E' una fic fluffuosamente inutile ma volevo festeggiare
l'apertura della sezione!
Era una PWP, ma rileggendola mi sono resa conto che la scena
di sesso non ci stava proprio (e se io dico una cosa del genere vuol
dire che proprio NON stava bene XD) quindi magari con quella scena ci
faccio una PWP a parte e questa rimane una cosa fluffissima gettata
lì!
La dedico anche a Fata per il suo compli, anche se con un
giorno di ritardo e colgo l'occasione per ricordarle che sono
ancora in trepida attesa del suo secondo capitolo, ma proprio tanto.
Non è per rompere le balle, è giusto per dire che
ecco, non è dimenticata, ecco... anzi... ecco...
Just You and I
Dalla grande stanza affianco gli giungevano solo i
rumori ovattati della festa che vi si stava svolgendo, le tempie
continuavano a
pulsare forte e William si sgridò mentalmente
l’ennesima volta e si chiese come
si potesse bere con gusto fino a svenire, quando lui già era
in quelle
condizioni.
Ogni urlo che proveniva dal party, tra le quali
voci spiccava fortissimo il tremendo accento del sud di Deforest, erano
come un
chiodo che gli si conficcava nel cranio.
“Bill, che stai facendo qua?”
Leonard entrò lentamente nella cucina
praticamente
buia, e trovò la sagoma del collega accasciata sul tavolo,
seduto su una sedia
con la testa pesante poggiata con noncuranza su una mano.
“Speravo mi venissi a
cercare…”
Mormorò William sornione, come sempre, nemmeno la
sbronza riusciva a togliergli quel ghigno dalla faccia. Leonard
sbuffò e gli si
avvicinò
“Stai bene?”
Gli scosse delicatamente una spalla e per tutta
risposta Bill adagiò la guancia sul dorso della mano
dell’uomo bruno
“Meglio ora…”
Sorrise, mantenendo gli occhi socchiusi.
“Torniamo dagli altri”
“Perché?”
Si lamentò aggrottando le sopracciglia, senza
muoversi dalla sua mano, Leonard respirò profondamente, se
già Bill era
difficile da gestire allo stato naturale, in quelle condizioni doveva
essere
anche più faticoso.
“Perché è un party per lo
show e guarda caso sei
la star dello show!”
Il biondo si accigliò e si alzò in
piedi con un
gesto rapido che destabilizzò un attimo la sua postura
assolutamente non
perfetta, e Leonard fu costretto ad afferrarlo per un braccio per
evitargli una
brusca caduta.
“Sei tu la star dello show lo sappiamo
tutti…”
Bofonchiò Bill cercando di darsi un tono, almeno
secondo lui, in realtà mugugnò come un bambino
offeso, ma questo non era una
novità quando si toccava quel tasto.
Bill non tirava fuori quel broncio infantile molto
spesso, era capriccioso, questo sì, ma era raro vederlo
infuriato, era solito
gettare ogni cosa sull’ironia, anche graffiante se occorreva,
o al limite
evitava di parlare del tutto, ma quel caratteristico broncio si
palesava
unicamente quando qualcosa lo feriva sul serio.
Ferite che mai avrebbe permesso a qualcun altro di
vedere, cammuffando ogni cosa, preferendo passare per un ragazzino
capriccioso,
piuttosto che far notare la propria sofferenza.
Ma Leonard aveva imparato a conoscerlo, per quanto
assurdamente complicato e lunatico fosse quell’uomo, era
assolutamente
affascinante, come avrebbe detto Spock. Era unico, aveva qualcosa di
speciale e
luminoso che gli brillava negli occhi, aveva una vitalità
invidiabile, e come
diceva DeForest, il potere di trasmettere allegria, anche nelle
situazioni
peggiori.
Sotto tutta quella matassa di incredibili difetti
c’era quell’animo unico e speciale che lo aveva
colpito dal primo istante in
cui l’aveva visto su quel set quattro anni prima, anche se vi
aveva solo potuto
parlare di sfuggita, già ne era stato quasi rapito.
E, all’epoca non poteva neanche immaginarlo, ma
era accaduto anche il contrario.
Quasi lo zampino del fato fosse stato più palese
che mai.
“Avanti torniamo di là”
Ripeté Leonard tirandogli delicatamente un braccio
“Non ho voglia di tornare di
là!”
Bill si liberò dalla morsa gentile ma non si
allontanò di un passo, limitandosi ad abbassare lo sguardo
“…non ho voglia di discutere con James
ancora o di
vedere quanto è felice il matrimonio di De!”
Tanti altri tasti dolenti che si palesavano di
nuovo su quel bel viso lievemente arrossato. Leonard sospirò
di nuovo, non era
dell’umore giusto per reggere uno sfogo o una crisi di nervi
dell’amico
“Come vuoi”
Fece per girarsi ma Bill gli prese la manica della
camicia e lo tirò leggermente a sé, senza forza
“Resta qua, con me…”
Pigolò quasi, rimanendo attaccato alla sua
camicia
in maniera quasi tenera, con il braccio a penzoloni che si muoveva
leggermente
avanti e indietro.
Leonard sorrise dolcemente, era incredibile quante
emozioni così diverse riuscissero ad attraversarlo in
pochissimi istanti quando
era con quell’uomo, era strano e del tutto nuovo
ciò che riusciva a fargli
provare, solo lui.
E quel sorriso rinfrancò l’animo
inquieto di Bill
che prontamente gli rispose e gli si avvicinò, non lasciando
la presa della
camicia dell’amico. Quando arrivò abbastanza
vicino abbandonò stancamente la
testa bionda, ancora pesante, sulla sua spalla, affondando il viso nel
suo
collo.
Leonard non riuscì ad allontanarsi in alcun modo
e
neppure lo avrebbe mai voluto. Di nuovo il suo battito cardiaco
aumentò, di
nuovo quelle strane e potenti sensazioni lo avvolsero, di nuovo la sua
parte
razionale si scindeva completamente dalle sue azioni e dal suo animo.
Perché se
mentre la sua testa continuava a chiedergli che diavolo stesse facendo,
il suo
cuore non smetteva di ripetergli, ogni qualvolta che si avvicinava
così a
quello di Bill, che era quello e null’altro il posto giusto
per lui, che solo
al suo fianco sarebbe stato veramente felice, e ne era ormai
più che certo.
Leonard sorrise tra sé mentre la sua lotta
interna
tra ragione e sentimento continuava, nemmeno si trattasse veramente di
Spock,
probabilmente era proprio quel maledetto vulcaniano il responsabile di
quell’accavallamento di realtà e finzione ormai
inscindibili l’uno dall’altra,
almeno per loro due e i propri sentimenti.
“Non credo sia una buona
idea…”
Mormorò Leonard posandogli delicatamente le mani
sulle spalle, ma Bill non si fece allontanare, alzò lo
sguardo chiaro su di
lui, incontrando i suoi occhi neri e profondi, gli portò le
mani al petto e
sorrise.
Un sorriso dolce che lasciava trasparire del tutto
palesemente e senza alcuna vergogna né imbarazzo, tutto quel
forte sentimento
che provava per lui. Un sentimento che aveva maturato in poco tempo e
del quale
si era presto accorto, senza mai farne un problema.
Non era nella sua natura farsi alcun problema del
resto, non su questioni del genere, Leonard era qualcosa di essenziale
per lui,
era evidente, era la sua controparte perfetta, era una figura matura,
forte,
pur con tutti i suoi problemi, che sapeva dargli quella sicurezza che
probabilmente gli sarebbe sempre mancata. Era il migliore amico che
avesse mai
avuto, perché Bill lo sapeva bene, non era facile essere suo
amico, vero amico, perché a parte la simpatia e
l’allegria di superficie, non c’era molto altro da
apprezzare in lui, e
soprattutto c’era molto da sopportare.
E Len era ancora lì, e c’era sempre, lo
apprezzava
interamente, con tutti i suoi difetti.
Si morse il carnoso labbro inferiore mentre
istintivamente protendeva il viso verso di lui, con quei movimenti del
tutto
spontanei e così naturali mentre le braccia di Leonard si
portavano sulla sua
schiena, in quell’abbraccio caldo e affettuoso che sembrava
essere stato creato
per null’altra cosa che per accoglierlo e tenerlo al sicuro.
“Rimani con me, Len…”
Gli soffiò sulla bocca, che in pochi istanti fu
sulla
sua.
Un altro gesto del tutto istintivo e fin troppo
rimandato che fece esplodere qualcosa che non si poteva più
tenere a bada e
tantomeno impedire, perché era qualcosa che il destino aveva
deciso per loro.
Bill si alzò in punta di piedi, portando le
braccia al collo dell’amico e Leonard gli cinse la vita
stringendolo a sé,
schiacciando il bel torace contro il suo, alzò molto
timidamente il suo
maglione, infilando solo due dita, per sentire col leggero tocco dei
polpastrelli la sua calda e liscissima pelle.
Il biondo sorrise tra sé, non staccando mai le
labbra da quelle del collega, e scese con la mano sul suo torace,
cercando quel
piccolo spazio di pelle nuda lasciato scoperto dal colletto aperto
della
camicia e man mano scese anche con la bocca lasciando una scia di umidi
baci
sul suo collo, accarezzandolo e assaggiandolo, con una dolce
intraprendenza e
curiosità.
Difficile dire a cosa pensasse in quei momenti,
non riusciva a formulare un solo pensiero di senso compiuto, aveva la
mente
completamente inebriata, oltre che dall’alcool, da Leonard, e
non riusciva a
pensare a null’altro che a lui, ai suoi folti capelli
corvini, al suo sapore,
al suo odore.
Con una forza di volontà a dir poco sovraumana
Len
riuscì a sottrarsi a quelle avance e gli afferrò
i polsi
“Bill… che… che
cosa…”
Non trovò la forza di dire altro, non sapeva
nemmeno cosa articolare a dir la verità, quasi gli mancava
il fiato, William
sorrise maliziosamente alzando un sopracciglio, come per prendersene
gioco
“Devo spiegarti qualcosa in particolare?”
Gli rispose con noncuranza continuando ad
accarezzargli il collo e il petto, stringendosi a lui, l’uomo
alto e bruno
deglutì pesantemente un paio di volte
“Non… non credo
sia…”
Bill sorrise ancora, intenerito da quella
deliziosa ritrosia, gli passò un dito sulle labbra sottili e
parlò con voce
estremamente suadente e al contempo, in qualche modo, molto dolce,
guardandolo
con i suoi begl’occhi sensuali castano-verdi
“Va tutto bene, Len… va tutto bene,
siamo io e
te…”
Sfiorò la sua bocca con le propria, senza
incontrarla, attendendo che fosse Leonard a farlo, a prendere la sua
decisione,
a volerlo davvero.
E non vi era nulla su cui riflettere, nulla su cui
pensare.
Erano loro due, era così che doveva essere.
Era così che era.
“Io e te…”
Mormorò Len sulla bellissima bocca
dell’amico, del
compagno, dell’uomo che amava, prima di assaporarla di nuovo.
Lo strinse a sé, forte, le mani di Bill, le
morbide mani di Bill, gli carezzavano il collo e il viso, con
delicatezza,
dedizione, amore, gli sfiorò le
labbra sottili con le dita e Leonard gliele baciò
dolcemente, con la fronte
sulla sua, respirando all’unisono con lui.
E nulla era mai stato così chiaro,
così limpido,
per nessuno dei due.
Era così che doveva essere, era lì che
la vita li
aveva condotti.
Nessuna domanda.
“Siamo io e
te”
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'Ma non l'avevi già scritto
completamente diverso il loro primo bacio?'
Ecco, sì, ma ne ho immaginati circa
settordicimila tutti diversi nel corso della mia
inutile vita, quindi presumo ne arriveranno anche altri XD
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