Appena aveva percepito
che qualcosa non andava Eric era letteralmente
volato verso la fonte che richiedeva disperatamente aiuto. Mentre
atterrava vide la scena che si presentava sotto i suoi piedi: stupidi
umani!
Due
macchine erano incastrate tra loro in una morsa di ferro e acciaio.
Nonostante fossero ridotte ad un ammasso di lamiere, il vampiro non
ebbe difficoltà a riconoscere la piccola utilitaria gialla,
diventata ormai più che familiare. La proprietaria se ne
stava seduta per terra con la testa stretta tra le mani e lo sguardo
fisso davanti a sè. Quando le fu abbastanza vicino, quella
alzò gli occhi a guardare il vampiro.
“Sookie,
stai bene?” le chiese, anche se aveva già
visto diversi graffi sul viso e sul collo e un’altra ferita,
più profonda ma non tanto grave, sulla coscia destra.
Lei
non rispose ma era chiaro che non stava affatto bene. La ragazza si
voltò nuovamente a guardare ciò che restava della
sua auto con occhi sbarrati dalla paura.
Allora Eric si
diresse a
esaminare quel disastro e capì subito da cosa derivava tanta
preoccupazione.
Sentì
l’odore del sangue.
Guardò
all’interno dell’utilitaria e si trovò a
fissare una giovane donna dai capelli scuri. Stava riversa in avanti,
sul cruscotto dell’auto, con gli occhi chiusi. Eric
sentì distintamente un gocciolio lento e continuo ma non
riuscì a trovarne la fonte, tanto quella donna era coperta
di sangue. Non era morta comunque, anche se il cuore si faceva
più debole ogni secondo che passava. Mentre in lontananza
risuonavano delle sirene Eric si disse che se quei soccorsi umani non
fossero arrivati in fretta la donna non ce l’avrebbe fatta.
Assorto in questi pensieri, il vampiro si irrigidì di scatto
sentendo qualcos’altro.
Si
voltò a guardare la
parte posteriore della macchina e la
vide. Accucciata nello stretto spazio tra i sedili anteriori e quelli
posteriori stava una bambina. Viva. Teneva le braccia premute contro la
testa come se si stesse ancora proteggendo dal terribile impatto che si
sera verificato.
Eric la
guardò ancora un secondo poi
richiamò l’attenzione di Sookie dicendo
“Sookie, credo che dovresti venire..”
Lei
capì il perché e si alzò in fretta,
perdendo quasi l’equilibrio inciampando nell’erba
alta ai lati della strada. Raggiunto Eric, la ragazza guardò
dentro a sua volta ed esclamò “Meredith! Oh mio
Dio, Meredith..!”. Sookie, bloccata dallo shock dello
schianto, non aveva avuto il coraggio di controllare le sue condizioni,
terrorizzata forse all’idea che la bambina poteva essersi
fatta male davvero.
Sentendosi
chiamare, questa alzò piano
il capo mostrando due occhi spaventati. Sookie spalancò la
portiera e si chinò per vederla meglio e le disse
“Non preoccuparti tesoro. Ti tiro subito fuori di
qui..”
Detto
ciò allungò le mani per
tirarla verso sè ma si accorse con sgomento che non poteva:
nell’impatto i sedili si erano talmente stretti tra loro che
la bambina risultava ora incastrata tra essi. Così Eric fece
spostare Sookie di lato mentre lui allontanava con molta più
facilità i sedili. Poi estrasse delicatamente la bambina che
Sookie prese subito tra le braccia. Entrambe tremavano visibilmente,
talmente forte che Eric pensò che sarebbero crollate al
suolo. Invece Sookie tornò sul ciglio della strada e si
sedette nuovamente sulle erbacce affioranti con la bambina in grembo.
Nel giro di un
paio di minuti la strada, prima deserta e buia, si
riempì di gente, luci e voci concitate: soccorritori,
pompieri e poliziotti iniziarono a muoversi freneticamente cercando di
prendere in mano la situazione.
La prima cosa
che fecero fu di mettere
sull’ambulanza la donna agonizzante, dopo averla
estratta dall’auto con estrema cautela, e poi partire a razzo
verso l’ospedale più vicino. Poi un poliziotto con
un taccuino in mano si avvicinò a Sookie per chiederle cosa
fosse successo esattamente. Lei, seppur con voce malferma, diede la sua
versione dei fatti. In questo modo Eric, che era sempre rimasto al
fianco della ragazza, ebbe modo di soddisfare la sua
curiosità. Alla fine del resoconto non poté fare
a meno di pensare a quanto potessero essere stupidi gli umani.
Perché, pur consci della brevità della loro
esistenza, si divertivano tanto a sfidarla e non pensavano invece di
viverla il più lungo possibile? Oppure era proprio questa
consapevolezza che li spingeva a viverla appieno, fino in fondo, e non
sprecare nemmeno un minuto di essa? Qualunque fosse il motivo Eric
proprio non lo capiva. Avrebbe voluto scambiare qualche parola con il
conducente dell’altra auto che aveva osato schiantarsi contro
Sookie con quella violenza inaudita. Se quello non fosse già
morto nell’impatto, Eric probabilmente avrebbe provveduto con
le sue mani. Il poliziotto si offrì di accompagnare Sookie e
la bambina in ospedale per eventuali accertamenti e per farle stare al
corrente delle condizioni della donna che era con loro – la
madre della bambina –. Prima di andare Sookie chiese a Eric
se poteva raggiungerla in ospedale con la macchina.
Ovviamente lui
diede una risposta affermativa.
Arrivate in
ospedale, Sookie e Meredith furono visitate abbastanza
velocemente col risultato finale di trovarsi entrambe addosso qualche
cerotto ma per fortuna niente di più. Sookie venne informata
che Anjie, una delle sue più care amiche, era stata portata
in sala operatoria per subire un delicato intervento chirurgico atto a
stabilizzare le sue condizioni, al momento davvero critiche. Nel
frattempo arrivò Eric.
Tutti e tre si
trovavano in una
piccola sala d’aspetto e nessuno fiatava.
Sookie, seduta
su
una scomodissima sedia verde in plastica, batteva nervosamente un piede
sul pavimento lastricato in marmo producendo un rumore sordo. Meredith
si era appollaiata sulla sedia accanto a Sookie e si stava tormentando
il ginocchio sinistro sul quale era stato appena applicato un piccolo
cerotto rettangolare, mentre Eric si limitava a fissarle appoggiato
alla parete di fronte.
Appena nella
sala entrò
un’infermiera dal corpo esile e dai corti capelli
accuratamente raccolti in un piccolo chignon Sookie scattò
in piedi e le andò incontro per avere qualche aggiornamento.
Eric capì che se la giovane infermiera aveva avuto il buon
senso di tenersi lontano dalla bambina e parlare con un tono sommesso
ci doveva essere un motivo. Dall’espressione che si dipinse
sul volto di Sookie era chiaro che c’era stata qualche
complicazione.
Uscita
l’infermiera, la ragazza
guardò Meredith. Aveva assunto un’espressione
neutra per non spaventarla ma la voce tradiva tutta la sua
preoccupazione.
Le disse
“Tesoro, si sta facendo
tardi...Che ne dici se qui rimango solo io?”. La
bambina alzò le spalle.
Allora Sookie
disse ad Eric
“Non dovrebbe stare qui”. Lui la guardò
con aria interrogativa.
Sookie
continuò
“..Sarebbe meglio portarla da qualche altra parte ma da me
non c’è nessuno perché ho detto a Jason
di venire. Non posso affidarla a nessun’altro”.
Ancora il vampiro sembrò non capire.
Poi, dopo un
attimo di
riflessione, spalancò gli occhi e disse “No, non
guardare me!”
“Eric,
per favore..”
“Non
so nemmeno cosa fare! Che so, se le viene
fame?”
“Qualcosa
ti verrà in mente, non
è così difficile!”
Eric fece un
profondo sospiro e disse “D’accordo..”
Deciso questo
Sookie prese per mano Meredith e seguì Eric
fuori dall’edificio fino al parcheggio. Si fermarono davanti
alla macchina fiammante di lui.
Sookie prese
in braccio la bambina
dicendole “Tesoro, io e la mamma torniamo
presto...Tu farai la brava con il mio amico Eric?”.
La bambina annuì.
Sookie le
sorrise, poi guardò
Eric che le disse “Fammi sapere qualcosa”
accarezzandole una mano.
“Certo,
grazie..”. Poi si avviò a passo svelto verso
l’ospedale.
Eric
la seguì con lo sguardo mentre si allontanava, poi si
accorse che la bambina era rimasta nel punto esatto in cui
l’aveva lasciata Sookie e lo fissava.
Dopo un
momento di
sconcerto chiese alla bambina “Hai fame, piccola?”.
Meredith annuì ed Eric pensò “Ecco,
lo sapevo..!”.
Restò
un attimo in silenzio a pensare, poi disse
“Ok. Andiamo a mangiare”.
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