Episoode 1
1. RINASCITA.
L'aria nella classe stagnava placida fra i banchi picchiati dal sole,
mentre
i raggi arroventavano il pavimento di piastrelle grigie e le pareti
giallastre. Gli studenti sonnecchiavano
stanchi, bisbigliando fra loro ed ignorando il professore intento a
spiegare. Una ragazza dai capelli castani osservava assorta il mondo
inondato di fuoco all'esterno, il mento appoggiato sulla mano, una
smorfia annoiata sul viso. Lo sguardo era spento e disattento,
assottigliato dalla schermatura che le palpebre pesanti creavano.
D'un tratto, oltre il vetro, le parve di vedere qualcosa scivolare
verso terra. Non era
molto grande, scuro, forse rettangolare... un libro?! Aguzzò
la
vista, stupita, ma continuava ad apparirle tale. Era piuttosto distante
dalla facciata di fronte, quindi non riusciva a spiegarsi come potesse
essere caduto da una finestra. Eppure non c'era altra spiegazione.
Seguì con gli occhi l'oggetto, finchè non
toccò il suolo. Rimase lì, a fissarlo, come
inebetita.
Un libro. Un libro caduto dal cielo.
Un libro caduto dal
cielo.
Light venne destata dai suoi pensieri, mentre si stava incamminando
senza fretta verso la porta. -Co... oh, ciao.-
Valutò rapidamente le compagne che si affollavano
davanti a lei, a sbarrarle la strada. Erano indubbiamente nella sua
stessa classe, anche se non si era premurata di tenere a mente nessuno
dei loro nomi. Ragazze comuni, come ne vedeva troppe ogni
giorno, a sfoggiare orgogliose rossetti volgari e gonne pateticamente
corte. Cercava, per quanto le fosse possibile, di evitare oche del
genere.
Quella che aveva richiamato la sua attenzione era una bionda tinta,
tanto anonima da non presentare alcun elemento capace d'identificarla
in mezzo al suo stormo. In quel momento sorrideva, una Barbie ancora
nella sua scatola.
-Yagami, ci sei?! Sei connessa?! Volevamo invitarti a pranzo con noi,
se ti andava.- La sua voce era una stucchevole miscela di zucchero e
veleno.
Uso più che discutibile dei tempi verbali utilizzati a
parte, davvero credeva avrebbe accettato?!
-Temo d'avere un impegno, quest'oggi. Mi spiace.- Persino Light
riusciva ad avvertire il gelo scostante delle sue stesse parole.
-Ma che peccato. Sarà... per un'altra volta, allora!- La
bionda
si prese un paio di istanti per squadrarla indignata, prima di filare
accompagnata dal rumore ossessivo dei suoi tacchi. Le altre la
seguirono, uno sciame a disperdersi nel corridoio, bisbigliando
concitate fra loro.
-Ma chi si crede di essere, Yagami?! Una superstar?!-
-Solo perchè prende bei voti, se la tira in quel modo...-
-Non la si può neanche avvicinare, è una
bisbetica acida e basta!-
-Vi avevo detto di non chiederle niente.-
Light inarcò un sopracciglio perfetto, senza scomporsi. Non
la
sfioravano nemmeno, con i loro infantili commenti, che parlassero pure.
Era superiore a quel genere di sciocchezze.
Davvero, in quanto ragazze di diciassette anni, non potevano sforzarsi
di crescere e diventare qualcuno di migliore?! La sua
società
stava andando a pezzi, distrutta da gente come loro.
Gente che non pensava e sbagliava sempre, inevitabilmente, ferendo un
universo in bilico. Un universo marcio, che necessitava d'essere
scrostato dallo strato di superficialità e corruzione che lo
insudiciava.
Light Yagami era furiosa quando ci pensava, quindi alzò la
testa
orgogliosa e proseguì verso l'uscita della scuola,
incurante delle chiacchiere infime ma innocue che le scivolavano sulla
pelle. Sicura, in mezzo alla pioggia, d'essere l'unica a non
bagnarsi.
Era lì, davanti a lei. Piccolo, nero, consunto. Un quaderno
qualsiasi, che ogni studente universitario potrebbe usare per prendere
appunti. Un quaderno gettato, con grande slancio, da una delle finestre
dell'edificio della scuola opposto al suo. E basta, nulla di
particolare.
Però quel titolo, che lesse un paio di volte, perplessa e
inquieta. Death Note.
Death Note.
Quaderno della morte. Ma che diavolo avrebbe potuto
significare?!
Incerta sul da farsi, non si mosse. Un senso di disgusto la tratteneva
-chissà a chi era appartenuto, non si prende ciò
che è per
terra- ma infine, cedendo ad una strana viscerale curiosità,
si
chinò e lo raccolse cautamente, con la punta delle dita.
Solo per vedere di che si trattava, chiaro.
Lo aprì, mentre quella sensazione orrenda che aveva provato
dal
primo istante che l'aveva visto non desisteva dal tormentarla.
How to use it,
recava scritto dietro la copertina, sotto la miniatura d'un teschio
ghignante. In inglese, dunque: proseguì a leggere.
The human whose name is
written in this note shall die. Per un istante,
avvertì uno strano brivido lungo le braccia.
La frase aveva un'unica traduzione possibile: l'umano il cui nome
verrà scritto su questo quaderno... morirà.
Quello dopo, si sentì la
più grande deficiente sulla faccia della Terra.
Morire?! Ma come aveva fatto a crederci, anche se solo per un millesimo
di secondo?! E poi la definivano la studentessa più
brillante
del Giappone...
Light scosse la testa, rimproverandosi, e lo
lasciò cadere a terra. Un simile scherzo poteva essere stato
fatto solo da un gruppo di ragazzini particolarmente ignoranti e
contorti.
Intanto che si allontanava, estrasse dall'elegante borsa a tracolla un
pacchetto di fazzoletti, ne prese uno e vi ci strofinò le
mani.
Non si riconosceva in ciò che aveva appena fatto,
raccogliere un
quaderno sconosciuto e mettersi a leggere... un'idiozia bella e buona.
Morirà.
Morirà. L'umano il cui nome... in this note... shall die... morirà.
Una
sciocchezza, ripetè mentalmente, come per
convincersi. Solo una
sciocchezza. Non posso farmi turbare da una cretinata tanto assurda.
Morirà. No, non ce l'avrebbe mai fatta.
Il destino di Light Yagami non era d'abbandonare il quaderno e tornare
a casa. Se una tale eventualità si fosse verificata, magari,
sarebbe diventata un'investigatrice straordinaria, oppure un giudice.
Avrebbe sicuramente fatto del suo meglio per migliorare il mondo, nel
suo piccolo.
Invece fu colei che contribuì, più di chiunque
altro, a distruggerlo.
Spinta da un istinto irrefrenabile, da una pazzia inaudita,
tornò indietro. Afferrò il quaderno -era ancora
lì
ad aspettarla- e lo gettò nella borsa in fretta e furia,
quasi
temendo di pentirsi, per non dover più fissare il buio
sinistro
della copertina. Imboccò la strada verso casa, torturata
dalla
paura d'essere fermata dal proprietario legittimo, ma non accadde nulla
di simile.
Questo perchè
è uno scherzo e io ci sto cascando in pieno, tentò
di convincersi per tutto il tragitto. La cosa migliore sarebbe stata
lasciarlo lì.
Ma non l'aveva fatto, anzi si sentiva molto più
tranquilla nell'averlo con sè. Sciocco, incredibile,
illogico ma
vero. Il motivo era ignoto a lei per prima.
Una volta arrivata in camera sua, Light decise d'affrontare subito quel
maledetto quaderno. Non poteva sostenere un pensiero
così assillante, doveva provarsi che non c'era nulla su cui
arrovellarsi. Tutta la faccenda non aveva il benchè minimo
senso, ma almeno avrebbe scacciato la noia.
Aprì la prima pagina e riluttante riprese la lettura,
proseguendo altre il macabro primo punto.
Affinchè il
quaderno abbia
effetto, occorre avere in mente il volto della persona di cui si scrive
il nome. In tal modo, si evita di colpire eventuali omonimi.
Se entro 40 secondi dopo aver scritto il nome vengono indicate le cause
della morte, questa avverrà nella maniera stabilita. Se le
cause
non vengono specificate, le vittime designate moriranno per arresto
cardiaco. Dopo aver indicato le cause della morte, si hanno 6 minuti e
40 secondi per scrivere eventuali dettagli sulle condizioni della
stessa. Questo vuol dire che si può anche scegliere fra una
morte rapida ed una lenta agonia.
Confusa, chiuse il quaderno. Era talmente
strano... non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva appena
letto.
-Se non altro, direi che come scherzo è piuttosto...
elaborato.-
concluse aggrottando la fronte. Si alzò per lasciarsi
cadere sul letto, stancamente.
C'era qualcosa che non tornava. Anzi, nulla tornava! Era tanto
coerente, preciso, articolato che non aveva idea di chi potesse averlo
creato. Sembrava opera di una casa editrice, di un
artista, più che di un moccioso in vena di prendersi gioco
degli
amichetti.
Ma era certa che non sarebbe mai stato permesso pubblicare niente di
così dannoso per i giovani. Quello non era un
articolo
reperibile sul mercato, ovvio.
Dubbi atroci si stavano lentamente impadronendo della sua mente. E se... magari...
-Tu scrivi il nome di una persona... e muore.- ripetè
pensosa.
Sentendo come suonavano assurde simili parole, scosse la testa. -Ma che
razza di stupidaggine è?!-
Impossibile. Sotto ogni punto di vista. Impossibile.
Il quaderno giaceva sulla scrivania, sotto le luci intense della sua
lampada da lettura, ammiccando sinistro. Lo fissò per almeno
un
minuto, prima d'alzarsi.
Rise sottovoce, sedette e prese una penna dal contenitore. -Mi sono
data tanta pena per una cosa del genere... sono più stupida
di
chi ha ideato questa roba.-
Rimase con la punta a un soffio dalla pagina, immacolata ed invitante.
Pensò a un nome da scrivere -uno qualunque- ma non le venne
in
mente nessuno, a pensarci così momentaneamente. Nessuno,
insomma, che odiasse in modo particolare. Il nome suo e dei suoi
parenti non li avrebbe mai e poi mai scritti, per scaramanzia, nemmeno
per scherzo.
Pensò a qualche sua compagna qualsiasi -tanto quell'affare era solo un quaderno!-
tanto per sghignazzarci su, ma poi le venne un'idea migliore. Accese la
tv.
Parlavano di un pazzo che il giorno precedente aveva causato un
incidente a Shinjuku, uccidendo sei persone, e in quel momento si era
barricato in un asilo con otto ostaggi. Mostrarono una foto e il nome:
perfetto. Kuro Otoharada.
Imbecille di un
criminale, se tu
morissi sarebbe una vera fortuna per tanta gente. I parenti delle
vittime, gli ostaggi... sì, tu fai proprio al caso mio.
Saresti
proprio la persona che, se potessi, ucciderei. La gentaglia come te non
dovrebbe avere il diritto di vivere.
Questi furono i pensieri che si agitarono nell'animo di Light Yagami,
mentre incupita scrisse il nome sul quaderno. Il suo primo nome,
caratteri ordinati e armoniosi sulla prima riga.
Poi Light lanciò un'occhiata all'orologio digitale sulla
parete.
-Bene, caro quaderno.- proferì beffarda. Il sarcasmo
traboccava
da ogni sua sillaba. -In teoria dovrebbe morire di arresto cardiaco fra
quaranta secondi. Su, ammazzalo.-
Ascoltò distratta commenti e chiacchiere dei giornalisti,
senza
farci caso. L'unica cosa importante era mettersi l'anima in pace,
realizzando che sì, quello era solo uno scherzo di pessimo
gusto. E lei una credulona fifona.
Guardò ancora l'ora: i quaranta secondi erano trascorsi in
silenzio. -Lo sapevo, non succede niente.- esclamò con
decisione, sorridendo spavalda all'indirizzo del sottile volume.
Eppure sentiva una bizzarra amarezza, un sapore aspro sul palato.
Quasi... delusione. Dopotutto, a chiunque sarebbe tornata utile un'arma
tanto insospettabile quanto micidiale. A lei per prima. Comunque, era
naturalmente una bufala.
-Beh, c'era da aspettarselo.- commentò
sprezzante. Spense
la luce sulla scrivania e si alzò, allungando il telecomando
verso la televisione, annoiata più di prima.
-Ah, un momento!- Lo strillo allarmato della giornalista la
bloccò. -Pare che ci siano novità!-
L'immagina successiva mostrava dei bambini atterriti correre
all'esterno dell'edificio circondato dalla polizia. L'inviato
iniziò a balbettare. -Gli ostaggi stanno uscendo! Sembrano
contenti! Al loro posto, sta facendo irruzione la polizia! Riusciranno
ad arrestare il colpevole?- Pausa. Il cuore di Light martellava
furioso. -Ma... un momento! Mi è giunta un'informazione!
Incredibile, il sequestratore è morto!-
Light sentì il respiro mozzarlesi. Non riusciva a respirare.
-Pare proprio che sia morto!- insistette l'uomo alla televisione.
-Morto?!- gemette stonata la ragazza. I suoi occhi, che stavano
cominciando a colmarsi di terrore, scivolarono rapidi sul quaderno. Kuro Otoharada.
Aveva scritto così. La televisione divenne un
brusìo indistinto ed inudibile.
Non riuscì a distogliere lo sguardo da quella dannata
pagina. Le
sembrava un incubo, opprimente e allucinante, da cui implorava di
svegliarsi.
Morto. Morto. Morto. Morto. Morto.
Lei aveva scritto quel nome... lei... l'aveva ammazzato.
Arresto
cardiaco... Non può essere! Infatti non aveva
alcun senso. Ma era successo.
Impose al suo cuore di calmarsi. Riusciva ad avvertirlo nei polsi,
nella gola, nelle orecchie come un martello pneumatico. Doveva esserci
una
spiegazione razionale.
Sarà stata
una coincidenza, concluse sbigottita. Non poteva
crederci, ma doveva
crederci.
Altrimenti...
-Light!- chiamò suo padre dal piano inferiore.
Sobbalzò
per un istante, presa alla sprovvista. -Sono quasi le sei e mezza. Ti
sei dimenticata della lezione?-
Inspirò a fondo. -No. Mi stavo giusto preparando.-
Infilò nella borsa il quaderno, determinata. Il Death Note... e se
funzionasse davvero?! L'ipotesi non le pareva
più così assurda, dopo la scena a cui aveva
assistito. Devo
assolutamente fare un'altra prova.
Durante la lezione, Light aveva riflettuto a lungo su chi dovesse
essere la vittima. Un criminale, certamente: ma qualcuno della cui
morte avrebbe potuto venire a conoscenza subito. Aveva bisogno di
risposte. Quel maledetto quaderno funzionava o non funzionava?!
Più volte aveva adocchiato persone meschine, ma aveva
bisogno dell'occasione giusta.
Finalmente, tornando a casa, il fato le fu favorevole. Dei motociclisti
stavano aggredendo una povera ragazza indifesa, proprio fuori
un'edicola, e ciò non poteva che lasciare Light indignata e
disgustata. Vi ci entrò e finse di sfogliare una rivista.
Quello che le era parso il capo della banda aveva detto, ad alta voce,
di chiamarsi Takuo Shibumaru. Bene, crepa, Takuo Shibumaru.
Dopo il nome, aggiunse "morte per incidente"; se
ciò
che era stato scritto fosse avvenuto, non avrebbe avuto più
alcun dubbio. Strano a dirsi, ma la paura cominciava a scemare in lei,
sostituita dal fermo desiderio di venire a capo della storia e
trovare la soluzione più appropriata. E adesso vediamo che succede.
Avvenne tutto molto velocemente: la ragazza
riuscì a
divincolarsi e scappare via, disperata, verso la strada. L'uomo
chiamato Shibumaru era balzato sulla sua moto, sfrecciando verso di
lei, ma...
-Takuo, attento!- sbraitò uno del gruppo.
Un camion investì in pieno il criminale, sfracellandolo.
Morto, inevitabilmente. Morto.
Light sgranò gli occhi impressionata. Ormai è sicuro... il
Death Note... funziona
davvero!
Quella che le parve una feroce euforia
divampò nel suo petto.
Ecco quello che ho
sempre voluto.
Come ogni sera, fece scattare la serratura della sua
stanza e
prese posto alla scrivania, impaziente. Una tempesta infuriava fuori
dalla finestra, frustando gli alberi e assalendo l'asfalto, facendo
crollare la stanza in un buio pesto e inquieto.
Estrasse il Death Note dal suo nascondiglio nel cassetto e lo
aprì. Nel vedere tutti quei nomi tracciati, non
riuscì a
trattenere una risata insana. Ammirò la sua opera,
entusiasta.
Tutti i criminali, tutta la feccia esistente nel mondo, eliminata. Non
poteva credere nell'assurdo colpo di fortuna che le era capitato: a
lei, alla ragazza giusta, che non l'avrebbe mai usato per tornaconto
personale. Ma solo per il bene dell'umanità, per garantire
una
vita serena a tutti coloro che vivevano onestamente.
Non si può
andare avanti così. Esiste
forse qualcun altro che, dopo avere trovato questo quaderno, sarebbe
capace di cancellare i parassiti dalla faccia della Terra?! Ma certo
che no.
Ma io... io potrei
farcela. Anzi: solo io posso farcela. Ho deciso. Userò il
Death Note per cambiare il mondo!
Perchè io non sono malvagia. Io sono una studentessa
modello... la migliore di tutto il Giappone. Io.
La padrona di un nuovo mondo. Ora la giustizia potrà...
-Vedo che ti piace.- Una voce cavernosa la fece voltare all'istante,
agghiacciata.
Un lampo rischiarò la camera illuminando una figura nera, un
volto mostruoso con occhi rossi e diabolici.
Light soffocò con tutte le forze un urlo lacerante,
tappandosi
imperiosamente la bocca con le mani. Era scivolata dalla sedia, con un
frastuono sordo. Non voleva attirare ancora di più
l'attenzione
dei genitori al piano inferiore. Lei era così: metodica e
prudente, in qualsiasi situazione. Capace di rimanere con la mente
lucida.
-Perché ti sorprendi
così tanto?- ribattè la
creatura. -Ciao, io sono Ryuk, lo
Shinigami che ha perso quel quaderno. Dal tuo atteggiamento, devo
dedurre che ormai hai capito che non si tratta di un semplice
quaderno.- Aveva una larga bocca, dalle labbra viola e i denti aguzzi.
La pelle era cadaverica, i ciuffi sul capo formavano una fiamma
bluastra.
Il cervello di Light iniziò a lavorare febbrile. In effetti,
aveva un senso. Cercò di rilassare il corpo teso e rigido.
-Uno Shinigami, un dio della morte…Non sono affatto
sorpresa,
Ryuk.- mentì seria, aggrappandosi alla sedia per rialzarsi.
Non
era ancora sicura sulle sue gambe. Mostrarsi debole e impaurita non
avrebbe fatto altro che svergognarla, però; l'orgoglio, la
dignità, era ciò che riteneva i migliori valori
per una
donna. Riuscì a sorridere lieve. -Anzi… ti stavo
aspettando, Ryuk.- decretò. Non sarebbe bastato uno
Shinigami a
sconvolgerla, dopo tutta la faccenda del quaderno.
-Uhm?...- Ryuk parve sorpreso. Light riprese a parlare, più
disinvolta.
-Non avevo alcun dubbio sull’autenticità del
quaderno
dello Shinigami. Ma ora che ho avuto l’ennesima riprova,
potrò certamente agire con maggiore convinzione.-
riflettè, sollevando il mento.
-Capisco bene. Ma sai, sono io ad essere sorpreso.- commentò
lo Shinigami, nell'ombra. -Ne ho sentite
tante di storie su Death Note apparsi nel mondo degli umani ma, che io
sappia, tu sei la prima ad avere ucciso così tanta gente in
soli
dieci giorni. Una persona normale inorridirebbe al solo pensiero.-
Light, compiaciuta, sedette sul letto. Il tremore nelle mani si era
quietato.
-Sono pronta ad accettarne le conseguenze. Ho usato consapevolmente
il quaderno di uno Shinigami.- ragionò apatica. Era la
verità, in quel momento prese consapevolezza della svolta
che
quella visita avrebbe potuto portarle. Aveva ucciso, aveva usato un
oggetto che non le apparteneva. -Ed ora tu sei venuto a trovarmi: che
ne
sarà di me? Ti prenderai la mia anima?-
-Eh? Ma che dici? Questo è un preconcetto che avete voi
umani.-
replicò Ryuk. Le sue iridi rosse inchiodavano quelle della
ragazza. -Non ho intenzione di farti nulla.-
Light lo fissò sorpresa, in attesa di spiegazioni.
-Nel momento stesso in cui il quaderno tocca il suolo, diventa
proprietà degli uomini. Ciò
significa...-
allungò un dito, ornato d'un anello opaco e
vistoso. -...che
adesso è tuo.-
Light strinse fra le mani il Death Note, tentando di domare le proprie
emozioni. -Cosa? Mio?!- sussurrò.
-Se non lo vuoi, puoi anche darlo a qualcun altro. Ma appena
l’avrai ceduto, cancellerò dalla tua mente tutti i
ricordi
relativi al quaderno.- la informò.
-Allora, veramente non esigi da me alcun risarcimento per aver usato il
Death Note?!- esclamò Light accorata.
-Beh, diciamo che… proverai una sofferenza e un terrore che
solo chi ha usato il quaderno può
comprendere. Inoltre, al
momento della tua morte, scriverò il tuo nome sul mio
quaderno,
ma non farti illusioni perchè… per gli umani che
hanno
utilizzato il Death Note non esiste né il paradiso
né
l’inferno. Tutto qui.- ghignò.
Light rimase interdetta, mentre lo Shinigami sghignazzava allegro. -Ne
riparleremo quando sarai morta.-
E Ryuk aveva capito, dalla luce che brillava omicida negli occhi
impassibili
e impietosi di Light Yagami, che gli umani erano uno spasso.
Note dell'Autrice: E questo, signore e signori, era il primo capitolo.
Meno uno! Ora ne mancano solo 36! Sono a buon punto, non credete?
Okay, sì, smetto di fare teatro e inizio questa nota con
coerenza. Ricominciamo. Solitamente, dopo avere visto un anime/avere
letto un manga immagino sempre i personaggi invertendone i sessi. E'
molto divertente. Facendolo con Death Note, mi è venuto in
mente
di scriverci una storia: poi mi sono detta... e se invece la
riscrivessi TUTTA?
La mia idea è di lasciarla inalterata per quanto riguarda i
contenuti -voglio dire, se un personaggio muore non lo faccio
sopravvivere, il finale avrà il medesimo esito
dell'originale.
Questa precauzione è soprattutto perchè non
voglio
risultare troppo OOC, perchè mentre si scrive una cosa come
questa è facile.
Ma di cambiare scene, dialoghi, avvenimenti meno importanti... certo,
ci sono cose (soprattutto, come avete potuto leggere, in questo primo
capitolo: non è che potessi cambiare molto) che devono
restare
così come sono. Cambierò solo ciò che
riterrò opportuno, nel verificarsi degli eventi. In pratica,
ciò che veramente sarà modificato è il
modo di
pensare e certi aspetti del carattere dei personaggi.
Ovviamente, una Light ragazza non si comporterà proprio come
un
Light ragazzo. L'ho immaginata un po' più fredda,
più
razionale, più insensibile sotto certi punti di vista. Ma
è risaputo che noi ragazze siamo più sadiche, no?
XD
Chiudo qui, che è meglio. Man mano, nelle note, vi
chiarirò magari perchè ho deciso di tagliare
qualcosa,
perchè ho cambiato una scena, eccetera. Se avete delle
domande
da farmi, potete benissimo porle nelle recensioni e vi
risponderò.
Qualcos'altro da dire? Ah, sì... cambiare il sesso di Ryuk
mi
sembrava assurdo, non so se condividete questa opinione.
Grazie mille per avere letto, mi farebbe molto piacere sapere che ne
pensate!
Lucy
ps: tenterò di aggiornare in tempi brevi e con
regolarità. Giuro.
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