Perché Pepper e Tony hanno un bellissimo rapporto
d'amicizia, e perché qualcuno doveva pur diffondere la
parola delle Tasha/Pepper.
Scritta per il cupcake Tempo di Limoni, prompt Sfiducia, della Notte
Bianca di maridichallenge.
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Good
enough
Non sarebbe dovuta venire, lo sapeva. Eppure non conosceva altro
luogo al mondo in cui era certa di trovare un aiuto, una mano che
sarebbe sempre stata aperta per lei.
Malgrado tutto ciò che c’era stato, malgrado la
tristezza che
era rimasta, la villa di Anthony Stark sarebbe sempre stata il
secondo posto – oltre al suo appartamento – che
avrebbe portato
il nome di “casa”, nella sua mente.
Quella sera, però, semplicemente non era giusto presentarsi
da
lui. Non per quella ragione, non in quello stato, i capelli
scarmigliati, il trucco sparso disordinatamente sul volto, gli occhi
gonfi, indizi troppo evidenti di quanto aveva pianto. Non era giusto
nei confronti di Tony e nemmeno in quelli di Natasha.
A pochi metri dalla soglia dell’edificio, stretta in un
impermeabile scuro, avvertì un’improvvisa
vibrazione nella tasca
e, preso il cellulare con ambo le mani tremanti, lesse il nome sul
display, sebbene sospettasse già chi fosse.
Esitò, si morse un labbro, ma alla fine ripose
l’apparecchio e
fece per dare le spalle alla villa e tornare sui suoi passi, quando
una voce alle sue spalle la fermò: «Pep?»
Pepper si maledisse e si costrinse a voltarsi di nuovo. Tony era
sull’uscio e la luce che proveniva dall’interno
dell’abitazione
disegnava ombre scure sulla sua figura robusta. Anche da quella
distanza e nella penombra, la donna si rese conto che il suo datore
di lavoro non si era fatto la barba e che appariva piuttosto
sconcertato dalla sua visita.
Imbarazzata, si sentì avvampare e socchiuse la bocca, alla
ricerca delle parole giuste, della scusa migliore, ma di colpo la
disperazione le strangolò i polmoni in una morsa ferrea e
lei corse,
incurante dei tacchi, corse e si gettò tra le braccia di
Tony, che
la afferrarono e la strinsero ed era proprio quello di cui aveva
bisogno, avvertire delle mani calde e familiari che la confortassero
e placassero la sua sofferenza.
L’uomo non accennò a volerla condurre dentro, si
limitò a
rimanere in quella posizione, Pepper che affondava il naso nel suo
petto e lui che le accarezzava i capelli rossi, in attesa che si
calmasse. «Cos’è successo,
Pep?»
«Mi ha mentito, Tony» rantolò Pepper, la
voce che si perdeva
tra i singhiozzi e le lacrime, non tanto di tristezza quanto di
rabbia, una rabbia velenosa che la logorava dentro come una ferita
infetta. «Mi ha mentito anche lei. Ha rischiato la vita, e io
non ne
sapevo niente!»
Tony appoggiò il mento sulla sua testa e parlò a
voce bassa e
piatta. «E ora non ti fidi più di lei?»
Era una donna forte, Pepper, forse la più forte che avesse
mai
conosciuto, perché aveva sempre trovato la
volontà necessaria a
rimanere vicino a chi le stava più a cuore, qualsiasi cosa
accadesse. Ma, rifletteva a volte Tony, forse era proprio
quell’energia a consumarla così tanto.
Pepper serrò le dita su un lembo della sua camicia.
«Non lo so.
Non dovrei essere qui. Scusa».
Forte e fragile. Resistente ma anche facile, fin troppo facile da
spezzare. Pepper, che proprio non era in grado di non innamorarsi
delle persone meno indicate per lei.
Io ho fallito, Pep. Non sono stato abbastanza per te. Ma lei
può esserlo.
«Vogliamo entrare e chiamare Tasha con calma?»
La donna si strofinò il naso con il dorso della mano.
«Sì».
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