Era in piedi.
Il volto impassibile, rivolto verso l’impersonale
attività della metropoli autunnale, nascondeva il tumulto
della sua anima.
Il suo più fidato collaboratore, la persona a cui aveva
affidato la cura e la protezione dell’essere per lui
più prezioso, lo aveva appena informato che Maya era caduta
in un profondo stato di prostrazione.
Dopo il mancato appuntamento sul cavalcavia, non aveva
più avuto modo di incontrarla e, doveva ammettere
con se stesso, aveva anche evitato di inviarle altri mazzi di rose
scarlatte.
La vista della ragazza che baciava con tanta passione e trasporto
l’unica rosa miracolosamente sopravvissuta
all’assalto di quei bruti, prima, e delle auto indifferenti,
poi, lo aveva abbacinato. Il suo ricordo lo accompagnava nella
coscienza del giorno e nell’incoscienza della notte. Non
capiva come doveva agire.
Recidere quell’unico legame che li teneva uniti? per lui era
impensabile. Avrebbe significato perdere anche l’illusione di
vivere che ancora persistentemente nutriva.
Continuare il suo ruolo di “donatore delle rose”?
non era forse egoistico nei confronti di Maya? Se veramente era
innamorata della sua ombra, come sembrava fosse, continuare avrebbe
significato tenerla legata a sé per sempre, senza
consentirle di vivere una vita sua.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con la spietatezza
del destino.
Tuttavia sperava, sempre, di rimandare l’inevitabile.
Il dannato matrimonio sempre più prossimo lo opprimeva e gli
toglieva il poco di lucidità che gli era rimasto.
Rise di se stesso: dove era finito l’affarista senza scrupoli
che Maya tanto odiava? dove si era nascosto il freddo individuo che per
raggiungere i suoi scopi era pronto a sacrificare tutto e tutti?
Ebbene… probabilmente era soffocato nella viscosa palude
dell’incertezza e del dubbio: l’incertezza sul
futuro, il dubbio sul presente.
Se solo fosse riuscito a risolvere i dilemmi che opprimevano il suo
cuore, niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo.
Hijiri gli aveva fatto un rapporto preoccupante sugli ultimi giorni di
Maya. Pur essendo sempre puntuale alle prove, mostrava un totale
disinteresse per tutto il resto. Più volte l’aveva
sorpresa con lo sguardo perso nel vuoto o un’espressione
sofferente sul bel viso. Gli occhi erano spesso segnati dal pianto.
Kuronuma l’aveva ripresa più e più
volte spronandola ad immergersi nella dea.
Hijiri l’aveva seguita, tenendola al sicuro e cercando di
indagare, finché Maya il giorno prima, fuori dal teatro di
prova, aveva alzato lo sguardo sul nugolo di giornalisti che era
assiepato all’uscita. Aveva scrutato attentamente i loro
volti e, rassegnata, si era incamminata verso casa.
Passando davanti al vicolo dove l’uomo era celato aveva
mormorato un mesto “Mi ha abbandonata”. Il sussurro
non era però sfuggito all’uomo.
Masumi era ammutolito: trovarsi di fronte, per l’ennesima
volta, all’attaccamento di Maya per il suo ammiratore
l’aveva paralizzato.
Non voleva che lei, il suo piccolo amore, pensasse che
l’avesse abbandonata: mai avrebbe potuto. Ma non poteva
neanche permettersi di pensare che ci sarebbe stata la remota
possibilità di non essere più solo
un’ombra. Rivelarsi significava solo dover fronteggiare di
nuovo il suo disprezzo. Significava fronteggiare la sua più
intima paura.
Non riusciva a venirne a capo.
Intanto i dipendenti della Daito Art Production iniziavano a prendere
possesso delle varie postazioni. Anche l’efficiente Mitsuki,
arrivata prima di tutti gli altri, di lì a qualche momento,
sarebbe apparsa portandogli la stampa del giorno e la nuova
corrispondenza.
Accendendosi una sigaretta cercò di ricomporsi e si
avvicinò all’ordinata ed elegante scrivania. Si
sedette proprio nel momento in cui la sua segretaria fece il suo
ingresso.
La donna lasciò sulla scrivania tutte le pubblicazioni ed
arretrò di qualche passo in attesa di eventuali istruzioni
che il giovane vice-presidente avrebbe potuto impartirle.
“Qualcosa di interessante, stamane?”
“Sempre il solito signore: la casa di produzione H. ha
annunciato la messa in scena di un nuovo Macbeth, mentre
l’Associazione Nazionale Cinematografica ha svelato i
dettagli dell’evento annuale che anticipa la premiazione dei
film partecipanti al suo concorso.”
“Ah, si? Che cosa abbiamo quest’anno?
Un’asta di beneficienza? Un galà con spettacolo
canoro?” – L’atteggiamento del giovane
uomo era quasi sprezzante. Raramente ormai riusciva a trovare
interessanti quegli avvenimenti. Erano caratterizzati da troppa
ipocrisia: falsi sorrisi, falsi convenevoli, false amicizie, falsi
amori.
Con una punta di ironia, la collaboratrice rispose: “No
signore. Quest’anno hanno ideato un ballo in maschera a tema:
il Carnevale di Venezia. Vogliono così omaggiare uno dei
più longevi festival del cinema del mondo occidentale,
coniugandolo con la bellezza e la fastosità dei costumi
tradizionali rinascimentali.”
Quella notizia lo scosse dalla monotonia dei suoi pensieri.
Un’idea stava prendendo forma nella sua mente di affarista.
Doveva essere cauto e pianificare tutto nei minimi dettagli. Se ci
fosse riuscito, forse, sarebbe stato finalmente in grado di esprimere a
Maya i sentimenti celati nel cuore del suo adorato ammiratore.
Sarebbe riuscito, finalmente, a mettere a nudo la sua anima pur
indossando una maschera.
Avrebbe parlato con Maya come mai aveva potuto fare fino ad allora:
avrebbe guardato i suoi occhi ridenti, avrebbe ascoltato la sua gaia
voce squillante e avrebbe custodito quei ricordi per sempre.
Maya avrebbe esaudito il desiderio di parlare con il suo ammiratore e
avrebbe avuto la certezza che mai sarebbe stata abbandonata. Magari una
volta soddisfatto quel desiderio – Masumi sperava e temeva
– lei avrebbe iniziato a vivere lontano dalle sue braccia. Ma
questo gli avrebbe evitato di rivelarsi e, conseguentemente, di
recidere il flebile legame che lo teneva ancorato alla vita.
La signorina Mitsuki, nel frattempo, studiava con interesse il lieve
mutare delle espressioni sul volto del suo capo, nascosta dalle lenti
ambrate. Aveva visto come un lampo improvviso nel suo ormai abituale
sguardo spento e rassegnato. Si chiedeva a cosa fosse dovuto, visto che
lei non aveva nominato Maya, né aveva ancora aperto le
riviste che potevano contenere qualche trafiletto
sull’attrice. Solo lei suscitava un tale interesse.
La donna non capiva come quell’uomo potesse essere
così timoroso di fronte alla giovane donna. Come
spesso aveva sottolineato, il semaforo non resta rosso per sempre. Le
persone cambiano. Il cammino che il tempo assegna ad ogni individuo
porta la personalità ad adattarsi, maturare, guarire dalle
ferite, comprendere, amare. Lei aveva colto dei chiari segnali di
cambiamento in Maya: non era più battagliera di fronte alle
provocazioni del signor Hayami, anzi, la sua espressione era quasi
sempre velata da una strana mestizia. Il suo non era lo sguardo di una
donna che odia. Era piuttosto quello di una donna innamorata che si
sente respinta ed inadeguata.
A nulla erano valsi i segnali che aveva lanciato al suo capo. Chiuso
nel suo tormento, restava cieco e sordo all’evidenza.
Venne riscossa dal suo superiore con l’elenco delle mansioni
per la giornata. Mentre si apprestava ad uscire, con la coda
dell’occhio, vide il vice-presidente che apriva una delle
riviste proprio sul segno del ballo in maschera.
“Che stranezza!” pensò lei. Solo
più tardi, nell’arco della giornata, le venne in
mente una pazza ipotesi. Sarebbe stato interessante scoprire cosa
sarebbe successo.
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