The Damned Blade
Eris rimase immobile, incapace di dire o fare qualsiasi cosa. Tremava
violentemente, non sapeva dire se per il freddo o per altro.
Kei le si avvicinò lentamente. Si sfilò la felpa che portava legata in vita e
la adagiò sulle spalle della ragazza, poi la aiutò ad alzarsi.
- Kei…-
- Shh…- mormorò lui. -Hai fatto ciò che dovevi-
La strinse a sé. Eris appoggiò la testa sulla sua spalla:
- Lo… lo amava così tanto?-
- Se non ci fossi stato io a trattenerlo, si sarebbe sacrificato al posto di
Huznestov. Come fece 150 anni fa-
Rimasero in silenzio per alcuni istanti, poi Eris disse:
- Sai… guardandolo negli occhi… ho provato le sue emozioni… era disperato… ho
sentito il dolore per un amore non corrisposto. Pensi fosse la ragazza del
quadro?-
- Yuri mi disse… che Huznestov la uccise proprio per questo… lei voleva solo
usarlo-
- L’ultimo sguardo che mi ha lanciato… era di gratitudine…-
Kei non rispose. Si limitò ad accarezzarle i capelli. Poi sussurrò:
- Scusami-
- E per cosa?-
- Ti ho vampirizzata senza dirti nulla…-
Lei sorrise e lo baciò. Kei sgranò gli occhi: si era aspettato di tutto,
tranne che quella reazione.
- Me n’ero accorta. E anche Boris… quando mi ha morsa, ha sentito che il mio
non era più sangue umano- disse la ragazza, allontanando appena il viso. Gli
accarezzò una guancia con le mani candide: -Ma così hai anche rischiato la
pelle, questo lo sai, vero?-
Kei annuì:
- Sei stata grandiosa-
- Non te l’aspettavi, eh?- gongolò Eris. -Nemmeno io, a dire la verità…-
Si abbassò e recuperò il pugnale:
- Andiamo?-
Camminò verso quella che a prima vista le sembrava la parete girevole.
Accorgendosi che Kei non la seguiva, si voltò:
- Be’? Che aspetti?-
Il ragazzo era immobile e le sorrideva malinconico:
- Eris…-
Lei si avvicinò, il cuore che le batteva forte. Sapeva ciò che Kei voleva
dirle, ma le parole del ragazzo le arrivarono comunque dolorose:
- Noi non possiamo restare-
- Ma perché? Boris se n’è andato, noi non siamo come lui!-
- La maledizione-. Kei fissò il suolo: -Non ti ho detto l’ultima cosa. Vedi…
i Generati direttamente o indirettamente da Huznestov, cioè da chi è a sua volta
un Generato da lui… devono essere eliminati insieme a lui. Se entro un’ora dalla
sua polverizzazione non sono stati uccisi, Huznestov ricompare…-
La ragazza gli corse incontro e lo strattonò per il colletto della
T-shirt:
- Ma se noi distruggiamo il libro…-
Kei si lasciò sfuggire una risata amara:
- Credi che non ci abbia pensato? Ho provato… ma se è un vampiro ad
avvicinarsi, il libro lo respinge-
- Non c’è un altro modo? Deve esserci… dev…-
Lui scosse la testa. Eris sentì che le ginocchia le cedevano, e solo il
provvidenziale intervento di Kei, che le passò le braccia attorno alla vita per
sostenerla, le impedì di cadere a terra.
- Hai forse paura di morir…- cominciò Kei.
SCIAFF!
Il ragazzo si interruppe, mentre una chiazza rossa si allargava sulla sua
guancia, dove Eris gli aveva tirato uno schiaffo con tutta la forza che le era
rimasta:
- Non hai capito nulla…- sussurrò lei.
Lui la guardò. Eris aveva gli occhi bassi, lucidi. Si vedeva che tentava di
trattenere disperatamente le lacrime. Fece per accarezzarle il viso, ma lei si
scostò bruscamente:
- Io non ho paura di morire- cominciò. Poi alzò la voce, arrivando a urlare:
- Io non voglio perderti!-
Kei la strinse a sé con forza, il profumo di vaniglia della ragazza che lo
inebriava:
- Staremo insieme per sempre… ma ora devi fare ciò che è giusto…-
- Ma allora tutto questo è stato inutile… averlo eliminato solo
temporaneamente, senza poter spezzare la maledizione…-
- No, non è stato inutile. In questo modo… quando la storia si ripeterà,
saremo in due a proteggerla, e finalmente questo ciclo di resurrezioni
terminerà-
- Perché non me l’hai detto prima?-
Il ragazzo si chinò su di lei e raccolse sulle labbra l’unica lacrima che
scendeva lungo la guancia di Eris.
- Avevo paura… che non ci avresti aiutati e…-
Si interruppe. Spostò appena il viso e la baciò.
Un bacio dolce, nonostante la lacrima salata che gli bagnava ancora le
labbra. Dolce, nonostante l’amarezza che nascondeva nel cuore la ragazza,
sapendo che era l’ultimo. Dolce, anche se Kei sapeva di essere stato uno sciocco
a pensare di poter fermare Boris definitivamente. Dolce.
L’ultimo.
Kei le afferrò il polso e le spostò il braccio dietro la propria schiena,
mentre tratteneva la lingua di Eris con la propria. Premette appena sul dorso
della sua mano, che stringeva ancora il pugnale, e si conficcò lama nella
schiena, finché la punta non gli raggiunse il cuore.
Eris lo sentì dissolversi lentamente. Chiuse gli occhi, incapace di fare
altro, e si lasciò cadere in avanti.
Se oltre ai tre vampiri e a Eris ci fosse stato qualcun altro, questi avrebbe
visto aggiungersi una quarta bara alle tre già presenti in fondo alla stanza. Ma
non c’era nessuno.
Il libro e il pugnale levitarono così indisturbati fuori dalla stanza,
arrivando in biblioteca e andandosi a depositare sul ripiano più alto dello
scaffale più in fondo.
I nomi di Kei Hiwatari e di Yuri Ivanov scomparvero dai registri del college
e dai ricordi degli studenti e di chiunque li avesse conosciuti.
Il nome e il ricordo di Eris Evans invece rimasero. Anche lei fu aggiunta
alle liste dei giovani scomparsi in circostanze misteriose e non chiarite, e il
college fu costretto a chiudere.
Quell’inverno nevicò ininterrottamente fino al 12 gennaio.
Mosca, 2022.
Katrina si rivolse nuovamente alla madre:
- Venus, per favore… qui è dove è sparita la zia. Non voglio venire con te là
dentro!-
La donna impostò la retromarcia e parcheggiò l’automobile per metà sul
marciapiede coperto di neve:
- Sei proprio come Eris. Che vuoi che succeda? Non esistono i vampiri,
sciocchina!-
- Ho sedici anni, non sono una bambina. E poi detto da te non suona affatto
vero… sei una scrittrice di questo genere di storie… ma comunque questo posto
non mi piace-. Fissò fuori dal finestrino: un tempo, al posto del cumulo di
rovine innevate circondate da un enorme cortile in quel momento bianco, sorgeva
il college dove sua madre e sua zia avevano studiato. La prestigiosa Huznestov
Akademy, un tempo monastero e prima ancora castello del conte Boris Huznestov,
dopo la scomparsa di Eris Evans, sedici anni prima, era stato abbandonato e in
breve si era ridotto a un mucchio di detriti. Solo l’antica biblioteca,
l’ingresso a alcune stanze erano rimaste in piedi.
- Katrina, vuoi scendere o no dalla macchina? Guarda che ti lascio qui da
sola!-
La ragazza sbuffò: anche questa volta sua madre se l’era trascinata dietro
per una ricerca ai fini dell’ideazione di un nuovo libro horror. Scese sul
marciapiede e si sbatté la portiera alle spalle. Raggiunse Venus Evans davanti a
quello che un tempo era l’ingresso del college. La seguì sul retro e rimase
paralizzata nel vedere ciò che sorgeva dietro la misteriosa Huznestov
Akademy:
- Un cimitero…-. Camminò tra le lapidi leggendone i nomi: Irina Kirilenko e
Vladimir Huznestov; Vladimir Vorkoff, "primo direttore del monastero"; Ivan
Pavlov; un certo Sergej, il cui cognome era illeggibile; Marja Ivanova; Anne
Hiwatari; Hélèna Vajdisova; e numerose altre lapidi i cui nomi erano
incomprensibili, scrostati o interamente coperti dalla neve. Si voltò di
scatto:
- Ven…-
Si guardò intorno, ma non vide nessuno. Cominciò a chiamare la madre ad alta
voce, ma non le giunse alcuna risposta. Rimase immobile, ascoltando il fruscio
del vento gelido che le si insinuava nel colletto del cappotto pesante,
facendola rabbrividire. Una raffica più forte la convinse a correre all’interno
di ciò che rimaneva del college.
Attraversò rapidamente l’entrata polverosa e si trovò davanti a un’enorme
porta in legno massiccio. In alto vi era una targhetta di ottone con incisa la
parola "biblioteca" in antico cirillico. Spinse un’anta della porta, che si aprì
cigolando, con fatica.
La ragazza attraversò i corridoi delimitati dagli alti scaffali. Camminò fino
alla parete in fondo e si fermò davanti all’enorme scaffale che le torreggiava
di fronte. C’era una scala appoggiata al centro. Quasi senza rendersene conto,
vi salì, in barba alle sue vertigini, raggiungendo con la mano tesa il ripiano
più alto.
All’improvviso sentì un rumore, come un tuono. Sobbalzò e perse l’equilibrio.
Afferrò un libro alla sua destra che sporgeva un poco, nel vano tentativo di
rimanere sulla scala. Cadde con un tonfo, ma strinse i denti e non urlò
all’impatto con il suolo. Si trovò a terra, con il libro in mano. Non si accorse
della scatoletta nera caduta poco distante. Si alzò a fatica, raggiungendo un
vecchio tavolo tarlato e sedendosi sulla sedia davanti ad esso. Aprì il libro,
lo sfogliò, lo voltò. La pelle rossa che lo ricopriva era molto consumata e le
pagine fragili erano ingiallite dal tempo. Cercò una qualsiasi data. La trovò:
2006.
Perplessa sulla vera età del libro, ne lesse i brani iniziali ad alta voce,
senza accorgersene. Si fermò poco dopo: " dal sangue d’argento…".
Sbatté le palpebre, scettica, e richiuse il volume. Sospirò, chiedendosi
quando sua madre sarebbe passata di lì. Perché era impossibile che sua madre non
si interessasse di una biblioteca così…
Sentì un fruscio alle sue spalle. Si voltò, ma non vide nessuno. Alzò le
spalle e tornò a fissare assente davanti a sé. Non si accorse del secondo
fruscio, questa volta più vicino.
Da dietro, un braccio si strinse attorno al suo collo. Prima che potesse dire
o fare qualsiasi cosa, sentì qualcosa di gelido alla gola. Poi vide tutto nero:
infine, scivolò a terra. Morta.
Dietro la sedia sulla quale poco prima era seduta la ragazza bionda, un
giovane dai capelli viola si passò lentamente la lingua sulle labbra diafane. Si
voltò e fece scorrere gli occhi verde smeraldo sui ragazzi accanto alla scala,
poi si soffermò sulla castanetta poco distante:
- Che c’è?-
Lei alzò lo sguardo e sostenne lo sguardo di Boris Huznestov:
- Sei disgustoso-
Il vampiro rise:
- E tu sei proprio come Hiwatari. Ma prima o poi ti accorgerai che anche tu
dovrai imparare a fare ciò che faccio io… non è difficile, sai?-
Mentre si chinava sul corpo esanime di Katrina, il giovane che stava accanto
alla castanetta le appoggiò una mano sulla spalla per farle sentire tutto il
proprio appoggio. Lei intrecciò le dita con le sue: - Kei…-
Il terzo ragazzo, Yuri Ivanov, strinse le labbra, ma non disse nulla.
Huznestov si rialzò poco dopo e si voltò sorridendo verso la giovane dai lunghi
capelli castani, asciugandosi con il dorso della mani un rivoletto di sangue che
gli scendeva dall’angolo sinistro della bocca:
- Benvenuta nel mondo dei vampiri, Eris Evans-
= THE END =
*laura si sdraia sul divano con 1 tazza di cappuccino* ecco, finito di
postare... ^O^
=_____=''' potevi anche farne a meno... ndboris
*O* per ora questa è l'unica delle mie fanfic che si possa considerare
conclusa...
ed è proprio quel "per ora... " che mi preoccupa... =______=''''' ndboris
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