And
if we can find where we belong
Fare da balia ad un Gerard Way ubriaco non era di certo il prototipo
della sua serata perfetta.
- Quindici uomini,
quindici uomini, uoh-uoh! E una bottiglia di r-r-rhum! -
- Gerard, abbassa la voce, cazzo! -
Gerard scoppiò a ridere senza un motivo particolare, per poi
premersi l'indice destro sulle labbra. Barcollava come se si trovasse
in una barca in procinto di affondare, la bottiglia di vodka ormai
quasi vuota stretta tra le mani e lo sguardo lucido e perso tipico
delle persone non propriamente sane.
"Un paio di birre
insieme, Frankie, che sarà mai? Come ai vecchi tempi!"
E infatti lui aveva bevuto solo due lattine di birra, mentre Gerard
aveva continuato a bere per tutta la sera, spendendo chissà
quanto per talmente tanti alcolici che Frank non voleva neanche
ricordare.
Come ai vecchi tempi, infatti: Gerard ubriaco e Frank che lo
controllava.
- P-Perché? - esclamò, ridendo ancora. - E'
d-divertente! -
- Non lo è. Sono le due di notte, cristo santo, la gente qui
intorno dorme -
- E' p-presto, infatti! - urlò ancora il rosso, senza
smettere di ridere.
Frank sospirò, alzando gli occhi al cielo. La notte era
chiara e stellata, una di quelle notti in cui è veramente
piacevole fare una passeggiata per le vie della tua città...
magari senza Gerard Way ubriaco. Ecco, a quel punto sarebbe stato
meglio.
- QUINDICI UOMINI... - tuonò Gerard, più forte di
prima.
- GERARD! - strillò a sua volta Frank, strattonandolo per un
braccio.
Gerard, avendo perso ogni sua capacità di rimanere in
equilibrio al terzo bicchierino di vodka alla pesca,
ondeggiò per un po' prima di finire contro Frank e di
trascinarlo a terra insieme a lui. Frank squittì,
aggrappandosi involontariamente a Gerard, e i due rotolarono per
qualche secondo sull'asfalto caldo. Raggiunsero quasi il centro della
strada prima di fermarsi.
Frank, che aveva tenuto gli occhi serrati per tutta la caduta,
aprì leggermente le palpebre, e quando si ritrovò
Gee a due centimetri di distanza dal suo viso, si sentì
morire. Le sue guance cominciarono subito ad arrossarsi, mentre il suo
cuore cominciava a scalpitare fuoriosamente nella sua cassa toracica.
Gli sembrava quasi impossibile che Gerard non riuscisse a sentirlo: era
così veloce e potente che sembrava un grado di
distruggere la sua prigione fatta di ossa e carne per saltare via
chissà dove.
Erano anni che lui e Gee non erano così vicini. Ancora due
centimetri, e le labbra di Frank avrebbero potuto sfiorare quelle del
più grande. Due centimetri e sarebbe tornato completo.
Scosse appena la testa, cercando di scacciare quel pensiero, di
sostituirlo con quello di Jamia, dei suoi figli. Non era giusto nei
loro confronti.
- Gerard, fammi alzare - biascicò, ma Gerard scosse la
testa.
- N-No - biascicò - Prima chiamami Gee -
- Cosa? -
- Chiamami Gee! S-Sono anni che non mi chiami in quel modo.
Perché? -
- Perché tu non mi chiami Frankie? -
- Perché tu non mi chiamavi Gee -
Frank sbuffò.
- Questo discorso non ha senso. Sei ubriaco fradicio -
- E' una scusa. Non vuoi parlarne? -
- Gerard, fammi alzare -
- No -
rispose l'altro, con voce ferma.
Frank lo guardò negli occhi, quei suoi maledettissimi occhi
verdi, due occhi che ormai accompagnavano quasi tutte le sue notti. Due
occhi sempre così maledettamente familiari, occhi che
sapevano di casa, più di qualsiasi altra cosa al mondo. Gli
occhi di Gee lo facevano stare bene, ma continuare così era
un suicidio. Amare Gee era un suicidio.
Gerard chiuse gli occhi e sospirò, abbassando la testa in
modo da poterla appoggiare sul petto del più piccolo.
Nascose il viso nel petto di Frank e lo strinse a sé con
forza. Frank si irrigidì, sorpreso, e il suo cuore prese a
battere due volte più velocemente. Era impossibile che
Gerard non riuscisse a sentirlo: aveva l'orecchio appoggiato alla sua
cassa toracica, esattamente sopra quel maledettissimo cuore che
continuava a correre come una locomotiva impazzita.
- Perché non mi chiami più Gee, Frankie? -
Frank sgranò gli occhi. Erano passati così tanti
anni dall'ultima volta che aveva sentito quel nomignolo uscire dalle
labbra di Gee che aveva perso il conto. Ebbe un tuffo al cuore.
- Perché non posso, lo sai - sussurrò in risposta
Frank, rispondendo alla stretta di Gerard. Affondò le mani
nella massa scomposta dei suoi capelli, e si sentì a casa,
come se quello fosse l'unico posto in cui era abbastanza.
- Mi sei mancato - mormorò ancora il più grande,
strofinando il viso sulla felpa dell'altro. - Tanto -
- A-Anche tu mi sei mancato - biascicò Frank, socchiudendo
gli occhi.
Avrebbe voluto fermare quell'istante e vivere così per
sempre: lui e Gerard, abbracciati, aggrappati l'uno all'altro come se
non ci fosse più un domani da vivere. Gerard che ancora era
suo, con il suo profumo, il suo sorriso e i suoi occhi che parlavano di
casa, di emozioni che esplodevano come tante bombe nucleari nel suo
povero cuore straziato.
- Che facciamo se arriva una macchina? - mormorò Frank,
aprendo gli occhi per fissare il cielo stellato.
- Semplice, moriamo
-
- Bello -
- Già -
Calò ancora il silenzio. Frank cominciò a passare
le dita nei capelli di Gee, a districare i nodi, a pettinarli con
dolcezza, mentre Gerard stringeva Frank, respirando lentamente.
- Tu mi ami ancora, vero? - sussurrò Gerard, di punto in
bianco, e Frank smise di respirare. Sgranò gli occhi, e si
sentì un po' come se qualcuno avesse appena bucato quel
palloncino di gioia in cui si era rifugiato insieme a Gerard per tutti
quegli stupidi istanti.
- Io... - sospirò - Sì, ti amo ancora -
- Però ami anche Jamia e i bambini -
- Sì - biascicò Frank, sentendosi annientato.
Perché non c'era più un "Frank e Gerard".
Forse non c'era mai stato, forse si erano solo illusi che fosse
esistito, ma anche quell'illusione ormai non c'era più. Ora
c'era Frank e c'era Gerard, due entità separate. Due
entità spezzate a metà, incomplete. Erano due
parti di un cerchio che non potevano più congiungersi, e
sarebbe sempre stato così.
Sentì la mano di Gerard sgattaiolare verso la sua. Le loro
dita si intrecciarono dolcemente, e Frank si sentì completo.
Era tanto che non si sentiva così, come se per anni non
avesse più respirato davvero. Ma ora lo stava facendo, stava
respirando,
ed era bellissimo, perché Gerard era lì, tra le
sue braccia, e non voleva che se ne andasse via di nuovo.
Ma l'avrebbe fatto. Era inevitabile.
La vista cominciò ad annebbiarsi lentamente, e una lacrima
scivolò sul suo viso. Perse il controllo di queste ultime, e
scoppiò in lacrime, singhiozzò appena, mentre
Gerard lo stringeva e disegnava cerchi immaginari sulla sua mano con il
pollice. Stava sussurrando delle parole, parole che Frank non riusciva
a capire, ma sentire la voce di Gerard lo tranquillizzò,
perché Gee gli stava rivolgendo la parola, gli stava
parlando, e questo valeva più di ogni altra cosa.
- G-Gee...
- mormorò, stringendolo con più forza. - G-Gee... -
- Sono qui - sussurrò l'altro - E sono ubriaco.
Però ti amo. E domani magari sarò sobrio, ma ti
amerò lo stesso -
Frank emise un rantolo e lo strinse più forte, nascondendo
il viso tra i capelli dell'altro. Inspirò il suo profumo,
cercò di calmarsi, ma non ci riuscì.
Perché quelle erano parole vuote, parole fredde, erano parole, solo e
soltanto questo. Parole che non potevano trovare riscontro nella
realtà, perché c'era un cerchio dorato
sull'anulare destro di Gerard, perché era legato ad un'altra
persona per sempre. E in quel duo non c'era spazio per Frank.
- N-Non andartene, Gee - sussurrò.
Gerard si alzò, tornò a guardarlo negli occhi.
Quei due grandi occhi verdi un po' appannati dai fumi dell'alcool, quei
due stupidissimi occhi che sapevano di casa. Esattamente come le sue
labbra.
Fu solo questione di un secondo: Frank inarcò la schiena e
raggiunse le labbra di Gee con le proprie. Sentì l'altro
sobbalzare, ma nonostante ciò dischiuse comunque le labbra,
permettendogli di entrare. La bocca di Gee sapeva di alcool e fumo.
Frank intrecciò la sua lingua con quella dell'altro, e il
suo cuore cominciò a fare le capriole, a saltare, a
scalpitare come un cavallo imbizzarrito. Si baciarono per molto. Per
secondi, minuti, forse ore. Si baciarono finché l'aria non
venne a mancare ad entrambi.
A quel punto Gerard si ritrovò costretto a staccarsi dalle
labbra di Frank. Appoggiò comunque la fronte su quella del
più piccolo, e sorrise appena. Frank guardò i
suoi occhi appannati: era ancora ubriaco.
- Te ne ricorderai, domani? -
- N-No -
replicò l'altro - Ma mi ricorderò che ti amo.
Neanche tutta la vodka del mondo potrebbe farmelo dimenticare, Frankie
-
Frank sorrise, e lo baciò ancora.
Perché due persone che si amano, alla fine, si appartengono
comunque.
Perché loro erano Frank e Gerard.
Erano due, e sarebbero sempre rimasti due, nonostante tutto.
_Cris Corner
No,
okay.
Questa
è la mia seconda Frerard, e... boh, non ho la minima idea di
cosa dire in proposito.
Questi
due si amano, punto. Non lo si può negare: si vede lontano
un miglio che Frank è pazzo di Gerard e viceversa. Magari
sono sposati, sì, hanno dei figli, ma due persone che si
amano si appartengono comunque. E questi due si sono amati troppo a
fondo per non appartenere comunque l'uno all'altro.
La
canzone che canta Gerard è una famosa canzone da pirati che
tutti voi conoscerete sicuramente.
La
faccenda della strada esce da due cose differenti: una conversazione su
Twitter con una mia amica e un'immagine che ho trovato in giro per il
web, probabilmente ripresa da un film, non so. Mi sembrava figo.
Il titolo viene da "The Only Hope For Me Is You", come avrete capito,
ed è l'unico titolo decente che io abbia trovato.
Vi
prego, recensite. Anche solo per dirmi che vi ha annoiato a morte,
anche per insultarmi.
Anche
una recensione di una riga va bene, va benissimo.
Tutto
quello che volete, basta che recensite.
Un
grosso bacione,
_Cris
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