Fandom:
Supernatural
Titolo: My
Sleeping Beauty Brother
Rating: verde
Personaggi/Pairing: Sam/Dean
Tipologia: one shot
Lunghezza: 3054 parole (calcolatore)
Avvertimenti: AU, incest
Spoiler!
Genere: crack, fluff
Disclaimer: i personaggi non sono miei (sì, so che la
cosa vi sconvolge), ma tanto Kripke e Sera fanno crack canon, quindi
anch'io posso maltrattare i fratellini,
Credits: il tema della Bella Addormenta è vecchio come
il cucco, però qui ci sono pesanti riferimenti alla versione Disney.
Perché? Perché è la più gay che ho trovato.
Prompt: chibi_saru11
per il Supernatural
Secret Kink Gift, Wincest, AU -
non m'importa che AU, basta che sia AU. ho un poco di kink per le AU,
sì
Introduzione alla Fan's Fiction: AU dell'episodio
"Favole Maledette" e stavolta le vittime di Callie sono proprio Sam e
Dean.
Sam si avvicinò con circospezione
alla vecchia villa, districandosi tra le edere e le erbacce che ne
coprivano quasi totalmente il giardino, un tempo sicuramente
rigoglioso, le statue e la soglia.
Fiabe. Sicuramente erano coinvolti in un'altra stupida, insensata
fiaba, e con ogni probabilità Dean ci era finito proprio in mezzo, come
accadeva ormai troppo spesso nei loro casi.
Oh, lo avrebbe lasciato volentieri lì, magari avrebbe finalmente
imparato a prestare attenzione ai suoi avvertimenti e a preoccuparsi un
po' della propria incolumità, purtroppo sulla testa di quell'idiota
pendeva un contratto ancora non reciso e, se non fosse riuscito a
salvarlo, probabilemente avrebbe finito coll'assolvere ai propri
obblighi prima del tempo.
Bobby aveva ragione: suo fratello riusciva ad essere fra le vittime di
metà dei casi che tentavano di risolvere.
Il fantasma della bambina non si era ancora visto nelle vicinanze, ma,
date le premesse, ormai era quasi certo che quell'idiota si trovasse
comunque in una delle camere, abbandonate da almeno cento anni, l'unica
incognita era se fosse rinchiuso in una gabbia e tenuto all'ingrasso o
se fosse costretto a filare ortiche o paglia. Sperava seriamente fosse
quest'ultima possibilità: avrebbe avuto di che prenderlo per il culo a
vita.
Fortunatamente per Sam quella casa si trovava piuttosto distante dal
centro abitato, almeno nessuno lo avrebbe visto mentre si sistemava le
culotte e il cappotto da caccia in damasco azzurro. Come tutti i suoi
abiti normali fossero diventati “improvvisamente” inutilizzabili o
irrintracciabili non voleva nemmeno saperlo, ma avrebbe volentieri
ringraziato chiunque gestisse quella fiera fiabesca, magari con una
bella pallottola tra gli occhi o una manciata di sale nel culo.
Cristo, se lo avesse visto, Dean lo avrebbe certamente deriso per
quella roba, pensò, tagliando con il machete parte dei rampicanti e
aprendosi un varco in quella fitta boscaglia di spine e rose
rinsecchite.
E sì, quelle maledette spine lo stavano maciullando attraverso quelle
sottili calze bianche, cosa che non contribuiva certamente a
rasserenare la sua giornata.
« Dean, questa ti costerà cara » sbuffò, oltrepassando con un balzo i
rami più bassi e resistenti, sollevando una nube di polvere
nell'immenso atrio.
L'interno dell'abitazione era come se l'era immaginato: un cumulo di
polvere, sporcizia, muffa, ragnatele e mosche che sperava vivamente non
fossero morte su quelle pareti. Tutt'intorno ai rimasugli di un tappeto
tarlato ed acciambellata sulle sedie, dormiva un'intera colonia di
gatti randagi, mentre nelle stanze attigue latravano e raspavano il
vecchio pavimento almeno una decina di cani. Di fronte a lui uno
scalone conduceva al piano superiore e l'unico movimento nella sala era
quello di una porta a doppio battente che ondeggiava sui cardini.
Quel posto sembrava letteralmente reggersi sulla propria sporcizia e
sui cadaveri dei topi. Certo, mai una volta che si facessero
rinchiudere in qualche costruzione nuova e poco spaventosa, loro due.
Avanzando, Sam dovette superare diverse assi mancanti e porte che
conduceva a stanze in apparenza completamente vuote. Contro lo stipite
di una di queste, russava beato un uomo, apparentemente unico occupante
umano della residenza e vestito di colori sgargianti, quasi fosse un
giullare.
Gettandogli appena un'occhiata, lo oltrepassò, calciandolo casualmente
nel fianco. Un vero peccato che quello non avesse fatto nemmeno una
mossa ed avesse continuato il proprio sonno, almeno avrebbe avuto la
speranza di non essere appena entrato nella residenza autunnale più
frequentata dagli spiriti d'America. Per fortuna il rivelatore EMF
giaceva ancora muto contro il suo fianco e Sam salì le scale con
circospezione.
Le assi di legno scricchiolavano sotto i suoi piedi, ma certamente si
sarebbe aspettato molti più topi o animali tra quella sporcizia.
Sembrava quasi che qualcuno avesse provato a pulire quel posto, ma si
fosse arreso su quei gradini, ammucchiando la polvere sui lati.
Aveva un brutto, bruttissimo presentimento, presentimento confermato
dall'oggetto che lo accolse nella prima stanza al termine della
scalinata.
No, era ridicolo, pensò, fissando l'arcolaio e la matassa di lana
grezza lasciata a terra.
« Oh, andiamo ».
« Principe?! »
E ora da dove arrivava quella voce squillante?
Cercando di ricorrere a tutti gli scongiuri possibili, Sam distolse lo
sguardo dal vecchio oggetto e si voltò. Una ragazza – o una bambina,
era difficile dirlo dalla statura – con due piccole ali da farfalla
verdi allacciate sulla schiena lo fronteggiava, stringendo
spasmodicamente tra le dita un bastoncino con stelle filanti argentee
sulla sommità.
Fantastico, una fottutissima zanzara in tecnicolor. E non era nemmeno
sicuro fosse umana.
Sam sfoderò la pistola caricata a sale, mentre questa lo guardava con
quella che sembrava speranza e gli si avvicinava lentamente. Non pareva
avere intenzioni bellicose, ma, come diceva suo padre, era meglio
sparare e solo dopo fare domande.
« Vi attendavamo con tale ansia » sospirò teatralmente, ormai a pochi
passi da lui. « Lei non è qui ora, dovete approfittare di
quest'occasione ».
Decisamente confuso, Sam si inginocchiò davanti alla piccola figura
femminile, reggendo ancora saldamente il calcio dell'arma, mentre da
dietro l'angolo ne spuntavano altre due, del tutto simili alla prima,
tranne che per i colori delle ali, rispettivamente rosse e azzurre.
Sembravano appena uscite da una delle decine di feste che si tenevano
in quei giorni per Halloween e, visto come stavano andando gli attacchi
di quei giorni, forse era proprio così.
« Principe, per fortuna siete arrivato » esclamarono in coro,
avvicinandosi.
Oh, perfetto, quindi lui avrebbe dovuto veramente interpretare la parte
del principe azzurro. Almeno questo spiegava il ridicolo completo che
aveva dovuto indossare.
« Be', non sono proprio un principe... » borbottò Sam, passandosi una
mano sulla nuca. Quel maledetto colletto inamidato lo stava facendo
impazzire, doveva solo sperare di trovare presto Dean per porre un
freno a quell'idiozia.
La due... fatine appena
sopraggiunte sembrarono intristirsi a quella sua ammissione – andiamo,
aveva forse l'aspetto di un principe azzurro? – e incassarono la testa
nelle spalle, spostando parte delle cinque dita di polvere che
coprivano il pavimento con la punta delle scarpette di raso colorato.
Le punte si annerirono velocemente, mentre i loro petti erano scossi da
singhiozzi leggeri.
Perfetto, ora aveva anche fatto piangere tre bambine.
La piccola con le ali verdi lo guardò un attimo perplessa, inclinando
la testa di lato. I riccioli biondi le coprirono in parte l'occhio e la
guancia destra, solleticandole le labbra. « Ma, l'abito? » domandò
incerta, portandosi il pollice alla bocca e mordicchiandosi l'unghia.
Certo, quello era solo una conferma del fraintendimento, almeno
credeva. Ovunque fosse, quel fantasma sicuramente si stava facendo
delle crasse risate alle sue spalle.
Le assi sotto di lui scricchiolarono, mentre Sam rinfoderava la pistola
e spostava il peso da un piede all'altro per dare un po' di sollievo
alle gambe, costrette dai lacci dei pantaloni. Come diavolo facevano
gli uomini a sopravvivere nel Settecento con quella roba?
« È una lunga storia » mugugnò, sistemandosi nuovamente il cavallo dei
pantaloni. « Comunque, cosa ci fate... qui? » domandò sorpreso,
indicando con lo sguardo le pareti coperte di rimasugli di carta da
parati, ragnatele e macchie di muffa.
A parte loro e il barbone del piano di sotto, sembrava non esserci
anima viva nella casa, cosa anche piuttosto buona, se si consideravano
i perversi gusti di certi individui. O i mostri. Non che le due
categorie differissero molto, ma comunque...
Purtroppo la bambina sembrava decisa ad ignorare le sue rimostranze,
frapponendosi ancora fra lui e il lungo corridoio ed, evidentemente,
decisa a far valere la propria posizione, qualunque essa fosse. «
Quindi tu non sei un guerriero impavido? » tuonò, quasi cercasse di
farlo sentire in colpa.
Be', c'era riuscita. Lui non sapeva nemmeno che un cosetto così piccolo
potesse “tuonare”.
« Be', forse... »
« Fauna?! » intervenne timidamente una bimba dai capelli rossi.
Fantastico, evidentemente una delle ultime arrivate aveva deciso di
prendere in mano la situazione e si era avvicinata all'amica,
poggiandole una mano sulla spalla con aria contrita. Le piccole orme
erano ben visibili sul pavimento polveroso e ora Sam aveva pochi dubbi
sul fatto di trovarsi di fronte a tre bambine.
Un vero peccato che suo fratello fosse sparito da quasi due ore, che
quel costume gli prudesse ovunque e che lui stesse perdendo facilmente
la pazienza, altrimenti avrebbe potuto prendersela con più calma con
quelle bimbe e convincerle ad uscire da quella catapecchia senza troppi
drammi. Fortunatamente Fauna zittì la compagna con lo sguardo e gli si
rivolse nuovamente con fare deciso.
E sì, Sam pensò che fosse un nome ben strano e che gli ricordasse
troppo una fiaba a cui non voleva assolutamente pensare.
« Allora » riprese seria, puntandogli contro il petto il bastoncino
sormontato da fili argentei. Sam perse quasi l'equilibrio per la
sorpresa. « Sei o no un guerriero impavido? »
« Be' potremmo dirla così... »
« Ottimo » lo interruppe allora entusiasta la bimba, svoltando di corsa
l'angolo, seguita a ruota dalle altre due. « Seguici » gli urlò quindi,
ormai completamente scomparsa dalla sua vista.
Sam rimase a fissare il corridoio ormai completamente vuoto, se non si
consideravano un paio di ragni rimasti a ciondolare dai fili delle
proprie ragnatele.
Seguirle? Be', in fondo non poteva essere troppo pericoloso andare con
quelle due. In fondo, cosa poteva capitargli, a parte rompersi una
gamba sfondando il pavimento?
« Non venite? »
La ragazzina con le ali azzurre era tornata e ora lo fissava minacciosa
con le mani piantate sui fianchi. Magnifico, pensò, ora veniva perfino
sottomesso da una mocciosa. E per la seconda volta.
L'avrebbe certamente mandata a quel paese, se il rilevatore EMF non
avesse improvvisamente iniziato a suonare a pieno ritmo come impazzito.
E quello, nella sua esperienza, non era mai stato un buon segnale. In
una casa vecchia come quella poteva esserci di tutto, da una comunità
di spettri annoiati a poltergeist in cerca di qualcuno da tormentare.
Cristo, considerò, rialzandosi, poteva esserci perfino un nido di
vampiri, per quanto ne sapeva, non sarebbe stata la prima volta, in un
posto simile.
Purtroppo erano due Winchester e le loro vite non erano mai così
semplici.
Di fronte a loro in quel momento camminava tranquilla quella figura
vestita di bianco che da giorni creava tutti quei problemi, e, quale
fortuna, seguiva la stessa direzione delle altre bambine.
Be', almeno adesso sapeva che quelle mosche lo avrebbero portato nella
giusta direzione, doveva solo sperare che non vi fosse anche un drago o
qualche altra amenità simile. Se non ricorda male, nel cartone, che
sicuramente quelle bambine avevano visto, la strega cattiva si
trasformava in un drago.
Per fortuna i draghi erano solo una favola, ma un energumeno con un
tatuaggio a forma di drago sarebbe stato indubbiamente reale. E
purtroppo lo sarebbero stati anche i suoi pugni.
La ragazzina vestita d'azzurro nel frattempo gli si era affiancata e
ora gli stava tirando la manica del cappotto, visibilmente alterata. «
Allora, vi muovete o no? »
Oh certo, come poteva trovare tutto quello strano e inquietante?
Inspiegabile, certamente, come osava fermarsi per riflettere sul modo
migliore per uscire da quella situazione vivo?
« Allora? »
Dean questa volta gli doveva molto, pensò, superandola, troppo perché
potesse scordarsene in pochi minuti od abbuonarglielo con un lavoro di
mano o un pompino nel motel.
Quel secondo corridoio sembrava stranamente pulito rispetto al resto
della casa, quasi venisse percorso più spesso o qualcuno se ne
prendesse particolarmente cura. Alle sue spalle sentiva i passi veloci
e lievi della “fatina” - e, cielo, gli sembrava ancora strano
considerarla così – e lo scricchiolare delle assi sotto le proprie
dannate scarpette “da damerino”, come le avrebbe definite Dean.
Personalmente avrebbe preferito chiamarle “veloci strumenti di tortura”.
Gli inquilini del piano di sotto sembravano essere ancora profondamente
addormentati e le ragazzine finalmente erano a pochi passi da lui e gli
facevano segno di raggiungerle sulla soglia dell'unica stanza
illuminata della casa, nuovamente sorridenti e speranzose.
Quando le oltrepassò, Sam rischiò seriamente di scoppiare a ridere. Oh,
quanto rimpiangeva in quel momento di non aver portato con sé un
cellulare con fotocamera.
La stanza era pulita e colma di fiori freschi delle più svariate
tonalità di rosa e viola e proprio lì, al centro di quel tripudio
floreale, si ergeva un imponente letto a baldacchino. Visto lo stato
della casa, anche quell'ambiente avrebbe dovuto essere in pessime
condizioni, ma era evidente che lo spirito avesse costretto le tre
bambine a cambiare il drappeggio e rimettere quanto più possibile in
sesto la camera per inscegnare al meglio l'umiliazione dei fratelli
Winchester.
Il fantasma era in piedi accanto al letto e il suo sguardo era fisso
sulla figura profondamente addormentata, fin troppo familiare per Sam.
Oh, quando si fosse svegliato, Dean avrebbe ucciso qualcuno per
quell'abito azzurro. Certo, in alternativa avrebbe sempre potuto
lasciarlo così: c'era di che essere umiliati a vita.
« Principe » intervenne Fauna, tirandogli la stoffa dei calzoni e
costringendolo ad abbassare per un attimo lo sguardo su di lei. I suoi
occhi sembrarono brillare e Sam fu seriamente combattuto sul lanciarle
e meno dell'acqua santa addosso. « Finalmente potrete svegliare la
principessa » sussurrò in tono sognante, asciugandosi una lacrima col
dorso della mano.
E qui Sam scoppiò fragorosamente a ridere perché sì lui indossava un
costume idiota e più gay di Ken, ma suo fratello aveva addosso in
vestito azzurro ed era appena stato chiamato principessa. E
sarebbe stato svegliato con un bacio del suo vero amore.
Avrebbe tanto voluto poter registrare quella roba: gli avrebbe fornito
battute per anni.
Purtroppo le tre piccole lo fissavano trepidanti e, cercando di
ricomporsi, Sam si avvicinò al letto. Il profumo delle rose e delle
margherite inondava la stanza e una dolce melodia di arpe sembrava
fuoriuscire dalle stesse pareti mentre; tra le lenzuola candide e le
coltri rosate, suo fratello riposava ancora, russando leggermente.
Sam si trattenne a stento dallo svegliarlo con un pugno diritto al
mento.
« Te l'ho già detto: fai troppo il macho » mormorò, scostandogli i
capelli dalla fronte.
Ormai era palese, per questa eccessiva pretesa di virilità da parte di
Dean, tutti li credevano gay. Cielo, bastava vederli in quel momento
per averne la prova.
Un vero peccato che, nel loro modo di vivere, un conto fossero le loro
semi private stanze di motel, un conto fosse una casa abbandonata con
tre bambine, un fantasma e la riproduzione della fantasia erotica di
qualche adolescente molto disturbata: nel secondo caso non esisteva
proprio una loro relazione. Non esisteva nemmeno nel primo, ma almeno
lì Dean si lasciava scopare senza troppi problemi.
« Principe, sbrigatevi, prima che la fata malefica ritorni ».
E sì, per un momento aveva scordato quella parte della storia.
Così, per non affrontare da solo una quarta bimba vestita da fata, e
magari anche armata, Sam si ritrovò a baciare il fratello e a sperare
che quello spirito non conoscesse il Perceforest o il Pentamerone di
Basile.
Dean era completamente immobile sotto di lui e Sam alzò una mano ad
accarezzargli una guancia. Se fosse stato sveglio, probabilmente lo
avrebbe già sbattuto contro al muro o sul letto, mentre quell'idiota
gli mordeva le labbra e gli ficcava quasi tre metri di lingua in bocca,
certamente non avrebbe potuto adottare un trattamento tanto tenero.
Oh, avrebbe usato quella giornata per ricattarlo a vita, ora aveva una
motivazione molto, molto valida.
Improvvisamente una mano gli afferrò con forza il polso e Sam si
ritrovò a fissare due occhi verdi sgranati.
« Hey » mormorò titubante, rialzandosi. Lo sguardo di Dean non
prometteva nulla di buono, e per fortuna non aveva ancora visto quel
vestito. « Tutto bene? »
Aveva sicuramente fatto la domanda più stupida dell'anno, perché Dean,
se possibile, si rabbui ancora di più. Certamente, una favola, come
poteva stare male, in fondo? Ora non c'erano dubbi, Dean lo avrebbe di
certo preso a calci in culo.
Intorno a loro gli uccellini cinguettavano allegramente e dal piano di
sotto proveniva finalmente l'abbaiare sfrenato dei cani e il miagolio
terrorizzato dei loro vicini felini, probabilmente in fuga. E quelle
imprecazioni dovevano essere del barbone, magari appena calpestato da
uno degli animali.
Le bambine alle sue spalle ridevano e battevano le mani entusiaste,
gridando qualcosa sul bacio del vero amore che spezza ogni incantesimo
o altre sciocchezze simili, mentre suo fratello lo fissava ancora, ora
a metà tra lo sconvolto e l'incazzato nero. « Sto bene? » chiese,
portandosi di scatto a sedere. « Sto bene? Come cazzo faccio a stare
bene? »
Be', non aveva tutti i torti. E ancora non aveva visto il suo vestito.
« E cosa sarebbe questa roba? »
Ecco, ora l'aveva visto. E sì, l'urletto isterico era venuto proprio
dal suo "virile" fratello maggiore, lo stesso che ora stava puntando il
pugno contro lo spirito di Biancaneve, quasi potesse spaventarla in
qualche modo vestito come una principessina Disney.
Probabilmente aveva ottenuto quello che voleva, qualsiasi perversione
fosse, perché finalmente il fantasma scomparve, lasciando sul
copriletto un'altra mela rossa. Le bambine cominciarono ad agitarsi,
all'apparenza finalmente sveglie da quell'incantesimo.
L'avevano persa di nuovo, ma almeno così il rilevatore aveva smesso di
trillare impazzito, dando un po' di tregua alle loro orecchie.
Dal piano di sotto intanto continuavano ad arrivare imprecazioni,
guaiti e rumori di lotta, mentre le piccole si muovevano lentamente,
magari cercando una via di fuga in quella vecchia catapecchia che non
fosse accessibile ai due cacciatori. Effettivamente, considerò Sam,
doveva essere piuttosto spaventoso trovarsi in una casa abbandonata con
due estranei, per lo più abbigliati come idioti.
Fece per aprir bocca, perché dovevano parlare di quel casino e trovare
un modo per uscirne, quando Dean scosse la testa, annoiato. « Quel
fantasma è svanito, quindi ci conviene portare a casa le mosche
colorate, prima di avere la polizia attaccata al culo » sbottò,
scostando le coperte e alzandosi. La gonna di seta gli ricadde intorno
alle gambe nude – oh, probabilmente poi gli avrebbe chiesto chi
lo avesse spogliato – mentre il diadema gli ricadeva in modo ridicolo
sulla testa.
E sì, Sam lo aveva fissato per un attimo perché, andiamo, perfino Dean
stava malissimo con quella coroncina di plastica e l'abito minacciava
di strapparsi ad ogni passo.
Purtroppo suo fratello doveva aver intuito qualcosa, perché gli gettò
una veloce occhiata. « Non mi starai diventando di nuovo gay? » domandò
sconvolto, accennando appena alle sue culotte e alle sue calze.
No, non poteva aver detto veramente quello, non con quel vestito
addosso. Andiamo, non era certo lui quello con la gonna e un diadema
tra i capelli che aveva appena finito di recitare la parte della
principessina in pericolo.
Sam lo guardò perplesso, indeciso su cosa dire, prima di mandarlo
mentalmente a quel paese, voltarsi e afferrare bruscamente la mano di
una delle bimbe, che purtroppo aveva appena iniziato a piangere e
chiamare a gran voce la madre.
La prossima volta lo avrebbe lasciato in balia di qualsiasi mostro o
spirito lo avesse catturato, si ripromise, percorrendo a grandi falcate
lo scalone che conduceva all'ingresso.
Note dell'Autore: allura, non menzionerò nemmeno il
fatto che sono scema perché, diamine, lo sapete già.
Parliamo invece delle attestazioni della Bella Addormentata menzionate
in questa storia.
Il Perceforest,
roman del 1340, è la versione più antica attestata di questo tema. In
un episodio, “Histoire de Troïlus et de Zellandine”, Troïlus violenta
Zellandine mentre questa è in un sonno incantato, provocato
precedentemente dal padre per mettere alla prova il giovane e il suo
amore per la figlia, lasciandola anche incinta. Non chiedetemi come ha
fatto, ma la pulzella mette al mondo il bimbo senza svegliarsi (futuri
medici, se ci siete, chiedete informazioni per un'epidurale valida) e
questi la sveglierà, rimuovendo il filo di lino che l'aveva costretta
al sonno.
Il Pentamerone di
Gianbattista Basile, e più precisamente la novella Sole,
Luna e Talia (vi avverto, è in napoletano, quindi alcuni di voi
potrebbero avere difficoltà nella lettura), è un'attestazione
successiva, ma che ripercorre il filone di Zellandine. Certo, il sonno
di Talia, stavolta, è provocato da una profezia, ma anche qui arriva un
principe (già sposato, e qui sta il divertente) che la mette incinta e
se ne fugge (sì, questi avevano capito tutto del romanticismo XD).
Anche questa pulzella metterà al mondo i suoi bimbi senza svegliarsi e
sarà proprio uno dei suddetti a destarla quando, non trovando il
capezzolo per la poppata, le succhia il dito e fa uscire una scheggia.
Non chiedete a me, io riporto solo.
Comunque la storia prosegue, ma non voglio rovinarvi la lettura ;)
Perrault, ma anche i Grimm con Rosaspina, hanno mantenuto una versione
più casta di tutta la storia, versione adottata poi anche dalla Disney.
Perché ho fatto questo? Ma andiamo, Dean Winchester vestito come Aurora
valeva tutto, no? |