Inghiottita dall'inferno
Salve! Questa volta vi trovate di fronte non a una ma a due
autrici che hanno deciso di condividere le loro idee per creare una
shot che potesse raccontare dei semplici momenti all'interno del
rapporto profondo che lega Haruka e Michiru. Abbiamo cercato di
raccontare le loro ansie, le loro paure più profonde e
soprattutto, l'amore che le lega.
E' stata una bella esperienza e speriamo entrambe che la shot, seppur
breve, non sia uno scempio totale... Beh, se avete tempo e voglia,
fateci sapere cosa ne pensate!
Buona lettura!
By Skullrose e Yas Venice
Inghiottita dall'inferno
Tu sei luce nel mio cielo scuro
Rosso tramonto che incendia il nero.
Tu sei acqua che scorre nel tempo
Sei l'invisibile male al cuore che io sento.
Devastazione, desolazione.
Tutto intorno a lei cadeva a pezzi. Haruka
si guardava in giro spaesata, ogni cosa davanti ai suoi occhi si
sgretolava, il cielo era rosso come il tramonto più caldo, la
terra sotto i suoi piedi si frantumava, inghiottendo qualsiasi cosa.
Correva, correva come mai aveva fatto nella sua vita, sembrava volare
in mezzo a quella distruzione. I palazzi accanto a lei cadevano come
castelli di sabbia, le auto venivano inghiottite dalle voragini che si
aprivano come bocche affamate, gli ucceli volavano in ogni dove
lasciando nell'aria la loro voce gracchiante.
Improvvisamente un boato
assordante e poi il silenzio.
Ad alcuni metri da lei la terra si era aperta in una voragine senza
fine che lenta ed inesorabile inghiottiva qualsiasi cosa; lì
dentro il buio regnava sovrano ed il silenzio era la cornice di
quell'inferno senza fine.
La terra aveva preso a tremare
freneticamente mentre Haruka cercava di reggersi in piedi come meglio
poteva ma i suoi
tentativi erano vani. Cadde a terra all'interno del campo di fiori in
cui era giunta. Le sue dita
erano arpionate al suolo e mentre scivolava verso quell'oblio senza fine
spalancatosi all'improvviso, le sue mani strapparono alcuni fiori
portandoli con sè.
Precipitò in quella voragine apparentemente infinita e poi, una luce in tutta
quella oscurità, un respiro che lentamente si disperdeva in
quella landa desolata dove si ritrovò.
Haruka si rialzò a fatica, avanzando con passi incerti; sentiva alcune goccioline d'acqua
che cadevano accanto e addosso a lei mentre i piedi sguazzavano in alcune
pozzanghere scivolose; più si avvicinava e più la luce
diventava debole. In mezzo a quell'oscurità c'era una roccia che
sporgeva da un mare nero come la pece, un corpo etereo era adagiato
sulla sporgenza più liscia; il cuore di Haruka batteva forte,
una sensazione di angoscia e terrore si era impadronita di lei; i suoi
movimenti erano diventati macchinosi e la sua mente era annebbiata.
Nel suo lento avanzare riusciva a distinguere nella poca luce rimasta
la figura del suo angelo, Michiru. I suoi occhi si posarono leggeri su
quel corpo candido. Con una mano sfiorò delicatamente
quella pelle così fredda mentre le dita si muovevano leggere quasi
avessero paura di spezzare quell'idilliaco momento.
Lentamente aveva avvicinato il suo viso a quello della sua Dea, il naso
che si perdeva nella morbidezza dei capelli che tanto amava, il profumo
di rose le conferiva un' illusoria sensazione di benessere e
le sue labbra si posarono teneramente sulle tempie, lasciando una scia
di baci delicati.
Calde lacrime a stento soffocate bagnarono il viso di Michiru.
Haruka
si era inginocchiata accanto al corpo esanime della sua amata mentre
ogni suo muscolo era scosso dai sighiozzi che non riusciva a fermare, i
pugni
stretti sulle piccole mani della compagna e poi un urlo di dolore si infranse
contro quel perenne silenzio.
Si accorse solo allora di reggere ancora tra le mani i fiori che aveva
strappato via nel tentativo di non sprofondare nel baratro generatosi
all'interno del campo.
Delle piccole e fragili violette.
Con dolcezza fece in modo che esse venissero accolte dalla mano della guerriera di Nettuno perduta nel suo sonno eterno.
- Ricordi amore mio? Erano le tue preferite - sussurrò la bionda.
Un altro giorno si apprestava a finire in quel mondo dove il silenzio
aveva conosciuto il suo trionfo, condannandola a vivere di pura
contemplazione al cospetto del corpo morto della sua amata donna, che
il tempo non avrebbe mai corrotto, ne offeso.
Haruka pose il viso sul ventre di Michiru e così sarebbe
rimasta, con le ginocchia immerse nelle nere acque stagnanti di un
luogo freddo come le lame di un atroce destino.
Un rumore assordante la fece destare di colpo facendole spalancare gli occhi.
Ciò che vide le provocò una sensazione di sollievo; si
trovava in un luogo familiare ed amato: la sua camera da letto. Subito
cercò accanto a sè quella presenza fondamentale e adorata
intorno a cui ruotava la sua intera vita e con immensa gioia ne
percepì il calore ed il respiro.
Michiru si strinse ancor più al corpo di Haruka, come a cercare
protezione dalla sua paura dei fulmini che fuori si erano scatenati in
una violenta tempesta.
Si era trattato solo di un orribile incubo: la sua Dea stava bene e
dormiva beatamente tra le sue braccia mentre fuori il nubifragio che si
era scatenato testimoniava solo la bizzaria metereologica di quella
primavera inoltrata.
Per il resto della notte Haruka non chiuse occhio. Neanche per un
attimo aveva permesso al sonno di avvicinarsi: troppo il timore di
ritrovarsi nuovamente tra le spire di quell'incubo che rappresentava
la realizzazione di ogni sua paura.
Amava quella donna con ogni molecola del suo corpo e con ogni parte
della sua anima. Michiru era la fonte della sua forza ma allo stesso
tempo, di ogni sua debolezza; era il motivo che la rendeva felice di
stare al mondo ma era anche la fonte di un'inquietudine profonda
poichè nel suo cuore vivevano sentimenti contrastanti: la
felicità di averla accanto che era oscurata dalla paura di perderla.
In quelle lunghe ore di veglia in cui aveva custodito Michiru nel suo tenero abbraccio, quasi al pari di
una madre apprensiva che ha paura di serrare le braccia intorno al
corpo della sua bambina temendo di infastidire il suo pacifico sonno,
era anche giunta la fine della tempesta.
Niente più tuoni, nè pioggia.
Persino i primi raggi del sole erano giunti inattesi a salutare quel nuovo giorno che vedeva la luce.
Decise di alzarsi per fare una cosa che sin da piccola amava particolarmente: ammirare l'alba.
Lentamente abbandonò il letto, facendo attenzione a non
svegliare la compagna. Non appena aprì la porta una ventata
d'aria fresca le fece quasi venir voglia di tornare sui suoi passi ma
dinanzi allo spettacolo del giorno che nasceva, anche il freddo
passò in secondo piano.
Gli occhi divennero lucidi quando pensò che quella poteva essere
una delle ultime volte che avrebbe ammirato il sorgere del sole.
Presto il silenzio sarebbe sceso sul mondo...
Ripensare al suo incubo le venne spontaneo e rabbrividì all'idea
che la sua tanto amata terra, un giorno, avrebbe potuto spalancare le
sue viscere per inghiottire lei e le persone che amava e che da Madre
amorevole potesse trasformarsi in un terribile nemico che come indemoniato
uccide tremando.
Un piacevole tepore la sorprese e si ritrovò avvolta in una
calda coperta, dentro un abbraccio ancor più piacevole.
- Copriti o ti prenderai un malanno - disse Michiru.
- Scusami, non volevo svegliarti - sussurrò Haruka.
La violinista guardò quel bellissimo cielo che si tingeva pian
piano di rosei colori e non potè fare a meno di lasciarsi andare
ad una considerazione divertita: - Volevi tenerti questo spettacolo
tutto per te? -
- Forse... visto che una certa ragazza qui presente è per me una
gran fonte di distrazione - rispose la bionda con ironia.
- Ah, bene. Se la metti così, in futuro le tue "distrazioni"
diminuiranno drasticamente. Anche quelle piacevoli -
provocò Michiru, maliziosamente.
- In futuro... A volte mi chiedo se ci sarà ancora un futuro per noi, per tutti. - commentò seria la bionda.
- Esistono momenti difficili e bui ma il futuro c'è sempre, non
svanisce. Basta cercarlo, sperare in lui, crearlo - fu la
semplice risposta.
Un sorriso illuminò il volto di Haruka che rispose: - Tu hai sempre una risposta a tutto -
Due fossette si dipinsero sulle guance della ragazza dai capelli
acquamarina: - Haruka, io non ho solo risposte da offrirti. -
I loro sguardi furono testimoni di quella magica corrispondenza che
ormai le aveva legate indissolubilmente e mentre la luce del sole
cacciava via le ultime retroguardie della notte di tempesta appena
trascorsa, le loro labbra si unirono in un perfetto e profondo bacio,
testimone di un amore immortale in costante bilico tra inferno e
paradiso.
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