Il cuore
scoppia.
I polmoni bruciano.
Gli occhi piangono e i singhiozzi combattono contro il mio respiro
regolare.
Ecco cosa sta succedendo in questo momento, mentre vedo le loro foto
scorrere
su una qualsiasi pagina.
Noto ogni particolare, dalla mano di lei che sfiora quella di lui,
dalle sue
labbra vicino alle sue e al suo orecchio, per sussurrargli,
probabilmente, un sono orgogliosa di te.
Quanto tempo è che attendevo questa foto?
Quattro anno, precisamente quattro anni. Da quando li ho visti recitare
insieme
e ho subito pensato sono fatti per stare
insieme, questi due.
I loro occhi che luccicavano ogni qual volta si guardavano,
le loro mani
che si sfioravano ad ogni minima occasione, le loro labbra che
sembravano
essere attratte ma non accontentate.
Tutto questo mistero, questo segreto, perché loro
sono persone normali.
Sono persone come noi, semplici, genuine. Persone a cui basta
poco per
essere felice, anche solo la carezza del proprio compagno.
Quante volte ho immaginato questo momento?
Quanti MTV ho guardando, nella speranza di un bacio al premio del best kiss?
Quante urla alla premiere di Water
for Elephant?
E i giornali comprati, le fan fictions lette, le ore al
computer, le pagine
da amministrare su di loro, capitoli da scrivere, sogni da voler
continuare
dopo la sveglia fastidiosa.
Giorni, mesi, anni. Tutto questo tempo trascorso nella speranza
di quello che sta accadendo stasera.
Perché i nostri non sono stati sogni, ma
realtà.
Perché le nostre non erano immaginazioni, ma un contatto
visivo con quello che
stavano realmente facendo loro.
Ed ogni minimo gesto, visto con i loro nomi uniti in uno, non era solo
un’impressione,
ma realtà.
Di nuovo e solo realtà.
E il 24 maggio 2012 ci siamo svegliate, dopo
l’ennesimo sogno fatto su di
loro, e abbiamo trovato quelle immagini ad attenderci; quelle immagini
che
stavamo attendendo da anni, che ci hanno fatto urlare, piangere, ridere.
Ci hanno rese, realmente, felici.
E quel tappeto rosso così importante che ognuno di
loro ha raggiunto per
ben due volte.
Una volta per lei.
Una volta per lui.
E stasera, alle undici di sera del 25 maggio 2012, siamo
tutte qui, a
festeggiare il giorno che nessuno
di
noi mai dimenticherà.
Quindici minuti di applausi, ma per lui, quei
quindici minuti, sono quindici ore.
Perché le mani che battevano più forti
erano le mani della donna che ama e
che lo ama. Le mani più
sincere e più
orgogliose, accompagnate da un sorriso e, forse, chissà, da
qualche lacrima.
Qualche passo verso di lui e il suo sono
orgogliosa di te sussurrato all’orecchio.
Le loro mani intrecciate.
I loro occhi incrociati.
I loro sorrisi felici
e soddisfatti.
E noi, così eternamente e completamente innamorate
di loro, qui a festeggiare un
qualcosa che per loro è
un semplice e abituale
gesto.
Perché non sanno che con un gesto così insignificante
hanno reso veramente felici migliaia
di ragazze. Ragazze che ci hanno sempre creduto,
nonostante tutto. Ragazze che hanno combattuto per loro, che hanno
pianto,
urlato e passato le notti in bianco, per loro.
Ragazze così follemente innamorate di due persone che
nemmeno sanno della loro
esistenza.
Ma ragazze che, nonostante questo, sono orgogliose di amarli in modo
incondizionato e folle.
Ragazze orgogliose di loro come attori e persone.
Ragazze eternamente orgogliose dei loro Robsten.
Niente copertina.
Non ne ho avuto nè il tempo, nè la forza.
Ho scritto questa stronzata
mentre piangevo e osservavo questa foto.
I protagonisti sono loro, cazzo!
I ROBSTEN CI SONO E NOI CI ABBIAMO SEMPRE CREDUTO!
La smetto di sclerare, anche se stanotte di sicuro non
dormirò.
O li sognerò.
hnwfklwmkclwfcòwsl
Non so che dire, sono troppo, troppo
emozionata.
Cavolo, ROBSTEN CI SONO!
Basta, sparisco.
Grazie ragazze, grazie per aver letto e per aver creduto sempre in loro.
Ma
soprattutto
GRAZIE ROBSTEN!
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