CAPITOLO
1 - Peeta
Bisogna
accettare il destino soprattutto quando non lo si capisce e saper stare
al gioco.
Paolo
Zagari
Cerco
insistentemente il sonno, ma come ogni anno è difficile
addormentarsi la notte prima della mietitura. Osservo il legno marcio
del soffitto immaginando il destino dei ragazzi che verranno nominati
oggi come tributi, strappati dalle proprie vite e gettati
nell’arena degli Hunger Games per uccidersi a vicenda. E
mentre gli eccentrici abitanti di Capitol City si divertono davanti a
tutto questo, noi dei distretti continuiamo a soffrire in silenzio,
impotenti. Ricordo ancora qualche anni fa quando venne nominato un
ragazzo che conoscevo, non eravamo amici stretti, ma fu lo stesso
straziante vederlo decapitato di netto da uno dei favoriti al bagno di
sangue. Ho paura, non per me e nemmeno per Brad che è la sua
ultima mietitura, ma per Katniss Everdeen. Riuscirei a
sopportare di vederla soffrire nell'arena? Mi volto verso
l'unica finestra della stanza e chiudo gli occhi. Ripenso alla sua
dolce voce che da piccolo m'incantò, al suo volto scavato
dalla fame quando perse il padre in un incedente in miniera e al suo
sguardo spento. Occhi grigi privi emozioni per non mostrarsi debole
davanti alla crudeltà della vita. Nella speranza di non
dover perdere la ragazza che amo riesco a cedere a un sonno privo di
sogni.
Mi sveglio a causa dei forti rumore provenienti dalla strada adiacente
alla panetteria. Ancora un po' appisolato guardo dalla finestra e
vedo gruppi di Pacificatori alle prese con i tecnici della tv intenti,
come ogni anno, a trovare il posto giusto dove posizionare le loro
apparecchiature. Ritorno con lo sguardo nella stanza. Vedo Brad,
coperto fino agli occhi dalle lenzuola bianche, ancora nel suo letto,
mentre quello di Chris è già vuoto. Normalmente
ci alziamo tutti insieme molto presto, ma oggi a noi due è
concesso di dormire qualche ora in più; come se questo
potesse far pesare di meno la mietitura. Senza far troppo rumore
indosso la maglietta e i pantaloni da lavoro, diventati con gli anni di
un color giallo canarino, per poi uscire dalla stanza. Quando raggiungo
la cucina saluto Chris e mio padre legandomi un torcione alla vita.
Osservo quest'ultimo mentre butto senza difficoltà un sacco
di farina sul mio tavolo da lavoro. Vedo nel suo viso, marcato dalle
prime rughe dell'età, lo sguardo perso nel vuoto mentre le
mani affondano le dita nell'impasto molle ripetendo in automatico
sempre gli stessi gesti. Dopo qualche minuti ci raggiunge Brad,
guardandolo in faccia capisco che non ha chiuso occhio stanotte.
— Tutto apposto? — domando quando occupa la sua
postazione vicina alla mia.
— Non ho bisogno del tuo conforto. Lasciami in pace
— risponde acido senza guardarmi. A
differenza del resto della famiglia, Brad e mio padre non riescono a
reggere la tensione in un giorno come la mietitura soprattutto mio
fratello che in queste occasioni diventa molto scorbutico. Nessuno
vuole parlare, lasciando la cucina nel silenzio fino a quando un
fischio proveniente dal retro ci distoglie dal nostro lavoro. Ai piedi
della porta di ferro del retro vedo un ragazzo alto, pelle olivastra,
capelli lisci neri e occhi grigi. É del Giacimento e so
anche il suo nome. Gale Hawthorne. Ha la stessa
età di Brad, a scuola è l'argomento principale
dei pettegolezzi delle ragazze. Vedo mio padre raggiungerlo quasi di
corsa per poi chiudersi delicatamente la porta alle spalle. Qualche
volta compriamo la sua selvaggina e quella di Katniss, infatti loro due
sono tra quei pochi che hanno il coraggio di oltrepassare la recinzione
che circonda il Distretto 12 per cercare cibo nei boschi. Sarebbe
illegale, ma in diverse occasioni li ho visti vendere le loro prede ad
alcuni Pacificatori. Sempre a scuola ho sentito dire che tra loro
c'è una qualche relazione; al pensiero di loro due insieme
mi torce lo stomaco. Se in questi anni non sono riuscito mai a
rivolgere la parola a Katniss è anche per colpa sua. Ne
sono proprio sicuro? Si o forse è solo una scusa
per giustificare la mia paura di parlarle?
Ritorno al lavoro pensando alla sua situazione familiare, costretta da
sola a sfamare sua madre e la piccola Primrose. A volte la vedo
avvicinarsi alla vetrina del negozio per ammirare le torte in
esposizione. A differenza della sorella maggiore, energica e schiva,
lei è fragile e innocente. I suoi capelli biondi e occhi
azzurri si distinguono fortemente da tratti tipici del Giacimento di
Katniss.
Dopo qualche instante la porta si riapre. Vedo mio padre prendere una
pagnotta dalla dispensa e barattarla con uno degli scoiattoli di Gale.
Mia madre odia la selvaggina, per questo mio padre la spaccia come
carne del macellaio che si trova a qualche isolato dalla panetteria.
Sento quest'ultimo fargli gli auguri per poi ritornare al lavoro mentre
Gale si dilegua silenziosamente nel cortile. Ora la tensione in cucina
è meno tesa, infatti Chris incomincia a parlare.
— Potrebbe
essere un'ottima idea preparare una delle tue torte per sta sera,
fratellino! —
esclama sorridendomi. A differenza di Brad, Chris riesce a sorridere
anche in momenti tristi e per questo che lo ammiro fin da quando sono
piccolo.
— Non
ce ne sarà bisogno visto che sarò io a uscire
come tributo oggi — interviene
Brad, senza distogliere lo sguardo dal tavolo, prima che possa
rispondere.
— Non
essere scemo. E' impossibile che esca proprio tu, hai solo sette nomine
— replica
Chris ridacchiando.
— É
facile dirlo per uno che non deve sopportare tutto questo e ride sempre
come uno scemo — Vedo
Chris avvicinarsi a pochi centimetri dal viso di Brad. Mi precipito tra
loro due per dividerli. Non si sono mai picchiati, ma non vorrei che si
arrivassero a tanto proprio oggi. Interviene pure mio padre
allontanando Brad.
— Anch'io
ho rischiato come te di diventare un tributo, ma non per questo mi
sono pianto addosso ogni volta —
grida.
— Piantatela
di litigare —
urlo sovrastando la voce di Chris.
— Vai al diavolo —
conclude Brad liberandosi da mio padre e andandosene di sopra. Il
rumore della porta contro lo stipite fa uscire mia madre dalla tendina
che divide la cucina dal negozio.
— Smettetela
di urlare farete scappare i clienti —
ci urla a bassa voce. Mio padre cerca di spiegarle la situazione, ma
Chris s'intromette.
— Dovresti
preoccuparti di più dei tuoi figli che dei clienti
—
dice infuriato. Non ha tutti i torti, mia madre ha sempre tenuto
più conto le considerazioni dei clienti, invece che le
nostre. Vedo il suo volto farsi paonazzo, ma al suono del campanello
del negozio il colore del suo viso torna al solito rosa pallido e senza
dire una parole scompare dietro la tendina. Guardo mio padre e leggo il
suo rammarico in volto, a differenza di mia madre per lui noi tre siamo
stati sempre il suo primo pensiero. Sento crescermi una rabbia che mi
fa serrare i pugni, tutto questo sta successo per colpa degli Hunger
Games e di Capitol City. Se solo esistesse un modo per far finire
questi stupidi giochi, ma più ci penso e più mi
rassegno all'idea di doverli sopporta per sempre.
Il resto della mattinata scorre velocemente finché arriva
mezzogiorno. Come
ogni mietitura indosso una camicia bianca e dei pantaloni scuri.
Vestiti che in origine erano di Chris, passati con gli anni a Brad e
poi a me, come un po’ tutto in casa nostra. All'una esatta
siamo tutti pronti per andare in piazza. Chris e Brad camminano
entrambi a debita distanza l'uno dall'altro. Spero facciano pace il
più presto possibile. Finalmente arriviamo in piazza
già piena di una parte degli ottomila abitanti del Distretto
12. Chris ci augura buona fortuna sorridendo sia a me che a Brad, ma
quest'ultimo si mette subito in coda ai tavoli di registrazione senza
dire niente. Saluto con un cenno i miei genitori e Chris per poi
guardarli sparire tra la folla. Raggiungo
mio fratello in coda quando un urlo rompe il vociferare della piazza.
— PEETA! — sobbalzo intuendo già di chi
possa essere la voce. Mi volto e vedo Delly, la mia migliore amica,
sbracciarsi cercando di attirare la mia attenzione come se non ci fosse
già riuscita.
— Delly non c’è bisogno di urlare
— le rimprovero a bassa voce prendendole la mano destra e
portandola in disparte. Con la coda dell’occhio vedo alcune
persone fissarla.
— Almeno per oggi evita di urlare in quel modo —
— Lo so, ma potrebbero tuttavia sforzarsi di non sembrare
così…morti — dice abbronciandosi.
— Delly! — le dico con un tono di rimprovero. So
che per lei che è sempre allegra è difficile
sopportare tutto questo, ma anche se me l'ha promesso evidentemente non
riesce proprio a stare tranquilla.
— Ok, mettiamoci in coda — conclude facendo
riapparire il suo solito sorriso. Ritornato ai tavoli vedo Brad
già in mezzo ai ragazzi della sua età. Non passa
neanche un minuto che Delly attacca a parlare.
— Ho visto che non manca nessuno — dice
sollevandosi sulle punte dei piedi e appoggiandosi alle mie spalle per
non cadere. Non so come faccia, ma riesce a ricordarsi tutti i volti
del distretto.
— A parte Katniss —
conclude. Sentendo quel nome mi
blocco. Chi non si presenta alla mietitura senza un ottimo motivo
rischia la prigione e lei lo sa bene. Che le sia successo
qualcosa di grave?
— Arriverà — dico a Delly cercando di
sembrare il più tranquillo possibile. Ma più
passano i minuti e più sale la mia preoccupazione. Il
tempo è scaduto e ora siamo tutti in fila. Un silenzio
domina la piazza. Per queste occasioni viene allestito un palco davanti
all'entrata del Palazzo di Giustizia decorato da stendardi dai colori
scintillanti per l'occasione. In questo esatto momento ad occupare due
delle tre sedie sul palco ci sono il sindaco Undersee e la
accompagnatrice del Distretto 12 arrivata direttamente dal Capitol
City, Effie Trinket, con la sua strana capigliatura rosa e il suo
vestito verde scarlatto. Mentre il sindaco incomincia il solito
discorso su Panem e i Giorni Bui cerco con lo sguardo Katniss in mezzo
alle ragazze. Essendo del mio stesso anno si dovrebbe trovare alla
stessa altezza della fila. Scorgo tutti i volti, ma lei non
c'è. Cerco ancora fino a quando intravedo in lontananza, con
i suoi capelli biondi raccolti per l’occasione Primrose.
Questo dev'essere il suo primo anno di mietitura, Katniss non
l'avrebbe mai lasciata da sola in un momento del genere. Che
sia scappata nei boschi? Subito
raddrizzo lo sguardo. A pochi metri da Brad vedo Gale. Non sta
guardando il palco, è rivolto verso la fila delle ragazze.
Seguo il suo sguardo e capisco che anche lui sta osservando Primrose. Cosa
sta succedendo? Urlo confuso nella mia testa. Il fischio del
microfono sul palco mi distoglie dai miei pensieri.
— Prima le signore — la voce squillante di Effie
Trinket rimbomba nella piazza. La
vedo avvicinarsi all’ampolla contenente i nomi di tutte le
ragazze del distretto. Dietro di lei scorgo un altra persona oltre al
sindaco. Sarà sicuramente salito sul palco durante il
discorso iniziale. Per via dei suoi gesti goffi capisco che
è ubriaco marcio. Haymitch Abernathy. Uno dei due vincitori
del Distretto 12 in settantatré anni di Hunger Games e
l’unico ancora in vita. Vedo Effie Trinket ritornare al
microfono a piccoli passi. Rifletto sull'assenza di Katniss e penso che
avrà avuto un ottimo motivo per non venire e lasciare da
sola sua sorella. Tiro un respiro di sollievo al pensiero che sia
salva, almeno per quest'anno, ma non faccio in tempo a rilassarmi
completamente che il nome pronunciato da Effie Trinket mi sconvolge.
— Primrose Everdeen —
Tutti
gli occhi sono puntati su di lei mentre si avvia verso il palco con i
pugni serrati ai fianchi. Quando mi passa vicino vedo il suo sguardo,
spento, uguale a quello di Katniss. Tutti la fissano, tutti tranne Gale
che ha la testa china a terra. Sento Effie Trinket presentarla al tutti
i presenti per poi avvicinarsi all’ampolla dei ragazzi,
estrarre il nome e annunciarlo alla piazza. Non ci faccio caso, ma
penso a come si sente in questo momento Gale. Se Katniss è
ancora al Distretto 12 con molta probabilità sarà
lui a darle la brutta notizia. All’improvviso si volta verso
di me guardandomi come se mi avesse letto nel pensiero, ma poi anche il
resto dei ragazzi mi fissano
— Peeta Mellark —
É il
mio nome quello pronunciato da Effie Trinket. Dovrei
raggiungere il palco, ma sento qualcosa che mi blocca. La paura? Mi
muovo solo dopo qualche secondo, mentre mi dirigo sul palco cerco di
realizzare ciò che è successo. Ci riesco solo
quando mi ritrovo davanti a tutto il Distretto. Vedo ogni singolo
sguardo puntato su di me, su di me e Primrose i tributi del Distretto
12 dei settantaquattresimi Hunger Games. Scorgo sotto di me Brad con lo
sguardo a terra, mentre vedo tremargli la mano destra. Come una doccia
fredda questo momento è arrivato lasciandomi confuso, non
avevo preso in esame una mia nomina, ma ciò è
avvenuto. Sento qualcosa dentro di me, forse il rammarico di non aver
passato al meglio gli ultimi istanti con la mia famiglia. Inspiro a
fondo e mi rassegno. Dico addio alla mia vita, alla mia famiglia e ai
miei amici. Mi volto leggermente verso Primrose e penso a sua sorella,
comunque vadano le cose dico addio a Katniss.
Per Sempre.
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