Capitolo
10
Dov'è la mamma?
- Preparatevi, tutti
quanti… -
- Mia signora,
crede sia giunto il momento? –
La dama Rossa
alzò la schiena, mostrandosi in tutto il suo
fascino malefico.
- Uncino,
uncino… credo di dover essere io a decidere. Non
pensi? –
E anche se il
capitano avesse voluto rispondere “no” non
avrebbe potuto: Naminè era sempre li, accanto a lei, pronta a fare
qualunque cosa le ordinasse.
- Ora, miei
cari… invadete l’isola che non
c’è. Nessun
angolo deve essere risparmiato… Nascondetevi come meglio
credete, vi do tre
ore. Io, intanto, farò in modo che quella donna venga a
cercarci; di sua
spontanea volontà… –
Il viaggio
nell’oscurità
Molte volte,
in seguito, Melinda cercò di descrivere quei
momenti, da quando era entrata, titubante, nel varco oscuro di Roxas,
fino a
quando era uscita, un attimo o un secolo dopo.
Più
volte usò questa metafora per parlarne: è come
trovarsi al centro esatto di
una immensa folla di persone che ti urlano la strada da prendere,
l’una in
disaccordo con l’altra, sempre. Per uscirne devi sgomitare e
scalciare, ma anche
stare ferma e aspettare; devi non ascoltare quello che ti dicono, ma
anche
cogliere frammenti vaganti di conversazione, sapendo che qualcuno ti
sta
dicendo davvero la strada giusta.
La sua mente
era entrata in confusione in meno di un attimo, e per tutto il
tragitto aveva sentito cose che da un lato la orripilavano, ma
dall’altro
l’attraevano, fascinose. Solo di una cosa era certa, alla
fine del suo viaggio
in quel luogo: se mai esistesse un luogo in cui la Dama Rossa era nata,
quello
era il regno dell’oscurità, che lei aveva varcato.
Cadde faccia a
terra, svenuta.
-
Melinda… Melinda! –
Le immagini
vorticavano nella sua testa: un sogno, probabilmente… Aiden
che correva tra le
stanze di… erano fatte di legno, e questo è
sicuro. Ma… non poteva essere una casa,
o un castello.
-
Melinda…svegliati!!! –
Aiden correva a
fatica, come se il pavimento sotto di lui stesse oscillando, seguendo
la scia
di un’ombra, di un qualcosa di oscuro, vagamente umano. Delle
candele ad olio
illuminavano il suo percorso
- MELINDAAA!
–
Si
svegliò di soprassalto. Era stesa, a terra. Vera terra
umidiccia e profumata le premeva insistentemente sul volto. Attorno a
lei Sora
e Roxas avevano ancora le mani sulla bocca, pronti ad urlare nuovamente
il suo
nome se non si fosse svegliata.
- Tutto bene?
–
Primo aspetto
positivo: capiva quello che Roxas le diceva.
Si
guardò al collo: la sua catenina,
di uno spiccante color oro, era nuovamente al suo posto.
- Mentre eri
svenuta – le stava dicendo il Riflesso – Sono
andato a
procurartene un’altra… non sei contenta?
–
- Si,
guarda… una pasqua! –
- CHE????
–
- Lasciamo
perdere, vah… quanto tempo sono stata svenuta? –
Roxas
chinò il capo con fare colpevole
- tre ore; ho
temuto che non ti svegliassi più -
Ancora scossa
dal viaggio attraverso l’oscurità, Melinda si
alzò in piedi
- una cosa
è certa – disse – preferisco di gran
lunga
viaggiare tramite catenina, il che è tutto dire! –
Sora
ridacchiò.
Il paesaggio
che le stava attorno, quando si concesse un attimo per guardarlo,
non aveva nulla di strano in se: una boscaglia, neanche troppo fitta,
di alti
faggi con quel poco di sottobosco che si riusciva a creare, neanche
troppo
lontano un uccello aveva appena ripreso a cantare, interrotto dalle
urla dei
suoi amici. Doveva essere appena mattina, a giudicare dalla rugiada
fresca che
copriva le foglie morte. In compenso un quadretto piuttosto tranquillo
Solo
l’atmosfera era diversa: un’aria immobile
circondava
tutto e anche il viver lento della foresta sembrava essersi perso in
un’immobilità assurda come se…
“come
se qui non scorresse il tempo” però la donna. E
infine si ricordò
dov’era: l’isola che non c’è,
un luogo in cui si rimane sempre bambini.
Il primo
impatto con questa idea fu di divertimento: si immaginò
ancora una
volta bambina, mentre ascoltava la storia di Peter Pan e sognava di
vederlo
arrivare, un giorno, alla sua finestra e volare via con lui verso quel
posto.
-
Melinda… stai sognando ad occhi aperti! –
- Scusami,
Sora. Mi fa strano essere in questo posto, sai è
da… -
Ma la frase
rimase in sospeso.
-
WENDYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY –
-
MAMMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA –
Bambini
Scalmanati
Che correvano.
Subito la
donna capì di chi si trattava: Peter Pan e i suoi
bambini sperduti.
Sembravano
avere una certa fretta, a giudicare da come correvano, ma Peter
ordinò comunque l’alt appena riuscì a
vedere Melinda.
Solo, un unico
bambino, non sentì l’ordine e continuò
a correre. Allora Peter
si mise una mano sulla bocca e…
-
PEEEEEEEEEEEEEEEENNYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!! –
E anche
l’ultimo bambino si aggiunse alla comitiva.
- Ci scusi
signorina – diceva intanto Peter – ha per caso
visto una bambina da
queste parti? –
Melinda,
ancora scossa dall’incontro, negò con la testa
- no, temo
di… -
- uffaa.. -
- che
barbaa - - Peter, ci avevi promesso
una mamma! –
I bambini
sperduti sembravano tristi…
- signorina
– l’ultimo arrivato si era rivolto a lei
– lei è
per caso la nostra mamma? –
Probabilmente
era un affermazione che non doveva dire…
perché da dietro gli arrivò un grosso
scappellotto dal capo banda, Peter Pan.
- Penny,
scemo! Non vedi che è grande? Mi scusi
signorina, ora dobbiamo proprio
andare… sa, Wendy è tornata e io devo andare a
cercarla! Penny, Leo,
Inchiostro, Bandito… salutate e andiamo!-
- salve
signorina! -
- Arrivederci signorina!! -
- ciaociaoooo! –
- Ehi,
aspetta! - Melinda quasi fermò Peter per un braccio -
Penny, Leo, Inchiostro e Bandito… che ne è stato
degli altri bambini sperduti?
–
- gli altri?
Quali altri? –
- Come quali?
Bombolone, pennino, pochino… i gemelli! –
A giudicare
dallo sguardo che ricevette, carico di rimorso
e… rimpianto?, Melinda
capì di non
aver fatto la domanda giusta
- arrivederci
–
E anche Peter
corse via.
Ultimo un
luccichio veloce, uno svolazzo luminoso, segno equivocabile del
passaggio
di Trilly.
Melinda si
rivolse subito ai suoi compagni
- e ora cosa
facciamo? –
- SEGUI
TRILLY!!!!!! – Sora urlò come se ne andasse della
propria vita.
Dall’alto
della sua posizione la Dama Rossa poteva vedere
tutta la strana colonna di persone che correva nella foresta. Primi i
cinque
bambini, con le loro corte gambette, vedendoli pensò a
quanto fosse stato
facile ingannarli con poco: “verranno qui, e si porteranno
dietro ciò che sto
cercando…”. Poco dopo l’umana con il suo
amichetto, il nobodie, e…
“non
ci credo” la Dama Rossa scattò in piedi
velocissima “no… non può essere
con lei.” Poi però raccolse le idee a coppie; era
un esercizio che aiutava ad
organizzare le idee, lo usava sempre nei suoi esercizi da
maga…
Melinda e il
prescelto
Giunti fino a
qui
Era una
conseguenza logica, in effetti. Quell’umana, da
sola, non sarebbe riuscita a fare nulla, non sarebbe mai arrivata fino
a quel
punto solo in compagnia del nobodie.
“in
fondo non mi va così male. Potrebbe conoscere qualche
dettaglio, sebbene di
tutti i Riflessi sia il più inutile”
Prima di
girarsi a verificare il nascondiglio dei suoi
“uomini”, guardò gli ultimi elementi
della fila…
“finalmente”
pensò “sono arrivati”
un sorriso le
si dipinse in volto
“ora
ci siamo tutti”
ma forse, e
lei non poteva saperlo, c’era qualcuno in
più…
- - - - - - - -
Ciao a tutti...
non so, credo
che sia piuttosto incasinato come capitolo, ma ho una scusa valida:
è il capitolo di transito prima del "gran finale". Quindi
è normale che abbia messo qualche pulce nell'orecchio, senza
rivelarmi troppo... spero di non tardare con la pubblicazione del
prossimo capitolo; anche perchè sebbene sia arrivata
l'estate ho duecento miliardi di cose da fare e poco tempo per
scrivere. Ma non disperate, come già detto questa storia
avrà una fine, prima o poi...
Ringrazio
ancora tutti, i seguiti, preferiti, recensiti, letti, cotti e mangiati!
fatemi sapere
che ne pensate!
BuonCiao!!
_Arthur_
((P.S. Ho
perso....))
Scusate l'enorme ritardo per il prossimo capitolo, ho troppo poco tempo da dedicare a questa storia, lontano da quanto vorrei...
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