Titolo:
Lovesong
Summary:
Non portarmi giunchiglia.
Portami un bouquet di pillole.
Pairing:
Sherlock/John
Rating:
PG13
Words:
854
Disclaimers:
Non miei e “blablablabla!
Lascia stare! Abbiamo detto queste cose centinaia di volte!”
Notes:
Per
la Sherlothon dello SFI sul prompt #5
(http://www.myreckonings.com/Images/silver_blaze_sydney_paget.jpg),
team Canon.
Lovesong
“L'amore
è una malattia dell'immaginazione.”
(Massimo
Gorki)
John guardò
fuori dal finestrino. Il treno correva veloce. Almeno nella sua
memoria era così.
Forse non era neanche
memoria.
Il paesaggio era
strano. La maggior parte del tempo non vedeva nulla, al buio; in
altri momenti si trovava di fronte a distese immense di erba grigia,
che si alternava a sabbia incandescente e ad acqua innaturalmente
azzurra. Il tempo era perennemente coperto.
Sherlock seduto di
fronte a lui sembrava tranquillo. Parlava con la solita velocità,
oppure taceva, di quei silenzi che avevano solo loro.
Ogni
volta che ero solo con te, mi sembrava di essere a casa. (1)
«Non devi aver
paura, John.» disse a un certo punto.
Lui lo guardò,
spaventato.
Sherlock sorrise. «E'
perfettamente normale.»
«Tu che mi
parli di normalità?»
«E allora?»
«Niente. Suona
strano.»
Stai
stringendo il mio cuore, gridando.
Figlio
di puttana. (2)
Il fischio si faceva
sempre più acuto, gli sembrava, ad ogni nuova fermata. Non che
si fermassero spesso, e comunque John non l'avrebbe notato se non
fosse stato per quel fischio.
Ad ogni fermata, ad
ogni fischio, John si affacciava, mosso dalla superficiale curiosità
di osservare i nuovi passeggeri. Ma ogni volta non vedeva nessuno.
Mi
hanno lasciato rotto, sanguinante. (2)
Hanno lasciato anche te
così?
«Dove sono?»
«Chi, John?»
«Gli altri. Gli
altri passeggeri.»
«Ti interessa
davvero saperlo?»
«No, in effetti
no.»
Ogni
volta che ero da solo con te, mi sentivo di nuovo intero.
John si sporse verso di
lui e lo baciò, perché così gli andava. Forse
era la paura, forse era il luogo improbabile, forse era il grigio.
Forse era la paura di un luogo improbabile e per giunta grigio. Forse
era l'intero, o più probabilmente i colori che esplodevano
sotto le sue palpebre, quando Sherlock gli respirava così
vicino.
Per
quanto lontano, ti amerò per sempre.
Qualunque
parola io dica, ti amerò per sempre. (1)
«Hai mai fatto
caso alla mia linea della vita, John?»
«No, perché?»
«E' praticamente
inesistente.»
Un
sorso del sangue che ho trovato stando qui.
Sto
morendo qui. (2)
Sherlock gli mostrò
il palmo della mano, indicandogli con il dito la linea della vita.
John non ne sapeva molto di quelle cose, e di certo non era il tipo
da crederci. Eppure neanche Sherlock lo era. Allora perché gli
stava mostrando quella insulsa piega della mano?
John guardò. Era
una linea curva cortissima, quasi invisibile. Pensò che non
era giusto, che se doveva esserci una linea della vita di quelle
esigue e insignificanti dimensioni doveva essere la sua. Allora
abbassò lo sguardo sulla propria e non la trovò. Bene,
pensò. Bene.
Proteggimi
quando puoi.
Rispettami
quando starò
morendo.
(2)
«Hai visto? E'
passato un uomo!»
«E allora? Siamo
su un treno, non è improbabile.»
«Era
decapitato?» (2)
«Ti interessa
davvero, John?»
«No. A dire la
verità, no.»
«Bene.»
«Sherlock.»
«Sì?»
«Dove stiamo
andando?»
«Da nessuna
parte.»
Ogni
volta che ero da solo con te, mi sentivo di nuovo libero.
Ogni
volta che ero da solo con te, mi sentivo di nuovo pulito. (1)
Sherlock si sporse
verso di lui e gli prese il viso tra le mani, guardandolo negli occhi
con l'aria preoccupata. «John.» gli disse «Tu
sei stata l'unica cosa che ho danneggiato. E' questo quello
che si ottiene a essere mal gestiti.» John non capiva.
Cos'era? Una specie di canzone d'amore per il caro estinto? O
una pietra tombale per l'uomo col cuore spezzato? (2)
Non
portarmi giunchiglie.
Portami
un bouquet di pillole. (2)
«Cosa dici,
Sherlock?»
«Non portarmi
giunchiglie. Portami un bouquet di pillole.»
«Le pillole ti
fanno male.»
«Anche quelle che
stai prendendo tu ti fanno male. Ma continui a prenderle.»
«Non mi importa.
Ogni volta che sono da solo con te, mi sento di nuovo pulito. E
libero.»
Per
quanto a lungo io resti, ti amerò per sempre. (1)
A
John cominciò a mancare il respiro. Aprì il finestrino
per far passare aria e guardando fuori si gelò. Piovevano
necrologi, e stavano
lì, nudi, a faccia in giù.
Ho
provato a lasciare questa vita che odiavo?
Perfino
la morte era sopravvalutata. (2)
John non riusciva più
a respirare. Guardò ansimante Sherlock in cerca di aiuto, ma
lui lo osservava impassibile. Quasi con morbosa curiosità. Non
capiva. Stava morendo? E di cosa? Non riusciva ad individuare nessun
sintomo di nessuna malattia. Sapeva solo che gli mancava l'aria.
Asma? Impossibile. Erano anni che non aveva più
attacchi. Doveva respirare. E da fuori non arrivava neanche un filo
di vento. Ma andavano alla massima velocità! John cercò
ancora lo sguardo di Sherlock, che era sorridente, soddisfatto, come
se John fosse sulla buona strada per arrivare ad una conclusione, a
cui tuttavia lui, da perfetto cervellone, era giunto da un pezzo
ormai. Aveva giusto un filo di voce per fare la domanda che gli
girava in testa dall'inizio di quel viaggio.
«Sherlock, dove
siamo?»
«Sulla
Metropolitana dei Morti.»
John aprì gli
occhi. Allungò la mano tremante verso il nulla.
Non vedeva niente. Solo
il buio, e seppe di essere morto.
Sorrise. Un sorriso
tremulo, ma sincero. Come non ne faceva da mesi.
Sentì una mano
che gli toccava il viso, gli spalancava gli occhi, la bocca.
Sentì che
un'altra mano gli stava infilando qualcosa in bocca mentre quella che
prima lo stava tastando gli stava alzando il viso.
John ricominciò
a respirare. Era l'inalatore.
Poi cominciò a
vedere meglio, e mise a fuoco la sagoma preoccupata di sua sorella.
La guardò con
disprezzo, realizzando di non essere morto.
Non l'aveva mai odiata
tanto in vita sua.
Per
quanto lontano, ti amerò per sempre.
Per
quanto a lungo io resti, ti amerò per sempre.
Qualunque
parola io dica, ti amerò per sempre. (2)
Notes,
again:
La Sherlothon è
agli sgoccioli, ma io non demordo.
Le parti in corsivo
sono citazioni da Lovesong dei The Cure (1) che dà
anche titolo alla storia, e Love song dei Korn (2). La
metropolitana dei morti è invece un riferimento a Un buon
posto per morire della coppia Avoledo-Dileo. Quel libro è
un trip d'acido!
Il solito grazie alla
mia esaminanda Sonia ♥
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