#Winds of War
Non dormiva da giorni.
Non dormiva da settimane.
Le sue occhiaie ormai facevano parte del suo viso, come se fossero un
nuovo organo, un nuovo naso.
La sala riunione del Consiglio della Difesa era nuovamente vuota.
L’ultima riunione era stata sciolta qualche ora prima, i generali e
comandanti era ormai sulla via del ritorno alle loro basi, magari
alcuni di loro avrebbero abbracciato per l’ultima volta figli e moglie.
L’indomani mattina, l’Inghilterra si sarebbe dichiarata favorevole o
contraria alla guerra.
Audrey respirò rumorosamente mentre guardava la cartina dell’Europa
lasciata al centro del lungo tavolo.
-Credi che sia una buona idea, Sergente Rivers?- chiese una voce che
spuntò dietro le sue spalle.
Nella stanza era appena ricomparso il Primo Ministro, fra le mani
teneva due bicchieri di Whisky.
Audrey prese un bicchiere, cercando di fermare il tremolio alla mano.
Il suo corpo non era del tutto guarito e lei lo stava spingendo al
massimo.
Bevve tutto il solo sorso e si sedette di fronte al Ministro.
-Ho sentito che non sei favorevole alla guerra.- disse solamente.
-La Francia è ben armata, ha un numero maggiore di persone e quindi di
futuri soldati e un paese troppo vasto da bombardare tutto in una
notte.-
-Ma non conti in fattore americano.-
-Io non mi fiderei di quei gradassi, ma è lei per fortuna il Ministro,
sta a lei e al Parlamento scegliere.-
Il Ministro si toccò più volte in naso. –Cosa pensi dei … Di quelli
come te?-
Audrey s’irrigidì. Si era preparata a quella domanda, da molto tempo
ormai il Ministro era accerchiato da richieste e sollevazioni popolari.
La gente chiedeva sangue, ma non aveva idea di quanto distruttiva
poteva essere un’altra guerra.
-Purtroppo, anche in quel mondo, la mia parola non conta nulla.-
Il Ministro sorrise e annuì. –Capisco, ma dimmi, voi potete darci una
mano … -
-Noi combatteremo quelli come noi che si arruoleranno negli eserciti
nemici. Nulla di più, nulla di meno. Ma le consiglio di parlare con il
nostro Ministro.- rispose Audrey indicando il camino.
Il Ministro Babbano seguì il suo sguardo incerto. –Ma come diamine ci
riuscite? E’ chimicamente impossibile. Va contro tutte le nostre leggi.-
Audrey sorrise e si alzò, prese un po’ di Metropolvere che teneva in un
sacchetto in tasca.
Si girò verso il suo superiore, gettò la polvere e le fiamme guizzarono
verso l’alto, lingue di fuoco verdi e gialle. –Pura magia, Ministro.-
Percy alzò lo sguardo dalla pila di documenti che stava esaminando alla
sua scrivania quando un messaggio planò verso di lui.
Lo prese al volo, nonostante i suoi muscoli si fossero atrofizzati dal
troppo lavoro.
Kingsley lo stava convocando per una straordinaria riunione del
gabinetto sull’emergenza Babbana.
Percy stracciò il foglietto e lo gettò nel piccolo cestino affianco
alla grande scrivania.
Si passò le mani sul volto e cercò di trovare la forza di alzarsi ed
essere impeccabile.
Un’altra serata in bianco.
Un’altra ancora e sarebbe morto.
Si alzò lentamente ed indossò il mantello, mentre camminava lentamente
cercò di sistemarsi la cravatta con pochi risultati.
Entrò nella sala delle riunioni e salutò con un cenno Kingsley.
-Sembra che l’intero mondo si sia messo contro di me, non riesco più a
dormire per più di tre ore.- sbuffò il Ministro magico mentre apriva
una cartelletta ed esaminava diverse pergamene.
-Già. Il mondo è impazzito.- fu l’unico commento di Percy prima che due
persone entrassero nella sala. Riconobbe subito il nuovo Premier
Babbano, un certo Jhonson, e Audrey Rivers.
O almeno l’ombra di Audrey Rivers.
Doveva aver perso tutti i chili accumulati durante la degenza in
ospedale, gli occhi erano cerchiati di blu, il volto scavato e stanco,
la camminata ancora insicura e zoppicante.
-Il vostro palazzo e le vostre … Tecnologie , sono ammirevoli.- esordì
Jhonson. –Sergente ora può aspettare fuori.- disse dando una leggera
pacca sulla spalla, pacca che stava per farla praticamente inciampare.
-Percy, Rivers m sembra messa male, vedi cosa puoi fare.- ordinò
Kingsley mentre si alzava per stringere la mano all’altro Ministro.
Percy se ne andò bruscamente , decisamente irritato dal non essere
stato estromesso dal colloquio.
Aprì la porta deciso ad ignorare Audrey quando se la trovò a terra
seduta mentre fissava il vuoto.
-Shacklebolt deve convincerlo a smetterla di fare lo stronzo o sarà la
fine per i Babbani.- disse continuando a fissare il suo punto
immaginare.
Chissà cosa vede, oltre il muro, oltre lo spazio intorno a sé? Si
domandò Percy, lasciandosi scivolare accanto a lei, anche lui stanco,
anche lui distrutto.
-Quando?-
-Domani mattina ci sarà la discussione con la Regina, l’unica
contraria, e il Parlamento. La vedo dura per i pacifisti.-
-Il popolo che dice?-
Audrey scrollò le spalle e si girò a fissarlo. –Il popolo non è
importante per quelle teste calde del Consiglio di Difesa.-
-Hai una brutta cera, comunque.- le disse cercando di non sembrare
troppo maleducato. Una volta Fred gli aveva detto che alle ragazze
andavano solo fatti complimenti e sorprese. E quella frase non era
nemmeno lontanamente vicina a un complimento.
Audrey ridacchiò. –Oh, devo essere proprio evidente questa cosa.-
-Vuoi del caffè? Nel mio studio ne ho una caraffa piena.- propose lui
alzandosi.
Percy tese una mano e Audrey l’afferrò.
La sua mano era calda, molto più calda della sua, e quando si ritrovò a
qualche centimetro dal suo corpo sentì un leggero odore di muschio,
stanchezza e di maschio.
Sorrise.
Mai avrebbe pensato a Weasley in quel
senso.
Lo seguì in silenzio, cercando di reprimere quello strano sorriso di
derisione e simpatia che le era spuntato e alla fine si sedette accanto
a lui su un divano duro e una tazza di caffè nero fumante.
-Ormai il caffè non mi fa più effetto.- disse lui mentre lo sorseggiava
cercando di non scottarsi.
Percy annuì e le sorrise appena. –Immagino che tu non dorma da
settimane.-
-Settimane o mesi? No me lo ricordo.- ripose lei alzando le spalle. –Ma
nemmeno tu sembri fresco come una rosa.-
-Diciamo che qui abbiamo avuto solo qualche intoppo.-
-Beati voi.-
Seguì un lungo silenzio, un silenzio rotto solo dai venti di guerra che
ormai soffiavano in ogni ufficio, nei cuori di ogni mago.
-Se dovessi … Se dovessi andare direttamente al fronte, potresti
occuparti di una cosa?- domandò improvvisamente Audrey stringendo
entrambe le mani intorno alla tazza, il volto rivolto verso l’imponente
scrivania.
-Di che genere?-
-Io ho solo due parenti in vita. Mio zio è un Babbano e vive in
Sudafrica, mentre mia nonna vive ancora in Scozia. Se dovessi morire … -
-Non succederà.- interruppe bruscamente. –Non morirai Audrey.- si
avvicinò appena, la mano che ghermiva la spalla.
-La possibilità, una grande percentuale, è a favore della mia morte. E’
un semplice dato di fatto.- rispose lei tirando fuori dalla tasca dei
jeans una busta blu. –Qui dentro c’è il mio testamento. Non ho molto,
ma quel poco voglio che venga venduto e i soldi equamente divisi fra
mia nonna e mio zio.- lasciò la lettera sul tavolino.
-Perché a me?- chiese Percy.
-Perché sei uno dei pochi che non mi guarda come se fossi un mostro.-
-Ma tu non sei un mostro.-
Un gruppo alla gola impedì a Audrey di rispondere. Irritata cercò di
asciugare e scacciare via le lacrime silenziose che scendevano lungo il
suo volto.
E Percy seppe cosa fare.
Le pulì una guancia con le sue lunghe dita e l’abbracciò.
Un gesto spontaneo.
Un gesto gentile.
L’ultimo gesto umano prima della
guerra.
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