Il rumore del portellone che si
apriva, interruppe il corso
dei suoi oscuri pensieri di conquista.
Appoggiò il piede
sull’erba verde che si muoveva leggermente
accarezzata dal vento, il profumo dolce dei fiori ed il soave
cinguettio degli
uccellini lo investirono provocandogli una leggera smorfia: era appena
approdato su quel pianeta e già lo disgustava.
Cercò di capire se intorno
a lui ci fossero validi avversari
con cui scontrarsi in modo da non annoiarsi troppo durante il periodo
di
conquista. Risentendo ancora della forte variazione
dell’atmosfera, decise di
non spiccare il volo e con passo sicuro e fiero, come un principe deve
essere,
si avviò in direzione della forte fonte di energia che aveva
percepito.
Lya, giovane ragazza dai corti
capelli color del sangue e
gli occhi verdi come il prato su cui stava appoggiando i piedi nudi,
suonava
con grazia il suo flauto traverso guardando svagatamene per aria,
quando ad un
certo punto si scontrò contro un uomo che per qualche strana
ragione, stava
falciando dell’erba in un prato non suo: lo
identificò come il nonno di Heidi,
la sua giovane e sudicia vicina di casa, che salutò con
l’amichevole flauto, a
cui lui ripose con l’affabile falce e proseguì
come se nulla fosse.
Nel frattempo il principe proseguiva
la sua avanzata, quando
improvvisamente una strana figura sberluccicosa gli si
avvicinò con passo
saltellante e sculettevole, leggermente stranito dal buffo aspetto
della
creatura della quale distingueva solo una chioma bionda e cotonata,
rallentò il
passo.
«Tesoro! Non te
l’ha mai detto nessuno che il blu è proprio
il tuo colore? Stai una favola con quella tutina blu notte!»
urlò l’essere che
emanava un innaturale bagliore.
Vegeta indietreggiò
lievemente indicandosi il petto con un
dito chiedendosi se stesse davvero osando rivolgergli la parola.
«Schiocchino, certo che sto
parlando con te! E con chi altro
sennò? Vedi qualche altro megafusto qui in giro? A parte me,
ovviamente»
concluse ammiccando.
Con un’espressione
raccapricciata balbettò «Schiocchino?» e
recuperando la sua naturale fermezza esclamò: «Ma
sai chi sono io? Io sono il
fortissimo principe dei saiyan! La razza più crudele
dell’intero universo!»
«Qualsiasi sia la razza
siete proprio usciti bene, tesoro,
lasciatelo dire!» con
un lieve cenno
della mano gli sfiorò la spalla con un dito, lasciandogli
una scia di glitter
aromatizzati al bergamotto, si allontanò con la stessa
andatura con cui era
comparso.
Tentando di scacciare
quell’immagine e quella strana
sostanza brillantinata che sembrava intenzionata a non staccarsi dalla
sua
tuta, scrollò la testa facendo ondeggiare i suoi favolosi
capelli d’ebano.
Si era appena ripreso dalla
precedente esperienza, quando si
trovò con un dito puntato verso il naso «Ehi tu,
hai per caso visto la mia
bici?» strillò la proprietaria del dito.
«Quell’idiota di
Ash deve averla prestata ad uno sconosciuto
in cambio di una medaglia…»
Il principe non fece in tempo a
infognarsi in un pertugio
che aveva adocchiato precedentemente, che quattro loschi figuri a bordo
di una
Graziella rossa gli sfrecciarono davanti cantando “Bicycle,
biiicycle! I want
to ride my…BICYCLE!” a quel punto la ragazza
cominciò a rincorrerli inveendo
loro contro: «Tornate qui, FARABUTTI! La mia bici,
è mia! Se prendo
quell’idiota di Ash e quel pervertito di Brock li ammazzo a
sassate!»
Rendendosi conto di non essere al
centro dell’attenzione,
Vegeta, si defilò con nonchalance.
Sperava di poter proseguire
tranquillamente quando un flauto
lo colpì alla testa ma, nonostante la violenza del colpo,
non sentì alcun dolore,
anzi, afferrò prontamente l’arma micidiale
sibilando improperi.
«Oddio scusami, ma avevi un
piccione sui capelli. Stava
tentando di fare un nido, li conosco io, i piccioni.» disse
Lya sicura di sé.
«Come hai osato, donna? Io
sono Vegeta, il principe dei
saiyan, il guerriero più forte della galassia!»
«Ah, e comunque ora il
piccione non c’è più. Ti ho salvato
la vita, quando si affezionano è la fine.»
«Come hai osato salvarmi la
vita, donna? Io sono il principe
dei saiyan!»
«Eeeh, ho capito. Stai
sciallo! Comunque…cos’hai sulla
spalla?» disse allungando un dito e indicando la sostanza
appiccicaticcia e
piena di brillantini.
«E cosa vuoi che ne sappia,
donna? Io sono il principe dei…»
«sagiamba, ho capito, non
sono mica sorda!»
«Come osi,
donna?»
«hai un grande repertorio
di frasi, nevvero?»
«Questi non sono affari che
ti riguardano, terrestre. La tua
aura è talmente infima…»
sogghignò Vegeta
«Eh,
sì…comunque il mio nome è Lya.
Tu…» venne interrotta da
un uomo dall’aspetto avvenente e dagli occhi blu, con il
sorriso più smagliante
secondo il settimanale delle streghe, che fece capolino dal
nascondiglio che
Vegeta avrebbe volentieri utilizzato.
«Tu vivi qui?»
chiese con un’espressione ebete
«No.» e gli
scagliò un’onda di energia addosso.
Minimamente toccata dalla scena a cui
aveva appena
assistito, Lya chiese imperterrita: «da dove hai detto di
venire?»
«Io vengo
dal…» stava per finire la frase quando il suo
sguardo venne rapito da un gruppetto di ragazzine,
“vestite” con pantaloncini
inguinali e top che lasciavano ben poco all’immaginazione,
dal quale spiccava
una giovane dai capelli castani che masticava rumorosamente una cicca
alla
melanzana. Fece fermare tutto il gruppetto con un gesto imperioso della
mano e,
appoggiando la mano sinistra sul fianco e indicandolo con
l’altra sentenziò:
«Poco gnocco mi dicono!» suscitando acute risatine
da parte delle amichette e
si incamminarono nuovamente, sculettando.
Nel frattempo la ragazza dai capelli
rossi non aveva smesso
un attimo di parlare «…e poi senza il mio flauto
non potrei andare da nessuna
parte, sai, è il regalo di mio nonno. Anzi, del nonno della
mia vicina. Era
indeciso se regalarmi il flauto o una capretta che la mia vicina
insiste a
chiamare Fioccodineve, che stupida no? beh, comunque adesso che ce
l’ho, non me
ne separo mai!»
Gli occhi neri nel principe
brillarono improvvisamente
d’interesse e si posarono sullo strumento argenteo che
stringeva convulsamente
nella mano sinistra.
La sua bocca si piegò in
un ghigno e scagliò con violenza
l’oggetto verso l’infinito e oltre «vai a
prenderlo, su!» Lya seguì con lo
sguardo l’orbita disegnata nell’aria dal flauto e
senza nemmeno ascoltare la
frase del saiyan si lanciò al suo inseguimento ripetendo in
continuazione:
«mio, mio, mio, mio!» e finalmente scomparve in una nuvola di fumo.
Liberatosi finalmente
dall’ingombrante presenza della petulante ragazza, decise che
ne aveva
abbastanza di quell’insulso pianeta e liberando la propria
energia si alzò in
volo e si diresse verso la sua navicella.
Richiuse velocemente
il portellone
alle sue spalle imprecando ancora contro tutti gli individui che aveva
incontrato sulla Terra.
Attivò i
propulsori uscì finalmente
dall’atmosfera e, appena si trovò alla giusta
distanza, scagliò un’ enorme onda
di energia contro il pianeta blu e verde.
Con grande
soddisfazione vide il
bersaglio esplodere in mille pezzi: era il momento che preferiva alla
fine di
ogni conquista.
Un sorriso di trionfo
si dipinse
sul volto del principe, ma si gelò improvvisamente
avvertendo una presenza alle
proprie spalle, si girò di scatto già pronto a
mettere fine a quell’insulsa
vita quando sentì canticchiare un motivetto assai
orecchiabile: “il più grande
spettacolo dopo il big bang siamo noi, io e te!”
FIN.
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