In
some ways it never fades away.
«Yuu,
ti prego... Vieni qui...»
Una sola supplica
sussurrata all'altro capo del telefono, la voce di Kouyou spezzata dai
singhiozzi, e il chitarrista corvino si ritrovava ora più
agitato di quant'era stato nel back-stage del Tokyo Dome, cosa che non
avrebbe mai creduto possibile. Senza alcuna esitazione, senza nemmeno
chiedere cosa fosse successo, pronunciò un frettoloso
«Ok!» che lasciava trasparire tutta la
preoccupazione di cui era invaso in quel momento, e si
catapultò fuori di casa.
Quando
entrò nell'appartamento del band-mate, rimase
così sorpreso ed esterrefatto che, forse, non esagererei a
dirlo addirittura sconvolto.
Nel soggiorno regnava
un gran caos: c'erano foto sparse dappertutto, mensole aperte, la
cenere delle sigarette fungeva da particolare costellazione, buttata
qui e lì a casaccio sul parquet che, altrimenti, sarebbe
stato perfettamente lindo come di consuetudine. Yuu avanzò
qualche passo, incerto.
«Kou-chan...
?», chiamò titubante, guardandosi in giro, ma
nessuna risposta giunse alle sue orecchie. Procedette in direzione del
divano, quasi trattenendo il fiato, come nella speranza di reprimere
così quell'ansia crescente nel suo petto. Cosa stava
accadendo?
«Kou?!»,
ripeté a voce più alta e, questa volta,
sentì un rumore di bottiglia rovesciata provenire dietro il
bracciolo del sofà, seguito da un «Ma porc-
!»
«Kou, che
succede?», domandò infine, sconsolato dalla
visione che gli si era presentata davanti. Takashima stava accasciato
malamente contro il muro, le gambe lisce e nivee spalancate senza
indugio, sembrava un sacco dell'immondizia buttato in mezzo al
marciapiedi, da tanto dava l'impressione di essere mal messo. Teneva le
palpebre abbassate, troppo pesanti per essere sostenute, le iridi
troppo vergognose per essere mostrate, i capelli spettinati e la
maglietta sgualcita e macchiata dal mascara che era colato sulle sue
guance. Affianco a lui stava una bottiglia di Jack che, con tutta
probabilità, non era vuota solo perché qualche
secondo prima l'aveva colpita facendola cadere sul pavimento. Tutto
ciò che il primo chitarrista fu in grado di articolare fu un
suono indefinito, somigliante ad un grugnito. Non sembrava avesse
voglia di parlare o, più semplicemente, in quel momento non
ne era in grado.
Aoi si
inginocchiò, posando delicatamente una mano sul ginocchio
piegato dell'altro, carezzandolo amorevolmente. Con la mano libera
raccolse una foto da per terra, la guardò con attenzione.
Ritraeva loro due, qualche anno prima. Il braccio di uno sulle spalle
dell'altro, le chitarre imbracciate, due espressioni felici adagiate su
dei volti stanchi che, tuttavia, fecero sorridere il corvino
spontaneamente, illuminandogli il volto di gioia pura, quella che
può nascere solo in fondo al cuore. Ricordava quella sera,
ora. Non è che fosse stata speciale, anzi. Avevano tenuto un
concerto in un locale tutto sommato piccolo, per un pubblico limitato,
ma che aveva comunque dato loro un sacco di calore e di affetto.
Portò gli occhi sull'altro, sembrava addormentato.
Lasciò cadere la fotografia per passare gentilmente le dita
sul suo volto, facendolo così riprendere da quell'apparente
sonno. «Yuu... ?»
«Kou... Mi
spieghi che è successo?», la voce morbida, l'animo
inspiegabilmente tranquillo. «Uh, non so. Ero triste
e...», lasciò cadere la frase, come se stesse
ripercorrendo a fatica gli avvenimenti che l'avevano condotto in quello
che sapeva essere uno stato pietoso. Singhiozzò nuovamente,
pareva che, per quanto fosse in suo desiderio proseguire, le parole gli
morissero in gola. «Mi manchi, Yuu-», esplose in
lacrime gettandosi in avanti, rannicchiandosi su se stesso. L'altro
l'abbracciò, portando la sua testa nell'incavo del suo
collo, posando il mento sulla sua nuca. Lo strinse forte, quasi volesse
immobilizzarlo tra i suoi arti e impedire ai singulti di scuotere il
suo corpo. «Sono qui, ci sono sempre, lo sai.»,
sussurrò al suo orecchio.
Rimasero fermi in
quella posizione per un lasso di tempo inquantificabile, fino a quando
Kouyou non decise che ne aveva abbastanza di piangere, e si
staccò dall'abbraccio, tirando su col naso assai poco
elegantemente. «Va un po' meglio, ora?»
«No, mi
sento un coglione.», ridacchiò, mentre con un
polso si asciugava i residui di lacrime. «Ma dai, che ti
frega! Sai che non ti giudico...»
«Eh va be',
ma oggettivamente lo sono. Mi allontano, poi mi accorgo di averti
perso, mi ubriaco e ti faccio correre qui per consolarmi...»
Yuu rimase colpito da
quelle parole. Che stava farneticando?
«Perso?»
«Boh, non
hai più tempo da dedicarmi. Cioé, non che sia
colpa tua, ovvio.»
«Kou!»
«È
così, ma ho sbagliato io.»
Shiroyama
sospirò, abbassando lo sguardo. Il caso volle che i suoi
occhi si posassero su quella stessa foto che poco prima aveva stretta
tra le dita. «Non sarei corso da te, se mi avessi perso,
no?»
«Boh, tu sei
buono. Lo sei proprio, altroché Yakuza! Hai un cuore d'oro
e-»
«E ti voglio
bene! Non l'ho fatto per nessun altro motivo, lo sai Kou. Come... Come
po-»
Calde lacrime
ripresero a rigare il volto del primo chitarrista. Yuu gli
voleva ancora bene, come faceva? Non se lo
meritava, non se lo meritava proprio. «Anche io te ne voglio,
Yuu... !», esclamò, interrompendolo.
Cullato da possenti braccia,
Kou, ti senti amato.
Avvolto da intangibili
tenebre, ora, non hai più paura.
Diciamo che sto
sperimentando. Cosa di preciso, non importa.
Comunque sia, non ci
vedo necessariamente un'intesa amororsa, tra i due, ma potrebbe starci.
Vedete voi come preferite vederla, sostanzialmente. Ma la vedo come
un'amicizia perché in questo frangente è
più facile allontanarsi da una persona solo in superficie,
diciamo. Capita spesso di perdersi di vista, ma ciò non
significa che tu sia stato abbandonato o abbia abbandonato quella
persona. Se siete davvero amiche, vi riprenderete e nemmeno vi
accorgerete di esservi allontanate perché sarà
tutto esattamente come prima. Però sì, potrebbe
esserci un amore, tenuto ben in segreto.
Spero vi sia piaciuta,
in ogni caso, e spero che vorrete lasciarmi una vostra opinione!
PS: Nessun personaggio
m'appartiene e nulla si ispira a fatti realmente accaduti.
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