Filo rosso
Non ho niente da dire su
questa storia. Giusto che marciva nella mia cartellina con tutti i
file per EFP da circa cinque mesi (la prima bozza risale, precisamente,
al 25 febbraio) e solo ora l'ho messa. Meglio tardi che mai, no?
Una
particolarità: questa storia è stata pensata
senza un seme e un uke predefinito perciò può
essere letta sia come SasuNaru sia come NaruSasu. Forse, per via della
mia leggera inclinazione verso il SasuNaru sarà
più probabile quest'ultimo.
Hai visto che ce l'ho fatta, Maria Giulia? È tutta per te,
mia adorata, tu che non credi alla palese
omosessualità di questi due.
E niente, buone vacanze a tutti! Andate al mare e prendete il sole, ma
ricordatevi la crema specialmente se avete la pelle bianco latte come
la sottoscritta!
Tanto amore! ♥
Disclaimer -
Naruto e i
suoi personaggi non mi appartengono: essi, infatti, sono di
proprietà di Kishimoto-sama.
Filo
rosso
Uchiha
Sasuke si svegliava sempre prima dell'alba, faceva una colazione
veloce, andava al cimitero a dire una preghiera sulla tomba dei
genitori e infine si recava in Accademia.
Terminate le lezioni,
rientrava a casa velocemente, faceva uno spuntino a base di pomodori e
poi si allenava fino a che, esausto, si coricava a letto, non prima
però, di ricordare a se stesso lo scopo della sua vita.
Uzumaki Naruto si svegliava quando il sole era già sorto da
un
pezzo, trangugiava confezioni di ramen istantaneo e un cartone di
latte dalla scadenza dubbia e fuggiva dal suo piccolo appartamento
mentre,
magari, si stava ancora finendo di allacciare la giacca della tuta.
Dopo l'Accademia bighellonava in giro progettando qualche scherzetto da
fare per attirare un po' d'attenzione, ad ora di cena andava con
Iruka-sensei a mangiare da Teuchi e infine si infilava sotto le coperte
pensando a come sarebbero cambiate le cose quando sarebbe diventato un
Hokage rispettato da tutti.
Si può dire che il team 7 sia stato il filo rosso del
destino, ciò che più di tutto li abbia avvicinati.
Naruto e Sasuke sembrano essere nati per stare agli antipodi, tutto in
loro è l'opposto dell'altro: l'oro dei capelli crespi di
Naruto
contro l'ossidiana di quelli setosi di Sasuke, il cielo azzurro negli
occhi dell'Uzumaki contro la notte
senza luna e stelle in quelli dell'Uchiha, la pelle abbronzata del
jinchuuriki contro quella diafana del vendicatore del suo clan, il
carattere solare del primo contro il genio freddo del secondo.
Gli opposti si attraggono, si sa.
Grazie al team 7, però, si sono scoperti più
simili di quanto
pensassero: nessuno dei loro coetani può immaginare
quanto possano aver sofferto da bambini ed è stato quello ad
avvicinarli e, in seguito, a renderli disposti a sacrificare la propria
vita per
quella dell'altro.
La solitudine, in fondo, è un dolore troppo grande da
sopportare da soli.
Da quando stava nel team 7, Sasuke si svegliava ai primi raggi
dell'alba, faceva una colazione adeguata al duro allenamento che lo
attendeva e andava a pregare. All'uscita del cimitero salutava Naruto,
che lo
attendeva sempre lì pazientemente, ed evitava il suo
abbraccio poi si
avviavano insieme all'appuntamento con Kakashi-sensei e Sakura-chan.
Trascorrevano tutto il giorno insieme, progettavano piani assurdi per
vedere il
sensei senza la maschera e alla sera mangiavano nel solito ristorante,
ridendo e scherzando.
Sasuke aveva
quasi l'impressione di avere nuovamente una famiglia.
Quando si congedavano dagli altri, Naruto inventava spesso una scusa
assurda per farlo venire nel suo appartamento e dormire assieme e lui
accettava, fingendosi seccato.
C'era una cosa che lo sorprendeva, però: quand'era in
compagnia
del dobe, la vendetta e suo fratello scivolavano via dalla sua mente e
assumevano un contorno sfocato, come circondati da un sottile velo di
nebbia.
Ma, per il momento, va
bene così, si diceva stringendo più
forte Naruto a sé.
Da quando stava nel team 7, Naruto si svegliava alle prime luci del
giorno meditando ogni volta l'omicidio della radiosveglia regalatagli
da Iruka-sensei. Si vestiva mentre addentava un panino e usciva
direttamente dalla finestra per precipitarsi al cimitero. Non entrava,
però, non volendo disturbare Sasuke e rimaneva fuori dal
cancello, pronunciando una preghiera silenziosa per i genitori del
ragazzo. Quando finalmente quello usciva andavano insieme
all'appuntamento con Kakashi-sensei e Sakura-chan.
Trascorrevano tutto il giorno con loro, progettando piani ingegnosi per
vedere il sensei senza la maschera e alla sera mangiavano nel
solito ristorante, ridendo e scherzando.
Naruto stava iniziando, grazie al team 7, a provare la sensazione del
calore di una famiglia.
Congedandosi dagli altri, però, sentiva salire alla gola lo
stesso nodo che provava quando qualcuno lo additava
urlandogli "Mostro!" così si affrettava ad
afferrare il
polso sottile di Sasuke e a balbettare un rapido "Il lavandino del
bagno si è rotto e io non so dove mettere le mani...".
"Mi hai preso per un idraulico?".
"Andiamo, dici di sapere tutto! Sicuramente sarai in grado di riparare
un
lavandino... O, forse, gli Uchiha non sono così perfetti
come
vanti", incrociava le braccia scoccandogli un sorrisetto.
"Io so fare tutto, dobe, anche riparare il tuo stupido lavandino".
Subito dopo aver aperto la porta del minuscolo appartamento gli cingeva
la vita con le gambe, gettandogli le braccia al collo e incollando le
labbra alle sue.
"Non sai proprio aspettare, nè?", sorrideva leggermente
Sasuke chiudendo l'uscio con un calcetto.
Naruto non rispondeva, ma affondava il viso nell'incavo del collo e lo
teneva stretto a sé con quattro arti per impedirgli di
scappare
e di lasciarlo solo. Il suo sesto senso glielo urlava: Sasuke, prima o
poi, l'avrebbe abbandonato e lui ne sarebbe morto.
Lo sentiva sorridere e gli appoggiava le mani sulle gambe per
sorreggerlo meglio mentre si sedeva sul letto. "Dormi, usuratonkachi",
gli ordinava passandogli distrattamente una mano fra i capelli
biondissimi e Naruto, dopo avergli premuto per un'ultima volta la bocca
sulla sua, obbediva appoggiando la fronte sulla sua spalla.
E la mattina seguente ricominciava tutto da capo.
Quando Haruno Sakura se ne accorse dire che c'era rimasta
male era un
eufemismo: in fondo Naruto le aveva portato via il suo unico grande
amore.
"Sensei", dopo la rituale cena alla fine dell'allenamento, si
avvicinò al sensei osservando i suoi due compagni
allontanarsi
insieme "Lei da quanto lo sa?".
"Da un po'. Insomma, si capiva...", sorrise sotto la maschera.
A Sakura venne un non rassicurante tic all'occhio sinistro mentre
Kakashi prendeva dalla tasca la sua inseparabile copia de Il paradiso
della pomiciata "Quei due sono perfetti per stare insieme,
non trovi,
Sakura-chan?".
La rosa li osservò allontanarsi lentamente, Naruto che
rideva
forte dando un pugnetto sulla spalla di Sasuke che scuoteva
elegantemente
la chioma corvina. "Ha ragione, sensei", si morse leggermente il labbro
inferiore per poi sorridere dolcemente "E sa una cosa? La bellezza di
uno si risalta accanto a quella dell'altro".
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