Confessioni

di Randagia
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I piatti rimangono nel lavandino,
le voglie rinchiuse nel comodino.
I vestiti sconnessi sul letto disfatto
mi lasciano nuda tutto ad’un tratto.
Leggo i tuoi pensieri spenti e spessi,
come il libro di storia che lessi
tempo fa, quando ero bambina
e gli occhi brillavano di porporina.
Libera le tue parole più spudorate,
quelle sporche, violente e sbagliate.
Passeranno le ore sulle tue note,
diverranno sinfonie stonate.
Lascerò ogni segreto al suo posto,
questo letto è un rifugio nascosto.
Farò tesoro dei tuoi incubi notturni,
quelli che di giorno poi orni 
per renderli simili a quell’allegria,
che lascia in bocca tanta malinconia.
Sarai libero di violentare il mio spirito,
col peso dei tuoi umori di granito.
Ritroverò la mia pelle sanguinante,
medaglia al merito di confidente.




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