Il filo
rosso del destino.
Anche
quella mattinata uggiosa e piuttosto fredda gli studenti
dell’istituto più
frequentato di Karakura, della terza sezione, erano oziosamente
stravaccati sui
loro banchi, mentre l’anziana professoressa, che qualcuno
pensava fosse nata
con la scuola stessa un secolo prima, continuava a spiegare la sua
lezione.
L’attenzione era già scemata da molto tempo,
motivo per il quale la maggior
parte degli studenti giaceva inerme sul banco immerso in un mondo di
sogni
fatati.
Stranamente
la professoressa si accorse che quella lezione era peggio di una
potente dose
di sonnifero e quindi, sedendosi alla cattedra, richiamò
l’attenzione della
classe con un paio di colpi di tosse. Qualche superstite
alzò la testa nella
sua direzione, altri neanche si accorsero che quella voce
così atona e piatta
aveva finalmente smesso di parlare.
-Ragazzi,
è in questo periodo storico, che per la Cina corrisponde
alla dinastia Tang,
che è stata ambientata la leggenda del filo rosso del
destino, sapete?-
Qualche
altro viso si alzò da quello stato di catalessi in cui era
caduto tempo
addietro, per lo più volti femminili, avendo capito che
forse il discorso
poteva farsi un minimo interessante.
Un
volto, che era stato attento a tutta la lezione, era invece
particolarmente
confuso, quindi quella persona alzò la mano minuta, pronta a
chiedere
chiarimenti.
-Si
Kuchiki, dimmi pure.-
Commentò
la docente entusiasta nel ricevere una di quelle rare domande che le
venivano
poste.
-Professoressa
di cosa tratta la leggenda del filo rosso del destino?-
Le
ragazze della classe sveglie, che mano a mano che la lezione proseguiva
andavano aumentando, la guardarono sbigottite .
-Veramente
non ne hai mai sentito parlare?-
Chiese
stupita la professoressa e Rukia prontamente rispose scuotendo la testa
in
segno di diniego. Subito le altre studentesse chiesero alla
professoressa di
raccontare la leggenda, tanto mancavano solo una decina di minuti alla
fine
della lezione e non sarebbe valsa la pena rincominciare a spiegare.
-E
va bene.-
Accordò
la professoressa prima di iniziare a narrare la storia:
-Durante
la Dinastia Tang, un tale di nome Wei, i cui genitori erano morti
quand’era
molto giovane, una volta uomo desiderava ardentemente avere una
famiglia e fu
così che iniziò a cercare moglie. Mentre
viaggiava per trovarla, arrivando in
una nuova città, trovò un uomo, che sentendo che
Wei non riusciva a trovare
moglie, gli disse che avrebbe provato a parlare con il governatore di
quella
città per fargli ottenere la mano della figlia. Si diedero
appuntamento per la
mattina dopo vicino ad un tempio per sapere se il governatore avesse
accettato
o meno. Wei, però, in preda all’ansia,
arrivò al tempio più presto del previsto
e li incontrò un vecchio, che scoprì non
appartenere al nostro mondo ma
dell’aldilà. L’uomo gli disse che lui si
occupava di matrimoni ed infine Wei
riuscì a farsi dire che la persona a lui destinata era una
bambina che in quel
momento aveva solo tre anni ed era la figlia della vecchia Chen, che
aveva un banco
al mercato. Wei non avrebbe potuto sposarsi con nessun’altra,
perché il suo
piede e quello della bambina erano legati da un filo rosso che non si
può
vedere, ma che gli avrebbe mai separati, con la quale si sarebbe
sposato al
compimento della giovane dei diciassette anni
d’età. Il giovane, non contento
di ciò decise di uccidere la bambina per essere sicuro di
poter scegliere lui
chi sposare. Mandò quindi un suo servitore ad accoltellarla
e quando quello
tornò gli disse che l’aveva colpita in mezzo agli
occhi. Wei proseguì più
tranquillo la sua vita, finché quattordici anni dopo il suo
datore di lavoro
gli offrì in sposa la giovane figlia e l’uomo
accettò. La ragazza però portava
sulla fronte una pezzuola che non toglieva mai e quando lui le chiese
il perché
lei rispose che quando aveva tre anni era stata accoltellata al mercato
e la
cicatrice ancora era evidente. Allora Wei, ricordando il vecchio e la
storia
del filo rosso del destino le svelò che lui stesso aveva
incaricato il servo di
compiere quel scellerato gesto e i due, che ormai sapevano tutta la
verità, si
amarono più di prima.-
L’attenzione
dell’intera classe era catalizzata sulla professoressa e
quando finì di narrare
la leggenda tutte le ragazze erano immerse nei loro sogni romantici e
anche qualche
ragazzo doveva riconoscere che fosse una storia veramente affascinante.
-Ti
è chiaro Kuchiki?-
Rukia
rispose annuendo, mentre la sua testa era immersa in chissà
quali elucubrazioni.
Suonò
la campanella che indicava la fine delle lezioni della giornata e tutti
si
alzarono pronti a tornare a casa.
-Ti
è piaciuta la storia Kuchiki?-
-Veramente
tanto Inoue! È affascinante come cosa!-
Rispose
Rukia con un sorriso all’amica, la quale subito
puntualizzò:
-In
Giappone si dice che ogni persona quando nasce porta un filo rosso
legato al
mignolo della mano sinistra e non al piede! E se segui questo filo
potrai
trovare la persona che porta l’altra estremità
legata al suo mignolo ed è la
persona a cui siamo destinati, il nostro unico e vero amore!!-
-Ma
non potrebbero vivere lontane e non incontrarsi mai?-
Chiese
Rukia curiosa, subito Orihime rispose:
-No!
Se si è uniti dal filo rosso del destino prima o poi nel
corso della vita si è
destinati ad incontrarsi e non importa quanto tempo occorre o la
distanza che
gli separa perché avverrà!! Il filo del destino
non si spezza mai e nessun
evento o azione potrà impedire che un giorno si
ritroveranno, si conosceranno e
si innamoreranno!-
Rukia
si immerse nei suoi pensieri, ringraziando l’amica con un
mezzo sorriso. Nel
frattempo vennero raggiunte dalle altre compagne di classe, come
Tatsuki o
Chizuru, la quale subito disse:
-Hime!!!
Io e te siamo unite dal filo rosso del destino!! Lo posso sentire nel
mio
cuore!!!-
Subito
Tatsuki la fulminò con lo sguardo, per poi fermare il suo
assalto a Inoue con
un portentoso sinistro.
-Mamma
mia, stupida donna in calore! Ma i tuoi ormoni non stanno mai buoni?-
-E
lasciami Tatsuki!! Fammi raggiungere la mia Hime!!-
Cinguettò
quella cercando di liberarsi dalla presa mortale della karateka
inutilmente.
-Ma
non capisci che Orihime magari vuole essere legata a qualcun altro?!
Come
Ichigo per esempio?!-
Subito
le guance di Inoue si imporporarono ed iniziò a balbettare:
-M..
Ma cosa dici?! S.. Sarebbe troppo bello essere legati a Kurosaki!-
In
quel momento una voce maschile sovrastò il balbettare di
Inoue e i lamenti
della morente Chizuru.
-Rukia!
Ti muovi a venire o devo lasciarti indietro?-
Subito
gli occhi della shinigami si illuminarono e salutando le amiche con un
gesto
timido della mano raggiunse Ichigo pochi passi più avanti.
-Per
te loro due sono già fidanzati?-
Chiese
timidamente Michiru, che venne prontamente fulminata da Tatsuki.
-Ma
ti pare?-
Rispose
quella burberamente.
-Ichigo
non è
così sveglio da avere una
ragazza!-
-Beh,
Michiru ha ragione, Tatsuki. – Commentò
leggermente interessata Ryo – Kurosaki
e Kuchiki sono sempre insieme. Vengono a scuola e tornano assieme, poi
talvolta
gli vedo fuori dall’orario scolastico in giro insieme.-
-Anche
per me stanno assieme, mi spiace per te Orihime!-
Concluse
Mahana guardando la castana che si era rabbuiata durante quegli
argomenti.
***
Nel
frattempo, pochi passi più avanti, Rukia cercava di
mantenere l’andatura
spedita di Ichigo.
-Ichi!
Rallenta, non riesco a starti dietro!-
Si
lamentò la shinigami, lui le rispose con uno sguardo
divertito e commentò:
-Cresci
di qualche centimetro e vedrai che riuscirai a starmi dietro nana!-
Lei
gli rispose quasi ringhiando:
-Non
sono io ad essere bassa, ma tu ad essere troppo alto!! Potresti
abbassarti un
po’!-
L’arancio
la guardò sorridendo e rispose:
-Ma
stai zitta nana!!-
Tra
i due cadde un breve silenzio, finché, quando arrivarono in
camera di Ichigo la
nana diede voce ai suoi pensieri:
-Ichi!
Per te anch’io sono legata a qualcuno con il filo rosso del
destino? Insomma,
anch’io che non sono.. Di questo mondo?-
Concluse
un po’ abbattuta guardando il ragazzo sdraiato sul letto a
leggere. Lui si
sedette sul letto e, dopo aver appoggiato il libro su una mensola,
rispose
calmo:
-Certo
che si. Se quella leggenda è vera allora probabilmente anche
tu sei legata a
qualcuno visto che non hai mai incontrato nessuno.. Di cui ti sei
innamorata
insomma.-
Concluse
lui leggermente in imbarazzo. La ragazza era pensierosa e poi rispose
un po’ a
disagio:
-Sai,
se me l’avessero raccontata tempo fa avrei pensato di essere
legata al nobile
Kaien, però lui era legato a sua moglie penso, lui
l’amava molto.-
Lo
sguardo della ragazza si era spento parlando di quel argomento, come se
fosse
tornata indietro di quella manciata d’anni che la separavano
da quel oscuro
avvenimento. Ichigo la osservò di sottecchi leggermente a
disagio per quel
argomento da lei affrontato che mai prima d’ora aveva tirato
in ballo. Si era
rabbuiata a quel pensiero, come se non avrebbe mai più
trovato una persona
speciale come quel famoso Kaien di cui tante volte aveva sentito
parlare.
Chissà se era veramente una persona eccezionale come tutti
lo descrivevano e
soprattutto chissà a chi era legata Rukia con quel famoso
filo rosso.
Fu
in quel momento che ad Ichigo tornò in mente un episodio
successo qualche tempo
prima, quando Rukia aveva perso la memoria a causa dei due fratellini
Shizuku e
Homura [i].
Nel
momento in cui Renji aveva deciso di usare il kido per poter
rintracciare Rukia
seguendo un’energia spirituale simile a quella di Ichigo il
ragazzo aveva visto
qualcosa che era rimasto chiaro nella sua mente.
Era
un filo rosso quello che
l’aveva
portato fino alla ragazza?
Ichigo
sobbalzò sorpreso a quel ricordo e un mezzo sorriso
spuntò sulle sue labbra.
Lui
e Rukia erano legati dal nastro rosso del loro reiatsu, lo ricordava
perfettamente.
La
guardò ancora immersa nei suoi pensieri mentre osservava
tristemente il suo
dito mignolo e le disse:
-Hey!
Tutti siamo legati a qualcuno attraverso quel filo rosso, anche tu
troverai a
chi sei legata!-
La
ragazza lo guardò e sorrise rassicurata dalle parole
dell’amico, dopo di che si
accomodò affianco a lui sul letto, lasciando dondolare le
gambe con fare
malinconico, per poi guardare negli occhi Ichigo e chidere:
-Ichi,
a te piace Inoue?-
Il
ragazzo rimase interdetto per qualche secondo, mentre le sue guance si
tingevano di un colorito scarlatto e qualche parola sconnessa usciva
dalla sua
bocca.
-Si
perché insomma, lei è una ragazza veramente
bella! E ti vuole veramente bene!-
Proseguì
Rukia con aria abbacchiata e la sfilza di complimenti alla castana
sarebbe
continuata all’infinito se Ichigo non avesse interrotto la
mora:
-Non
mi piace Inoue, è solo una mia grande amica!-
Gli
occhi blu della ragazza analizzarono curiosi l’amico,
cercando di capire se
stesse dicendo la verità o meno, quindi dopo una manciata di
secondi disse:
-Beh,
per me tu e lei siete legati dal filo rosso del destino.-
Gli
occhi nocciola di Ichigo strabuzzarono fuori dalle orbite e abbastanza
a
disagio lui chiese:
-Perché
mai scusa?-
Lei
lo guardò con aria seccata e rispose:
-Non
ci arrivi? Dai, sei pure andato a salvarla buttandoti in una missione
suicida
in un altro mondo per riaverla qui con te!!-
Ichigo
guardò la sua interlocutrice e con un mezzo sorriso
divertito chiese:
-E
a te non ti sono mai venuto a salvare non pensando alle conseguenze?-
Rukia
lo guardò tranquilla e rispose:
-Beh,
ma sei venuto a salvare me per ripagare il tuo debito, tutto qui.-
L’arancio
sbuffò stressato dall’ottusità
dell’amica e ribatté:
-Piuttosto
che con Inoue per me è più probabile che io
l’abbia con te il filo del destino,
non pensi?-
Appena
pronunciate queste parole se ne pentì amaramente, non doveva
dar voce ai suoi
pensieri, chissà Rukia cos’avrebbe pensato adesso.
Lei lo guardò leggermente
confusa, poi sembrò che dei tasselli pian piano stavano
andando a posto nella
sua testa, per concludere poi la scena con una sonora risata.
-Non
è possibile Ichi! È stato un caso che io e te ci
siamo incontrati dai! E poi
facciamo parte di due mondi diversi, abbiamo gusti diversi.. Non
è veramente
possibile!-
Concluse
alzandosi e tornando a sedersi alla scrivania e riprendendo il suo
disegno.
Ichigo sorrise nel vederla li a disegnare come una bambina, divertito
anche dal
suo discorso sul perché non potessero essere legati loro due
dal fantomatico
filo rosso.
L’arancio
era ormai da parecchi minuti tornato placidamente a leggere il suo
libro quando
un urlo d’orrore si alzò dalla sua compagna di
stanza. Alzò gli occhi
velocemente e vide Kon che si era appena lanciato fuori dalla stanza
inseguito
da una Rukia infuriata nera. Si alzò dal letto e si
affiancò alla scrivania,
dove vide il disegno dell’amica rovinato da una riga rossa,
probabilmente opera
del pupazzo pervertito quando era balzato nella stanza per salutare la
sua
sorellona.
Ichigo
prese in mano il disegno e notò che probabilmente quelli che
stava disegnando
Rukia non erano i soliti conigli-sgorbio, ma uno delle due masse
informe
disegnate sul foglio aveva una pettinatura arancione e
l’altro aveva gli occhi
blu e i capelli neri.
La
riga rossa univa perfettamente i due sgorbi ai lati del foglio e ad
Ichigo
tornò in mente per l’ennesima volta in quella
giornata quella leggenda del filo
rosso.
Sorrise
spontaneamente, come se avesse bisogno di vedere quel filo che gli
teneva
uniti.
Ma
in fondo non si voleva interrogare troppo sul fatto che fossero
veramente
legati o meno.
A lui bastava stare con lei punto.
Prese
il disegno e lo piegò con cura, inserendolo nel suo libro
per conservarlo e
quando tornò Rukia e chiese che fine avesse fatto il suo
capolavoro lui rispose
semplicemente:
-Me
lo sono preso io, tanto era rovinato. Sai, mi piaceva nonostante la tua
incapacità
più assoluta nel disegnare! Potresti darti
all’arte moderna, non so cubismo!!
Picasso avrebbe da imparare dai tuoi disegni!!-
La
schernì apertamente per poi sentirla ribattere acida e
iniziare uno dei loro
soliti battibecchi infiniti.
Ma
ad Ichigo Kurosaki andava bene così. Lui con Rukia stava
bene comportandosi in
questo modo e non gliene fregava nulla se fossero destinati a stare
insieme o
meno, anche perché lui era un uomo e non credeva a quella
stupida leggenda.
Si
accontentava di sentire nel cuore la consapevolezza che quella ragazza
era
speciale e che non si sarebbero persi facilmente.
Fili rossi o no quella nana malefica
non se la sarebbe tolta dai piedi molto facilmente.
[i] Si riferisce ad un
episodio del 3° film, Fade
To Black.
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