A million little pieces
Titolo: A million
little pieces
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia:
One-shot [ 3033 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Straw
hat
crew
Generi: Generale,
Fluff, Vagamente
Sentimentale
Avvertimenti: Shounen
ai,
Hetereosexual, Shoujo
ai, Linguaggio
colorito, Gender swap, Slice of Life, Assurdità sparse, What
if?
Rating: Giallo
/ Arancione
Pacchetto usato: Genere
Tracce scelte:
Fluff, voce stonata,
eclissi
Tabella/Prompt:
Oggetti ›
07. Libro
Ideal Good 10&Lode: #10.
Volontà
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
[ “Nel mondo dove regna
la
fantasia, tutto è possibile!” Eiichiro Oda ]
«Tutto
ciò è a dir
poco ridicolo», sbottò d’un tratto
Sanji, frantumando il silenzio che, da un
paio di minuti a quella parte, era calato sull’intera ciurma
di Cappello di
Paglia.
Dal momento in cui Chopper era tornato
alla Thousand Sunny con quel pacco di fogli, bianco in volto nonostante
fosse
una renna, su tutto l’equipaggio era caduto un sottile strato
di gelo non
appena Robin, intrepida e desiderosa di sapere di cosa si trattasse,
aveva
cominciato a leggere quel plico tenuto insieme da semplice nastro
adesivo e
qualche punta di spillatrice. All’inizio non era stato nulla
di così eclatante,
solo qualche pensiero buttato a caso su carta e avventure che non
avevano mai
vissuto - almeno per quanto ricordassero -, ma quando si erano
ritrovati
davanti ad un vero e proprio porno, i cui protagonisti erano stati Rufy
e
Usopp, erano ammutoliti tutti, Nico Robin inclusa. E per far ammutolire
una
come lei, beh, ce ne voleva.
«Sembra che qualcuno si sia
divertito a
scrivere su di noi», esordì finalmente
l’archeologa, dando voce al pensiero
comune che li aveva attraversati sin dal primo momento. Non
c’era il nome di chi
fosse stato a stendere tutte quelle storie - perché, accidenti, non ce
n’era soltanto una - né tantomeno erano riusciti
a riconoscere la scrittura, ma in fin dei conti, aveva affermato Robin,
non
avrebbero dovuto stupirsi se nascevano cose del genere. Dopo Enies
Lobby erano diventati
dei pirati piuttosto famosi, conosciuti da tutti su larga sfera
mondiale, e se
qualcuno si divertiva a scrivere certe cose sul loro conto, beh, forse
sarebbero dovuti essere più che contenti. Peccato,
però, che la maggior parte
della ciurma non la pensasse esattamente così.
«Io non faccio quelle cose con
Usopp,
però. E nemmeno Sanji», se ne uscì di
rimando Rufy, scaccolandosi tranquillo.
Anche lui non si era scomposto più di tanto durante la
lettura, forse perché
non aveva compreso realmente la situazione o, come suo solito, aveva
fatto
bellamente finta di ignorarla. E dato il dito che ancora si muoveva nel
suo
naso, nonostante Nami gli avesse lanciato un’occhiata
disgustata, quell’ipotesi
non era da escludere.
«Se non l’avessi
capito, Rufy, qualcuno
si è messo a smanettare sulla nostra vita privata e si
è inventato un mucchio
di cazzate!» berciò Sanji, spegnendo nel
posacenere l’ennesima sigaretta della
giornata prima di afferrare il pacchetto dal taschino della giacca e
prenderne
una nuova, mantenendola con i denti mentre cercava
l’accendino. «Insomma,
nessuno dotato di un minimo senso estetico penserebbe mai di baciare
Usopp,
figuriamoci scoparci!»
«Ohi!»
esclamò il diretto interessato,
indignato da quelle parole.
Sanji sospirò e
tentò di calmarsi,
accendendo a fatica la sua stecca. «Aye, aye, scusa, Usopp.
Non volevo»,
borbottò a mezza voce, e il cecchino lasciò
perdere solo perché aveva ben
capito quanto la cosa avesse scosso un donnaiolo come lui. E,
accidenti, anche
lui era rimasto a dir poco sconcertato nel venire a conoscenza che da
qualche
parte c’era qualcuno che si divertiva ad inventare storie su
di loro e su
relazioni clandestine, scrivendo racconti erotici che il più
delle volte
sfioravano il limite dell’impossibile. Bah.
«C’è da
dire che sono scritte bene».
Robin tentò malamente di risollevare il morale della ciurma,
visti gli sguardi
smorti che tutti loro le rivolsero non appena pronunciata quella frase.
Però,
ehi, lei sapeva apprezzare un buon testo, e quelli, per quanto i
contenuti
fossero alquanto discutibili, non erano del tutto da buttare. Fece
spallucce e,
decidendo di ignorare il discorso in cui i membri
dell’equipaggio si erano
gettati, si sistemò meglio sulla sedia e cominciò
a leggere, interessata di
sapere come si sarebbero svolte le cose. E non riuscì a non
sorridere quando lo
sguardo le cadde su quelle poche righe che aveva dinanzi.
« “Stufo
di sentirla blaterare, Zoro afferrò Nami per le spalle e si
chinò verso di lei,
tappandole la bocca con la propria” »
Le parole dell’archeologa freddarono
tutti, e forse fu solo per istinto che, per quanto sapesse che si
trattasse
solo di una cosa scritta sicuramente da qualche pazzoide, Nami decise
di
mettere più distanza possibile tra sé e Zoro,
come se temesse che potesse
saltarle addosso senza preavviso. Beh, poteva tranquillizzarsi: il Vice
Capitano era molto più impegnato a dar vita ad
un’espressione alquanto
schifata, o almeno era quella l’impressione che dava di primo
acchito, data la
curva verso il basso che avevano preso le sue labbra. «Oh,
kenshi-san, non ti
facevo così intraprendente», soggiunse poi Robin,
abbozzando quello che sarebbe
potuto essere benissimo definito come sorriso diabolico. Senza
attendere il
consenso, lesse ad alta voce il pezzo che aveva adocchiato di sfuggita,
divertita a dir poco. « “Le mani dello
spadaccino esplorarono centimetro per centimetro il corpo della
navigatrice,
seguendo la curva sinuosa dei suoi fianchi snelli fino a scivolare
più giù,
oltre la gonna azzurra, sollevandone i lembi per calarle le mutandine
e...”
»
Nico Robin non ebbe l’agio di
continuare
la lettura, poiché un urlo disumano da parte del cuoco la
interruppe, prima che
quest’ultimo si scagliasse con ira contro il Vice Capitano.
«Che cazzo hai
fatto alla mia splendida e pura Nami-san, brutto marimo
pervertito!» sbraitò
fuori di sé, sferrando un calcio poderoso a Zoro che, ormai
arresosi per tutta
quell’assurda situazione, si limitò soltanto ad
estrarre una delle sue katane e
a parare il colpo, troppo scocciato per rispondergli per le rime o
arrabbiarsi
come suo solito.
«Robin, butta via quella
merda», sbottò
in seguito, continuando a schivare i colpi di Sanji che, tra epiteti
ben poco
cordiali e altro, tentava in tutti i modi di spaccargli la faccia a
suon di
calcioni. Era ben lungi dallo stancarsi - e non lo avrebbe fatto di
sicuro,
conoscendolo -, così Zoro scartò di lato,
evitando al contempo che il piede
dell’altro gli si stampasse bellamente in faccia e gli
fratturasse il naso, e andò
ad accomodarsi sul divano con uno sbuffo. «Ho di meglio da
fare che provarci
con quella strega, cuoco», bofonchiò poi,
aggiungendo un distratto «Senza
offesa, Nami» all’indirizzo della navigatrice, che
non parve per nulla turbata
da quella frase, anzi, sembrava persino rasserenata dalla costatazione;
Zoro,
dal canto suo, decise di distrarsi, recuperando una bottiglia di sake
prima di cominciare
a scolarsela senza tanti problemi, ignorando al contempo gli schiamazzi
sempre
più che concitati di un Sanji a dir poco adirato.
L’archeologa, dal canto suo,
aveva preso
quella situazione con molto più spirito di tutta la ciurma.
La trovava alquanto
divertente, a dirla tutta, e voltò con una certa nonchalance
una pagina,
facendo scorrere rapidamente lo sguardo sul foglio macchiato di
inchiostro in
più punti e sul titolo scritto a lettere cubitali in alto a
sinistra. «Questo
pezzo è interessante», la buttò
lì, trattenendo una risata e richiamando su di
sé l’attenzione di tutti i suoi compagni; con un
colpo di tosse, poi, si
schiarì la gola, iniziando a leggere. « “Senza
di te la mia vita non ha senso, Sanji” sussurrò
con voce mesta, poggiando la fronte sul suo petto. “Quando
non
sei con me, mi sento morire dentro. È come se mi si fermasse
il cuore nel petto, lasciandomi senza fiato e con un vuoto paragonabile
all’orribile buio di un’eclissi in un giorno di
sole.
Vorrei... vorrei che tu
mi tenessi sempre fra le tue braccia”
»
«Devono essere di sicuro parole
della mia dolce Nami-swan ♥~!» esclamò
Sanji,
ripresosi d’un lampo dalla precedente lettura. Aveva difatti
cominciato a
gongolare come un idiota - poco ci sarebbe mancato, difatti, che
spargesse
cuoricini per tutta la sala -, mormorando scompostamente parole
sconclusionate
e stronzate romantiche di ogni sorta.
«Sono parole di Zoro, in
verità», replicò
Robin, e bastò quella semplice costatazione a far
sì che Sanji raggelasse e il
suddetto Zoro sputasse il sorso di Sake che aveva appena bevuto,
rischiando
quasi di strozzarsi.
«Cosa?!» berciarono
in coro i diretti
interessati, rossi in volto per la rabbia e l’imbarazzo. Il
Vice Capitano, dopo
aver abbandonato con un tonfo sordo la bottiglia sul primo tavolo che
trovò sul
suo cammino - rischiando anche di frantumarla in mille pezzi, tra
l’altro -, si
alzò immediatamente e si diresse a grandi falcate verso
l’archeologa,
strappandole senza tanti complimenti il plico di fogli dalle mani.
Sotto gli
occhi di tutti cominciò a leggere nella sua mente, e ogni
singolo membro
dell’equipaggio, nessuno escluso, ebbe la splendida
visione del suo viso abbronzato che dal rosso cominciava a tendere al
violaceo.
«Chiunque ha scritto queste cazzate è un uomo o
una donna morta», sibilò poi a
denti stretti, stringendo i fogli fra le dita. «Io che faccio
gli occhi dolci
al cuoco e mi comporto come una ragazzina? Stronzate!»
sbraitò, pronto a fare a
pezzi quell’abominio con le sue stesse mani; venne fermato
appena in tempo da
Franky, che lo afferrò da dietro e permise a Robin di
recuperare il documento,
per quanto il Vice Capitano avesse cominciato a scalciare fra le
braccia del
cyborg e ad imprecare contro il mondo intero. Quel pacco di fogli stava
portando più scompiglio di quanto avessero immaginato al
principio, c’era da
dirlo.
«Suvvia, fratello, cerca di
calmarti»,
borbottò il carpentiere, dovendo trascinarlo di peso fino al
divano per farcelo
accomodare sopra, pur faticando non poco a farlo stare buono. Forse la
cosa che
lo snervava non era la situazione di per sé, quanto
più il fatto che in quella
determinata situazione fosse stato declassato al passivo di turno. E
per un
tipo con quel carattere aggressivo doveva essere stato proprio un duro
colpo,
probabilmente, e non se la sentiva di dargli torto. Anche
perché, e a Franky
dispiaceva un po’ dirlo, visto che in fondo voleva bene a
quel ragazzo, non
riusciva proprio ad immaginarsi Sanji a fare l’uomo, in un
ipotetico rapporto
con Zoro.
Nami, che per un po’ aveva
tenuto
d’occhio gli altri componenti del gruppo, si
avvicinò a Robin e gettò
un’occhiata ai fogli, dovendo ammettere a se stessa di
essersi un tantino
incuriosita. In fin dei conti era una novità che rompeva la
solita monotonia di
quei giorni fiacchi, no? Che male avrebbe fatto leggere qualcosina a
sua volta?
«Cos’altro c’è scritto,
Robin?» la esortò, e l’archeologa, molto
probabilmente
più curiosa di lei, non se lo fece ripetere due volte e
sfogliò un po’ quel
plico con fare distratto, fermandosi ad una pagina a caso.
« “Nami
mugolò, abbassando lo sguardo verso la base del braccio che
era fiorito sul suo
ventre piatto per osservare con occhi languidi la mano che la sfiorava
appena
in mezzo alle gambe, senza darle la soddisfazione a cui anelava. Quando
Robin
le aveva proposto di passare il tempo, data la tormenta che non
permetteva loro
di chiudere occhio, non l’aveva sfiorata nemmeno per un
attimo il pensiero che
lei si riferisse ad una cosa del genere. Quel di cui la navigatrice era
certa,
però, era che il potere di Robin, durante il sesso, era
più utile di quel che
sembrava. Mani ovunque e piacere intenso, avrebbe mai potuto chiedere
di
meglio?” »
Okay, si convinse Nami, la cosa stava
decisamente degenerando. E se in un primo momento era rimasta incredula
nel
sentire quelle frasi e nel vedere con i propri occhi quelle parole
scritte nero
su bianco, la rese ancor più perplessa la calda presenza di
terzi a nemmeno pochi
centimetri da lei, in particolar modo per il fatto che si trattasse
proprio
dello spadaccino, che fino a quel determinato frangente non aveva fatto
altro
che borbottare fra sé e sé riguardo a quei fogli.
«Zoro», cominciò dunque
pacatamente, e fu a quel punto che, come se si fosse appena svegliato
da un
lungo sonno, il Vice Capitano sbatté le palpebre e volse lo
sguardo su di lei,
accigliato.
«Uhm?»
«Non avevi detto che erano
solo un
mucchio di stronzate?»
«Certo, e lo sono
ancora», affermò
deciso, però, a quella costatazione e a quel tono pacato,
sulla fronte di Nami
cominciò a pulsare una vena per niente rassicurante.
Provò comunque a trarre un
lungo respiro nel tentativo di calmarsi, sforzandosi persino di dar
vita ad un
sorriso, per quanto ricordasse una smorfia malriuscita.
«Perché diavolo sei
venuto a leggere
anche tu, allora, non appena hai capito che si trattava di una scena di
sesso
fra me e Robin?»
A quel dire, lo spadaccino si
sentì
andare il sangue alle orecchie e, borbottando qualcosa fra
sé e sé per essere
stato colto così in flagrante, con le guance in fiamme
l’imbarazzo che sembrava
ormai scorrere nelle sue vene come fuoco vivo, decise di fare la sola
cosa che
in quel momento sarebbe apparsa come la migliore: una dignitosa
ritirata.
Dal canto suo, Nami seguì con
lo sguardo
ogni suo minimo movimento fino a vederlo tornare seduto sul divano,
accanto ad
un Sanji estasiato che, con un fazzoletto malamente premuto contro il
naso sanguinante,
aveva cominciato a mormorare chissà cosa riguardo a
chissà quali perverse
fantasie e a delirare sotto lo sguardo preoccupato di Chopper, che
tentava di
arrestare in tutti i modi quell’abbondante emorragia. Nami
sospirò, scuotendo
il capo. «Uomini... sempre con il cervello nei
pantaloni», si ritrovò a
sussurrare, e Robin ridacchiò, alzando bonariamente lo
sguardo verso di lei.
«In fin dei conti è
divertente».
«Almeno qualcuno che si
diverte c’è».
«Questo nuovo racconto
potrebbe
divertire anche te», le disse l’archeologa con fare
tranquillo, sollevando un
angolo della bocca in un sorriso. «È alquanto...
originale».
«Ah, aye?» chiese in
risposta, e avrebbe
pure spronato la compagna a continuare se in quello stesso istante,
sorreggendo
con due dita una tazzina di the, non si fosse avvicinato a loro Brook,
fino a
quel momento rimasto in disparte.
«Yo-hohoho ♪~ Non
c’è niente su di
me, Robin-san?» domandò, e Robin sorrise
maggiormente.
«Ne ho trovata una proprio
adesso,
Brook-san».
«Davvero? Sono così
emozionato che
potrei scoppiare a piangere!» esclamò eccitato,
ridacchiando e aggiungendo poi
qualche istante dopo: «Oh, anche se io
gli occhi per farlo ormai non li ho più, yo-hohoho! Skull joke!»,
rimediandoci così un pugno ben
assestato sulla testa da parte di Nami, prima che
quest’ultima sospirasse.
Robin ridacchiò ancora una
volta,
schiarendosi la voce prima di cominciare a leggere. E dalla nota ilare
che si
sentiva nella sua voce sembrava che trovasse quella situazione assurda
particolarmente divertente per davvero. « “Era
piuttosto strano sentire come la voce di Brook, fino a quel momento
melodiosa e
amabile, fosse diventata irrimediabilmente stonata dopo quel suo cambio
di
sesso” »
«Eh?» Lo scheletro
inclinò il capo di
lato, scettico. «Cosa significa, Robin-san?»
«A quanto pare ti hanno
trasformato in
una donna, fratello», si intromise Franky, grattandosi il
capo con una delle
sue grosse dita. «C’è scritto come,
Robin?»
L’archeologa
scrollò le spalle. «Non lo
spiega, dice solo questo», parve giustificarsi, guardando
Brook con fare
vagamente dispiaciuto prima di riprendere la lettura, forse con la
speranza di
non venire più interrotta. « “La cosa più
bizzarra, però, erano le attenzioni che lo spadaccino
canterino aveva
cominciato a rivolgere ai componenti maschili della ciurma, che non
sembravano
per niente entusiasti di questo suo interesse. In particolare Franky,
che era
stato costretto a scappare per le richieste a dir poco assurde dello
scheletro.
Era difatti capitato più volte che gli avesse chiesto di
mostrargli il pene”
» Ci fu un attimo di silenzio collettivo, prima che, per
quanto accigliata,
Robin continuasse come se nulla fosse. « “e,
non contenta, Brook aveva persino avuto
l’ardire di sfilare lei stessa le mutande al cyborg,
così da poter toccare con
le sue dita scheletriche il sesso del compagno, compiacendosi quando
aveva
capito che le sue carezze avevano sortito l’effetto sperato.
Un liquido più
denso del latte le sporcò la mano, e fece per portarselo
alla bocca quando...”
»
«Okay, adesso
basta!» sbottò Franky, e,
prima ancora che l’archeologa potesse fare qualcosa per
impedirglielo, il
carpentiere le tolse i fogli dalle mani e, gonfiando le guance,
sputò fuoco e
li ridusse in cenere sotto lo sguardo dell’intera ciurma. E
se i componenti
maschili di essa avevano tratto un bizzarro sospiro di sollievo, Robin
si
ritrovò a sollevare un sopracciglio con aria alquanto
infastidita.
I due si guardarono in silenzio per
attimi che furono interminabili, e, avendo probabilmente notato le
espressioni
pacate e indispettite che si erano dipinte sui loro volti, fu Zoro a
rompere
per primo quella quiete, alzandosi in piedi con un grugnito.
«Io me ne vado»,
asserì poi, non volendo avere nulla a che fare con la
possibile discussione che
sarebbe di sicuro sorta di lì a poco. Per lui potevano anche
scannarsi, erano
abbastanza grandi per vedersela da soli e risolvere i loro problemi.
Lui se ne
sarebbe andato su in palestra e avrebbe cominciato ad allenarsi, magari
partendo direttamente con un manubrio da trecento chili. E con quel
pensiero
nella testa uscì dalla stanza, attraversando il ponte erboso
della Sunny per
raggiungere l’albero maestro, arrampicandosi su per la
scaletta di corda fino a
chiudersi in palestra.
Zoro trasse un lungo sospiro, cercando
di scacciare la tensione accumulata fino a quel momento. Lì
dentro si sentiva
finalmente tranquillo, forse proprio per la presenza di tutti i suoi
attrezzi e
del tanto agognato silenzio a cui aveva anelato dall’istante
in cui Chopper
aveva portato a bordo quello stupido plico di fogli. Scosse il capo e
scacciò
immediatamente quei pensieri, afferrando uno dei pesi per cominciare ad
allenarsi, non prima di essersi liberato della maglietta per evitare di
infradiciarla. Aveva intenzione di continuare ad oltranza fino a
diventare un
completo bagno di sudore, e nulla l’avrebbe distolto da
quella decisione...
«Vuoi che questo bel principe
si prenda
cura di te, futuro miglior spadaccino del mondo?»
...a parte uno stupido cuoco che aveva
sempre un pessimo tempismo, a quanto sembrava. Merda. Proprio non
riusciva ad
avere qualche momento per sé, eh? «Va’ a
rompere le palle a qualcun altro,
cuoco», sbottò di rimando, flettendo le braccia in
avanti e rinserrando la
presa sul manubrio. «Dopo aver sentito quelle idiozie voglio
solo allenarmi».
«È questo il tuo
modo di scaricare la
frustrazione, marimo?», domandò, salendo la
scaletta per richiudere dietro di
sé la botola; poi sorrise, guardando l’altro con
occhi maliziosi. «Io ne
conosco un migliore», asserì distrattamente,
richiamando la completa attenzione
dello spadaccino.
I pesi vennero ben presto dimenticati,
abbandonati accanto ad una camicia e ad un paio di pantaloni malamente
gettati
sul pavimento.
«Su una cosa ci hanno preso... tu
sei davvero
un cuoco pervertito, sopracciglio a ricciolo»
«Sta’
zitto, idiota, altrimenti potrebbe
realizzarsi anche la parte in cui stai sotto»
«Continua
a sognare, Sanji»
_Note conclusive (E
inconcludenti) dell'autrice
Prima
di tutto, ci tengo a precisare una cosa.
Tutte
le storie da me incriminate sono frutto della mia fantasia, il fine
ultimo era
portare l’attenzione del lettore sull’eccessivo
stravolgimento dei personaggi
come accade in molte fanfiction presenti nella sezione. Non
è stato dunque
preso di mira nessun autore che, seppur inconsciamente o meno, mette in
atto
tale stravolgimento, bensì è stata fatta pura e
semplice ironia su tutto ciò
che popola il fandom. La storia, quindi, dev’essere vista per
quello che è: una
fanfiction atta a far ridere, per nulla intenzionata ad urtare o
offendere la
sensibilità di terzi.
Secondaria cosa, questa storia è stata scritta per il
contest “Stravolgere con ciò
che per noi è naturale” indetto
da Yurippe, che purtroppo non è andato in porto.
Comunque sia, l’OOC
nelle storie citate - e, lo ripeto, sono inventate di sana pianta -
è
assolutamente voluto, dato che per il resto i personaggi si comportano
normalmente senza stravolgimenti di sorta o simile. Detto questo, spero
che in
qualche modo la storia sia piaciuta e che abbia divertito
almeno in
parte.
Alla prossima. ♥
Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felice milioni di
scrittori.
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