Grezza, Grazia e Gracile

di Mezzo_E_Mezzo
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Grezza, Grazia e Gracile

La principessina cadde in miseria e follia.
E nessuno le badò.
Brandiva lembi luridi delle sue gonne -
marciava lungo la luce di Boote,
e negli angoli spogli del saloon.
Nessuno le badava
ed un vecchio cantava di lei:

Drappi, paludi e scarpette di urla
che gridano e rombano forte quando corre,
ciglia sbiancate da sale di mare,
sussurri macabri sul collo dei bambini.


Grezza,
digrigna i denti quando piove
(la vedo altera e immmobile sotto fitti scrosci) -
traina strascichi svolazzanti di sgomento
siede alla fontana e l'avvelena con lo sguardo.
Allunga esche di zucchero ai passanti.

Grazia,
braccia spalancate e rossore niveo
si benda gli occhi con sciarpe di carta,
sguinzaglia sorrisi lessi al reverendo.
Balla coi rospi sotto le finestre socchiuse!..
E ha i capelli che sanno di ciliegia.

Gracile,
profuma di buono e merletti stantii -
ha scaglie di seta incollate sulle dita
parla sottovoce, solo a statuine di legno,
si graffia le spalle con sassi trovati per strada -
ha paura delle increspature sull'acqua.

La principessina
cadde in miseria
cadde in follia e nessuno..
Nessuno le badò.
(Un cane malaticcio la sognò una volta o due)
Ed ella (vaga) era Grezza, Grazia, e Gracile
secondo dove tirasse il vento.

[Petali morti e monchi si rincorrono nell'aria.
Nessuno la vede, nessuno l'ha vista ieri notte -
nessuno le ha rubato la bambola, no.
Nessuno ha udito il suo riso di rabbia]

Drappi, paludi e scarpette di urla
che gridano e rombano forte quando corre,
- rideva dei corvi che zoppicavano -
carezze sulla testa e
maledetti
struscii
sinistri.





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