“Ehi, sei
arrivato, finalmente!”.
“Credevi che non
sarei venuto?”
“Sei in ritardo,
come al solito.”.
“Di poco…”.
“Sai bene che
quando si attende
qualcosa il tempo sembra non passare mai.”.
“Neanche per il
tuo orologio
interno?”
Sorrido,
dolcissima: “Ti aspettavo…”.
“Avevamo un
patto, ricordi?”.
“E tu mantieni
sempre i patti,
vero?”
“Non l’ho fatto
anche l’altra
volta?”
“Con un anno di
ritardo. Arrivare
in ritardo è una tua specialità.”.
“Ma non per
colpa mia, quella
volta. Quando finalmente ho potuto fare ciò che desideravo, siamo stati
rapidi.
Anche se non eravamo più single…”.
“Devo
contraddirla, avvocato!”
“Hai ragione:
non eravamo ancora
sposati.”.
“Già… ad ogni
modo devo
concedertelo: quando ti metti in testa qualcosa, la ottieni sempre.”.
“Ti dissi anche
l’anno prima che se
avessi voluto un figlio, sarei stato felice d’esser io il padre.”.
“Lo ricordo,
come se fosse ieri. In
quel momento ero distrutta. Mai avrei immaginato che sarei riuscita a
diventare
madre con solo il 4% di probabilità di restare incinta.”.
“A quei tempi
non ti fidavi ancora
di me, vero?”
“Mmh… avrei
dovuto? Era stata una
continua fuga, la tua.”.
“Non direi. Non
dal Paraguay. Prima
posso darti ragione, ma non dopo. Dopo sei stata tu a fuggire,
mettendoti con
Webb.”.
“Mi hai odiato,
vero?”
“Non ti ho mai
odiato, Mac. Odiavo
come mi sentivo a sapervi insieme. E’ diverso, molto diverso. E poi non
mi
fidavo di lui, sapevo che ti avrebbe fatto soffrire.”.
“Lo hai fatto
anche tu…”.
“Lo so, ma mai
per anteporti la
carriera. Perché avevo paura di te, di quello che mi facevi provare.”.
Sorrido
e ti sfioro il volto con una mano; ho sempre saputo che ti turbavo,
prima
ricordandoti Diane e poi facendotela scordare, mentre poco alla volta
ti stavi
innamorando di me. Per questo, per te, era più semplice amare altre
donne…
perché non rappresentavano uno dei tanti fantasmi della tua vita.
Lo
sapevo, ma a quei tempi faticavo ad accettarlo perché ti volevo con
tutta me
stessa. Ti ho sempre voluto, anche quando stavo con altri uomini.
Forse,
proprio in quei momenti, addirittura di più.
“In compenso,
dopo quel bacio che
mi hai dato prima che 5489 miglia rischiassero di separarci per sempre,
hai
ampiamente riscattato 9 anni di attese e tormenti! In 12 ore hai
realizzato
tutti i miei sogni, mantenendo fede anche al nostro patto.”.
“Sai che la
ricordo ancora la
nostra prima volta insieme? La ricordo come se fosse accaduto tutto
soltanto
ieri. Eri bellissima, finalmente nuda tra le mie braccia… Sapessi
quante volte
ti avevo immaginato così…”.
“Avvocato, non
ha più l’età per
pensare a certe cose!”
“Penso in
continuazione a ‘certe cose’, quando
ti sono vicino!”.
“Per quello,
anch’io! E’ diventata
una costante della mia vita! Prima perché avrei dato non so quanto per
essere
tra le tue braccia. Poi perché, dopo averlo sperimentato, non ho più
potuto
farne a meno.”.
“E’ sempre stato
bellissimo, tra di
noi.”.
“E’ vero. Ma
quella volta, nel tuo
vecchio appartamento in North of Union Station, è stato speciale.”.
“Anche se
eravamo attorniati da
scatoloni e su di un letto senza neppure le lenzuola?”.
“Per non parlare
del divano…”.
“O del
pavimento!” I tuoi occhi ammiccano maliziosi.
“Quello è
successo dopo, al ritorno
da Mc Murphy. Ricordo che non riuscivi a tenere le mani a posto neppure
mentre guidavi…”.
“Quell’abito
rosso che indossavi mi
stava facendo impazzire.”.
“Per questo,
appena entrati in
casa, non hai impiegato tre secondi a levarmelo?”
Sul
tuo volto compare un sorriso divertito, al ricordo di come ci
spogliammo con
frenesia prima di fare l’amore sul pavimento, travolti dall’urgenza di
riassaporare la passione e il desiderio che ci avevano uniti soltanto
poche ore
prima.
“Ricordo che
anche tu avevi fretta,
con la mia divisa di gala!”.
“Tutti quei
bottoni… per non
parlare della fascia alla vita… Mentre eravamo al pub con gli altri,
meditavo
sul modo più rapido per togliertela.”.
“Non me lo hai
mai detto!”
“Non me lo hai
mai chiesto.”.
“Prima o dopo il
lancio della
moneta?”
“Prima! Dopo
eravamo entrambi
troppo intenti a fermare Bud.”.
“Hai ragione.
Hai rimpianto qualche
volta la decisione di non affidarci al destino?”.
“No, mai. E tu?
Era stata tua
l’idea. Perché poi l’hai cambiata?”.
“Non lo so.
Diverse volte, in
questi anni, me lo sono domandato, ma non ho mai trovato una vera
risposta. Forse
l’unica plausibile è che mi sono reso conto all’improvviso d’amarti
davvero
tantissimo, al punto di poter rinunciare senza rimpianto alla mia
carriera.”
“Lo avevi già
fatto una volta…”.
“E’ vero. E tu,
Mac? Perché
cambiasti idea?”
“Per il tuo
stesso motivo: non
volevo che fossi tu a rinunciare ed ero disposta a seguirti in capo al
mondo
pur di stare con te.”.
“Ti è mai venuta
voglia di
domandare a Bud chi aveva vinto?”
“Sì, più di una
volta. Ma non
gliel’ho mai chiesto.”.
“Anch’io sono
stato tentato di chiedere,
ma poi ho rinunciato. Del resto non era più importante.”
“In fondo non lo
è mai stato.
Londra o San Diego? Che importa sapere cosa ci aveva riservato il
destino?
Siamo stati felici così, come abbiamo scelto noi di vivere. Qualunque
fosse la
nostra scelta o quella del destino, l’importante era stare assieme. Hai
avuto
rimpianti per la decisione che abbiamo preso alla fine?”
“No, e tu?”.
“Nessuno. La mia
vita è stata bella
così com’è stata. Ad ogni modo, tornando a quella sera e alla tua
divisa: ho dimenticato
qualunque moneta, qualsiasi decisione, persino i disegni del destino,
non
appena siamo saliti in macchina e hai iniziato ad accarezzarmi le
gambe!”.
“Lo spacco di
quel vestito mi
intrigava molto…”.
“Dobbiamo allo
spacco del mio
abito, allora, se oltre a rispettare il patto, lo hai persino
raddoppiato?”.
Mi
abbracci provocante: “Sei tu che
temevi che avessi promesso e non
mantenuto. Due gemelli erano il minimo che potevo regalarti, dopo il
ritardo di
un anno sulla scadenza del patto!”.
“La dottoressa
aveva detto che
certe cure avrebbero potuto facilitare i parti gemellari.”.
“Cerchi sempre
di farmi abbassare
le ali, vero?”.
“Tu non sai
quanto ti ho amato,
dopo aver saputo che ero incinta, e per di più di due gemelli.”.
“Vuoi dire che
altrimenti mi
avresti amato meno?”.
“No, sciocco! Ma
quello è stato il
dono più prezioso che potessi farmi.”.
“Anche tu. Adoro
i nostri figli, lo
sai. Quasi quanto adoro la loro madre.”.
“Sono due
ragazzi meravigliosi.”.
“Ragazzi? Sono
un uomo e una donna
fatti, ormai!”.
“Hai ragione. Ma
io li vedo sempre
come i bambini che sono stati… Ricordi com’erano discoli?”.
“Non mi ci far
pensare!”.
“Avresti mai
immaginato che anche
in questo il nostro patto si sarebbe avverato? Nostra figlia assomiglia
a te,
ma ha la mia intelligenza e il mio carattere tranquillo.”.
“Tranquilla tu?
E poi il colore
degli occhi è tuo…”.
“Lo so, mi ha
sempre rimproverata
per quello! Dice che è un’ingiustizia che suo fratello, che assomiglia
a me,
tuttavia ha il tuo colore degli occhi. Oltre al tuo carattere impetuoso
e alla
tua intelligenza, ovviamente. Dice che avrebbe dovuto avere lei gli
occhi
chiari come i tuoi, visto che è quella dei due che assomiglia più a te,
così
avrebbe potuto fare strage di cuori!”.
“Più di quello
che ha già fatto?”.
Sei
buffo, ogni volta che pensi a tua figlia a letto con un uomo… l’avresti
voluta
sempre bambina e sempre e solo innamorata di te.
“E’ stata dura,
vero?”
“Peggio del mio
naufragio in mare!
O peggio di quando misi il piede su quella bomba!”
“Il problema sta
nel sorriso: entrambi
i nostri figli hanno ereditato il tuo. E io so bene cosa significa…”.
“Davvero?”.
Ed
eccolo, quel sorriso che mi ha sempre fatto sciogliere le gambe e
andare il
cuore in gola! Lo sfoderi anche ora, sapendo perfettamente quanto lo
adoro.
“Nostro figlio e
nostra figlia
hanno imparato molto presto ad usarlo per farmi cedere. E per sedurre i
poveri
rappresentanti del sesso opposto!”.
“Mi domando da
chi avranno
imparato…”.
“Già, chissà da
chi?”.
“Sono speciali.
Mi mancano, sai? Mi
sono mancati molto.”.
“Lo so…”.
“Mancano anche a
te?”
“Tantissimo,
anche se li ho appena
lasciati.”.
“Ce la faranno,
Mac. Stai
tranquilla.”.
“Lo so, sono
forti. Eppure, se
penso a loro, sento una morsa allo stomaco e un acuto dolore al petto…”.
“E’ il tuo
cuore.”.
“E’ successo
così anche a te?”.
“Più o meno,
credo. Ricordi cosa
dissi al medico?”.
“Sì, lo ricordo.
Scherzando dicesti
che il tuo cuore era ridotto tanto male perché aveva lavorato troppo,
ad amarmi
per oltre 35 anni. Il dottore sorrise.”.
“Già…
soprattutto quando tu
ribattesti che avrebbe dovuto auscultare il tuo e sentire com’era
ridotto,
perché nel tuo caso si dovevano aggiungere altri 9 anni di pene
d’amore!”.
“Che faccia, che
fece! E i nostri
figli? Ricordi che cosa gli dissero?”.
“Non
faccia caso a loro, dottore. Sono famosi per voler sempre
primeggiare l’uno sull’altra e per punzecchiarsi in continuazione!”.
“Ci conoscono
bene, Harm. Il bello
è che ci assomigliano tanto ma, a differenza nostra, loro sono sempre
d’accordo
su tutto.”.
“Ma anche noi
siamo sempre stati
d’accordo su tutto!”.
“Oh, certo!
Quando io la penso come
te. Oppure quando riesci a convincermi a pensarla alla tua stessa
maniera!”.
“Vedi che siamo
sempre d’accordo?”.
Come
si fa ad avercela con te quando sfoderi il tuo sorriso e quella faccia
da
schiaffi?
“Hai sempre
adorato punzecchiarmi,
vero?”.
“Sempre. Fin
dalla prima volta che
ti ho vista!”.
“Comunque è
bello vedere i nostri
figli tanto uniti.”.
“Hai ragione,
Mac. E’ bello.”
Fai
una pausa e poi, finalmente mi rivolgi la domanda che credevo mi
avresti fatto
appena arrivato: “Cos’hai tra le
mani?”.
“La nostra
foto.”.
“Quella
dell’Afghanistan?”.
“Sì.”.
“Vuoi dire che
l’hai tolta dalla
parete di casa nostra? Pensavo che non lo avresti mai fatto.”.
“No. Quella
originale l’ho lasciata
al suo posto. Ne ho fatta fare una copia quando ho capito che si stava
avvicinando il momento… Volevo averla con me.”.
“Perché?”
“Cosicché
potessero capire dove
stavo andando…”.
“Credi che non
lo sappiano?”.
“Sì, lo sanno.
Ma volevo esserne
sicura. E, soprattutto, voglio che sappiano che saremo insieme. Che sei
venuto
a prendermi, come mi avevi promesso.”.
“Ti amo, Sarah.”.
“Sarah? Lo sai,
vero, che è ben la
seconda volta in tutta la mia vita che dici ‘Ti
amo Sarah’ ?”
“Per me tu sei
sempre stata Mac. Ma
sia durante la prima volta che facemmo l’amore, sia ora, voglio che tu
sappia
che amo proprio tutto, di te: l’amica, la compagna di tante avventure,
ma
soprattutto la Donna. Anche allora volevo che sapessi che non avevo più
paura
di quello che rappresentavi…”.
Ricordo
tutto: anche quella volta me lo dicesti. E anche allora, proprio come
mi sta
accadendo in questo momento, i miei occhi si riempirono di lacrime.
“Ti amo, Harm.
Ti ho sempre amato
tanto…”.
Con
il tuo solito gesto del pollice, tenero e dolcissimo, mi asciughi le
lacrime,
esattamente come facesti tanti anni fa.
“Dammi la mano.”.
“E’ ora, vero?”.
“Sì, dobbiamo
andare. Sei pronta?”.
“A seguirti?
Certo, come sempre.”.
“Hai paura?”.
“Un po’. Ma so
che ci sarai tu, con
me.”.
“Non ti lascio,
Mac.”.
“Dove mi porti?”.
“Lassù…” e mi indichi una luce chiara, abbagliante, ove in
lontananza si
intravede un gioco di colori.
“Sembra bello.”.
“Lo è, fidati.”.
“Mi sono sempre
fidata di te, lo
sai. Ci pensi, Harm? Noi due, insieme per sempre…”.
“Ce la farai a
sopportarmi?”.
“Ho avuto un
buon addestramento. E
tu?”.
“Anche se non
sono un Marine, credo
che riuscirò a resistere! E poi ho già volato con te…”.
“Non mi ci far
pensare!”
“Questa volta
non ci saranno
incidenti. E’ una promessa.”
“Per te è un po’
come tornare ai
vecchi tempi, non è vero?”.
Non
serve neppure che mi rispondi: te lo leggo negli occhi che sei felice.
Ed è
bello saperlo. E’ consolante.
Tu
hai sempre desiderato essere libero in cielo e ora lo sei. E fra pochi
attimi
lo sarò anch’io, con te.
Ti
porgo finalmente la mano e nel prendermela la stringi forte, per farmi
capire
che andrà tutto bene.
“Sarà meraviglioso, amore.
Insieme
per sempre. Lassù… da qualche parte oltre l’arcobaleno.”.