Per la serie “storie di vita vissuta”
…
Come cane e
gatto
Sirius chiuse la porta di casa
sua e si diresse nel giardino sul retro per prendere la moto, era un caldo
sabato mattina di fine luglio e il ragazzo era stato invitato a pranzo dai
signori Potter.
Fece per salire sul suo magico
mezzo di trasporto quando si accorse che il sedile era già occupato.
“Gatto!” esclamò , “Che diavolo
stai facendo?!”
Un micino rosso e bianco di poche
settimane era tranquillamente acciambellato sulla moto, stava sonnecchiando.
“Scendi immediatamente!” disse il
ragazzo.
Il gattino aprì un occhietto
azzurro, guardò Sirius e, senza preoccuparsi minimamente, tornò a dormire.
“Non ci siamo capiti noi due!”
decise di trasformarsi in cane, sicuramente in quel modo sarebbe riuscito a
scacciare l’ospite indesiderato, o almeno ci sperava.
Il risultato che ottenne fu una
catastrofe, ora il gatto aveva trovato più interessante e più comodo
accoccolarsi contro il pelo folto del cane nero e cominciò a fare le fusa.
“Ma che devo fare con te?!”
ritrasformatosi, teneva il micetto in braccio e lo accarezzava distrattamente
con una mano.
Il campanello di casa Potter
suonò e James si precipitò ad aprire.
“Ciao Sir” disse accogliendo
l’ospite.
“Ciao Jamie” rispose il ragazzo,
“Ti ho portato un regalo” gli porse
una scatola di cartone con alcuni buchi sul coperchio, dall’interno proveniva un
basso miagolio.
Proprio quando James aprì il la
scatola, dalla cucina il signor Potter starnutì.
“Sir, mio padre è allergico ai
gatti” disse il ragazzo senza lasciare uscire l’animaletto della confezione.
“E ora che ci faccio con lui?”
chiese Sirius.
“E io che ne so” fece James,
“Riportalo al negozio da dove l’hai preso e te lo fai sostituire con un bel
pesciolino rosso.”
“Non l’ho comprato” ammise il
ragazzo, “Era tranquillamente addormentato sulla mia moto, non sapevo dove
portarlo.”
“Andiamoci a mettere in giardino”
disse James, “Così mio padre non ci ammazza.”
Dopo essersi accomodati sul
prato, lasciarono il gattino libero di gironzolare intorno.
“Perché non te lo tieni?” chiese
James.
“Io? Un gatto?” fece Sirius,
“Felpato, il cane nero che ha un gatto?!”
“Mi sembra una buona compagnia”
rispose l’amico, “Guardalo, già ti si è affezionato.”
Il gattino infatti si stava
arrampicando su per i jeans di Sirius fino a salirgli in braccio.
“Gatto, giù, a cuccia!”
James scoppiò a ridere, “Certo
che siete proprio una bella coppia” disse.
“Guarda che è maschio” ribatté
Sirius prendendo il micino per la collottola e rimettendolo per terra.
“Che nome gli hai dato?” chiese
l’amico.
“Gatto” disse l’altro.
“Gatto?!” ripeté James, “Ma che
razza di nome è? Io il mio gufo non
l’ho mica chiamato Gufo!”
“Non voglio dargli un nome perché
se si da un nome ad un animale alla fine ci si affeziona e io un gatto non lo
voglio.” Sirius incrociò le braccia e mise il broncio.
“Poverino” disse l’altro accarezzando la
testolina fulva del micio, “Che ne facciamo ora?”
“Possiamo darlo a Remus” propose
Sirius.
“Lupo e gatto…non mi sembra una
bella accoppiata” disse James.
“Allora Codaliscia.”
“Sir, per caso ti ricordi in cosa
si trasforma Peter?”
“Effettivamente non vorrei che
Gatto se lo mangiasse.”
“Hai altre proposte?” chiese
James.
“Non lo so” ammise Sirius, “Non
mi va di abbandonarlo per strada.” riprese la bestiolina in mano e la portò ad
altezza del suo viso, “Jamie, ci sono delle cosa che gli comminano sul
muso.”
“Credo che siano pulci!” fu la
risposta.
Sirius lasciò andare il gatto e
lo rimise nella scatola.
“Forse è meglio se lo portiamo da
un veterinario o in un negozio di animali.” disse James.
Dopo pranzo, i due ragazzi e il
piccolo trovatello andarono a Diagon Alley, la rinomata strada magica di Londra
nascosta alla vista dei babbani, nell’infinita serie di negozi della quale era
composta, i due ragazzi si fermarono di fronte al ‘Serraglio Stregato ’, il
negozio di animali.
“Buongiorno” disse la signorina
dietro al bancone, “In cosa posso esservi utile?”
Sirius depose la scatola sul
ripiano, “Ecco, ci sarebbe questo gatto…credo che abbia le pulci.”
lasciò uscire la bestiolina, la
quale cominciò a zampettare allegramente lungo il bancone.
“Ma com’è carino” disse la
ragazza prendendolo in mano, “Però ha proprio le pulci, aspettate un attimo che
vado a prendere qualcosa.”
Scomparve nel retro per pochi
minuti, tornò con un unguento che spalmò sulla pelliccia del gattino, il quale
non gradì il trattamento e, miagolando sempre più forte, tentò di scappare più
volte uscendo anche le unghia.
“Gatto, sta buono” lo rimproverò
Sirius, ma quello non sembrava disposto a dargli retta.
“L’ha chiamato Gatto?” fece
incerta la signorina.
“Provvisoriamente” spiegò James,
“Finché non gli troviamo un proprietario.”
“Non lo volete tenere?” chiese la
ragazza.
“I miei sono allergici” continuò
il ragazzo, “E lui ha già un cane.”
“Allora potete provare a darlo ad
un rifugio per gatti fino a che non trovate qualcuno” propose lei, “Ne conosco
uno, una certa Arabella Figg ha la casa piena, uno in più non farà la
differenza.”
“Può darci l’indirizzo così
glielo portiamo subito?” chiese Sirius.
“Certo” la ragazza scrisse
qualcosa su di un pezzetto di pergamena e lo porse ai ragazzi, insieme ad una
boccettina contenente un liquido ambrato, “Ecco qua, e questo è da dare al gatto
per prevenire eventuali vermi e robe varie.”
“Little Whinging” disse James
leggendo il foglietto, “Ma che razza di città sfigata è?”
Subito dopo aver lasciato il
negozio si erano diretti dove era stato indicato, a Little Whinging appunto.
Arrivarono di fronte alla casa
che riportava il numero 9 in Privet Drive, sulla cassetta delle
lettere spuntava il nome Figg.
“Siamo arrivati” disse Sirius,
“Busso, consegno e possiamo andare.”
La signora Figg andò ad aprire la
porta dopo quasi cinque minuti, “Che c’è? Chi siete? Che volete?”
“Salve signora” disse Sirius
sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, “Il Serraglio Stregato ci ha detto che
lei ha dei gatti.”
“Gatti?” fece lei, “Certo che ho
dei gatti, decine di gatti, ma sono tutti miei.”
“Non vogliamo prenderne nessuno,
signora” la tranquillizzò James, “Anzi, siamo venuti a chiederle un favore.”
“Abbiamo trovato questo micino
abbandonato” riprese Sirius mostrandole in gatto, “Ci chiedevamo se lei per caso
non potesse tenerlo per un paio di giorni, fino a che non troviamo qualcuno che
lo prenda.”
“Certo che posso tenerlo!”
esclamò la signora, “Però non potete riprenderlo più.”
“Perché, scusi?” chiese il
ragazzo.
“Se lo date a me diventa
mio.”
“Ma non se ne parla!” esclamò a
sua volta Sirius.
“E lasciaglielo” disse James a
denti stretti.
“Se lo lasciate qui io me lo
tengo, non ho intenzione di darlo.”
“Sono io che non ho intenzione di
darlo a lei!”
“Ti prego, lasciaglielo” provò ad
insistere James.
“Che razza di modi sono?” fece la
donna, “Prima mi volete dare il gatto e ora non più?”
“Non voglio che lo tenga lei.”
ribatté Sirius.
“E perché no?” chiese la signora
Figg.
“Già Sir, perché no?” ripeté
James.
“Perché non mi ispira fiducia”
disse Sirius, “E poi Gatto è troppo piccolo per stare in mezzo alle bestie
selvagge che si trova in casa.”
Dieci minuti dopo, James e Sirius
stavano vagando per la strada, il micio ancora nella scatola.
“E adesso?” chiese Felpato.
“Adesso un cavolo!” rispose
James, “Ma perché non lo lasciavi a quella?!”
“Te l’ho detto, non mi ispirava”
disse Sirius, “Dai, ci sarà pure qualcuno a Hogwarts che se lo prende, voglio
dire siamo più di settecento!”
“Che ci fate qui?!”
I due ragazzi alzarono il capo
per poter vedere chi aveva parlato. Davanti a loro c’era un ragazza all’incirca
della loro età, aveva lunghi capelli rossi e profondi occhi verdi.
“Evans!” esclamò James, “Che ci fai qui?”
“Veramente io ci vivo” rispose
Lily incrociando le braccia sul petto, “Voi piuttosto…”
“Stiamo cercando di piazzare un
gatto” disse Sirius.
“Non è che lo vorresti tu?” le
chiese James.
“Un gatto?!”
“Si” fece il ragazzo, “E lo puoi
anche portare a scuola, è permesso portare o un gufo o un gatto o un rospo.”
“So cosa è permesso portare,
Potter.” sbuffò la ragazza.
Sirius prese il micino e glielo
mise in braccio, “Che te ne pare?” le chiese.
“È dolcissimo!” esclamò Lily, i
suoi occhioni verdi si illuminarono, “Come si chiama?”
“Gatto” rispose Sirius.
La ragazza inarcò un
sopracciglio, “Gatto?!”
“È tuo se lo vuoi” le disse, “E
puoi mettergli il nome che preferisci.”
“Anche James!” fece l’altro.
Lily lo freddò con un’occhiata,
“Grazie” disse poi, “Sono felice di tenerlo, ma non seguirò affatto il tuo
consiglio, Potter.”
“Allora il gatto è tuo, grazie,
mi hai fatto un gran favore!” disse Sirius.
I ragazzi si separarono poco
dopo, Lily tornò a casa sua, tenendo il suo nuovo cucciolo tra le braccia, “Ma
quanto sei carino” gli disse accarezzandogli il pelo, “Credo proprio che ti
chiamerò Jamie!”
James e Sirius erano di nuovo in
cammino, questa volta dovevano andare a recuperare la moto per poter tornare
finalmente a casa.
“Spero di non trovarci altri
gatti di sopra” disse James mettendosi il casco e montando in sella, Sirius
invece era ancora per terra e si grattava furiosamente, “Sir, che ti
prende?”
“Jamie, credo che quella
bestiaccia mi abbia attaccato le pulci!”
Fine
Potete pure non crederci…ma tutto questo è
successo davvero, ma non su una moto, bensì nell’auto di
Padfoot!
Commentino? ^__^
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