a
Silenzio... Solo il niente quello che accompagnava la melodia che aveva
preso ad estendersi per tutti i dormitori da ormai qualche minuto,
quella melodia che riusciva a penetrare fin dentro l'anima della
persona. L'oscurità tangeva ogni nota e la trasportava
più forte che mai nell'aria, lasciando che tutti potessero
godere di quel suono così malinconico e, al tempo stesso,
pacificatore. Era come se Shrade, dalla sua stanza, permettesse ai
presenti di ascoltarlo, come se fosse proprio lui a dare questo
consenso a tutti coloro che probabilmente si trovavano ora nelle loro
stanze, intenti a provare sollievo da quelle note o semplicemente
lasciandosi cullare da esse durante il loro sonno. I giardini erano
deserti, illuminati solo dalla luna che si stagliava perfetta nel cielo
di un blu così intenso da non lasciar trapelare neanche una
stella. Era come se tutto si fosse fermato, come se le lancette
avessero smesso di avanzare di fronte agli occhi di colei che osservava
in silenzio quel posto.
Mikono, appoggiata al grande balcone fuori dalla sua stanza, sembrava
come incantata da quella meraviglia. Gli occhi socchiusi, un sorriso
sulle labbra mentre permetteva al leggero soffiare del vento di
penetrare tra i suoi capelli, facendo così danzare i ciuffi che
le ricadevano ai lati del viso. Così come si erano bloccate le
lancette, ai suoi occhi, anche il mondo si era bloccato. Quella musica
le dava un senso di pace enorme, così enorme da togliere
qualsiasi pensiero dalla sua testa.
"Shu..." Shushu, immobile accanto al braccio di Mikono, teneva i suoi
occhietti fissi sulla figura di lei, come preoccupata di qualcosa.
"Tranquilla..." Sussurrò la ragazza, schiudendo appena le
palpebre per permettere ai suoi smeraldi di specchiarsi nel cielo
scuro, ma limpido. "Stavo solo pensando, davvero..." Sorrise al piccolo
animaletto, accarezzandogli la testa con la punta dell'indice in un
gesto affettuoso. "Solo pensando..." Ripetè, finendo per
riposare le mani sulla balaustra, l'attenzione ora posta di nuovo sulla
luna sopra di lei mentre quelle note continuavano imperterrite ad
invadere ogni luogo ed ogni persona.
Erano passati appena due giorni da quando era stata rapita da Kagura e
ancora la sua mente non riusciva a sfuggire a quell'episodio. Era come
imprigionata, legata ad esso da un qualcosa di indissolubile e quella
melodia così malinconica riusciva solo a farla ricordare. Non
sapeva perchè, semplicemente le succedeva. Da quando era tornata
al dormitorio quella notte, i suoi pensieri non erano più
riusciti ad allontanarsi da quel ragazzo che, se per un primo istante
le aveva fatto paura, l'aveva poi fatta agire sovrappensiero, tanto da
farla mettere in mezzo tra lui e Amata pur di proteggerlo.
Perchè lo aveva fatto...?
"Shu?" Shushu saltò sulla sua spalla e si appoggiò alla
sua guancia, strusciandosi appena. Mikono non potè fare a meno
di sorridere.
"Grazie..." Era come se il piccolo cercasse di consolarla, farle sapere
che non c'era bisogno di preoccuparsi così tanto di quel
qualcosa che non aveva spiegazione logica. Eppure Mikono non riusciva a
lasciar perdere, non quando si sentiva così... vicina a Kagura.
Da quando aveva scoperto che in realtà non voleva ucciderla,
bensì...
Arrossì di colpo nel ripensarci, il cuore che prese a battere
velocemente mentre gli occhi si illuminavano di un lieve imbarazzo...
come ogni volta che rimembrava la cosa. Era più forte di lei,
non riusciva a stare calma quando che la sua mente tornava su quel
particolare.
"Shu!" Stavolta Shushu balzò sulla sua testa e si
accoccolò, arrossendo a sua volta. Probabilmente concordava su
quella vergogna dato quanto era successo anche alla piccola.
"Chissà che sta facendo..." Sussurrò, ricollegando infine come era terminato quell'incontro.
Era stato ferito, gravemente come se non bastasse, quindi era ovvia la
sua preoccupazione. Era scomparso dal niente e da quel momento non si
era più saputo niente di lui, neanche era venuto a cercarla. Da
una parte ne era grata, continuava a provare una certa angoscia seppur
involontaria, ma dall'altra voleva sapere di lui... Sapere che fine
aveva fatto.
Mikono sospirò, quindi accostò le mani al petto e
cercò di calmare quel battito, voltandosi infine per tornare
nella propria stanza. Zessica era uscita e non era ancora
tornata, lasciandole così l'intera camera a disposizione...
lasciandola sola in quel silenzio devastante, incapace di dormire.
Entrò in essa, la luce spenta per fare in modo che non venissero
a chiedere il motivo per cui era ancora sveglia a notte fonda, quindi
si mise seduta sul letto prima di lasciarsi cadere su un lato, gli
occhi ora fissi su un punto non ben definito di fronte a lei mentre
Shushu prendeva posto sulla scrivania, dove si addormentò pochi
minuti dopo.
"Forse sto pensando troppo..." Sussurrò lievemente, voltandosi
con lo stomaco verso il letto per affondare il viso nel cuscino e
posizionare le mani sotto di questo, come se volesse estraniarsi da
tutto e da tutti grazie anche a quella melodia che cullava ogni gesto,
pensiero o, più semplicemente, le intere emozioni e sensazioni.
Fu in quel momento che un rumore furtivo andò ad espandersi nel
cortile sotto il balcone della stanza di Mikono, un rumore così
impercettibile che nessuno sembrò cogliere. La figura di quel
ragazzo, ora illuminata dalla luna, venne delineata perfettamente dai
raggi di questa. Gli occhi vitrei, in perfetto contrasto con l'argento
del satellite, sembrarono accendersi di vita propria non appena l'odore
della ragazza invase le sue narici, le labbra quelle che invece si
incresparono in un sorriso.
Con un balzò saltò sul muro e, aiutandosi con le crepe,
iniziò a salire con agilità fino al ripiano che dava
sulla stanza. Un salto agile e silenzioso e subito salì sulla
balaustra, quindi scese per entrare nella camera dato che la finestra
era stata lasciata aperta. Poteva sentire il respiro di lei invadere il
luogo, il suo olfatto cogliere la fragranza di Mikono mano a mano che
si avvicinava al letto.
"Ti ho trovata ancora una volta." Sussurrò infine, non capendo
se fosse addormentata o meno e per questo, nel dubbio, cercando di non
svegliarla.
Per qualche secondo Mikono non realizzò quanto era accaduto,
troppo impegnata a riflettere su quella miriade di pensieri che avevano
iniziato a vorticarle nella testa. Non appena si rese però conto
della cosa, le venne naturale voltarsi di scatto e cacciare un grido
per la sorpresa, il cuore che per un attimo perse un battito.
Kagura salì subito sul letto e le coprì la bocca. Chiuse
un attimo gli occhi per concentrarsi sui suoni, come per capire se
stesse arrivando qualcuno a causa del richiamo di lei, quindi, una
volta accertata la quieta del luogo, incrociò i loro sguardi.
"Fa silenzio." Le fece leggermente brusco, aspettando un cenno di assenso per liberarla.
Mikono, ora con la schiena a contatto con la parete e il corpo immobile
sotto la figura dell'altro, non potè che rimanere ad osservare
Kagura con un misto tra lo spaventato e il sorpreso. Il cuore batteva,
batteva sempre più velocemente, in parte a causa della paura e
in parte a causa della sorpresa nel vedere l'altro. Una parte di lei
però, nonostante tutto, non potè che essere felice di
vedere che stava bene.
Lentamente annuì con la testa seppur in maniera poca decisa,
mentre le mani andavano istintivamente a stringersi sulla coperta per
avere una qualche sicurezza, come se così facendo potesse
stupidamente pensare di essere in salvo.
Che cosa ci faceva lì? No, non era quella la domanda che avrebbe dovuto fare...
"Bene." Il ragazzo la lasciò, accennando un sorriso mentre la
fissava intensamente in quegli occhi che, a parer suo, era così
meravigliosi da non poter reggere il confronto con quelli di chiunque
altro... Come ogni cosa che le apparteneva del resto.
Le pupille brillavano le une in quelle dell'altro, le labbra di Mikono
appena dischiuse a causa della sorpresa che continuava a comandare su
qualsiasi altro suo pensiero sebbene il corpo sembrasse più
dettato dal timore dato che rimaneva rannicchiata nell'angolo del
proprio letto. Era come se fosse divisa in due parti, una voleva
credere che non fosse una persona cattiva mentre l'altra ipotizzava il
contrario.
"Stai... bene." Parlò appena, un sussurro appena percettibile
quello che andò ad espandersi nel silenzio più buio di
quella stanza. Non una domanda, piuttosto un'affermazione dato che
poteva ben vederlo di fronte a se.
"Perchè non dovrei star bene? Non mi faccio di certo uccidere
così." Sbuffò, leggermente offeso. "Non prima di aver
ucciso te." Aggiunse poi con un sorrisetto, prendendo il viso di lei
per il mento e avvicinandolo al proprio, i loro sguardi sempre uniti.
Gli occhi di Mikono sgranarono per la paura solo un singolo istante,
giusto il tempo per ricordare la peculiarità che
contraddistingueva Kagura, lasciando così spazio al rossore
sulle guance piuttosto che alla sensazione di terrore.
"N... non dirlo neanche per scherzo!" Borbottò, entrambe le mani
poste sul petto per provare a nascondere quanto il cuore stava battendo
sempre più forte da quando l'altro aveva messo piede nella
stanza.
Il fatto che Kagura parlasse al contrario, che intendesse l'esatto
opposto di quanto in realtà diceva... Ora che sapeva cosa
davvero aveva da sempre intenso con 'uccidere' non poteva non provare
il più totale imbarazzo di fronte a tali affermazioni. Come
poteva essere altrimenti? Aveva sempre creduto che la volesse morta,
quindi era ovvio aver provato paura... Ma le cose erano del tutto
cambiate quando aveva capito il senso che si celava dietro a quelle
parole.
"Perchè no? E' quello che si fa quando si odia una persona..."
Mormorò mentre le guance gli si coloravano appena. Era come se
davvero non capisse quanto l'altra cercasse di dirgli. Erano destinati
a stare insieme, lo aveva sentito da quando l'aveva fiutata la prima
volta, quindi per lui era normale desiderarla a quel modo.
"Qu... Quando si..." Mikono poteva benissimo sentire il viso prenderle
fuoco dalla vergogna che stava provando, davvero. Per quanto era
visibile l'agitazione di Kagura, non era niente paragonata a quella di
lei. Le stava dicendo di... amarla? Beh, se non era amare, era comunque
piacere... e il fatto che volesse... "Non è questo il fatto!!"
Si allontanò appena da lui per sfuggire alla presa sul suo viso,
quindi distolse l'attenzione, come se stesse pensando a cosa fosse
giusto dire in una situazione simile. Eppure era semplice, bastava
dirgli di smetterla di avvicinarsi a lei, provare a convincerlo... ma
non ci riusciva, neanche le passava per la testa di allontanarlo a dire
la verità. Anzi, probabilmente era l'ultimo dei suoi pensieri in
quel momento.
"Ecco..." Si coprì appena le labbra con l'indice e
abbassò lo sguardo, sempre pensando a come fosse meglio trattare
con Kagura. Era la prima volta che si trovava in un contesto come
quello, era impensabile che sapesse come gestire il tutto... Ed il
fatto che si trovasse con lui, nella propria camera, senza altri in
giro data l'ora... non aiutava molto.
"Non mi odi neanche un po'?" Chiese, lo sguardo leggermente triste.
"Perchè dovrei od... Cioè, no, è ovvio provare
odio per te dato che mi hai pure rapita...!" Rimase qualche secondo in
silenzio, quindi portò istintivamente le mani di fronte a se e
scosse la testa, le guance che ora sembravano prendere totalmente
fuoco. "No, non è quello che intendevo, io...!" Non sapeva che
dire, non con una persona che parlava al contrario rispetto a quello
che davvero pensava. Se gli avesse detto che lo odiava, avrebbe potuto
intendere male? E se invece capiva il senso del suo discorso e avesse
pensato che davvero provava odio nei suoi confronti? Per quanto avesse
avuto timore di lui, ora che aveva capito quanto provava, non riusciva
a vederlo con gli stessi occhi. Sentiva che non era una cattiva
persona, quindi in parte 'l'odio' da lei provato si era assopito, ma
d'altro canto avrebbe potuto intendere tutt'altra cosa, quindi...
"Lo sapevo!" Gli occhi di Kagura si illuminarono, facendo subito capire
che effettivamente aveva intesi l'esatto contrario di quanto aveva
detto Mikono. Le strinse entrambe le mani e sorrise. "E' il nostro
destino!"
"D... Destino!?" Nel sentire quella parola, Mikono non potè che
imbarazzarsi ulteriormente, tanto da rendere impossibile qualsiasi
pensiero logico.
Provò a concludere quella stretta, ma neanche aveva la forza di
far allontanare Kagura da se. Tutto ciò che desiderava era
sprofondare per nascondere la vergogna.
"Certo! Siamo destinati a stare insieme, il destino ci lega, lo sento."
Sussurrò, portando una mano all'altezza del cuore. Sembrava
incredibilmente serio in quel momento... Così serio che Mikono
non potè che rimanere incantata ad ascoltare quelle sue parole,
in silenzio questa volta.
I suoi occhi erano incatenati a quelli dell'altro, creando un perfetto
contrasto tra il suo verde smeraldo e il dorato di quelli di Kagura, un
colore fin troppo affascinante. Per quanto sentisse le guance
arrossate, la sua mente non le permetteva di pensare ad altro che non
fosse quanto aveva appena detto il ragazzo. Che il destino legasse i
due lo trovava strano... eppure non poteva non ammettere quanto il
sentimento di lui sembrasse sincero. Sembrava davvero convinto di
quanto stava dicendo, ci credeva davvero per quanto idilliaco potesse
essere.
"Vuoi venire con me? Voglio farti vedere un posto che ho trovato
venendo qui." Le propose, tendendo la mano nella sua direzione.
Che si fosse reso conto di aver sbagliato approccio? Che prenderla con
la forza non era stato sicuramente il modo ideale per farla venire al
suo fianco? Era come se con la dichiarazione, ai suoi occhi era ormai
classificata così, involontaria di Mikono gli avesse dato
più sicurezza e gli avesse tolto quell'urgenza di portare con se
la ragazza, di allontanarla da tutti coloro che lei aveva intorno.
Mikono lo osservò, quindi annuì appena. Nonostante tutto
sentiva di potersi fidare, sapeva che non poteva accadere niente di
male... E poi si trovavano comunque dentro e nei pressi dell'Istituto,
vi era la sicurezza di poter contare su qualcuno nel caso fosse
accaduto qualcosa... Un qualcosa che però le sembrava
impossibile potesse avvenire. Era una sensazione troppo forte in lei,
sapeva di poter credere alle parole di Kagura che, in quel momento,
sembrava tutt'altra persona rispetto a quando era comparso la prima
volta.
"Bene." In un istante la prese rudemente in braccio e si
avvicinò al balcone. "Vedi di non gridare." Guardò un
attimo di sotto per piegare infine le ginocchia e balzare in aria. Un
istante e subito ricaddero sull'erba morbida con un'agilità
degna del miglior predatore.
Per quanto Kagura si fosse raccomandato Mikono non riuscì a
trattenere totalmente un grido, sia per quell'improvvisa presa che per
il salto avvenuto in neanche un secondo. Ebbe però la prontezza
di portarsi subito una mano alle labbra per soffocare il tutto,
immobile tra le braccia dell'altro, posizione per la quale provava un
certo disagio... in positivo. Poteva sentire il calore del suo corpo in
contrasto con le fredde folate di vento che spiravano quella notte,
cosa che sembrava aiutare a calmare il rossore sulle sue guance che
continuava imperterrito a rimanere vivo.
"Avresti potuto dirlo prima...!" Mormorò con un filo di voce per
paura di essere udita ora che si trovavano fuori dai dormitori.
Kagura ridacchiò e la mise con dolcezza a terra, quindi le strinse la mano.
"Vieni." Fece eccitato, iniziando a camminare con passo svelto verso il
luogo che voleva mostrarle, un po' più lontano dalla struttura
centrale dell'Istituto. Era una parte d'isola abbastanza selvaggia, un
luogo che Mikono non aveva mai esplorato prima di allora, anzi, che
nessuno probabilmente aveva mai perlustrato.
Il ragazzo si infilò in mezzo alle piante, tenendo Mikono
più vicina a se per non perderla di vista. Camminarono in quella
vegetazione per una decina di minuti, finchè non sbucarono in
uno spazio totalmente privo di cespugli o alberi, dove nel centro si
estendeva una piccola laguna. L'acqua era nera come la notte, solo il
riflesso della luna quello che si stagliava riflesso sulla superficie.
Mikono rimase ad osservare quello specchio d'acqua per qualche secondo,
quindi si allontanò immediatamente da Kagura per avvicinarsi a
quel posto.
"Non sapevo di questa laguna...." Sussurrò persa nei suoi
pensieri mentre girava appena su se stessa per osservare quel luogo
quasi perfetto, dove solo il silenzio e il fruscio delle foglie teneva
loro compagnia. Le labbra erano increspate in un sorriso colmo di tutta
la sorpresa avuta, la gonna che si alzava flebilmente con l'aiuto del
vento rendeva grazia ad ogni suo movimento.
Si avvicinò al bordo del piccolo laghetto, quindi si
portò una mano alla gonna per fermarla prima di fare leva sulle
gambe e chinarsi, in modo da sfiorare con l'indice la superficie
fredda. Leggeri cerchi presero a formarsi dalla sommità
dell'indice, fino a che non scivolarono nella più assoluta
quiete.
"E' rilassante..." Mormorò prima di iniziare a increspare l'acqua con movimenti lenti.
Il ragazzo le si avvicinò e si chinò al suo fianco,
fissandola così intensamente da neanche dare attenzione alla
bellezza di quel luogo.
"Sei... davvero ripugnante..." Commentò, le guance ora arrossate dall'imbarazzo.
"Cos..." Mikono si voltò verso di lui con un'espressione
dubbiosa stampata in viso, per niente abituata a quel modo di
'relazionarsi'. Non riusciva a ricollegare subito quanto voleva dire,
l'idea del contrario non riusciva a digerirla totalmente. Sebbene
avesse capito come funzionava, non poteva fare a meno di sorprendersi
ogni volta che si sentiva dire una cosa simile, in totale contrasto con
le sue reazioni.
Intesa bene la cosa, si portò una mano al viso per spostare
dietro l'orecchio un ciuffo di capelli, arrossendo appena e
sorridendogli un secondo dopo con fare imbranato. Era imbarazzante
sentirsi dire cose simili una volta inteso il significato... Felice di
sapere che pensava questo di lei, ma imbarazzante comunque.
Kagura le si avvicinò ancora fino a che le loro spalle non si sfiorarono.
"Ti... odio davvero tanto." Sussurrò, fissandola incerto sul da farsi.
Mikono deglutì, gli occhi che ora mostravano tutta l'agitazione
di quel momento mentre si portava istintivamente una mano chiusa a
pugno sul petto, l'altra invece ferma a terra per sostenersi e non
cadere. Non sapeva come comportarsi, era così strana quella
situazione... irreale quasi, che non sapeva che pensare. Non avrebbe
mai potuto immaginare di trovarsi da sola con Kagura dato che
quest'ultimo era stato proprio colui che più di chiunque altro
l'aveva terrorizzata... e soprattutto non poteva di certo arrivare a
pensare che avrebbe provato quasi simpatia per quel ragazzo... una
simpatia leggermente strana a dire la verità, che neanche sapeva
come classificare. Aveva pensato a lui in quei giorni, domandandosi se
stava bene, ma a conti fatti neanche sapeva perchè l'aveva fatto.
"Ecco..." Era palese il suo disagio.
Il rosso si avvicinò al suo viso, intraprendendo un contatto con
quegli occhi così puri, immacolati. Portò una mano dietro
la sua testa, scivolando poi tra i suoi capelli, quindi le sciolse
l'acconciatura in modo che i lunghi capelli potessero ora svolazzare
liberi intorno a lei, posandosi infine sulle sue spalle. Era una
visione che non riuscì proprio a sopportare... una visione
troppo perfetta per lui.
Una leggera pressione alla testa, l'avvicinarsi del suo viso senza che
Mikono potesse rendersi conto della cosa, fino a che le loro labbra non
si congiunsero in un bacio casto.
Da parte di lei, fu come se un vortice di emozioni avesse attraversato
la sua mente una volta realizzato il tutto. I suoi occhi, schiusi per
la sorpresa, quasi brillarono in contrasto con il rossore del suo viso.
Il corpo tremava appena, non tanto per la paura quanto piuttosto per il
non sapere che fare, come reagire o cosa dire. Si limitò a
portarsi la mano alle labbra una volta che si fu allontanata da lui,
distogliendo istantaneamente l'attenzione per evitare di incrociare lo
sguardo di lui.
Il cuore batteva così forte da sembrare pronto per scoppiare,
ogni pensiero si accavallava ad un altro se solo provava a riordinare
le idee.
"Io... cioè, tu..." Borbottò qualcosa di incomprensibile,
abbassando poi la testa per fissare un punto non ben definito a terra,
il viso che continuava ad essere paonazzo coperto dai capelli che ora
le ricadevano liberi.
L'aveva baciata... Kagura l'aveva baciata. Non con foga, come avrebbe
potuto aspettarsi da uno come lui, quanto piuttosto con gentilezza.
"Io..." Ripetè, tirandosi dietro l'orecchio un ciuffo di capelli
per lasciar trapelare la vergogna che albergava ora sul suo viso.
"Ti prego... permettimi di odiarti..." Sussurrò il ragazzo,
prendendola per le spalle per farla un istante dopo distendere
sull'erba.
"Aspetta, aspetta!" Subito però Mikono posò le mani sul
suo petto, bloccandolo per evitare che potesse avvicinarsi
ulteriormente. Era stato così veloce che per un secondo non si
era neanche accorta di ciò che aveva inteso in quel momento,
solo quando si era ritrovata stesa a terra sotto di lui aveva
realizzato il tutto.
"Che c'è che non va?" Chiese, non mascherando nemmeno la delusione di essere stato fermato.
"Come puoi chiedermi se c'è qualcosa che non va!" Sbottò,
ormai al limite della sopportazione dato il palese imbarazzo che
scorreva totalmente in lei. Possibile che Kagura non si rendesse conto
di quanto faceva o diceva? Era così normale per lui?
"Non capisco..." Ammise, fissandola confuso.
Mikono sospirò, quindi sfuggì dalla sua presa per potersi
mettere seduta di fronte a lui. Si portò una mano alle labbra,
quindi tossì appena per schiarirsi la voce e abbandonare ogni
palese borbottio o insicurezza, sperando a questo modo di convincere
Kagura.
"Sono felice che tu mi abbia portata qua, così come sono felice
che tu non abbia provato a rapirmi questa volta." Sospirò,
sorridendogli in maniera genuina mentre intrecciava le dita delle mani
di fronte a se con nervosismo. "Però non..." Inarcò un
sopracciglio, un colorito roseo nuovamente sulle guance. "...non penso
sia il momento adatto per ciò che... pensi." Annuì con la
testa sebbene non stesse pensando al 'momento' quanto piuttosto alla
cosa generale.
"...capisco." Kagura la fissò, quindi si stese sull'erba con le
mani dietro la testa, lo sguardo che ora fissava la luna sopra di loro.
"Aspetterò." Promise, sorridendole una volta che spostata
l'attenzione su di lei.
Gli occhi della ragazza lo seguirono finchè non si fu messo
comodo, le labbra ora leggermente dischiuse per la sorpresa di quel
gesto. Si era aspettata un qualche tipo di reazione, eppure Kagura si
era limitato a lasciar perdere per non andare contro il suo volere...
Sembrava davvero che ci tenesse molto a lei e questo non poteva che
farla felice.
Sorrise, quindi si appoggiò con entrambe le mani a terra prima di lasciarsi cadere su questa, di fianco all'altro.
"Ancora un po'..." Pronunciò quasi in labiale, in modo che Kagura non potesse sentirla.
Ancora un po'... e forse avrebbe potuto capire il motivo per cui si
sentiva così bene con l'altro ora che ogni paura era
scomparsa.
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