Il
peggior tradimento
Silvia
si mordeva le unghie, percorrendo avanti e indietro
il salotto dell’appartamento che condivideva con Davide.
Quando il campanello
suonò, fu riportata bruscamente alla realtà e
sobbalzò; tirò un sospiro di
sollievo trovando Ettore dall’altro lato della porta.
-
Entra, - lo invitò.
-
Davide?
-
Non è ancora tornato, ti avevo scambiato per lui.
Ettore
sbuffò. – Meglio così, in fondo. Credo
preferirebbe
anche lui che ci fossimo entrambi…
-
Così da poter sfogare la sua rabbia su tutti e due?
Silvia
rivolse all’amico un sorriso amaro, sinceramente
pentita di ciò che era successo il giorno prima: non era
riuscita ancora a
guardare in faccia Davide dopo quell’episodio. Ettore
socchiuse gli occhi e si
lasciò cadere sul divano.
-
Faremo bene a dirglielo? – chiese, cercando una scappatoia
dal litigio con il suo migliore amico che sapeva sarebbe presto
avvenuto.
-
Ti prego, non riesco più a fingere! Anche solo vederlo
sorridere stamattina è stato difficile, preferisco dirgli la
verità.
-
Lo deluderemo, lo sai?
-
L’abbiamo già deluso, fingere che non sia successo
non
cambierebbe niente.
Ettore
affondò la testa tra le mani, poi si riscosse e le
incrociò le dita davanti a sé. – Mi
rendo conto che è un pensiero assurdo,
però… Voi vivete insieme, io sono solo un amico,
ma ho paura che sarà io a
dargli la delusione più grande.
-
Lo pensi perché da te non se lo sarebbe mai aspettato -.
Silvia portò le braccia al petto, seria. – E non
sei “solo un amico”, sei il
suo migliore amico, suo fratello… Oddio, questo peggiora
ancora le cose.
Dobbiamo…
In
quell’istante la porta dell’appartamento si
aprì di
nuovo, rivelando la presenza di Davide; non appena vide Ettore, il
volto del
ragazzo si illuminò.
-
Pasticcino mio! – esclamò, felice. – Che
ci fai qui?
Volevi farmi una sorpresa o stavate complottando contro di me? -. Finse
di
mettere il broncio, ma smise quando si accorse che le due persone
più
importanti della sua vita mostravano un’aria colpevole:
Silvia si torceva le
mani ed Ettore faceva il possibile per non guardarlo negli occhi.
– Cos’è
successo?
-
Ero furiosa con te, - esordì immediatamente Silvia,
incapace di mantenerlo ancora nell’inconsapevolezza, - dopo
quello che mi avevi
detto…
-
Di cosa stai parlando?
-
Di ieri, - intervenne Ettore, alzandosi e poggiando una
mano sulla spalla dell’amico.
-
Silvia, avevo un
impegno di lavoro, - disse Davide, sospirando e rivolgendo lo
sguardo al
soffitto. – Pensavo che ormai ti fosse passata la rabbia,
stamattina mi parlavi
di nuovo…
-
Mi sentivo il colpa!
-
Per cosa?
Silvia
fece un respiro profondo, poi guardò Davide dritto
negli occhi. – Ieri sono uscita con Ettore.
-
Beh, mi fa piacere! – si rilassò il ragazzo.
– Non è che
se lavoro tu devi startene chiusa in casa. Non sono geloso di Ettore,
tranquilla, e nemmeno di te: meglio con lui che con altri, almeno di
Ettore mi
fido!
-
Non dopo questa volta, - sbuffò Ettore.
-
Perché? – si agitò nuovamente Davide.
– Che cosa avete
fatto ieri? Che…? -. Un lampo di consapevolezza
attraversò le sue iridi
azzurre, mentre la bocca restava aperta per la sorpresa. – Oh. No… no, non è
possibile. Dimmi che mi sto sbagliando, Ettore,
dimmi che ho frainteso, che non è successo assolutamente
quello che penso…
Ettore
strinse la spalla del suo amico, oscurandosi in
volto. – Mi dispiace, ma era giusto che lo sapessi da
entrambi.
-
Ti dispiace? -.
Davide scacciò via la mano di Ettore, poi additò
Silvia. – Tu… Non puoi avermi
fatto una cosa del genere.
-
Davide… - mugolò Silvia, implorandolo con lo
sguardo.
-
Porti in grembo mio
figlio!
-
È successo per caso! – esclamò
dispiaciuta. – Non lo
avevamo progettato: io ero così furiosa con te, mi avevi
promesso che ieri…
-
STAVO LAVORANDO! Cazzo, Silvia, pensi che per me sia stato
facile?! Non ci posso credere! Ti ho dato buca, ma che colpa ho io? Ti
avessi
mai fatto…
-
Ah, ora non dire che non mi avevi mai fatto niente di
male! Mi ha tradita per due mesi!
-
Ora non tirare fuori quella storia! Non perché io
l’ho
fatto tu avresti dovuto… Tu… tu… Con
Ettore, poi!
Davide
li osservò entrambi, fuori di sé dalla rabbia,
mentre
il suo petto si alzava e abbassava rapidamente; infine fece un passo
verso la
camera, ma Ettore lo fermò.
-
Da, ci sentiamo uno schifo entrambi. È comprensibile che
ci detesti ora…
-
Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te! – lo
interruppe Davide, ringhiandogli contro per la prima volta. –
Da Silvia sì, ma
con lei non c’è questo rapporto che… E
poi tu… Non avrei mai pensato che
potessi farlo!
-
L’ho già fatto una volta con Aurora, lo sai.
-
Ma erano altre circostanze, ti ci sei trovato e non hai
potuto fare altro! Stavolta… No, ti prego, lasciami andare:
non ho voglia di
vedere nessuno di voi adesso.
-
Ne parliamo domani? – chiese tentennante Silvia.
Davide
si voltò verso di lei, additandola di nuovo. – Oh
no,
con te ho chiuso! -.
Entrò nella stanza
e sbatté con furia la porta. – Dovevamo vedere
insieme l’ultimo film di Harry
Potter, ora non c’è più gusto!
È
una scemenza. Lo so, è una scemenza, una mini one-shot
scritta all'improvviso. Ma a me piace! Sarà che in questa
pagina e mezzo c'è l'essenza della Silvia/Davide...
♥
Come
quasi ogni mia originale, questa storia fa parte della serie Sulle note di Cat Stevens,
ma credo possa essere letta tranquillamente senza conoscere nei
dettagli trama e personaggi. Così, tanto per leggere
qualcosa di scemo e... Ok, è sempre più evidente:
in questi giorni chiusaincasaperlostudio ho perso l'uso dell'italiano
(motivo, tra l'altro, per cui sto pubblicando storie scritte tempo fa).
Spero
vi sia piaciuta, se volete leggere le altre storie della serie cliccate
su in alto sul tiolo della serie (ma va? Mi stupisco di me, a volte),
la storia originale è quella con il titolo della serie :)
Medusa
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