Prologo
Ci
siamo conosciuti al parco.
Ricordo
che cercavo un posto tranquillo
per stare in pace, infine decisi di rilassarmi all’ombra di
un albero, fu un
incontro bizzarro a pensarci bene, avevo iniziato a leggere un libro
quando il
suo cane mi saltò letteralmente addosso. Era enorme,
iniziò a leccarmi la faccia,
non riuscivo ad alzarmi poi un giovane uomo me lo tolse di dosso. Lo
osservai e
lo trovai molto carino, non era quel tipo di bellezza finta da
passerella ma
del tipo che se lo vedevi per strada ti giravi a guardarlo.
Iniziò a scusarsi,
era mortificatissimo, faceva quasi tenerezza, io mi alzai e liquidai la
faccenda con un gesto della mano. Lui sorrise rassicurato ed in quel
momento
sentii uno strano sbalzo, il mio cuore sempre tranquillo aveva appena
mancato
un battito ma ne ignorai il significato. Iniziammo a chiacchierare, mi
invitò a
bere con lui ed io non avendo nulla da fare accettai. Tra una
chiacchiera ed un
caffè iniziavamo a conoscerci.
La
conversazione
fioriva, tanto che al mio gesto di andare via, lui in un impeto di
coraggio, mi
chiese un appuntamento. Sebbene non lo conoscessi affatto, accettai.
Tutto
iniziò così.
L’appuntamento ebbe luogo la sera dopo,
andammo a cena in un ristorante lussuosissimo, l’atmosfera
era romanticissima, delle
candele profumate illuminava ogni tavolo rilasciando un aroma
così dolce che illanguidiva
i sensi.
Dopo cena
facemmo
un passeggiata per le vie del paese. Fu davvero tutto perfetto. La
serata finì
con lui che mi accompagnava a casa. Da vero gentiluomo non
tentò neanche di
baciarmi. Arrivati sulla porta di casa mi salutò con un
baciamano, e se ne
andò.
La sera,
nel letto,
ripensai all’appuntamento, a lui, ai suoi gesti, al suo modo
di fare, tutto di
lui mi aveva affascinata. Mi sentivo ammaliata. Mi addormentai con una
leggerezza sul cuore mai provata.
Il giorno
dopo si
ripresentò al parco e mi chiese di nuovo di uscire.
Iniziammo così a vederci ogni giorno.
Ci
mettemmo insieme quasi subito e tempo 5 mesi andammo a
vivere insieme. Successe tutto molto veloce ma non ce ne rendevamo
conto:
eravamo innamorati. Diventammo una cosa sola, mi lasciai conoscere come
non
avevo mai fatto.
Trascorsero
quasi cinque anni e filava tutto liscio.
Iniziammo a fare discorsi per il futuro. Parlavamo perfino di
matrimonio,
eravamo così convinti che avrebbe funzionato. Pianificammo
tutto, dal
ristorante alla casa, fino ad arrivare, addirittura, a decidere il
numero dei figli
che avremo avuto.
Poi un
giorno, mentre tornavo da lavoro, successe. Lo
vidi da lontano, era sulla porta di casa con una ragazza che non
conoscevo,
sembravano discutere. Li vedevo battibeccare, gesticolavano in modo
strano, poi
lei abbassò le braccia in segno di resa e gli si avvicino,
mise le braccia
sulle spalle di lui, lo abbracciò e lo baciò.
Restai pietrificata. I miei occhi
vedevano una cosa ma la mente si rifiutava di accettarlo. Non riuscii a
regge
oltre, mi voltai e cosi via.
Non avevo
una meta, desideravo solo essere il più lontano
possibile da lì. Corsi fino allo sfinimento, poi le forze mi
vennero meno e mi
accasciai a terra e piansi, piansi con disperazione cacciando tutti il
dolore
che sentivo, cercando di immergermi nella sofferenza fino ad annegarci,
con la
speranza di sparire, non volendo più esistere, annullandomi
e svanire.
Non so
per quanto restai così ma ad un certo punto
avvertii delle braccia sollevarmi e portami via. Erano braccia gentili,
rassicuranti ed io mi ci immersi. Avevo un disperato bisogno di calore.
Le
braccia mi strinsero di più, dandomi conforto ed io crollai:
mi addormentai,
con il mondo che lentamente si sgretolava sotto ai miei piedi. Al mio
risveglio
mi ritrovai in un letto profumato. Dalla porta entrò un
ragazzo, moro, alto, di
bello aspetto ma soprattutto sconosciuto.
Lui
notando la paura insinuarsi nei mie occhi mi
rassicurò dicendo di avermi trovata per strada, distrutta e
piangente e aveva
deciso di aiutarmi quando gli ero
crollata fra le braccia, così aveva deciso di portarmi a
casa sua per farmi
riposare.
Lo
osservai, sembrava sincero, così lo ringraziai poi mi
alzai, dovevo tornare a casa. All’inizio lui
sembrò incerto se lasciarmi andare
oppure no, così gli promisi di contattarlo in caso di
bisogno poi finalmente andai
via.
Arrivai a
casa spaventata di incontrarlo ma per fortuna non
c’era. Andai in camera e feci i bagagli. Prenotai un
biglietto aereo e me ne
andai da lì. Mollai tutto. Quella non era più la
mia vita. Andai in aeroporto e
presi l’aereo.
Durante
il volo guardai dal finestrino, vidi la città
farsi sempre più piccola, finché non
svanì, com’era svanita la vita che avevo
sognato fino a quel momento.
Iniziai
una nuova vita, un nuovo lavoro in una nuova
città. Cercavo di non pensarlo ma ogni giorno era un agonia.
Chiamai il ragazzo
sconosciuto, si chiamava Luca, ci sentivamo spesso, diventando molto
amici. Lui
fu la mia ancora di salvezza, senza la sua amicizia non so se sarei
sopravvissuta. I giorni si susseguivano in una routine sempre
più pesante.
Lavoravo, tornavo a casa, telefonavo Luca: chiacchieravamo un
po’, andavo a
letto e il giorno dopo ricominciava tutto da capo; alcune sere qualche
anomalia
e uscivo con un collega ma non succedeva mai niente. Ogni volta dopo
quelle
sere tornavo a casa, ed ogni volta il dolore tornava, bastava anche un
piccolo
dettaglio, come una parola o un odore e partiva qualche ricordo e tutto
faceva
dannatamente male.
Poi
improvvisamente, anche se sembrò incredibile, lo
superai, smisi di parlarne, smisi di ricordarlo, successe
improvvisamente ed io
non soffrivo più. Certo, ammetto che inconsciamente, nel
profondo, lo pensavo
ancora. C’era una parte di me, molto
stupida, che sperava ancora in un futuro insieme ma non me ne accorsi
fino a
quel giorno.
Quel
fatidico giorno in cui lo rividi.
Cosa ne pensate?
E' solo un esperimento, se noterò apprezzamenti la
continuerò.
Fatemi sapere.
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