Titolo:
Di cicatrici e presentimenti
Summary:
«Quando
una cosa è tua ne puoi fare quello che vuoi.»
Pairing:
Jim/Sebastian
Rating:
PG
Words:
803
Desclaimers:
Blabla. Non. Semplicemente non.
Notes:
Partecipa alla Sherlothon dello
SFI, col prompt #4
(http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b7/Holmes_reichenbach.jpg)
del Team Canon.
Di
cicatrici e presentimenti
“Un
altro incubo, capo?
Se
vai avanti così, ti toccherà assumere te stesso.
Ma
ciò è impossibile, visto che
non
disponi di cento sterline al giorno per pagarti.”
(Groucho)
Una rupe. Era una rupe.
E poi c'era il rumore assordante dell'acqua. Data l'altezza doveva
essere una cascata. All'improvviso cominciò a salire l'ansia.
Non sapeva neanche lui perché. Il passaggio era talmente bello
da sembrare irreale, o provenire da un'altra epoca. Ma l'ansia
cresceva, nonostante la calma apparente di quel posto. E non
accennava a scendere.
Sebastian si svegliò
di soprassalto, la fronte sudata e l'affanno. Prese fiato cercando di
regolarizzare il respiro e passando le mani sugli occhi, non facendo
caso più alla cicatrice.
Lui non era un tipo
propriamente superstizioso, ma in guerra aveva imparato a fidarsi dei
presentimenti. E quello che aveva in quei giorni era terrificante
persino per lui.
Non era permesso
mettere in dubbio le decisioni di Moriarty, ma a lui erano concessi
piccoli privilegi, come avere un'opinione, e poterla anche esprimere.
Nonostante ciò, dovette raccogliere tutto il coraggio che
aveva in corpo per poter raccontare tutto.
«Non sono sicuro
che abbiamo tutto sotto controllo.»
Jim alzò lo
sguardo e lui pensò per un attimo di aver sbagliato a parlare.
«Stai forse
mettendo in dubbio la mia autorità, Sebastian?» chiese
avvicinandosi piano.
«Sto invece
considerando la possibilità che tu non abbia sotto controllo
tutti i fattori di questo piano.»
«E' di me che
stai parlando.»
«Stiamo parlando
anche di Holmes, e ho l'impressione che tu lo stia sottovalutando.»
«Tu invece lo
stai sopravvalutando.»
«Io non-»
Sebastian si
interruppe, sospirando rassegnato. Non poteva vincerla con lui, e lo
sapeva. Ma tentare non nuoce, nella maggior parte dei casi. Giusto?
«Lasciamo
perdere.» mormorò quasi tra sé.
Si lasciò cadere
sul divano, stanco come non lo era da anni. Jim si sedette di fronte
a lui, sul tavolino, osservandolo attentamente con la testa
leggermente piegata di lato.
«Seb, ti stai
preoccupando per il piano o per me?» chiese.
«E' la stessa
cosa.» rispose.
Sebastian si prese una
sigaretta e l'accese, nervoso. «Sarà un suicidio.»
disse senza guardarlo.
«Appunto. Quale
modo migliore di andarsene sapendo che il tuo nemico è fottuto
e finirà tra le fiamme dell'inferno esattamente come te?»
Alzò lo sguardo
e lo fissò nel suo, che ghignava spudoratamente.
«Tu sei pazzo,
Jim.»
«E te ne sei
accorto solo ora?»
Non ne poté più.
Si alzò di scatto e si avviò alla porta, domandandosi
perché mai aveva cominciato quel discorso.
«Hai intenzione
di abbandonarmi?»
Sebastian si fermò,
sentendosi come un cane col proprio padrone.
«Mai. Lo sai.»
Sentì i passi di
Jim avvicinarsi, anche se non si voltò.
«Guardami,
Sebastian.»
Lui restò
immobile.
«Guardami.»
Era un ordine, e
Sebastian non poteva ignorare gli ordini del capo. Appellandosi a
tutta la sua forza, si girò. Moriarty lo stava fissando ancora
in quel modo. In quel modo. Gli
passò un dito sulla cicatrice, lentamente. Chiuse gli occhi,
trattenendo un attimo il respiro.
«Ho
sempre avuto un debole per gli sfregi.» mormorò il suo
capo «Vedi, Seb, ci sono alcune ragioni per cui potrei decidere
di sfregiarti personalmente. La prima sarebbe la gelosia. Lo so che
suono tanto come un mafioso o un cattivo proveniente da qualche
secolo fa, ma – che ci vuoi fare? - ho un debole anche per le
questioni d'onore vecchio stile. La seconda è che se dovessi
scoprire che non hai più per me quella fede cieca che mi
aspetto da te o che, e qui siamo al terzo scenario, la riponi in
qualcun altro, potrei farti a pezzi, Sebastian.»
Gli
strinse la mano sul viso, e gli scesero dei brividi lungo la schiena.
«Potrei
toglierti la pelle centimetro per centimetro, godrei nel sentire le
tue urla strazianti, perché le riconoscerei come mie e te le
farei pagare una a una.»
«Lo
sai che la mia fede è intatta e nessuno me la porta via.»
disse lui.
Jim
sorrise e lo baciò sulla cicatrice, il respiro pesante.
«Vorrei
avertela fatta io questa, sai Seb? Ogni volta che l'avresti guardata
avresti pensato a me. E anche le altre persone. Avrebbero saputo
subito a chi appartenevi. Ti avrei amato solo io. Potresti farmene
una anche tu, così diventerei uguale a te. Tu sei mio,
Sebastian, e quando una cosa è tua ne puoi fare quello che
vuoi.»
Sebastian
non poté evitare di baciarlo, perché era vero, era cosa
sua. E non si era mai sentito meglio in vita sua. Gli respirò
sulle labbra, la fronte appoggiata alla sua.
«Il
piano è stabilito.» sussurrò il suo capo
«Smettila di preoccuparti, e vedrai che anche gli incubi
spariranno. Mi servi sveglio, Sebastian.»
Lui
annuì senza dire più niente.
In
quel momento gli sembrò stupido aver dubitato di lui, anche
per un secondo. Gli avrebbe chiesto scusa, dopo. Glielo avrebbe
sussurrato nell'orecchio, soffiato sulle labbra, sul collo. L'avrebbe
convinto che l'aveva pensato solo per pura precauzione, che non era
una mancanza di fiducia nei suoi confronti. Quella era una cosa
impossibile. Non avrebbe mai potuto smettere. Perché era cosa
sua, e quando una cosa è tua ne puoi fare quello che vuoi.
Adesso,
gli incubi erano tornati. Ma erano ricordi, non presentimenti. E gli
veniva da vomitare per il dolore.
Notes,
again:
FORZA
CANOOOOON! E bast!
E
non ho altro da dire! XD A parte il solito thank you Sonia. ♥
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