Beta: Questo racconto
nasce in maniera del tutto particolare, su un forum di cui sono amministratrice
(http://magiesinister.forumcommunity.net/) e si può dire che è stato betato dagli utenti che lo animano. A
tutte loro (per ora sono solo donne) va quindi il mio sentito grazie.
Tipologia: One
shot.
Rating: Per
tutti.
Genere: Difficile a
dirsi. Ironico direi, anche se non esiste come genere. Forse commedia. Giudicate
voi.
Personaggi: Severus
Piton e Hermione Granger.
Pairing:
Nessuno.
Avvertimenti:
Nessuno.
Riassunto: Si dice che
la curiosità è donna. Probabile, e se così è si chiama Hermione Granger e sta
per ricevere una sonora punizione dal Professor Piton per aver come sempre
suggerito a Neville.
Dedica: Al forum
intero, ma in special modo a Ida che mi ha deliziata con un post su Piton alle
prese con calici e bicchierini di liquore (mi sono innamorata di lui ... strano, non mi capita mai con il
Severus di Ida ;D) e mi ha fatto venire l'idea e la voglia matta di scrivere
questo raccontino nato per sfizio.
A lei con tutto il mio affetto.
Un grazie particolare:
a Ranze che ha fatto nascere il topic da cui è partito tutto e ad Astry che mi
ha solleticato le papille gustative con l'idea di Severus e di una stecca di
cioccolato fondente.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa
storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. La trama di
questo racconto è, invece, in quanto mia creazione, di mia proprietà ed occorre
il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa
storia o per estrapolare una citazione dalla stessa.
Questa storia è stata scritta esclusivamente per puro divertimento
e non ha alcuno scopo di lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del
copyright.
La
punizione.
Hermione Granger bussò alla pesante porta di quercia borchiata,
fissandosi i piedi.
Merlino! Lei in punizione: che onta tremenda e
incancellabile!
Che macchia insopportabile sul suo curriculum
scolastico.
Ne aveva avuti di brutti incubi in cui i peggiori voti della storia
di Hogwarts le venivano incontro beffardi e ghignanti, minacciando di annidarsi
nei risultati dei suoi G.U.F.O., ma erano solo sogni molesti.
Il Professor Piton invece era vero, temibile e caustico ed era
stato di poche parole, ma decise - Granger, è l'ultima volta che suggerisci a
Paciock contro ogni mio esplicito divieto. In punizione nel mio studio alle
20:00 in punto! -
In punizione con Piton: disonorevole e raccapricciante.
Chissà che orribile e sadica trovata aveva in serbo per lei il
Maestro di Pozioni.
La porta girò sui cardini da sola ed il vano a sesto acuto
incorniciò la figura tanto temuta del docente.
Ma non era seduto alla sua scrivania, con aria truce, come Hermione
si era aspettata.
Stava in piedi e teneva in mano una specie di scatolone di legno,
carico di pacchi e boccette.
Lo porse all'allieva, sollevando appena un sopracciglio - Lo
porterai tu, Signorina "Suggeriscoio"
- soggiunse - Ci trasferiamo in classe. -
Non aggiunse altro, né una risposta al saluto d'ordinanza della
ragazzina, né una qualsiasi altra sillaba.
Semplicemente uscì, col suo solito passo svelto che gli gonfiava il
mantello alle spalle come una vela, e la precedette lungo il corridoio freddo e
male illuminato.
Da dietro una colonna, che evidentemente delimitava l'ingresso
segreto alla Sala Comune di Serpeverde, fecero capolino tre facce divertite e
ridenti: Draco Malfoy e gli immancabili Tiger e Goyle.
Sghignazzarono qualche frasetta di scherno all'indirizzo di
Hermione che, data la situazione, non potè replicare, ma li guardò con la
minaccia di una futura vendetta nelle indignate iridi castane.
Merlino, Merlino, che vergogna! In punizione. Le veniva quasi da
piangere.
Piton, dal canto suo finse di ignorare che quei tre non avrebbero
mai dovuto ficcare anche solo il naso fuori dalla loro Sala a
quell'ora.
Ma, quando la Granger chinò il capo per non mostrar loro che aveva
gli occhi lucidi, ne approfitto per fargli segno di sparire.
Poi si fermò sulla porta dell'aula e lasciò che l'allieva la
varcasse per prima.
- Metti tutto sul primo bancone e inizia ad accendere il fuoco,
mentre prendo il calderone che ti servirà per preparare la pozione di stasera -
ordinò.
Hermione, ovviamente, si affrettò ad eseguire.
Ma era anche curiosa.
La sua punizione consisteva nel preparare un filtro? Che tipo di
distillato sarebbe stato?
Da un lato c'era il suo animo di studentessa curiosa e assetata di
sapere che la pungolava: forse non sarebbe stato poi così male, magari avrebbe
imparato qualcosa di nuovo e interessante.
Le sarebbe piaciuto conoscere una pozione che nessun altro studente
del suo anno aveva ancora padroneggiato.
In questo Hermione sarebbe stata una perfetta Serpeverde: non le
mancava l'ambizione.
Però, c'era anche una parte di lei che era letteralmente
terrorizzata.
Se il Professor Piton aveva deciso di farle preparare un elisir di
qualche tipo, si poteva star certi che doveva essere un preparato difficilissimo
e probabilmente sgradevole.
Magari gli ingredienti si sarebbero rivelati pungenti, schifosi,
urticanti.
Non riuscire a eseguire il compito l'avrebbe fatta sentire ancora
più sciocca e umiliata e poi, forse, sarebbe andata via dall'aula sconfitta,
stanca morta e con le mani (o peggio la faccia) piagata da ustioni o
vesciche.
Certo, sarebbe andata così, perchè il Professore odiava i
Grifondoro e detestava Harry, nonchè lei e Ron di riflesso.
Beh, non solo di riflesso... A dirla tutta, loro tre l'avevano
spesso e volentieri trattato in maniera irrispettosa, avevano messo in dubbio la
sua lealtà al Preside Silente, l'avevano accusato di mille
nefandezze.
Ma comunque...
- Signorina Granger! Ti ho forse concesso di imbambolarti come se
ti avessero pietrificata? Tira fuori gli ingredienti, SUBITO! Al lavoro. Questa
è una punizione, non un tour guidato dei sotterranei! -
Hermione si riscosse, arrossendo fino alla radice dei
capelli.
- Mi scusi... Professore... - balbettò e iniziò a fare come le era
stato detto.
Con la coda dell'occhio, però, scoccò un'occhiata curiosa al
docente che ora teneva tra le mani uno stravagante calderone di un metallo
indefinibile (forse argento?) e di grandi dimensioni.
Non enorme, ma di gran lunga più basso, tondeggiante e largo di
quelli di peltro che usavano solitamente a lezione.
Questo era nuovo, lucidissimo, tanto che ci si poteva specchiare
sulla sua superficie concava priva di qualunque decorazione.
Hermione non ne aveva mai visto uno simile, ma le ricordava
vagamente qualcosa. Però non ebbe il tempo di domandarsi cosa.
Piton aveva depositato con delicatezza il calderone sul fuoco (che
Hermione nemmeno ricordava di aver effettivamente acceso, persa come era stata
nei propri pensieri) e ora la fissava, a braccia conserte, con quelle paurose
iridi nere imperscrutabili.
- Devo ripetermi? – sibilò minaccioso e la ragazza scosse il capo,
iniziando a togliere i vari ingredienti dalla scatola, con dita lievemente
tremanti.
Lui la lasciò fare, rimanendo in silenzio, con aria cupa e per
nulla accomodante.
Hermione svolse ogni pacchetto ed aprì i barattoli.
Erano ingredienti ben strani.
C’era una specie di tubero che non aveva alcun odore particolare,
ed assomigliava vagamente ad una cipolla.
Poi varie polveri dagli aromi pungenti e strani, ma non sgradevoli
e tutte dai colori vivaci.
Una era rossa e un’atra pareva zolfo tanto era gialla. Ce n’era una
terza che sembrava composta da minuscoli cristalli opachi.
Ma nessuna delle tre le causò spiacevoli reazioni
cutanee.
Non bruciavano, non pizzicavano, non erano in alcun modo
irritanti.
E poi c’erano degli strani funghi scuri e piatti, anche quelli
senza alcun particolare profumo o mefitica puzza.
Ed anche una strana pianta, immersa in un liquido chiaro, dentro un
barattolo di vetro trasparente. Era bianca come se non avesse mai visto né luce
né linfa e a Hermione fece un po’ senso.
Infine, l’unica cosa davvero disgustosa: carne cruda tagliata in
viscide fette sottili e larghe, dalla consistenza molliccia e non meno
bianchiccia del vegetale di poco prima.
Senza riuscire a trattenersi dallo storcere il naso, Hermione si
disse che doveva essere rospo.
Neville avrebbe vomitato.
Anche lei fu sul punto di farlo perché le parve che
quell’ingrediente fosse stato scelto per farsi beffa di lei e lanciarle un
chiaro presagio: aiutava sempre Neville, anche se non doveva? Bene, alla
prossima occasione sarebbe stato Oscar l’ingrediente smembrato da maneggiare
durante la punizione.
La Granger non era mai stata poi tanto convinta che Piton fosse
cattivo nel modo che Harry riteneva, cioè che fosse fedele a Voldemort, ma lo
considerava capacissimo di giocare a lei o a Neville un simile tiro.
Le venne perfino il dubbio raccapricciante che l’avesse già
fatto.
- Non è il rospo di quell’impiastro di Paciock, sta tranquilla –
disse d’un tratto Piton, come se le avesse appena letto nella mente.
- Ma poteva esserlo… - aggiunse, perfidamente mellifluo, mentre lei
deglutiva a vuoto.
Poi le mise tra le mani, ancora un po’ tremolanti, un rotolo di
pergamena.
- Segui le istruzioni, io starò a guardare – concluse laconico e
sedette sul bordo della cattedra, sempre con le braccia incrociate sul petto, a
osservarla lavorare.
Hermione strabuzzo gli occhi e si morse un labbro: un elenco di
nomi più strani e misteriosi non l’aveva mai visto.
Lance di drago? Polvere degli Dei?
Cosa mai voleva farle preparare il Professor Piton? Era forse una
pozione oscura e proibita? E poi che ne avrebbe fatto? L’avrebbe testata su di
lei? Con quali tremendi effetti?
Rabbrividì, ma strinse i denti; con Piton non c’era da discutere,
doveva scontare la sua punizione e basta.
Si mise all’opera e sebbene le istruzioni le suonassero
particolarmente stravaganti decise che sarebbe riuscita al primo
tentativo.
Non voleva trovarsi davanti un Professor Piton ancora più irritato
e irridente, non intendeva passare tutta la notte in quell’aula gelida e umida e
poi ne andava del suo onore.
Bastava l’onta della punizione, senza aggiungerci anche un fiasco
solenne.
Di certo alla fine Piton non l’avrebbe lodata, ma comunque avrebbe
saputo che Hermione Granger quando si mette in testa una cosa la fa presto e
bene.
Lavorò sodo e alacremente, cercando di scordarsi curiosità e
disgusto che potevano ostacolarla, tanto il Professore non avrebbe avuto pietà
né risposto alle sue domande.
Infine, sudata e stanca, ma in cuor suo soddisfatta, ascoltò le
parole in cui tanto aveva sperato – Bene, la pozione è pronta, puoi smettere di
mescolare, Granger, abbiamo finito –
A quel punto si aspettava che lui le dicesse per cosa aveva
faticato tanto, sbucciandosi un paio di dita col coltello d’argento,
ritrovandosi con gli occhi lucidi senza sapere bene il perché e inondandosi di
vapore che le aveva reso ancor più crespi i capelli castani.
Per altro, se doveva fare da cavia almeno voleva scoprire per
cosa.
Ma Piton la stupì – Ora puoi andare. Immediatamente nel tuo
dormitorio. Adesso! E bada di non fare nessuna delle deviazioni tanto care al
tuo amico Potter! –
- Ma… Ma… - balbettò shockata.
Ancora una volta lui parve leggerle la mente.
- E’ questa la punizione perfetta per un’impicciona come te: non
intendo dirti cosa hai appena distillato. La curiosità sarà un’ottima compagna
con cui dividere la notte. E ora, fuori di qui! -
Hermione dovette dargli ragione: sarebbe morta di curiosità, ci
avrebbe pensato e ripensato girandosi nel letto, senza pace fino all’indomani
mattina, quando avrebbe potuto scaraventarsi direttamente dalle lenzuola agli
scaffali della biblioteca per cercare di risalire alla pozione dal nome degli
ingredienti che la componevano.
Tanto li rammentava a memoria, sarebbe stato impossibile
scordarli.
Filò via rapida, prima che Piton potesse peggiorare la situazione,
levando per sopramercato una cinquantina di punti a Grifondoro, e lo lasciò solo
nell’aula tetra.
Severus attese qualche istante, poi sfoderò la un lungo legno
sottile.
Ma non era la sua bacchetta: terminava in una propaggine
tondeggiante.
Era un mestolo da cucina.
Si avvicinò lentamente al curioso calderone, quasi sovrapensiero,
inalando a pieni polmoni i vapori che ancora ne fuoriuscivano.
Le sue narici gli rammentarono la propria disattenzione.
- Ma certo, che sciocco, avevo incantato gli odori perché quella
piccola impudente cadesse nello scherzo e non si accorgesse di niente – mormorò
tra sé e sé e questa volta impugnò davvero la bacchetta.
La puntò prima sulla porta, sigillandola, e poi sul paiolo,
pronunciando silenziose parole che nessun altro potè udire, finchè gli aromi che
aveva pregustato non si spanserò per la stanza.
Infine si sedette sul bancone che tante volte aveva ripulito dai
disastri degli alunni e sorrise beffardo, intingendo il mestolo nel delizioso
piatto di pollo al curry con funghi e bambù che un’inconsapevole Hermione
Granger aveva appena cucinato per lui.
Ed era anche una brava cuoca, la piccola strega, constatò
assaggiando in punta di cucchiaio.
Sale al punto giusto, curry quanto piaceva a lui e quel pizzichino
di paprica che poteva donargli il briciolo di calore che tanto raramente si
concedeva.
Non amava i piatti elaborati di solito, ma andava matto per quel
particolare manicaretto babbano, tanto che s’era procurato tempo addietro una
pentola di quelle che i Babbani chiamavano Wok.
La migliore per cucinare la pietanza che ora intendeva gustarsi con
tutta la calma concessa dalla solitudine.
E fra tante occasioni in cui s’era lasciato tentare da quel cibo
esotico, questa sarebbe stata la volta in cui più l’avrebbe trovato gustoso,
perché il miglior condimento era la consapevolezza che Hermione Granger nei
giorni successivi sarebbe diventata matta a scartabellare libri nell’infruttuosa
ricerca di ingredienti assolutamente inesistenti.
Ma non rise, perché non gli sarebbe parso dignitoso morire
soffocato da un intingolo orientale, per quanto cucinato nel migliore dei
modi.
Fine
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