Wake
me up when April ends
-Oggi
interrogo, ci sono volontari?- sguardi abbassati e sfuggenti,
qualcuno cerca il nulla nello zaino, i più rileggono
velocemente gli
appunti.
-Nessuno?-
un paio di mani si alzano in aria. -Prof, io mi giustifico- dice chi
ancora può.
La
professoressa trattiene uno sbuffo, fa scorrere la penna sul registro
e segna due o tre nomi, papabili candidati per la prossima
interrogazione.
-Facciamo
ad estrazione.- decide la donna, avvicinando il libro. Sollievo dei
primi nell'elenco, il cui numero non esce mai.
-Trecentoventisette-
annuncia, calcolando rapidamente e scorrendo l'elenco, mentre la
classe si divide tra la gioia di non essere stato chiamato e l'ansia
di essere il prossimo estratto. Il numero dodici, Luciano Benedetti,
resta tranquillo al suo banco in prima fila.
Una
seconda apertura del libro chiama al patibolo il numero sedici,
Lorenzo Altobelli, che scambia il suo rassicurante posto in fondo
alla classe con quello di Federica Proteo, altezzosa compagna di
banco di Luciano.
Quando
i due ragazzi sono davanti ai suoi occhi, la professoressa sa
già
quali voti assegnerà, non per partito preso ma per
esperienza.
Luciano
risponde con sicurezza, collegando gli argomenti con
fluidità,
neanche avesse vissuto le epoche in prima persona; Lorenzo balbetta,
si arrampica sugli specchi, la maggior parte delle volte resta in
silenzio.
Alla
fine dell'ora la valutazione dell'insegnante è esattamente
quella
che aveva immaginato prima di iniziare l'interrogazione. Nove a
Luciano e quattro a Lorenzo.
La
donna finge di non cogliere né l'abitudine e la
rassegnazione negli
occhi del ragazzo che torna al suo posto, né la delusione
sul volto
di Eleonora Martellotti nel riflesso della finestra.
Quando
suona la campanella, i ragazzi escono in fretta dalla classe,
salutando e spingendosi a vicenda.
-Altobelli,
puoi fermarti un minuto?- sguardo allarmato del ragazzo, falsamente
indifferente di Eleonora, che si affretta a lasciare l'aula.
Lorenzo
si avvicina intimidito alla cattedra, lo zaino su una spalla, un
piede sopra l'altro.
-Lorè,
perché non studi?- chiede la professoressa senza mezze
misure.
-Senti,-
continua la donna, ignorando i borbottii sconnessi di risposta -il
punto è questo: ho parlato anche con gli altri insegnanti,
hai quasi
tutte le materie insufficienti. Non ho intenzione di bocciarti, ma
neanche ti regalerò voti che non meriti, capisci?- il
ragazzo
annuisce a testa bassa. -Prova a studiare con qualcuno, potrebbe
farti bene. Non con quei perdigiorno di Alessandro e Mattia
però.-
Lorenzo annuisce di nuovo, gli occhi fissi al pavimento.
La
donna guarda i ricci scuri, il pizzetto, gli occhi così
simili a
quelli conosciuti in un'altra vita, in quella stessa scuola.
-Conoscevo
un ragazzo come te.- decide di raccontare, quasi inconsciamente.
-Eravamo nella stessa classe. Aveva un cervello incredibile per certe
cose, ma nessuna voglia di studiare. Ripeté due volte il
terzo, poi
lasciò gli studi ed entrò nell'esercito.
Andò in guerra, non so
cosa abbia visto laggiù, ma ne è tornato
distrutto.- Lorenzo per la
prima volta si arrischia a guardarla in faccia, ma la donna tiene lo
sguardo fuori dalla finestra.
-Vai
ora, o perderai l'autobus.- riprende secca, come riemergendo dai
ricordi. -E cerca di non giocarti l'anno.-
Rimasta
sola, la donna ripone lentamente le sue cose, mordendosi la lingua.
Non
avrebbe dovuto portargli quell'esempio, era stato decisamente poco
professionale, ma diamine quegli occhi... Gli
stessi occhi,
avevano esattamente gli stessi occhi.
Erano
trent'anni che non vedeva quello sguardo, così distante,
così
chiuso alle intrusioni del mondo. Trent'anni che sperava di vederlo
riaffiorare, un giorno dopo l'altro.
A
casa, la donna poggia borsa e giacca sul divano, entra in camera da
letto ed apre le persiane, illuminando un uomo sdraiato sulla pancia,
il braccio sinistro intorno al cuscino.
-Ce
la fai ad alzarti oggi?- gli chiede piano, sedendosi sul bordo del
materasso. Non ottiene risposta e sospira. Allunga la mano e prende
il calendario da tavolo sopra al comodino. C'è una croce
rossa sul
primo giorno di febbraio, e sfogliando le pagine ne trova una verde
due mesi dopo.
-È già passato un mese e
mezzo.- annuncia, cercando di suonare
allegra. L'uomo continua a fissare il vuoto, muto.
-Vado
a preparare il pranzo, c'è qualcosa che vorresti in
particolare?-
gli chiede, senza sperare davvero in una risposta.
-L'anno
prossimo ce la farai.- sussurra all'orecchio dell'uomo, lasciandogli
un bacio su una tempia.
La
donna cucina stancamente, con gesti meccanici, L'anno
prossimo ce
la farai gli ripete tutti i giorni, come un mantra, ma hanno
smesso entrambi di crederci.
Qualunque
cosa succeda, il primo febbraio Filippo resta a letto quando lei va
al lavoro, non le dà il buon giorno, non le fa trovare il
pranzo in
tavola quando torna da scuola. Per tre mesi l'uomo resta a letto,
alzandosi solo sporadicamente per andare in bagno, rifiutando quasi
completamente il cibo.
Ma
è durante la notte che i fantasmi tornano davvero a
morderlo, con la
cattiveria degli incubi, che lo fanno agitare, urlare e svegliare in
preda ad un tremore che la donna impiega ore a calmare, con parole
rassicuranti e trattenendo le lacrime, cercando di essere forte per
entrambi.
Finalmente,
il primo maggio, la donna si sveglia in un letto vuoto, sente Filippo
sotto la doccia, l'odore del caffè in cucina, e capisce che
finalmente ne sono fuori, almeno per quell'anno.
-Giulia...-
sussurra l'uomo quando lei entra in camera con un piatto di riso
bianco, una delle poche cose che riesce a fargli mangiare in quel
periodo.
-Sono
qui.- risponde subito lei, lasciando il piatto sul comodino e
prendendogli la mano.
-Ho
saltato un altro compleanno...- borbotta inespressivo, fissando il
cerchio intorno al numero tredici nel calendario.
-Non
importa amore, non importa.- lo rassicura, carezzandogli i capelli.
-Adesso mangia, su, ché si raffredda.-
Giulia
cerca di convincere Filippo a mettersi seduto e mangiare, ma sa
già
che ogni suo tentativo sarà vano.
-Amore,
ha detto il dottore che se non mangi almeno ogni due giorni devi fare
la flebo- minaccia infine, sapendo che a quel punto finalmente l'uomo
si volta lentamente, per poi mettersi a sedere.
-Adesso
mangiamo, dai, è poco poco.- la donna lo imbocca con un
cucchiaino
di plastica spessa e morbida, uno di quelli che si usano per la
pappetta dei bambini. Per carità, niente
forchette, neanche
quelle di plastica! Bicchieri di vetro e coltelli no, per
carità!
Le parole del dottore rimbombano nella sua testa. Per
carità, per
carità.
Filippo
ingoia il riso a malavoglia, beve qualche sorso d'acqua dal bicchiere
di cartoncino della Coca Cola e sprofonda nuovamente nel letto.
-Amore,
adesso devo sbrigare le faccende domestiche, ma se ti serve qualcosa
non esitare a chiamarmi, va bene?- la donna attende qualche secondo
prima di allontanarsi sconfitta.
Pranza
in fretta, poi lava la pentola del riso con l'attenzione rivolta alla
camera da letto; fa il bucato a mano perché il rumore della
lavatrice potrebbe provocare una crisi di panico, e spazza i
pavimenti lasciando l'aspirapolvere nello stanzino per lo stesso
motivo.
Si
ritira nello studio, correggendo compiti in classe e cercando di non
far sì che la vita privata influenzi quella professionale,
la porta
aperta, pronta a scattare.
Sente
Filippo trascinare i piedi fino al bagno un paio di volte, le molle
del letto cigolare quelle rare volte in cui cambia posizione.
L'anno
prossimo ce la farà, l'anno prossimo ce la farà...
Prega
intensamente trattenendo le lacrime, immaginando di ridurre il dolore
che le opprime il petto ad una pallina e farla scivolare nello
stomaco, dove i succhi gastrici la sciolgono. Prende un forte
respiro, questo pensiero la fa sempre sentire un po' meglio.
Finisce
di correggere le verifiche e butta giù una scaletta per le
successive lezioni. Se non si gingillano troppo, finirà il
programma
con un ampio margine anche quest'anno, e potrà programmare
le
verifiche di recupero per gli insufficienti.
Pensa
a Lorenzo, che adesso sa più di quanto avrebbe voluto e
dovuto
dirgli, ad Eleonora, che è così evidentemente
cotta di Lorenzo da
fare quasi tenerezza, e decide che la settimana dopo
assegnerà un
lavoro da fare a coppie scelte da lei e li farà lavorare
insieme.
Le
viene quasi da ridere per gli strani intrecci della vita. Lei e
Filippo, Eleonora e Lorenzo, la stessa scuola...
-La
storia si ripete sempre.- bisbiglia a sé stessa, sperando
che le
similitudini tra Filippo e Lorenzo non si estendano anche al loro
futuro.
Giulia
prende dallo scaffale l'album contenente le foto del matrimonio, le
sfoglia lentamente fissandosi sempre sugli occhi di suo marito.
Era
un bel giorno di fine maggio, il periodo di depressione di Filippo
era finito da quasi un mese, ma non aveva una bella cera. Aveva
scoperto solo in seguito che qualche giorno prima era stato colpito
da una piccola crisi; aveva urlato che non si sarebbe dovuto sposare,
che avrebbe solo rovinato la vita di Giulia, che avrebbe fatto meglio
a non tornare, a rimanere anche lui sotto le bombe, un pezzo
là e
uno qua.
I
genitori di Filippo non le avevano detto niente per paura, forse, che
la donna decidesse di non sposarlo più, lui invece aveva
taciuto per
vergogna.
Sono
così poco degna di fiducia? Pensa Giulia,
riponendo l'album
sullo scaffale. D'altronde, quando gli aveva detto Sì
era ben
conscia dei suoi periodi bui annuali, aveva preso quella decisione
consapevole di ciò a cui andava incontro.
Le
difficoltà erano iniziate un anno dopo, quando Filippo era
stato
licenziato dal lavoro a causa della sua lunga assenza, e quando, un
febbraio dopo l'altro, tutti i datori si mostravano molto poco
comprensivi, avevano deciso di comune accordo che la loro era una
coppia abbastanza avanzata per far sì che Giulia lavorasse,
aveva
appena ottenuto la cattedra di storia e italiano al liceo, e Filippo
si occupasse delle faccende di casa. Per nove mesi l'anno, per lo
meno.
E
dopo quasi vent'anni da quel giorno di maggio, con tutte le crisi, i
mesi di depressione, i farmaci, i figli tanto desiderati e mai avuti
e i normali problemi che possono esserci in una coppia, Giulia non si
era pentita una sola volta di quel Sì.
Dopo
aver aiutato Filippo a mangiare, aver cenato lei stessa e lavato i
piatti, Giulia prende le lenzuola pulite dall'armadio; per qualche
motivo cambiarle di sera è meno problematico, come pure
convincere
l'uomo ad entrare nella vasca.
-Amore,
sei pronto?- chiede Giulia, ricevendo solo un vago borbottio di
risposta.
Filippo
si lascia guidare fino in bagno e si siede sul water dal coperchio
abbassato, i gomiti sulle ginocchia e la testa retta dalle mani, in
attesa che Giulia riempia la vasca per metà e lo aiuti a
spogliarsi,
a entrare in acqua e lo lavi raccontandogli la sua giornata.
-Ti
ricordi Lorenzo? Te ne ho parlato ogni tanto.- dice la donna,
strofinandogli piano il collo e le braccia. -Vi somigliate tanto,
fisicamente e caratterialmente. Anche lui è un gran testone
per
quanto riguarda la scuola, sai? Oggi gli ho parlato di te...-
pronuncia le parole cautamente, sentendo Filippo irrigidirsi appena.
-Non volevo farlo, ma quando l'ho guardato... Aveva i tuoi stessi
occhi, capisci? Lo stesso sguardo che avevi tu a diciassette anni.-lo
stesso sguardo che adesso non hai più, neanche quando stai
bene
pensa rassegnata.
-Abbiamo
finito?- chiede Filippo atono.
-Sì
amore, ecco.- Giulia apre lo scarico della vasca e sciacqua l'uomo
con la doccia mobile; i capelli glie li laverà domani sera,
è già
una procedura difficile di per sé, stasera è
anche irritato... no,
irritato sarebbe già un traguardo. È lievemente
infastidito, ecco.
Quando
Filippo è di nuovo vestito lo fa sedere sulla sedia della
scrivania,
mentre lei cambia lenzuola e federe, poi lo aiuta a ridistendersi,
indossa il pigiama e si infila nel letto anche lei.
-Buonanotte.-
gli augura, allungando la mano a prendere la sua, che non ricambia la
stretta.
La
mattina seguente, quando la campanella delle undici ha suonato
l'inizio dell'intervallo, Giulia esce dalla classe ormai quasi vuota,
lasciando a Lorenzo la privacy per rispondere all'invito di Eleonora.
Dì
di sì ragazzo mio, dì di sì
pensa la donna, prendendo un caffè
alla macchinetta automatica. Te l'ho detto anch'io che ti
farebbe
bene studiare con qualcuno, accetta il suo invito.
Quando,
alle una del giorno successivo, Giulia vede Lorenzo ed Eleonora
camminare in direzione del parco con un pezzo di pizza in mano a fare
da pranzo, è consapevole di star assistendo alla nascita di
qualcosa. O almeno lo spera.
Angolo
autrice
Ho
provato a trattare un tema un pochino più serio stavolta, in
origine
doveva essere una long,
ma non avrei fatto
altro che “allungare il brodo”, come si suol dire.
Le
informazioni per trattare la depressione di Filippo sono state prese
da Wikipedia, dal personaggio di Fariba in “Mille splendidi
soli”
di Khaled Hosseini e dall'esperienza di un mio conoscente.
Partecipante al "Grazie all'amore" contest di Armony! nel forum di Efp,
poi giudicata da La Triade di Fa92
QUARTA
CLASSIFICATA
Skyisblueck
con Wake Me Up When April Ends
STILE:
5/5
STRUTTURA: 5/5
ORTOGRAFIA,
SINTASSI E LESSICO: 8/10
ATTINENZA
AL TEMA: 15/15
CARATTERIZZAZIONE
PERSONAGGIO: 14/15
ORIGINALITA’: 9/10
GRADIMENTO:
5/5
PROMPT
UTILIZZATO: LICEO -> 9.75
TOT: 61/65
STILE
Skyisblueck
la tua storia presenta una composizione completa, rigorosa e con una
padronanza delle strutture morfosintattiche efficace. Inoltre la
coerenza con la trama è ben presente, ci sono due coppie,
Filippo è colui che l’ancora di salvezza
l’ha già trovata, mentre per Lorenzo il problema
è molto meno grave, ma il parallelismo tra le due coppie
è azzeccatissimo. Corretto uso della punteggiatura se non
una virgola latitante come hai visto nella correzione. Lessico adeguato
alla storia, presente anche correttamente nel parlato.
Voto 5
Struttura
La struttura
della tua storia è pertinente con la scelta della longfic
per il contest, i periodi sono corretti ed efficaci, rendendo la
lettura semplice e piacevole. Non è presente una struttura
base; introduzione, svolgimento e conclusione, ma la composizione
strutturata non viene danneggiata.
Voto 5
Sintassi,
ortografia e lessico
Riguardo
alla sintassi, i periodi sono legati correttamente tra loro, non hai
usato preposizioni ridondanti o scorrette. L’ortografia
invece viene penalizzata per un errore di coniugazione,
“…in attesa che Giulia
riempa…” e per un semplice errore di trascrizione.
Il lessico invece è perfetto, hai saputo essere coerente con
le strutture lessicali, fin da subito adatte alla trama.
Voto 8
ATTINENZA
AL TEMA
Hai seguito
con autonomia e rigore la consegna, imbastendo una storia a filo
doppio, e questo è stato molto tenuto di conto.
Voto 15
CARATTERIZZAZIONE
PERSONAGGIO
E’
presente, nonostante le poche pagine, una forte componente
introspettiva dei personaggi, sembra di vedere Giulia che lotta ogni
giorno per non arrendersi, Filippo nella sua prigione fatta di ricordi
e depressione, Lorenzo che deve uscire dalla timidezza e la ragazza
innamorata ma troppo sensibile forse per dirglielo.
Voto 14
ORIGINALITA’
Prendi molti
punti per l’originalità di inserire due coppie
nella storia breve da te composta, la trama non è banale ma
efficace per l’obbiettivo. Il copione, per quanto simile ad
altre storie non è già visto, la presenza di due
amori, uno già vissuto, l’altro che deve nascere e
la depressione post guerra in Italia, e non come sempre in paesi
anglosassoni, portano a premiarti.
Voto 9
GRADIMENTO
PERSONALE
Storia che
ti lascia sul volto un sorriso amaro. Bellissima trama e ottima
costruzione morfosintattica. Testo coeso in tutte le sue parti. I
sentimenti e l’amore di questa fic meritano davvero tanto.
Hai saputo mettere d’accordo tutti e tre i giudici anche per
l’ottima e sintetica caratterizzazione dei personaggi.
Voto 5
Valutazione
sul prompt
Anche se
avresti dovuto utilizzare l’università,
l’ambientazione modificata in liceo è
azzeccatissima per la storia complimenti per la padronanza
nell’uso del prompt.
VOTO 9.75/10
I
personaggi mi appartengono tutti, il titolo è una libera
modifica
del brano dei Green Day
“Wake
me up when September ends”.
Storia scritta senza fini di lucro, non rappresenta fatti o persone
realmente esistenti o esistiti (per quanto ne so io, almeno).
Il banner è stato realizzato dalla pagina Jess Graphic di
Facebook.
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