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DOMHNACH NA
FOLA
Bobby stava
giocando con un vecchio pallone di stracci nel cortiletto ingombro di rifiuti
della Cattedrale di Sant'Eugenio, nel cuore del Bogside a
Derry.
Bobby era piccolo,
forse troppo ancora per capire, ma quella domenica dopo la messa, non sapeva
perchè, quando sua sorella lo aveva lasciato alle cure del vescovo si era
sentito strano.
Per un attimo,
aveva avuto voglia di piangere.
Quando ormai
Loreena se n'era andata in gran fretta, perchè doveva andare al lavoro ed era
già in ritardo, Bobby si era buttato tra le braccia di Jackie, che lo aveva
abbracciato ridendo e apostrofandolo con un “Dearthair...”
appena sussurrato mentre lo stringeva.
A Bobby piaceva
Jackie, e anche a Loreena piaceva, eppure non capiva perchè a mamma e papà non
piacesse.
Era un grande,
insegnava loro a leggere e scrivere il Gaelico - che non capiva bene cosa fosse,
ma era una cosa che a Jackie stava molto a cuore che imparassero quindi non
faceva domande di sorta – e, ogni volta che poteva, giocava con
loro!
Eppure, quando
quel giorno lo aveva abbracciato, Bobby capì istintivamente che c'era qualcosa
che non andava assolutamente.
Sembrava
triste...
E difatti glielo
disse, con quell'espressione da cucciolo che metteva sempre su ogni volta che
sbagliava un tiro mentre giocava, oppure quando veniva rimbrottato dal ragazzo
più grande se sbagliava qualche pronuncia.
Tutti risero,
anche i bimbi più piccoli, mentre lo scricciolo veniva affidato a padre Daly,
che si affrettò a spedirlo a giocare assieme agli altri: anche lui sembrava
triste, notò Bobby mentre guidava i più piccini verso il cortiletto, senza però
lasciarsi sfuggire l'espressione grave che Jackie aveva in viso quando, con il
suo cappello frigio in testa e le mani cacciate in tasca, era uscito dalla porta
principale della Cattedrale.
Per tutto il
giorno, i bambini restarono relativamente in silenzio, un silenzio diverso dal
solito, un silenzio come di attesa - solo molti anni dopo, forse, ne avrebbero
capito il reale significato – e lo mantennero anche quando il vescovo,
lasciandoli soli, affidò proprio a Bobby il compito di sorvegliare i compagni
più giovani.
In quel momento,
il bambino guardò il cielo sopra Derry, colmo di nubi nere e minacciose mentre,
da un punto imprecisato del cuore del Bogside, udiva provenire botti, tanti
botti, come a Capodanno o alla festa di San
Patrizio.
Ma era fine
Gennaio, non poteva essere nessuna delle due
ipotesi.
Di nuovo, quella
sensazione di paura e gelo che gli artigliava il cuore e lo
stomaco.
Ma
perchè?
Liquidò
sbrigativamente gli altri compagni e si eclissò nello spiazzo interno - dove
veniva raccolta la spazzatura - cominciando a palleggiare distrattamente contro
il muro annerito dal fumo dell'inceneritore nell'angolo; eppure,
quell'impressione non pareva accennare a
scomparire.
Cosa stava
succedendo?
Per un attimo,
ebbe la sensazione che quel rumore fosse vicino, troppo vicino alla cattedrale,
ed ebbe paura, molta paura, al punto che, per poco, non si precipitò in
strada.
Ma quando venne
raggiunto dai più piccoli, ritrovò faticosamente il proprio sangue freddo: erano
una sua responsabilità, e se padre Daly aveva affidato la loro incolumità a lui,
allora avrebbe fatto di tutto per proteggerli, proprio come Jackie aveva sempre
fatto con lui e i più grandicelli fin da quando erano
bambini.
Si strinsero gli
uni agli altri, mentre le grida e le esplosioni si facevano più ravvicinate e
distinte, e si staccarono solo quando udirono un gran chiasso provenire
dall'interno della chiesa, un gran clamore di voci e invocazioni, di ordini
urlati con voce rasposa e le suppliche di quella che, inconfondibilmente, era
Loreena.
Fu solo a quel
punto che Bobby scattò in avanti, tirando con sè alcuni amichetti, e si
precipitò dentro, dove l'oscurità e il pregnante odore di fumo non coprivano
abbastanza l'olezzo fastidioso e nauseabondo del sangue, non celavano l'immagine
del corpo martoriato di Jackie.
Non parlava, non
ne aveva la forza, non sapeva cosa dire.
Nei suoi occhi
c'era solo l'immagine priva di vita del ragazzo che più di tutti reputava essere
come un fratello, la persona che più di tutte idolatrava, che tutti loro piccoli
idolatravano.
Qualcuno alle sue
spalle prese a piagnucolare disperatamente ma lui rimase lì, in piedi e
tremante, a bocca aperta e col cuore fermo nel
petto.
Vide Loreena
abbassarsi sul ragazzo, chiudergli gli occhi e poggiargli il cappello frigio
sporco di sangue in testa, vide le persone che avevano soccorso Jackie fare
crocchio attorno al suo corpo, vide il volto addolorato del vescovo mentre
recitava a mezza voce le preghiere, e si ritrovò a barcollare verso di lui con
la vista annebbiata, si vide cadere in ginocchio al suo fianco, sussurrandogli
una manciata di parole all'orecchie, stentate nell'accento ma pulsanti di
quell'affetto, di quell'amore, che lo stesso giovane vi aveva infuso a propria
volta.
“Oíche mhaith, dearthair...”
E un giorno,
sarebbe cresciuto.
Un giorno, avrebbe
capito veramente cosa fosse successo in quella maledetta Domenica, chi o cosa
avesse portato via Jackie; eppure, finchè l'innocenza non fosse stata macchiata
da quel sangue - lo stesso che irrimediabilmente macchiava, e avrebbe sempre
macchiato, il cuore della sua gente - non l'avrebbe mai
saputo.
Restavano solo
quelle tre parole, unite alla consapevolezza che qualcosa stava cambiando, che
si stava inesorabilmente avvicinando la fine dell'età dei giochi e che, presto,
ci sarebbe stato bisogno di loro, di quei bambini che avevano visto ci loro
occhi ciò che la violenza, quel giorno, aveva portato con
sè.
Non sapeva come nè
perchè, ma ne ebbe il sentore, mentre tornava a casa quella sera, immerso nella
silenziosa stretta della sorella sulla propria mano: non voleva più vedere cose
del genere e avrebbe fatto di tutto perchè non avessero più modo di
accadere.
Negli anni a
venire, avrebbe lottato per impedire che i ricordi legati a quella Domenica
grondante di sangue venissero dimenticati, avrebbe lottato anche per Jackie, ma
già nel suo cuore di bambino, all'epoca, sapeva che non era la violenza la
strada da percorrere.
Lui avrebbe
combattuto a modo suo.
Era una solenne
promessa alla memoria di Jackie.
Era la sua
promessa e la sua missione.
Per non vedere altre Domhnach na Fola e non riudire ancora quei
maledetti spari e quelle grida.
§§§
GLOSSARIO:
Domhnach na Fola:
Domenica di Sangue
Oíche Mhaith:
Buona notte
Dearthair: Fratello
§§§
Note dell'autrice:
Come la mia beta
mi ha fatto notare, questo racconto è molto forte, eppure così deve essere,
siccome deve descrivere un momento drammatico - per il popolo irlandese - come
quello della Domenica di Sangue: si tratta di uno degli episodi chiave dei
Troubles nordirlandesi, quando i paracadutisti inglesi spararono nel mucchio di
un corteo pacifico di manifestanti per i diritti civili, uccidendo numerosi
ragazzi e ferendone altri piuttosto gravemente.
Jackie, il morto
qui citato, è il primo dei defunti di quella giornata, al secolo John Duddy;
mentre padre Daly è il vescovo di Derry e fu realmente lui a cercare di salvare
Jackie e a soccorrerlo una volta che il ragazzo era rimasto
ferito.
Bobby, invece – ho
scelto il nome in onore di un altro Bobby famoso, un "martire dell'Irlanda
libera", citando Lillie Connolly, uno dei personaggi chiave di una meravigliosa
storia di Dylan Dog – è frutto della mia mente, così come sua sorella Loreena ma
ho cercato il più possibile di attenermi ai comportamenti e alle situazioni,
tentando di mettermi nei panni di un bambino che vede morire davanti a sè una
persona che è quasi e più di un fratello.
L'esattezza delle
parole in gaelico utilizzate è verificata dalla wiki, dal libro di Bobby Sands
“Un Giorno Della Mia Vita” e da un vocabolario gaelico online molto accurato di
cui, appena riuscirò a riesumare il link, incollerò il collegamento
internet.
Grazie per
l'attenzione.
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