Feuersturm

di Dernier Orage
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Feuersturm





Reminescenza

Egon ricordava perfettamente il padre Frans, un olandese forte, possente e contemporaneamente affilato, caratteristiche che ritrovava in se stesso ogni volta che si guardava allo specchio. Frans era stato un uomo bellissimo, gli occhi neri e i capelli miele, sempre coperti da un cappellaccio nero come i maglioni a collo alto. Aveva movenze magnetiche, mesmeriche. Era un poeta beatnik che incantava con i suoi piccoli strumenti musicali indiani e le sue parole. Non era realmente suo padre, ma la cosa più simile che avesse trovato tra le persone delle svariate carovane nei periodi di viaggio. Era rimasto spesso a dormire nella sua tenda e Frans cantava per lui, per farlo addormentare e cullarlo durante il sonno, la mattina per svegliarlo, richiamando pettirossi e cuculi per un concerto.
Frans tutte le mattine lo portava appresso come una scimmietta aggrappata sulla schiena ed intanto suonava e richiamava folle dai mercati rionali. Declamava versi latini o americani, si complimentava con le signore in un inglese fluente, in olandese, in tedesco e in italiano, vendeva giornaletti stranieri ai ragazzi, accennava qualche pezzo rock. Rubavano spesso dei fiori da portare ad Elke, la madre di Egon, e Frans glieli intrecciava ai capelli, definendo boccoli e ciocche decorate d’edera e rose, coprendo il biondo cenere con l’henné. Frans glorificava gli occhi di Elke, diceva di amarli, di vederli in ogni nuvola ed in ogni lago, erano di una tonalità confusa tra il verde e il miele dorato.
- Vado via, piccolo Egon. Vado in Nepal, quando sarai grande mi ritroverai.- Gli aveva sussurrato Frans tra i capelli ed Egon lo sapeva già, aveva sentito parlare gli adulti nella notte. Egon sapeva di non poterlo fermare o convincere a restare e gli aveva porto una gemma di malachite ed un pezzetto di vetro giallo, se li avesse sovrapposti avrebbe potuto rivedere gli occhi di Elke e magari si sarebbe ricordato per un momento che erano gli stessi del figlio Egon.





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