La verità è immutabile.

di dark_lady89
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Prologo

 

Ci siamo conosciuti al parco.

Ricordo che cercavo un posto tranquillo per stare in pace, infine decisi di rilassarmi all’ombra di un albero, fu un incontro bizzarro a pensarci bene, avevo iniziato a leggere un libro quando il suo cane mi saltò letteralmente addosso. Era enorme, iniziò a leccarmi la faccia, non riuscivo ad alzarmi poi un giovane uomo me lo tolse di dosso. Lo osservai e lo trovai molto carino, non era quel tipo di bellezza finta da passerella ma del tipo che se lo vedevi per strada ti giravi a guardarlo. Iniziò a scusarsi, era mortificatissimo, faceva quasi tenerezza, io mi alzai e liquidai la faccenda con un gesto della mano. Lui sorrise rassicurato ed in quel momento sentii uno strano sbalzo, il mio cuore sempre tranquillo aveva appena mancato un battito ma ne ignorai il significato. Iniziammo a chiacchierare, mi invitò a bere con lui ed io non avendo nulla da fare accettai. Tra una chiacchiera ed un caffè iniziavamo a conoscerci.

La conversazione fioriva, tanto che al mio gesto di andare via, lui in un impeto di coraggio, mi chiese un appuntamento. Sebbene non lo conoscessi affatto, accettai.

Tutto iniziò così.  L’appuntamento ebbe luogo la sera dopo, andammo a cena in un ristorante lussuosissimo, l’atmosfera era romanticissima, delle candele profumate illuminava ogni tavolo rilasciando un aroma così dolce che illanguidiva i sensi.

Dopo cena facemmo un passeggiata per le vie del paese. Fu davvero tutto perfetto. La serata finì con lui che mi accompagnava a casa. Da vero gentiluomo non tentò neanche di baciarmi. Arrivati sulla porta di casa mi salutò con un baciamano, e se ne andò.

La sera, nel letto, ripensai all’appuntamento, a lui, ai suoi gesti, al suo modo di fare, tutto di lui mi aveva affascinata. Mi sentivo ammaliata. Mi addormentai con una leggerezza sul cuore mai provata.

Il giorno dopo si ripresentò al parco e mi chiese di nuovo di uscire. Iniziammo così a vederci  ogni giorno.

Ci mettemmo insieme quasi subito e tempo 5 mesi andammo a vivere insieme. Successe tutto molto veloce ma non ce ne rendevamo conto: eravamo innamorati. Diventammo una cosa sola, mi lasciai conoscere come non avevo mai fatto.

Trascorsero quasi cinque anni e filava tutto liscio. Iniziammo a fare discorsi per il futuro. Parlavamo perfino di matrimonio, eravamo così convinti che avrebbe funzionato. Pianificammo tutto, dal ristorante alla casa, fino ad arrivare, addirittura, a decidere il numero dei figli che avremo avuto.

Poi un giorno, mentre tornavo da lavoro, successe. Lo vidi da lontano, era sulla porta di casa con una ragazza che non conoscevo, sembravano discutere. Li vedevo battibeccare, gesticolavano in modo strano, poi lei abbassò le braccia in segno di resa e gli si avvicino, mise le braccia sulle spalle di lui, lo abbracciò e lo baciò. Restai pietrificata. I miei occhi vedevano una cosa ma la mente si rifiutava di accettarlo. Non riuscii a regge oltre, mi voltai e cosi via.

Non avevo una meta, desideravo solo essere il più lontano possibile da lì. Corsi fino allo sfinimento, poi le forze mi vennero meno e mi accasciai a terra e piansi, piansi con disperazione cacciando tutti il dolore che sentivo, cercando di immergermi nella sofferenza fino ad annegarci, con la speranza di sparire, non volendo più esistere, annullandomi e svanire.

Non so per quanto restai così ma ad un certo punto avvertii delle braccia sollevarmi e portami via. Erano braccia gentili, rassicuranti ed io mi ci immersi. Avevo un disperato bisogno di calore. Le braccia mi strinsero di più, dandomi conforto ed io crollai: mi addormentai, con il mondo che lentamente si sgretolava sotto ai miei piedi. Al mio risveglio mi ritrovai in un letto profumato. Dalla porta entrò un ragazzo, moro, alto, di bello aspetto ma soprattutto sconosciuto.

Lui notando la paura insinuarsi nei mie occhi mi rassicurò dicendo di avermi trovata per strada, distrutta e piangente e aveva deciso di aiutarmi  quando gli ero crollata fra le braccia, così aveva deciso di portarmi a casa sua per farmi riposare.

Lo osservai, sembrava sincero, così lo ringraziai poi mi alzai, dovevo tornare a casa. All’inizio lui sembrò incerto se lasciarmi andare oppure no, così gli promisi di contattarlo in caso di bisogno poi finalmente andai via.

Arrivai a casa spaventata di incontrarlo ma per fortuna non c’era. Andai in camera e feci i bagagli. Prenotai un biglietto aereo e me ne andai da lì. Mollai tutto. Quella non era più la mia vita. Andai in aeroporto e presi l’aereo.

Durante il volo guardai dal finestrino, vidi la città farsi sempre più piccola, finché non svanì, com’era svanita la vita che avevo sognato fino a quel momento.

Iniziai una nuova vita, un nuovo lavoro in una nuova città. Cercavo di non pensarlo ma ogni giorno era un agonia. Chiamai il ragazzo sconosciuto, si chiamava Luca, ci sentivamo spesso, diventando molto amici. Lui fu la mia ancora di salvezza, senza la sua amicizia non so se sarei sopravvissuta. I giorni si susseguivano in una routine sempre più pesante. Lavoravo, tornavo a casa, telefonavo Luca: chiacchieravamo un po’, andavo a letto e il giorno dopo ricominciava tutto da capo; alcune sere qualche anomalia e uscivo con un collega ma non succedeva mai niente. Ogni volta dopo quelle sere tornavo a casa, ed ogni volta il dolore tornava, bastava anche un piccolo dettaglio, come una parola o un odore e partiva qualche ricordo e tutto faceva dannatamente male. 

Poi improvvisamente, anche se sembrò incredibile, lo superai, smisi di parlarne, smisi di ricordarlo, successe improvvisamente ed io non soffrivo più. Certo, ammetto che inconsciamente, nel profondo, lo pensavo ancora. C’era una parte di me,  molto stupida, che sperava ancora in un futuro insieme ma non me ne accorsi fino a quel giorno.

Quel fatidico giorno in cui lo rividi.

 


Cosa ne pensate?
E' solo un esperimento, se noterò apprezzamenti la continuerò. 
Fatemi sapere. 





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