The Knight Fair and
the Comely Maid
É
appena prima che tutto finisca che si vedono di nuovo.
È
l’alba, e la luce delle torce dà a tutto
un’aria confortevole e malinconica allo stesso tempo. Il
corridoio in cui si trovano è vuoto e silenzioso, anche se
la reggia freme di attività: c’è il
cortile del palazzo da pulire dai resti dei festeggiamenti, e i
cavalieri da reclutare per la scorta che accompagnerà
Sigfrido a Xanten, e addii da pronunciare.
I capelli di
Crimilde hanno un colore tra il biondo e il rosso, nella luce
aranciata. Le fiamme si riflettono nei suoi occhi troppo azzurri,
riempiendoli di un calore e di una dolcezza tali da rendere difficile
guardarla in volto. Il candore niveo delle mani e del viso risplende
tra i colori vivaci delle stoffe del suo abito – sete arabe,
lino, e tutto ciò che dovrebbe accrescere la sua bellezza ma
ne è semplicemente oscurato.
Brunilde sa
che quello è l’aspetto di una vera regina, di una
dama bellissima e virginale, la moglie devota e la tenera amante di un
nobile signore. E questa bellezza andrà sprecata per le
pretese di un semplice vassallo: il popolo di Burgundia ama Sigfrido,
questo è chiaro, ma lei non condivide le opinioni della sua
nuova gente.
Quando
Crimilde prende le sue mani tra le sue – e mentre quelle di
Crimilde sono lisce e delicate, quelle di Brunilde hanno i calli e le
cicatrici di un soldato istruito fin dall’infanzia a
maneggiare spade e lance e archi – in un gesto di affetto
quasi fraterno, Brunilde pensa a come potrebbero essere le loro vite se
solo lei fosse un uomo.
Se solo gli
uomini del suo re la guardassero come un guerriero nobile e valoroso e
non come una bestia selvaggia venuta dagli Inferi, se solo non fosse
stata costretta per anni ad aspettare uno sposo che non arrivava mai e
che lei non aveva mai desiderato e a sconfiggere giorno dopo giorno
cortei di pretendenti venuti ad assediare le sale di Isenstein. Se solo
potesse vivere la vita che avrebbe dovuto essere sua.
Brunilde non avrebbe dovuto
sposare Gunther. Crimilde non avrebbe dovuto sposare Sigfrido.
È
così facile illudersi, e non sentire più il peso
dei capelli lunghi e delle vesti ornate.
Così
facile, quando le labbra di Crimilde sfiorano le sue in un gesto che
dovrebbe essere così innocente – un bacio di
benvenuto, un bacio d’addio, e due sorelle legate da
un semplice, tenero giuramento di amicizia – ma le
infuoca l’anima e il corpo.
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