccupando
per le tue condizioni ed io vivo con il cuore in gola da quando hai
cominciato
a bucarti -.
Alzò
nuovamente la testa ed avvicinò una mano alla guancia destra
di Nikki. La
accarezzò dolcemente e sorrise notando che il suo viso aveva
ripreso un leggero
colorito. Lo osservò da più vicino ed
avvicinò il viso al suo. – Sei importante
per me, Nikki. Smettila di essere convinto che nessuno ti ami,
perché non è
così… Io ti amo. Non so dirti quanto,
né in che modo, ma lo faccio. Da sempre
-.
Abbassò
il viso del necessario per sfiorare quello di Sixx. Posò un
bacio
leggero sulla sua fronte, mentre i suoi occhi diventavano sempre
più umidi.
Spostò poi le labbra sulle palpebre di Nikki, sulla guancia,
poi baciò l’angolo
della sua bocca e infine il centro. Fu un bacio dolce, quasi una
carezza, ma
allo stesso tempo disperato e umido per via delle lacrime che ormai
scendevano
copiose.
Quando
si allontanò nuovamente, gli parve quasi che il corpo del
bassista avesse avuto un sussulto, ma si convinse di
essere talmente stanco da avere le allucinazioni.
Appoggiò
nuovamente la testa al petto di Nikki ed abbassò le
palpebre. –
Buonanotte – sussurrò, con la voce ancora debole
per i singhiozzi. Prese fra le dita la sua mano e la strinse,
poi scivolò lentamente in un sonno disturbato dagli incubi.
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