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In una pozzanghera.
-Non c'è bisogno di mani per asciugare le lacrime. Prima o
poi si seccano da sole.-
Sussurra queste parole assorto, piano, fissandoti le labbra. Prevedendo
il prevedibile.
Un buio denso e opprimente di segreti esausti ed enigmi stanchi ti
toglie il respiro. Quel buio ti circonda, quel buio è nei
suoi
occhi.
-Che storia stai raccontando, Near?! La tua o la mia?- ringhi, con una
voce cruda che non sembra appartenerti. In pieno contrasto con la sua.
Esile. Delicata. Calma.
Quella voce che scivola nel silenzio, che ha sempre lacerato le tue
interiora con artigli devastanti.
-Davvero credi che ci sia qualche differenza?- si limita a
ribattere pacato. Stringi i denti, più forte. Ti conosce
dannatamente bene, anzi: ti ha classificato, come fa con tutto e tutti,
ti ha dato una valutazione ed un'etichetta. Con la superbia di un
maestro che guarda dall'alto un allievo troppo saccente.
Sa che ti stai arrabbiando -vuole
che tu ti arrabbi.
-Non osare paragonarmi a te. Non è quello che voglio.- Il
tuo
respiro faticoso contro il suo viso pallido. Il buio ora soffoca, ti
costringe da ogni parte.
-Non l'hai mai voluto.- concorda Near, scherno invisibile nelle iridi
immobili. -Tu vuoi essere
meglio di me. Credi di esserlo, Mihael?-
Bisbiglia il tuo nome in modo
impossibile, assaporandone le sillabe, gustandone ogni
lettera.
Una vittoria sottile e infima, ad aggiungersi a tutte le altre che ha
conquistato.
La pistola scivola fuori dalla tua tasca troppo in fretta,
inevitabilmente contro la sua tempia. Lui le lancia giusto un'occhiata
annoiata. Già, ti conosce bene, ed è irritante.
Irritante, quella classificazione che dice tutto di te, da cui non
riuscirai mai a liberarti. Irritante Near, e i suoi giudizi
onnisapienti.
-Non lo credo. Io lo sono.- sbotti, uno spettro del tuo ghigno
arrogante in volto. Ma ora non convince più nessuno.
-Sbagliato.- mormora, quasi apatico. -Come puoi pretendere un puzzle
perfetto senza unirne i tasselli?- Un fuoco nero e privo di calore arde
i suoi occhi, spanti nei tuoi.
Prima che possa fermarle, le tue dita inguantate di pelle stringono il
suo mento con foga, inchiodano la sua testa al muro. Piccolo, esile,
candido e in trappola. Nelle tue mani, porcellana.
Vi fissate senza dire nulla, sguardi indefinibili. Che sanno di
repulsione e desiderio, e di quella confusione eccitante fra le due
cose. Grigio nel turchese. Fumo nel cielo.
-No, così non va bene. Non puoi sia spararmi che baciarmi.
Devi
scegliere.- Il verbo baciare,
pronunciato da lui, è irresistibile. Le labbra
di Near sono così vicine che, nel parlare,
sfiorano le tue impercettibilmente, un contatto comunque
insopportabile. Stai
andando a fuoco. No,
ti sta bruciando.
Scegliere, scegliere, scegliere. Non esiste nessuna scelta.
La pistola cade a terra, in uno schizzo placido. Il ragazzo ridacchia
sommesso, senza sorprendersi perchè sa chi sei.
Prendi possesso della sua bocca con violenza, rudemente. Affondi i
denti nel suo labbro inferiore, lo squarci senza difficoltà
-perchè è porcellana. Avverti il sapore
metallico del suo sangue, amaro e così dolce.
Ti scosti appena, giusto per notare che il suo mento è umido
di
un rivolo rossastro. I suoi occhi, avidi di una fame divorante. Splendido.
-Senti dolore?- domandi beffardo. Ci pensa un attimo, ma non esita. Lui
sa sempre la risposta esatta, vero?
-No.- conclude. Lo baci ancora, lo mordi ancora. Avidamente.
Brutalmente. Il suo sangue e la sua saliva ardono sul tuo palato.
Ferito e inerme fra le tue braccia, Near, vuoi assaggiare i cocci delle
sue resistenze poderosamente disintegrate.
-Perchè hai mentito?- sibili. Il sapore della pelle di Near
inquina la tua lingua.
Replica con uno sguardo vitreo, ossidato dalla necessità
prepotente che sente di te. -Perchè tu me ne facessi di
più.-
Soffochi ogni sua altra parola, inebriato da quella sensazione
inarrestabile. Inebriato da lui.
Vuoi romperlo. Vuoi che urli e ti supplichi di smetterla,
vuoi che urli e ti supplichi di continuare.
-Ti odio.- sbraiti. Ma suona come una domanda.
-D'accordo.- sibila Near, aggrappandosi a te come a nessun altro.
-Anche se non è più vero.-
Allora forse lo ami,
Mello.
-Adesso stai zitto.-
Ti odio, ti odio, ti odio
turbina nella tua mente confusa e mai così lucida.
Lo odi e
un rivolo scivola dal suo labbro aperto.
Lo odi e
gli carezzi il mento con la lingua per sottrarglielo.
Lo odi. Ma
la pistola giace inutile in una pozzanghera.
Note dell'Autrice: Mello e Near, perchè non mi
stancherò
mai di loro. Mello e Near, perchè sono scontati e assurdi.
Mello
e Near, perchè di sì.
E già, non potevo fare a meno di scriverne un'altra su
questi
due. Possono piacere o meno insieme, ma il rapporto che li unisce
rimane comunque unico.
Spero che vi sia piaciuta, vorrei sapere il vostro parere. ^-^
Grazie per avere letto!
Lucy
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