1°capitolo
24 gennaio ore 22:30
Ne aveva
Bisogno. L’ assaliva. Il Bisogno l’assalita. Una luna tonda, piena, perfetta
gli invitava a banchettare con lei. Sentiva il suo fiato sul collo. Ne avevano
Bisogno. Protese la mano affusolata verso l’ignoto. L’attesa la divorava. Solo
il dolce contenuto la spingeva a quel folle gesto. La portò alla bocca. Le sue labbra si
deliziarono per la dolcezza. La gusto: Nutella. Tutti ne hanno bisogno, come
una specie di desiderio represso per anni. E questo è il mio, o meglio il nostro.
“Passa il
vasetto, Ai” mi intimò il moro. Lo squadrai. Lui rispose allo stesso modo.
Sharingan contro sharingan. La violenza, la vita si basa solo su quello.
Aggrottai le sopracciglia. Sorrisi. Il moro era “il genio della famiglia”,
poteva prevedere ogni tua mossa. Scommetto che adesso stava pensando alla mie
prossime mosse. “Cosa fai adesso?” la fortuna è cieca caro Itachi.
“Ti propongo
un patto, cuginetto.” Spalancò gli occhi. Non se lo aspettava. Annuì. Aveva
accettato. Un goccia di sudore le cadde dalla fronte. “ La nutella in cambio di
una sola e semplice domanda. Ti ricordo che hai giurato.” Va bene, rispose alzando uno spigolo della
bocca. Speri di vincere, pensai ridendo
di gusto. Cuginetto siamo fuori dal off the record. Tutto ciò che affermerai potrò anche usarlo
in tribunale o come ricatto morale a tuo padre.
“Chi ti ha
fatto il succhiotto sul collo?” domandai . la risposta non si fece attendere a
lungo. Itachi ingoiò a vuoto la saliva. Balbettò , un nessuno. “Non sono nata ieri, Ita. Chi è ?” arrossì. “te lo dico ma , non dirlo a mio
padre. Si incazzerebbe a morte.” Annuì
di non divulgare informazioni compromettenti. “veramente non né ho la più
pallida idea” rimasi scioccata. Volevo
sapere di più. A malincuore passai il vasetto da un chilogrammo. Che amara
liberazione. “Ieri, dopo la riunione mensile ,io e tuo fratello…siamo
andati a spassarcela in un locale.- ero
allibita,potevo aspettarmelo da mio fratello ma dal Genio,no- Un drink tira l’atro
e mi sono ubriacato.” Mando giù un'altra
cucchiaiata di nutella. Lo intimai di andare avanti. “ E nulla…mi sono
risvegliato nella stanza di Shisui con l’emicrania e questa cosa sul collo.”
Precoce il bambino, dissi tra me e me.
“Che mi dici del caso Homikawa?” domandò ripulendo il bordo. “La mia
sconosciuta non ha ancora un nome.”
(Poche ore prima)
Homikawa è il nome di una via, dove tre giorni fa c’era un
cadavere. Donna sui venticinque anni, uccisa per soffocamento. Molto
probabilmente torturata e immobilizzata. Sui polsi si potevano vedere i chiari
segni di corda. La poverina si trovava supina sul marciapiede lurido della
strada. Una prostituta l’aveva trovata alla fine del suo giro all’alba. Aveva
numerosi tagli sull’addome e sui polsi, fatti senza dubbio post-mortem. Non
c’era sangue. Questo mi demoralizzò alquanto. No sangue, no job. Fine della
partita. Sul fascicolo la Sconosciuta
era stata soprannominata “terza vittima”.
Serial killer:me gusta.
Era il terzo cadavere: dagli altri due solo pochi giorni.
Sempre donne. Modo superandi identico. Tutte donne con gli stessi tratti fisici
ed età. Alte, bionde e prostitute. Uno squilibrato per la passione per le
squillo, aveva affermato il mio capo. Dopo il secondo omicidio lo pensava
ancora: voleva archiviare il caso e passarlo a una task- force meno competente
della scientifica. Terzo cadavere: ho vinto. Serial killer. Sono a capo del
caso. Prendo quel figlio di puttana e potrò passare di grado: Omicidi. Piccolo
dettaglio. Nell’ultima vittima non era mai stata vista dalle prostitute. Non era
del loro angolo, o così avevano affermato. Tra di loro c’era competizione. I
vesti indossati,però raccontavano che la venticinquenne era ricca e di buona
famiglia. I serial-killer non scelgono le vittime e caso. La terza del caso
Homikawa, non aveva ancora un identità. Dovevo scavare nella sua vita,
riportando alla luce tutti i suoi scheletri nell’armadio. Infondo tutti ne
abbiamo unno, non trovate? Quale sarà il suo?
Io ho scommesso sulla chirurgia plastica. Voi?
“Ho bisogno di un aiutante in laboratorio”. Il mio capo ,
seduto dietro alla scrivania di mogano, mi guardò contrariato. “Del caso
Homikawa non c’e sangue, No sangue , no party. Giusto, allora che ti serve un
aiutante?” Grazie di avermelo ricordato, pensai. “Ho bisogno di qualcuno che mi compili tutti
i moduli e le cartelle. Sono da sola a gestire il laboratorio delle prove e di
medicina legale, più le pratiche burocratiche.” Insistetti su quest’ultima
cosa. Ai Uchiha non era portata per la burocrazia ma solo ed esclusivamente per
ematologia. “Quanti te ne servono?” domandò sorseggiando il the dalla tazza.
Abbozzai ad un sorriso. “Uno solo.” Fugaku Uchiha mi guardò contrariato. “Ai
sarà Masuka a sceglierlo. A Ai, Mikoto mi ha chiesto se volevi venire a cena da
noi stasera.” Rifiutai l’invito
inventando al momento una scusa plausibile. “è un ordine!” Si alzò dalla sedia
sorpassandomi. “Stasera alle sette e mezza. Non tardare.” Si allontanò. Lo
volevo mandare a farsi fottere ma …. È solo il mio capo in tutto. Meglio non
rischiare.
Masuka Uchiha:
coordina tutti i casi ed è responsabile sia dell’archivio sia del budget
finanziario. La maggior parte degli assistenti scelti sono donne. Si vanta di
farsi chiamare occasional lover. È una persona che piace e che si fa piacere.
“Zio, hai già visionato i curriculum”
domandai spalancando la porta. Masticava una caramella al mentolo, l’odore si
percepiva già dal corridoio. “Si. Le possibilità di scelta sono solo tre.” Mi
passò i fogli con allegati gli studi e una loro foto. Due donne e un uomo. “Sei
fossi in te sceglierei la numero due. È
sexy.” Masuka scartò la carta di un ciupa-ciupa all’anguria e se lo filò in
bocca. Mio zio era l’ultimo figlio di mio nonno, il quarto per l’esattezza, per
questo il fratello di mio padre. E a sua volta fratello di Fugaku,il capo di
tutti noi, non che capo clan. Veniva chiamato l’alfa all’interno della polizia
di Konoha. Masuka era poligamico, aveva due relazioni contemporaneamente.
Nessuna delle due mogli pensava di avere però una rivale: la segretaria, Mina. “No”dissi scartando la seconda. Avrei fatto
solo un favore a Masuka. Volevo qualcuno di competente in medicina per
occuparsi del laboratorio di medicina legale. Scartai anche la numero uno, era un perito
chimico, cioè non aveva una base di anatomia umana. Era bionda e molto
probabilmente aveva anche imbrogliato agli esami. Ho un sesto senso per queste
cose:riesco a percepire il carattere di una persona soltanto guardandola. Ho
anche uno spiccato senso dell’umorismo, quello che manca al mio capo e una
sensibilità per la risoluzione dei delitti più atroci. Suono anche il piano, se
volevate saperlo. Dulces in fundo,il terzo. Presi il curriculum e mi diressi
verso la mia postazione: il laboratorio di ematologia. Le pareti bianche
facevano da contrasto al rosso vivo delle fotografie ematiche delle varie scene
dei crimini. Ho un ossessione per il sangue.
In una struttura di poliziotti, io facevo paura solo a Ken Uchiha, il
secondo fratello di mio padre. Secondo lui la mia ossessione per il sangue era
anormale. Più di una volta aveva tentato di internarmi in una casa di cura per
malati psichiatrici. Aveva paura di me, gli mettevo i brividi. Mi la un lanciò
una cartellina giallo ocra: il delitto del cocainomane. All’interno si trovava
tutta la perizia sulle macchie di sangue. Le guardai. “Sono state causate da un
arma molto lunga e leggera. Chi lo ha fatto ha poca esperienza con quest’arma.
La composizione è caotica come in un disegno di un bambino. Sembra pittura con le mani” Ken mi squadrò irritato.
“squilibrata, il delitto. Mi metti i brividi.” Appunto. “è un delitto passionale, l’assassino ha
agito di impulso. Molto probabilmente un amante o un ex-marito geloso della
relazione della moglie.” Risposi richiudendo la cartellina. Avevo azzeccato la risposta e il movente. Era l’ex-marito: l’aveva sorpresa con
uno. La donna non era campionessa di
moralità e fedeltà. Terzo matrimonio per lei , primo per lui. L’ex marito poche
ore dopo fu arrestato, si voleva suicidare tagliandosi i polsi: cazzata. Stava
solo mettendo su una saop opera da due soldi. Il suicidio attraverso il
dissanguamento è più frequente nelle donne. Gli uomini non hanno le palle per
farlo. Preferiscono una morte veloce e senza sbavature come un proiettile nella
testa. Non sto facendo una discriminazione sessuale. Amo gli uomini. Sono
ancora single.
Arrivai con un ritardo di
trentasette minuti esatti. Ho fatto di
meglio. Il mio capo era incazzato nero.
Nella piccola villa si trovava tutta la famiglia. Figura di merda: ho comprato
un dolce per solo sette persone. Basterà per ottantanove consanguinei? La prima
cosa che feci fu quella di riempirmi il bicchiere con tre dita di brandy per
sei volte consecutive. Morale: ero ubriaca ancora prima di mangiare
l’antipasto. Mio fratello e mio padre erano nella mia stessa situazione. È un vizio di famiglia, tra tutti quella
messa meglio ero ,molto probabilmente io. Mio fratello aveva ancora la sbronza
del giorno prima, lo si vedeva della scatola vuota di moment act. Mio padre, il capostipite, era comodamente
seduto sul divano. Aveva sia la spalle sia il braccio destro ingessato, con la
sinistra invece teneva il bicchiere di vodka. Il record di ossa fratturate c’è l’aveva
lui: tre volte il braccio sinistro. Che sfigato. Come si fa a cadere dalle
scale mentre insegui uno scoiattolo senza coda?
(ritornando a prima)
“Ai. Ho bisogno del tuo aiuto.”
Non mi aspettavo di sentire quelle parole e tanto po’ di meno dal Genio Uchiha.
“Ok. Qual è il problema?” chiesi bevendo l’ultima goccia di vodka trascurata
nel fondale del bicchiere. “Te lo
chiederà anche tuo fratello, molto probabilmente. Riguarda la festa di ieri
sera. Non ci ricordiamo nulla, ma ho il brutto presentimento che sia accaduto
qualcosa di negativo. Ho bisogno che ricostruisci tutto ciò che è accaduto,
ogni singola cosa.” Accettai, adoro le
sfide. La risposta al quesito sarebbe stata anche utile come ricatto a mio
fratello, tessorro… “Ok. Genius… primo
indizio? Il nome del locale, una traccia di dna” Itachi mi guardò turbato
tirando fuori qualcosa dalla tasca dei Jean. Mi colse di sorpresa. Un vetrino
da laboratorio. Nel mezzo, senza nemmeno una sbavatura ai bordi si trovava una
macchia di sangue.
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