Il dolore che aveva provato era stato insopportabile: il suo corpo, o
quello che ne rimaneva, era una massa informe di nervi scossi e
brucianti, e lui non riusciva a trovare un qualsiasi punto che non gli
dolesse o che gli facesse più male degli altri.
Annaspò per un secondo, cercando di immagazzinare
più aria possibile e poi rilassò di nuovo le
spalle, prostrato dalle lunghe ore di tortura – fisica,
sì, ma soprattutto psicologica, era quella che sentiva
ancora bruciare in ogni parte di sé, a partire dai suoi
occhi, troppo stanchi per poter versare anche solo un'altra lacrima.
Dopo quello che gli avevano fatto, i Visitors avrebbero dovuto
immaginare che non si sarebbe lasciato piegare facilmente, avrebbero
dovuto sapere che avrebbe sopportato quella violenza inumana
– una barbarie che solo esseri privi di cuore e anima
potevano arrivare a concepire – senza rivelare uno soltanto
dei i nomi dei suoi compagni, dei suoi
amici, di coloro che erano stati
abbastanza forti e abbastanza stupidi da seguirlo nella sua missione
fino a quel punto, mettendoci anima e corpo e forza e
volontà, e che erano arrivati a crederci almeno quanto lui.
Sospirò, con l'ultimo alito di respiro che gli restava in
corpo, felice di aver avuto la possibilità di parlare un
poco con loro, prima della fine.
Sapeva che erano preoccupati, sapeva che avrebbero fatto di tutto per
tornare a prenderlo, ma ormai era troppo tardi; per loro, che non
potevano rischiare di farsi scoprire proprio adesso che qualcosa
iniziava realmente a muoversi e per lui, troppo stanco perfino per
pensare.
Dopotutto, se fosse fuggito, se fossero davvero tornati a riprenderlo,
poteva anche credere che la medicina l'avrebbe curato e che le ferite
del corpo si sarebbero rimarginate, prima o poi, ma non erano queste a
fargli davvero male: era la sua anima che sanguinava, prostrata da quei
lunghi anni passati nell'ombra di una minaccia che nessuno voleva
vedere, in cui non aveva fatto altro che lottare e lottare e lottare
ancora nella disperata speranza di poter così trovare
finalmente la sua vendetta e la sua pace.
Chiuse gli occhi, quando l'ago profondo gli si conficcò nel
braccio senza fargli alcun male – cos'altro poteva fargliene,
a quel punto? – e si lasciò pervadere da quel
caldo senso di abbandono, mentre i suoi sensi si scioglievano
dolcemente verso un sonno troppo a lungo agognato.
Sto arrivando, amori miei.
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N/A
ALL MY FEELS. Questa fanfiction è, be',
vecchia. Risale ad
ottobre del 2010 (!!) ma ieri sera hanno trasmesso Jhon May e
io l'ho riguardato e ho rivisto questa scena e... be', c'è
mancato poco che scoppiassi a piangere come la prima volta,
perché Georgie è meraviglioso e questa puntata
è meravigliosa e questa scena è meravigliosa e V
è meraviglioso e ommaigod
perché si sono fermati alla S2? ;__;
Comunque. La posto anche qui su gentile richiesta di
Lizzie_Siddal
e anche perché FANDOM, DOVE SEI? Esci allo scoperto, abbiamo
bisogno di te e delle tue fic
e del tuo p0rn
HobbesErica!!
\*O*/