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Un muro di fuoco circondò i due sfidanti, ma Kreuz non sembrò
farci troppo caso; le fiamme non lo avevano mai intimorito. Rimaneva
concentrato sull'avversario, i cui occhi avevano drasticamente cambiato colore:
da rossi come il sangue erano mutati diventando dapprima di un blu scuro come
la notte, per poi perdersi nella tenebra più fitta. Stava per attaccare, i
capelli del servitore presero a fluttuare intorno al suo corpo come impazziti,
si erano allungati di diversi metri, e fendevano l'aria facendola sibilare.
Kreuz si preparò a ricevere l'attacco, voleva capire quali erano esattamente i
suoi poteri prima di attaccare a sua volta, era sempre stato avventato, ma
anche lui sapeva che non c'era da scherzare con il diavolo; sicuramente aveva
scelto i suoi servitori per un motivo particolare. Non erano le solite creature
stupide contro cui era solito combattere, e lo sapeva bene.
Scartò di lato evitando l'attacco, finendo però
pericolosamente vicino al muro di fuoco; si ritrasse di scatto, saltando all'indietro
per evitare un nuovo fendente proveniente dalla sua sinistra. Il colpo lo prese
di striscio, strappandogli appena la mangia, ringhiò in direzione del rosso;
quel piccoletto ci sapeva fare, e quei capelli non gli piacevano per nulla.
Aveva sentito una ventata d'aria calda quando si erano avvicinati a lui; si
erano rafforzati in qualche modo, diventando duri e taglienti come lame,
altrimenti non si spiegava come avevano fatto a squarciargli la maglia in quel
modo. Il secondo fendente arrivò da
destra, ma riuscì a schivarlo spostandosi di lato all'ultimo secondo; se solo
avesse avuto le sue armi, avrebbe risolto il problema tagliando quegli stupidi
capelli. Ma non le aveva, quindi si sarebbe dovuto arrangiare in qualche altro
modo; non poteva schivare i suoi attacchi e scappare per sempre, lui non era
quel tipo di persona, e certamente non lo sarebbe diventato ora.
Si concentrò sul demone che aveva di fronte: non sembrava
possedere una grande forza, quindi il suo punto forte dovevano essere proprio
quei maledetti capelli, doveva trovare un modo per schivarli e costringere il
rosso ad un corpo a corpo. Di usare i suoi poteri non se ne parlava nemmeno,
non riusciva ancora a controllarli bene; e se avesse perso il controllo
sarebbero stati guai seri. Scattò in avanti, schivando l'ennesimo fendente
rivolto alla sua persona, e cercò di avvicinarsi il più possibile al servitore,
senza però riuscirci; venne sbalzato via con forza, e rischiò per la seconda
volta di finire contro il muro di fiamma. Si rialzò spolverandosi i vestiti, e
togliendo quello che restava della maglia; non solo erano duri e affilati come
una lama, quei capelli erano pure incandescenti. Ringhiò per la seconda volta
in direzione del servitore; il suo scopo era evidentemente quello di tenerlo il
più lontano possibile, avvalendo così la sua tesi.
Doveva rimanere calmo.
Chiuse gli occhi; la coda, libera dopo anni, si muoveva in
maniera ipnotica avanti e indietro, attenta ad ogni minimo spostamento d'aria.
Sentiva l'energia del servitore al centro della sua testa, ne percepiva il
leggero pulsare, come il sangue deliziosamente caldo che scorreva nelle sue
vene, e il leggero movimento che producevano i suoi capelli prima di sferrare
l'attacco.
Sentì il suo stomaco brontolare in risposta; aveva di nuovo
fame.
Partì all'attacco una seconda volta, ignorando lo stomaco che
brontolava e quella fastidiosissima sensazione di essere osservato; schivò
l'attacco diretto alle sue gambe saltando in avanti, facendo poi leva proprio
sui capelli che lo stavano attaccando, che gli fecero da trampolino e lo
portarono alle spalle del servitore. Imitò il suo avversario e mirò alle gambe,
facendolo però cadere in ginocchio; subito ne approfittò per puntargli gli
artigli della mano destra, che si erano pericolosamente allungati, alla base
del collo, premendo appena sulla giugulare.
Il muro di fiamma scomparve, e i capelli di Antharèss smisero
di fluttuare nell'aria impazziti, cercando di colpirlo.
Lo scontro era finito.
*****
Un lungo fischio fece girare di scatto Kreuz, che guardò il
demone alle spalle di Radh'ka con curiosità; questi aveva i capelli del
medesimo colore del suo avversario, ma erano drasticamente più corti e
sparavano in ogni direzione senza una logica. Nel suo sguardo non c'era nulla
di amichevole, sembrava quasi voler intervenire per “salvare” il servitore, che
stava ancora inginocchiato ai suoi piedi, ma nonostante quello, stava fermo
alle spalle del diavolo senza muoversi. Poco prima aveva sentito il suo
avversario irrigidirsi impercettibilmente, dovevano avere un qualche tipo di
rapporto a lui sconosciuto; potevano benissimo essere parenti, la somiglianza
tra i due era enorme.
Un applauso ruppe quel silenzio teso ed innaturale, tutti si
voltarono sorpresi verso il diavolo, che aveva assistito a quello scambio in
silenzio. Kreuz lasciò andare il rosso, e questi si alzò spolverandosi i
vestiti, prima di dirigersi affianco all'altro servitore alle spalle di
Rash'ka.
« Molto bene, i miei
complimenti demone. Sei pronto per il secondo scontro? Il tuo prossimo
avversario sarà Vyras. » Disse il diavolo, facendo un cenno al servitore moro;
che si mise in posizione davanti a lui senza proferire parola.
Kreuz guardò prima il diavolo poi il servitore, non aveva
problemi a combattere subito, anche se il brontolio che sentiva allo stomaco,
si faceva sempre più insistente e fastidioso. Prima finiva, prima avrebbe messo
qualcosa sotto i denti; iniziò lui questa volta, scattò in avanti e cercò di
colpire il servitore con gli artigli, che non aveva ritratto dal precedente
scontro, ma questi li schivò con facilità. Si abbassò, cercando di colpire alle
gambe, ma non ottenne l'effetto sperato; il moro eluse anche quell'attacco
saltando a diversi metri da lui. Continuarono così per un tempo indefinito, il
demone attaccava, e Vyras schivava gli attacchi senza mai contrattaccare. Quel
tira e molla stava diventando frustrante per Kreuz, si stava stancando più del
previsto e la fame era aumentata a dismisura. Per non parlare del fatto, che si
sentiva preso in giro dal comportamento del servitore; il suo schivare e mai
contrattaccare lo stavano facendo arrabbiare, era come se quel piccolo demone
si stesse prendendo gioco di lui davanti a tutti. E questo non poteva
sopportarlo.
“ Che c'è demone, già stanco? “ Domandò una voce nella
sua testa.
Si girò verso Radh'ka, ringhiando furioso; non aveva dubbi
sull'identità della voce, e lo sguardo di sfida che ricevette in risposta
dissipò anche il minimo dubbio.
“ Non avrai davvero creduto che noi servitori fossimo così
deboli, vero? Il padrone ha ordinato di non ucciderti; forse non te ne sarai
accorto, ma quando hai colpito mio fratello alle gambe e hai pensato di averlo
battuto, una ciocca dei suoi capelli era puntata contro la tua gola. Pronta ad
ucciderti in ogni momento. “ Continuò la voce beffarda, prendendolo in
giro.
« Taci! » Urlò nella sua testa Kreuz; non doveva starlo a
sentire, doveva trovare un modo per colpire quella maledetta cavalletta che si
era ritrovato come avversario.
“ Ha avuto almeno un centinaio di occasioni per farti
fuori, ma non poteva. Gli ordini del padrone sono inflessibili; in altre parole
non lo hai battuto, si è fatto battere. “
« Stai zitto! »
“ Cos'è ti rode? Non ci credi? Eppure non riesci nemmeno a
sfiorare Vyras con un dito, non ti sei chiesto perché? Sei solo un debole, un
patetico cucciolo che si crede forte solo perché è capace di uccidere dei
demoni inferiori. “ Lo beffò ancora la voce, imperterrita.
« Stai zitto! » Urlò Kreuz, facendo tremare le vetrate
dell'ingresso a causa della potenza dell'urlo.
Radh'ka alzò impercettibilmente un sopracciglio, per nulla
turbato da quello strano comportamento; attorno al demone si addensò poco per
volta una strana nuvola nera, sembrava nebbia, e da essa provenivano strani
rumori e delle piccole saette azzurre, che man mano crescevano di intensità.
A Vyras piacque poco quel cambiamento,
si allontanò di qualche metro da Kreuz saltando un'unica volta; non stava
scappando, ma sicuramente non era così stupido da sottovalutare quel
cambiamento improvviso. Il demone sembrava davvero arrabbiato a quel punto, e
pensava di capire cosa aveva fatto scattare la sua rabbia; quello stupido di
Erelày stava interferendo con il suo combattimento! Evidentemente il diavolo
era arrivato alla sua stessa conclusione, perché ordinò a Erelày di tacere e
non interferire nello scontro. Il demone però non accennava a calmarsi, la coda
nera sferzava l'aria come impazzita; le orecchie del demone si allungarono di
qualche centimetro, così come gli artigli sulle mani e le zanne. Dai ciuffi
verdi spuntarono due sottili e appuntite corna nere, appena ricurve sui lati,
che non promettevano nulla di buono.
“ Oh, ti sei arrabbiato, cucciolo?. Ahahaha.”
Un ringhio più forte proveniente dal demone sovrastò tutti
gli altri suoni; molte creature che stavano assistendo allo scontro, nella
speranza di un pasto facile si diedero alla fuga terrorizzate. La nube nera che
circondava il demone diventò sempre più fitta e imperscrutabile, e
l'elettricità che la attraversava era immensa. Un forte vento aveva preso a
soffiare, scuotendo come fuscelli gli alberi secolari che circondavano la
fortezza; anche il cielo si stava rannuvolando, nubi nere cariche di pioggia
avanzavano verso di loro a grande velocità, come richiamate dall'immenso potere
del demone. La terra sotto i loro piedi, prese a tremare come scossa da un
violento terremoto.
Il Lynac di Mahan, avvertendo il pericolo, si era posizionato
davanti alla padrona, con la coda munita di pungiglione puntata verso il demone
impazzito; i due gemelli rimanevano immobili alle spalle del diavolo, ma,
mentre uno guardava preoccupato la scena, l'altro ghignava maligno in direzione
del demone. Vyras al contrario, cercò di avvicinarsi al demone sguainando i
suoi pugnali, e mettendosi in posizione d'attacco; il suo signore non aveva
impartito nessun ordine di cessato combattimento, anzi, sembrava parecchio
interessato al demone e alle sue capacità. Vedeva nei suoi occhi scuri una luce
calcolatrice mentre osservava il demone, e quello che era riuscito a fare in
pochi attimi dopo aver perso la calma.
Lo scontro non era ancora finito.
******
Kreuz non riusciva più a ragionare, nella sua testa
riecheggiava ancora quella risata fastidiosa e irritante; voleva farla
smettere, ma non sapeva proprio come fare. Sentiva il suo potere sfrigolare
impazzito, ma non gli importava; fissava con odio la persona alle spalle del
diavolo, che ghignava nella sua direzione con soddisfazione. Quel piccoletto
l'avrebbe pagata; ad un certo punto sentì una presenza alle sue spalle
avvicinarsi a lui, si voltò di scatto ringhiando, l'istinto di attaccare tutto
e tutti lo dominava al momento, e lui non aveva intenzione di tenerlo a bada,
era troppo furioso. Alle sue spalle, stava quel servitore con le bizzarre
orecchie pelose, quello contro cui stava combattendo. Si era dimenticato di
lui. Impugnava due pugnali intrisi di veleno, ma poteva sentire il lieve odore
dolciastro degli altri che teneva nascosti sotto i vestiti, dovevano essere una
decina in tutto; il suo olfatto si era notevolmente sviluppato, prima non era
riuscito a percepirli in alcun modo.
Attaccò il servitore senza pensare alle possibili
conseguenze, quel ronzio fastidioso nella sua testa non si placava in nessun
modo, e il suo stomaco non gli dava pace. Era furioso, ed era passato troppo
tempo da quando aveva fatto un pasto decente, gli sarebbe andato bene chiunque
al momento; non si sarebbe certamente messo a fare il difficile.
Fece una finta verso destra, per poi scattare alla sinistra
del servitore, colpendolo alla spalla destra con gli artigli; il sangue iniziò
subito a sgorgare copioso, nonostante la ferita fosse poco più di un graffio.
Vyras gemette di dolore, ma al demone sembrava non importare, quegli artigli
erano affilati e si erano portati con loro piccoli frammenti di pelle e di
tessuto, la ferita aveva preso a bruciargli a contatti con l'aria gelida.
Kreuz si portò gli artigli coperti di sangue alle labbra e
iniziò a leccarli, assaporando quella prelibatezza a cui aveva dovuto fare a
meno in quei giorni; il sangue del servitore era ancora caldo ed aveva quella
dolcezza tipica di chi era molto potente, assolutamente delizioso.
Ne voleva ancora.
Tornò a fissare Vyras, che si era rimesso in posizione
d'attacco ignorando il bruciore alla spalla, sorrise compiaciuto a quella
vista; adorava che le sue prede scalpitassero un po' prima di essere divorate.
Il fastidioso ronzio era cessato non appena aveva assaporato l'inizio del suo
pasto, ma la sete di sangue non era per nulla svanita, non si sarebbe fermato
per nessun motivo. La fame aveva finalmente preso il sopravvento; non poteva
ignorarla, e a ben pensarci non voleva nemmeno farlo. Quel sangue era davvero
squisito, ne voleva ancora, ne voleva di più.
Lo voleva tutto, anche se questo avrebbe significato
ucciderlo.
L'angolo di Sèlìs:
Salve a tutti!! Chiedo scusa per l'attesa, ma questo capitolo si è fatto davvero sudare.
Nessuno voleva dirmi nulla! é___é
Ho dovuto estorcergli le informazioni.. kekeke.
Spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Fatemi sapere cosa ne pensate! *ò*
Sotto metto 1 disegno... Più o meno è come io mi immagino Kreuz... xDD
Yarō-domo, komento shite imasu.
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