#Past
C’era qualcosa di irritante nella strana uniforme dei maghi di Bolton,
gli Auror della sezione Internazionale, quei colori scuri,
quell’accenno di verde.
Lo riportava indietro a qualche anno prima, a quella sera in cui aveva
conosciuto il perdono, la fratellanza ed infine la morte.
Audrey se ne stava in un angolo, isolata dagli altri, con una strana
espressione fissava Bolton accerchiato da decine di altri Auror e
sembrava quasi volesse ucciderlo con lo sguardo.
Percy si avvicinò porgendole un pesante fascicolo dalla copertina rossa.
-No.- disse solamente la ragazza fissandolo. –No, non può essere questo
il mio nuovo compito.- sibilò lei guardando schifata le centinaia di
pergamene.
-Sono gli ordini di Bolton.-
-Finirò per ammazzarlo.- ironizzò lei. –Ucciderò il Primo Ministro
Babbano alla prima occasione.-
Il giovane funzionario alzò il sopracciglio. –Tu non sei normale.-
commentò secco.
-Già, mia nonna mi diceva sempre che mio padre mi aveva fatto cadere
dalla sedia a tre, questo piccolo evento mi ha spappolato il cervello.-
disse sovrapensiero mentre scorreva velocemente le pagine del fascicolo.
Percy la fissò in silenzio.
Non capiva quelle strane sensazioni che negli ultimi giorni lo avevano
fatto dormire dormire poco e mangiare ancora meno del solito.
Si sistemò nervosamente la cravatta e gli occhiali.
-E’ vero? E’ vero quello che si dice in giro su di te.-
Silenzio.
Audrey rabbrividì quando sentì quelle poche parole e per poco non fece
rovesciare il fascicolo.
S’irrigidì e cominciò a sentirsi in trappola.
Ancora una volta, la sua fama, l’aveva preceduta.
Ammazza Compagni.
Era con quel soprannome che molti la chiamavano nell’ambiente.
Negli anni aveva avuto molti compagni, troppi erano caduti durante la
guerra, durante le missioni.
Ma un solo evento l’aveva trasformata da bravo Auror a mostro.
La morte del nipote di Bolton.
Deglutì la saliva che le impediva quasi di respirare e sollevò lo
sguardo.
Prima regola di un Auror, mai avere paura.
-Sì, è vero. John Bolton era ferito gravemente e per non portarmi pesi
morti in giro per le Alpi, io …- Audrey si bloccò cercando di reprimere
il velo di rabbia e terrore che spuntavano dai suoi occhi, trasformati
in lacrime. –Io
l’ho lasciato indietro.-
E poi solo il silenzio.
Nella sua vita breve aveva visto molto.
Aveva vissuto fin troppo.
Aveva conosciuto le sfumature dei difetti degli esseri umani, la
codardia, la rabbia, la frustrazione, i sensi di colpa, il vittimismo.
Le aveva conosciute tutte e riusciva a viverle ormai con una certa
serenità, convinto di non poter essere nient’altro che il “Weasley che tradì”.
Eppure per la prima volta si ritrovò a pensare che forse c’era chi
soffriva di più, chi aveva pene più grandi da sopportare.
Quando Audrey aprì gli occhi, li richiuse immediatamente.
Odiava dormire.
Odiava rivivere il passato.
Li aveva rivisti, di nuovo.
John, Mace, Florence, Patrick.
Li aveva persi, di nuovo.
Solo che stavolta, in quell’incubo, anche lei era morta.
Una maledizione senza perdono l’aveva colpita alla schiena,
scaraventandola a terra, risucchiandole la vita, impedendole di
respirare, lasciandola morire.
Deglutì e si mise a sedere, scalciando le coperte e accendendo la luce.
No, non era morta, constatò quando si guardò attorno, e nulla poteva cambiare
il passato.
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