Il Mio Regalo per Te

di CantanteMaledetta
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Il Mio Regalo per Te

 
 
25 Dicembre

Il pomeriggio di Natale.

Dovevo ancora comprare un regalo per Riku, ma che diavolo gli potevo regalare?

Era un ragazzo sempre così serio e misurato! Nella mia testa vagava soltanto il vuoto, cavolo ciò non mi aiutava per niente mettendomi soltanto in agitazione, l’unico rumore di sottofondo era il suono incensante delle lancette dell’orologio che andavano sempre più avanti, senza aspettare che io prendessi una benché minima decisione …

Kairi ridacchiava ai miei problemi, lei stava definendo gli ultimi dettagli dei regali che aveva preso per me e Riku. La guardavo un po’ geloso, uffa … lei lo sapeva sempre cosa regalarci, io invece mi riducevo sempre all’osso. Ogni santissimo anno, a parte qualche eccezione perché mi trovavo in missione per conto del Re.

Eravamo a casa di Kairi, entrambi seduti sulle seggiole davanti al tavolo della cucina. Lei si sistemava i capelli rossi con un sorrisetto furbo sul viso. Io ero con la testa appoggiata sul tavolo, depresso, con sempre il solito pensiero per la testa … “il regalo di Natale per Riku”. «Eh dai Sora, su con il morale è Natale!» la guardai sbuffando teatralmente. Kairi mi aveva confidato che da parte mia non voleva regali, avevo rischiato più volte la mia vita per lei e insisteva perché non glieli facessi, non voleva altri favori da me.

«Sarò su di morale quando avrò il regalo di Riku in mano» mormorai alzando la testa, per appoggiare sul tavolo le braccia picchiettandoci le dita con nervosismo. Kairi negò lentamente appoggiando le forbici sul tavolo, allungò la schiena per prendere il pacco che c’era per terra. Tese il braccio per passarmelo, la guardai un po’ incuriosito e molto preoccupato. «Volevo regalartelo stasera, ma ho capito che i miei piani sono cambiati» lo presi alzando un sopracciglio, sempre molto sospettoso.

«Grazie» mormorai iniziando a scartarlo frettoloso sotto il suo sguardo, Kairi era molto legata alle tradizioni, pensava che di solito i regali si facessero soltanto dopo il cenone. Infatti non riuscivo a capire perché del suo cambio improvviso, ma dall’ultima missione erano cambiate molte cose. Per un certo senso siamo cresciuti nella sofferenza, per la separazione e la paura di non vederci mai più. «Di nulla» mormorò lei, prese un biglietto incastrandolo nel regalo per Riku. Lentamente aprì il pacchetto vedendo un vestito che ben riconoscevo, i miei occhi si illuminarono iniziando a sorridere probabilmente da ebete.

Era un vestito da Babbo Natale di colore nero. «Grazie mille» dissi ammirandolo. «Te l’ho fatto a mano, mi ci è voluto quasi un anno e tantissima pazienza» mormorò lei, pienamente soddisfatta del suo lavoro. Si vantava anche un po’, sinceramente. Ma si vedeva che era felice perché mi piaceva. Da quando l’avevo visto su Jack Skeletron, ne volevo uno anch’io.

Mi scaraventai sul tavolo per avvicinarmi al suo viso , dandogli un bacino sulla sua guancia calda, Kairi rimase impassibile per quel gesto. «È bellissimo» ululai dalla gioia ed emozionato quando indossai il capello, con la pallina di pelo artificiale bianca sulla punta, che mi cadeva davanti alla faccia. «Lo so è ovvio che fosse bello. Cerca di non distruggerlo subito come il tuo solito! Perché non ho intenzione di aggiustartelo» mormorò lei appoggiando la guancia sul palmo della mano, il mio cervello si era un attimo disconnesso, non avevo molto capito ciò che mi aveva detto, ma annuì lo stesso mentre ammiravo la maglia alla luce.

La abbassai tirando uno sguardo all’orologio di fronte a me. Era già tardo pomeriggio, misi le mani nei capelli ululando dal panico. «Oh mio dio Kairi! Se non mi sbrigo non troverò nessun negozio aperto, poi nel giorno di Natale chiudono anche prima» ero nel panico più totale, Kairi sbuffò. Si alzò dal tavolo per passarmi  una busta di plastica, mettendoci il suo regalo per me. Mi recai correndo verso la porta, mettendomi le scarpe il più velocemente possibile. «Sora, ricordati che a Riku non gli importa se non gli fai nessun regalo. Lo sai com’è fatto quando è con te» arrossì grattandomi una guancia, per poi annuire lentamente.

Com’era possibile che il mio primo amore, abbia compreso ciò che provavo per Riku? Ma mi aveva confidato che era ben entusiasma del nostro rapporto, anzi una fan girl. Bha … non ne capirò mai il significato. Però era bello che ci stimolasse a stare insieme, e addirittura a difenderci da quei stupiti che ci prendevano in giro alle nostre spalle. «Va bene, io vado ciao» mi salutò con un gesto della mano.

Mi guardavo in giro cercando un negozio adatto alla mia ricerca. Accidenti, in pochi erano ancora aperti ma quei pochi erano strapieni di persone, che come me erano in ritardo per gli acquisti. Correre di qua e di là in mezzo alle persone era rischioso che mi scontrassi contro qualcuno. C’erano anche tantissime persone, quindi ero in una sottospecie di percorso ad ostacoli.

Ma cercavo di ignorare questo dettaglio, demoralizzato notai che non c’era nulla di adatto per Riku.

Peluche? No li odiava.

Un Portachiavi? Ne aveva già a sufficienza.

Vestiti? Non mi ricordavo che taglia portava.

Ero messo proprio bene!

A Riku piacevano gli oggetti utili, che magari poteva utilizzare tutti i giorni, anche solo durante le stagioni. Mi fermai davanti a un negozio, cercando qualcosa che potesse piacergli, c’erano solo delle sciarpe e cappelli. Sospirai pensando a Kairi che si era messa a lavorare sodo per il mio costume di Babbo Natale, e io prendo le scappatoie comprandole nei negozi. Sbuffai appoggiando la testa al vetro, anch’io la prossima volta avrei fatto qualcosa a mano.

Sentì un’aria calda sul collo, mi vennero i brividi notando il suo riflesso sulla vetrina. Mi girai di scatto, incrociando lo sguardo di Riku dietro di me, che mi fissava non sorpreso di vedermi davanti a un negozio. Come se sapesse da tempo che ero ancora nella ricerca di un regalo, che ormai era diventata disperata.

Il solito bellissimo e serio Riku … il mio r-r-ragazzo. Era cosi imbarazzante pensarci, soprattutto quando ero davanti a lui, tendevo a diventare rosso. «Che diavolo stai facendo? E cos’è quel cappello?» chiese sospettoso, indicando la mia testa.

Alzai lo sguardo … Oh no, avevo ancora il cappello nero in testa. Me lo levai di fretta un po’ imbarazzato, mettendolo nella busta assieme agli altri componenti.
«Nulla» risposi arrossendo, mentre lui avvicinava il suo viso al mio squadrandomi meglio. «Mi nascondi qualcosa …» sussurrò, perché stargli vicino mi metteva sempre in agitazione? «C-cosa fai stasera?» chiesi cercando di cambiare discorso, Riku indietreggiò sbuffando. Notavo sempre che non indossava mai una sciarpa, solo quel soprabito nero. Era affascinante come sempre, ma in questi giorni dove nevicava sempre, era meglio portarsi a dietro una sciarpa.

Avevo provato ad indossarlo il suo cappotto, era davvero pesante e teneva bello caldo, ma lasciava il collo scoperto. Riku era forte e non si beccava mai il raffreddore, ma non riuscivo a capire perché non aveva intenzione di mettersi anche una sciarpa, mi faceva venire freddo e tremavo per conto suo.

Riku si pettinò i capelli argentati, alzando lo sguardo verso le persone che passavano non curanti di noi due. «Nulla di particolare, per me oggi è un giorno come un altro» dalla sua bocca usciva una nebbiolina bianca di aria calda, si chiuse nel giubbotto cercando di respingere il freddo.
«Bene» dissi grattandomi la testa.

Ora che ci pensavo, c’era qualcosa che Riku doveva assolutamente vedere.

 Forse non era troppo tardi … che splendida idea! Poteva benissimo essere la mia sorpresa! Riku mi squadrò, capendo che avevo qualcosa in mente. Mi diceva sempre che non avevo segreti per lui. Forse era vero. Un semplice sguardo e diventavo un libro aperto, certe volte mi arrabbiavo! Soprattutto quando aveva la faccia tosta di prendermi in giro.

Riku si guardò attorno, mi prese per un polso portandomi in un angolo buia della strada. Appoggiò una mano sul muro, lo guardai un po’ preoccupato ed eccitato. La mano sinistra mi accarezzò le labbra screpolate per il freddo. «Che ti frulla in quella bella testolina?» chiese ansioso di sapere. Le sue mani erano fredde, mi provocavano dei dannati brividi lungo la spina dorsale.

Ma dovevo resistere, no questa volta non avrei aperto bocca. Mi allontanai di qualche passo, sghignazzando. «No è una sorpresa! Scusami ma ora ho molto da fare, cerca di restare libero per stasera» Riku mi guardò insoddisfatto, entrai nel negozio qui a fianco sospirando e cercando di nascondermi per non farmi notare. Per mia fortuna si diresse verso tutt’altra strada. «Ce l’ho fatta» mormorai girandomi lentamente.

«Salve» disse una signora paffutella. «Salve» risposi arrossendo, ero entrato correndo facendo una grandissima figuraccia, davanti ad altre persone che erano li dentro, alcuni si misero a ridacchiare indicandomi.

Cercai di ignorare l’imbarazzo guardandomi attorno, con finto interesse. Il mio sguardo venne attirato da una sciarpa gialla che iniziai a passarla tra le dita, con questo Riku sarebbe stato davvero al caldo. «Vorrei comprare questo» dissi, la signora annuì prendendolo. Si avvicinò al balcone facendo un bel pacco regalo, velocemente e ben curato. Spero che a Riku piacerà, ma sghignazzai pensando che la vera sorpresa sarà questa sera.
***
 
Com’era caldo il vestito cucito da Kairi, sembravo proprio un Babbo Natale, anche se in nero, molto più magro e alto. Mi avviai vero la casa di Riku cercando di non farmi scoprire da lui o dai suoi genitori, ma raramente erano a casa anche oggi che era Natale. Per questo Riku era sempre cosi serio, non aveva mai ricevuto l’attenzione dei suoi genitori ma non l’avevo mai visto piangere per questo.

Sghignazzai quando vidi la luce di camera sua accesa, dovetti scalare il rampicante per riuscire ad arrivare alla finestra di Riku. Si ero pazzo … ma amavo fare queste entrate “speciali” e ad effetto. Bussai un paio di volte sul vetro, Riku mi aprì altamente stupito e preoccupato di vedere proprio me dietro di esso. «Buon Natale» urlai alzando le braccia al cielo.

Mi diedi troppa spinta indietro, cercai di aggrapparmi senza riuscirci, rischiando di cadere. Ed ero al secondo piano di sicuro mi sarei fatto male. Riku prontamente mi prese per la maglia tirandomi verso camera sua. Iniziai a ridere, mentre mi ritrovavo inginocchiato sul pavimento caldo dopo essere tratto in salvo.

«Questa volta me la sono vista brutta» dissi alzandomi in piedi, Riku sbuffò andando a sedersi sul bordo del letto. «Volevi suicidarti? Allora ti avrei consigliato un piano più alto, sarebbe stato una morte sicura» chiese, alzai gli occhi al cielo per poi negare lentamente. «No» dissi negando, cercando di ignorare i suoi tentativi di prendermi in giro. «Devi venire con me … la tua sorpresa di Natale ti aspetta! Vestiti pesante che si esce» ero emozionato e parlavo velocemente.

Riku invece mi guardò preoccupato, alzando un sopracciglio, di sicuro stava pensando: “Oddio e ora che si inventa questo?”.

Lo presi per un polso tirandolo, cercando di convincerlo a seguirmi. Riku sospirò alzandosi dal letto, iniziò ad abbottonare il giubbotto. «Va bene, però non scendo dalla finestra, ma dalla porta di casa come le persone normali» mormorò lui arrendendosi alle mie suppliche, iniziai a ridacchiare grattandomi i capelli. Scendemmo dalle scale. Come sospettavo i genitori di Riku per una volta non c’erano, era una casa sempre molto silenziosa e spoglia, non so come riusciva a sopportare tutto questo silenzio.

A me sinceramente mi dava fastidio stare in silenzio, per questo ero sempre molto rumoroso quando ero a casa da solo, non ciò mai trovato nulla di buono nel silenzio. E c’era sempre Riku che mi sgridava per il casino che facevo, e non solo lui ma anche i vicini erano diventati dei santi a sopportarmi.

Appena uscimmo di casa richiamai la mia Gummiship, avevo sempre meno occasioni per guidarla, finalmente dopo tanto tempo potevo rimetterci piede. Era come partire per un nuovo mondo, con nuove avventure e nuove sfide, con l’emozione di conoscere nuove persone. «Dove mi stai portando?» chiese Riku scettico entrando dopo di me.

Mi girai sogghignando. «Le mie labbra sono cucite e poi te l’ho detto è una sorpresa!» lui sospirò sedendosi su una poltrona, guardando con aria annoiata la marea di pulsanti che mi ricordavo a memoria. Dopo mille spiegazioni di Paperino riuscivo a far muovere la Gummiship, visto che insistevo di dover essere  io a dover guidare, in fin dei conti ero il Prescelto del Keyblade.

«Che c’è in quella busta?» chiese notandola. Mi girai anch’io, era la sciarpa! Arrossì lievemente chinando lo sguardo. «Nulla d’importante» Riku si allacciò le cinture. Sentivo il suo sguardo dietro di me, e dicevo a me stesso di restare sempre concentrato.

«Carino il costume» mi girai sogghignando e grattando il naso. «Bello, vero? Me l’ha fatto Kairi è il mio regalo di Natale, lo adoro credo che ci vivrei con questo addosso» Riku rimase un attimo in silenzio, prese dalla tasca una sottospecie di cerchietto con due buffissime corna di renna, anche quelle erano fatte a mano. «Kairi se lo scorda, sai spera che io me lo metto» disse borbottando e lamentandosi come al solito.

Iniziai a ridacchiare, ritornando a guardare la strada. Sentì Riku alzarsi, di sicuro si stava guardando in giro, era la prima volta che metteva piede qui. Ma lui si avvicinò a me, cingendomi le braccia sulle mie spalle, appoggiandoci il viso. «Comunque è carino solo addosso a te, ma ora che me lo fai notare sei carino anche senza niente» mi sussurrò, iniziai a ridere di scherno. Mi faceva i complimenti solo nei nostri “momenti intimi”, soltanto per farmi diventare più vulnerabile per lui era una cosa eccitante.

Portai la potenza al massimo, dovevo sbrigarmi o non saremmo arrivati in tempo.

«Eccolo» ululai dopo poco tempo. «Che posto è?» chiese Riku allungando il collo per vedere quel mondo che non ci aveva mai messo piede. «Halloween Town» risposi, schiacciai dei bottoni alla mia destra, la Gummiship iniziò ad atterrare lentamente, nella Foresta. Se Jack Skeletron mi trovava, era capace di non mollarmi più, per dirmi le nuove idee su Halloween.
Presi la busta, uscendo appena lo sportello si era totalmente aperto, aspettando che anche Riku scendesse. «Dillo! Vuoi uccidermi è questo è il posto perfetto» lo guardai scioccato per aver detto una tale assurdità ma sembrava serio. La navicella dietro di noi iniziò a sparire lentamente.

Negai e continuai a camminare, davanti a noi c’era l’albero col simbolo del Natale. Aprì la porta dove subito fuoriuscì un po’ di neve, Riku si sporse ma lo guardava diffidente. «E quindi?» alzai gli occhi al cielo spingendocelo dentro.

Mi avrebbe ucciso lo so.

Ma se glielo chiedevo non lo avrebbe mai fatto.

Quando scesi anch’io, vidi gli occhi di Riku incantati da Christmas Town, lo sapevo di aver fatto centro con le mia idea. «Andiamo, il posto è qui vicino» dissi facendo strada.
Babbo Natale stiamo arrivando …

… “CHIUSO”.

Ero stupito, triste e abbastanza arrabbiato. «C-che?» mi inginocchiai per terra iniziando a dare pugni sul terreno negando. Perché? Eppure non era mezzanotte! Anzi erano le nove di sera era presto ... ma allora perché era già chiuso?

Riku si guardava in giro, notando un cartello sopra le nostre teste. «Fammi indovinare qui vive Babbo Natale» disse lui sedendosi sui gradini, lo guardai annuendo lentamente. «Sora, sei uno stupido … il giorno di Natale è ovvio che non ci sia è il giorno dell’anno dov’è pieno di lavoro» mi sgridò, sospirai sentendomi sconfitto mi girai per sedermi accanto a lui.
«Quando ti dicevo che l’ho visto, tu non mi credevi! Quindi volevo fartelo vedere di persona. Mi sembrava un ottimo regalo di Natale» risposi in un sussurro, vergognandomi della mia figuraccia. Riku rimase in silenzio, appoggiò una mano sulla mia testa. «Non c’era bisogno di fare cosi tanto per me» disse con il suo sguardo serio, rimasi a guardarlo quasi incantato. Tolse la mano, restammo entrambi a guardare il panorama, l’intera distesa di neve che luccicava con la luce artificiale e della luna grande nel cielo, coperto da qualche nuvola carica di nuova neve.

Questo non era il Natale che mi ero immaginato, ma era sempre bello restare da soli con Riku.

«E poi …» continuò con la voce che si attenuava sempre di più, dovetti allungare il collo per sentirlo. «… Se dici che esiste, io ti credo» sorrisi annuendo lentamente. Mi stiracchiai le braccia, sentendomi molto più sollevato e soprattutto felice. Anche Riku dietro la mano tratteneva il suo splendido sorriso.

Va bene, Babbo Natale non c’era, ma non era un motivo per non dargli il mio vero regalo. Tirai fuori il pacchetto dalla busta, iniziando a strapparne la carta. «Mi fai venire sempre freddo, ecco … questo è per te» dissi iniziando ad avvolgere la sciarpa attorno al suo collo. Riku rimase a fissarlo mentre io ero in attesa di una sua risposta. «Grazie» mormorò, dalla sua tasca posteriore fece uscire una scatolina, lanciandomela riuscì a prenderla al volto prima che mi cadesse per terra.

Ero sorpreso di solito Riku non era il tipo che faceva regali, appena alzai la testa per guardarlo lui aveva già cambiato direzione dello sguardo, con le guance che si tingevano lievemente di rosso. Non dicendo nulla lo strappai.

Era un anello …

Una fede.

Sentì il mio viso in fiamme, mentre restavo a fissarlo, questo proprio non me l’aspettavo.

Riku prese la mia mano sinistra, mettendo l’anello sull’anulare. La mia mano improvvisamente iniziava a tremare dall’emozione. «Cosi tutti sanno che noi due stiamo insieme» si tolse il guanto di lana per mostrarmi la sua mano sinistra, dove vidi che anche lui ne indossava uno. «Ma non dovevi farlo, guarda che tu non devi mai fare tutto ciò per me» ululai, anche se  il mio cuore scoppiava di gioia, lo sentivo che batteva forte contro la cassa toracica. Ma ciò un po’ mi sembrava un esagerazione, in fondo avevo quasi sedici anni ero ancora un ragazzo.

Lui mi prese per le spalle, stringendomi a se. «È vero, io o te non dobbiamo provare nulla … ma questo è un avvertimento a tutti quei idioti che si azzarderanno a provarci in futuro» sospirai, era leggermente ovvio. Riku era sempre stato gelosissimo nei miei confronti. Anche quando parlavo con persone che vedevo tutti i giorni , e notava un minimo cambiamento; più interessato a me. Mi portava via squadrando quella persona, fino a farlo sciogliere.

Devo ammettere che anch’io ero geloso nei suoi confronti, soprattutto perché era un ragazzo davvero bellissimo e attirava l’attenzione di molte ragazze speranzose di uscire con lui. Ma scappavano in lacrime appena tentavano timidamente di chiederglielo.

Avvicinò la sua bocca vicino al mio orecchio. «Ricorda Sora … tu sei solo mio! La mia casa è dove ci sei tu, sei la mia sola cosa che mi lega a quella pulciosa isola» annuì lentamente, restando ammaliato dal profumo di Riku, la sua forte fragranza che adoravo.

Non era un “Ti amo”.

Nemmeno un “Staremo insieme per sempre, te lo giuro”.

Non quelle parole sdolcinate e prive di senso per me, e poi da Riku non le avrei mai sentite. Soprattutto perché non credeva mai nei giuramenti, e io non avevo bisogno di sentirmelo dire.

Eppure mi sentivo cosi felice, come se me l’avesse detto. La sua sola presenza mi bastava, il suo sguardo nel mio mi rendeva sempre il SUO unico e solo SORA. Cosi vulnerabile senza di lui, e sempre ben deciso a rincorrergli se decideva di andarsene.

Intrecciammo le nostre dita guardandoci negli occhi. Sentì le labbra fredde di Riku sulle mie, con questo freddo contatto mi scaldava l’animo. La sua lingua si mischiava con la mia, come al solito la mia mente si bloccò ignorando ciò che c’era attorno e anche dov’eravamo.

Quando si staccò non ebbe intenzione di muoversi, come se fosse finito troppo presto.

«Ancora» sussurrai.

Ed ecco un altro bacio, più deciso di prima, più forte e violento ... quasi possessivo.

«Ancora» sussurrai ansimando.

No questo Natale non doveva finire come quei baci, che non mi stancavo mai di ricevere.

«Ancora» questa volta lo disse Riku, stringendomi sempre più forte verso di lui.

Quando ci staccammo iniziai a sorridere come un ebete, girando lentamente lo sguardo. Notai che nevicava e io non me n’ero accorto, ma la cosa che mi fece alzare fu l’albero addobbato e accesso.

Ci dirigemmo sotto l’albero di Natale guardandolo in tutto il suo splendore, in quelle luci colorate. Riku di fianco a me, intrecciò le mie dita alle sue, non lo guardai la stretta ma strinsi la mano. «Buon Natale Sora» mi sussurrò all’orecchio.

Mi girai, incrociando per l’ultima volta i suoi bellissimi occhi; azzurro splendenti … erano seri quasi strafottenti, ma per me avevano solo una piccola melodia dolce. Io riesco sempre a coglierlo. «Buon Natale Riku» sussurrai ritornando a guardare l’albero.

25 dicembre.

La notte di Natale.

Era bastato un piccolo pensiero, per un’eterna serata speciale nel mio cuore.

Questa piccola One-Shot è il mio regalo per la mia amica RoxxyNeko, che oggi compie gli anni  
auguri!!!!!





 




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