Angeli

di CVic96
(/viewuser.php?uid=144229)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


      ANGELI
Lovino

Ero solo in quel posto, non so come ho fatto ad arrivarci, e in quel momento non sapevo nemmeno se ci ero del tutto arrivato.
Era un luogo lontano dalle mie speranze, dai miei sogni.
Certo ci ero finito da solo, nessuno mi aveva guidato fino alla strada che avevo seguito, nessuno mi aveva rinchiuso in quelle catene d’arbusti e rose appassite.
Soltanto io.
Di solito quando una persona si guarda allo specchio pensa che quel riflesso, che la raffigura in quel mondo alla rovescia , sia solo una sua copia;
Stesso cuore e stesso sangue.
Ma la persona che vedevo davanti a me non era altro che un corpo, nutrito di vanità, e convinto di essere il solo ad esistere, negando di essere solo un pezzo di quello specchio,
appannato da un altra anima, che invano cercava di essere qualcuno ma finiva solo nell’ essere scambiata per sasso.
Quel posto era il mio punto di arrivo e il mio punto di partenza,
in quello specchio sapevo in che cosa sperare, scappare e pregare.
Forse all’ ora l’ unica cosa per cui provavo paura ero io.
Questo spiega quello specchio scheggiato.
Mi stavo vendendo al mio riflesso, perché non c’era via d’ uscita in quella gabbia dalla luce fioca. Non potevo scappare ancora da me stesso in quel posto pieno d’ impronte e tracce.
La porta era chiusa.
Eravamo solo io e la mia anima. Ma lei non mi dirà il perché della mia presenza, fidarmi solo del mio cuore.
Ricordo delle voci, tante voci, cercavano di comandare quel corpo facile da contaminare con i loro suoni e bisbigli. E fu allora che mi accorsi che era il me dello specchio a parlare.
Era così bella quella figura scolpita nel vetro, mi porgeva la mano ed  io attratto , la presi e mi lasciai affogare in quel colore trasparente e limpido.
Era acqua.
Fu allora che il riflesso si girò e sorridendomi mi disse
‘ Ti stavo aspettando, perché stai piangendo?’ e tra lacrime riprese ‘ provi dolore? Non ti preoccupare ora ci sono io, ti fidi di me?’ ero innamorato di quella figura, e per questo che con mano persa nel vuoto, mi fidai. Lasciandomi sprofondare in quell’ acqua nera.
Chiusi gli occhi e tuttora non vedo niente.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1115242